mercoledì 28 febbraio 2018

Il piacere di imparare

Il Web è pieno di video che, se ti capita tuo malgrado di guardarli, ti fanno pensare «Rivoglio indietro gli istanti della mia vita che ho perso appresso a 'sta roba!»... ;-) ma oggi mi voglio occupare di contenuti che al contrario hanno un valore indiscutibilmente positivo. Eccone alcuni che ho trovato particolarmente interessanti, in ordine di pubblicazione su YouTube.
  • BuzzFeedBlue ci invita ad interrogarci sul senso della vita mostrando come non soltanto noi esseri umani, ma lo stesso pianeta che ci ospita appaia del tutto insignificante rispetto alla vastità del sistema solare, della Via Lattea e soprattutto dell'intero universo.
  • Cosa ne sarebbe del pianeta Terra se tutto il ghiaccio che c'è si sciogliesse? Scoprilo grazie a Science Insider. OK, questo è un caso estremo... ma attenzione ai cambiamenti climatici!
  • Osserva inoltre l'andamento della popolazione umana nel corso dei secoli a cura dell'American Museum of Natural History. Ci sono voluti duecentomila anni per raggiungere quota un miliardo, e solo duecento anni perché arrivassimo a sette miliardi. Dovremmo trattarlo con maggior riguardo, questo povero pianetino sovraffollato...
  • Infine Tech Insider ci aiuta a renderci conto di quanto siano davvero profondi gli oceani.

martedì 27 febbraio 2018

Ma quanto è ricco Bill Gates?

Qualche giorno fa ho visto, segnalato da Smartweek, un video che rappresenta visivamente l'enorme ricchezza di Bill Gates; da quasi dieci anni ormai il fondatore di Microsoft si dedica a tempo pieno alla Fondazione Bill & Melinda Gates insieme alla moglie.


Trascrivo i punti salienti del video.
Secondo Forbes William Henry Gates III, meglio noto come Bill Gates, ha un patrimonio di 88,7 miliardi di dollari. L'anno scorso l'amministratore delegato di Amazon Jeff Bezos l'ha scavalcato in vetta alla classifica degli uomini più ricchi del mondo con una fortuna superiore ai 90 miliardi di dollari, ma Gates non ci ha messo molto a riconquistare il primato.
Anche se per assurdo Bill perdesse la trebisonda e cominciasse a sperperare un milione di dollari al giorno, non gli basterebbe una vita intera per far fuori tutte le sue ricchezze: 243 anni, gli ci vorrebbero.
Supponiamo che la fortuna di Bill venga convertita interamente in banconote da 100 dollari. Se gli venisse voglia di mettersi a contare a manina il suo "gruzzolo", gli occorrerebbero 31 anni, 251 giorni, 6 ore, 50 minuti e 46 secondi... solo per arrivare al primo miliardo!
Se anziché in banconote da 100 dollari Bill riscuotesse il suo patrimonio in banconote da 1 dollaro e le impilasse una sopra l'altra, ne ricaverebbe una pila alta quasi diecimila chilometri. Se invece le disponesse una accanto all'altra, farebbero il giro della Terra quasi 355 volte.
Il video prosegue con un esempio "pratico" delle stesse banconote da un dollaro usate per costruire un muro: con cento miliardi si otterrebbe un muro alto 35 piedi (circa 10,7 metri) e lungo 96 miglia (circa 154,5 chilometri), ma piuttosto sottile.
Se il muro fatto di banconote è un semplice "exercise in futility", il muro da costruire lungo il confine tra gli Stati Uniti e il Messico è sempre stato uno dei cavalli di battaglia dell'attuale presidente USA Donald Trump... ed è proprio a Trump che il suddetto Bill Gates lancia una frecciata quando, stigmatizzando l'iniquità della società americana, afferma «Dovrei pagare tasse molto più alte». Potrebbe sembrare facile a dirsi da parte di uno che ha più soldi di quanti potrà mai spenderne lui e i suoi eredi fino all'ennesima generazione... ma in realtà la cosa non è affatto scontata (un po' come quella faccenda dei politici che di abolire i vitalizi non ne vogliono sapere). E poi la storia del mondo è costellata di soggetti super-facoltosi divorati dalla febbre dell'accaparramento, perché più beni posseggono e più ne desiderano. Mi viene in mente Paperon de' Paperoni che, pur non essendo un personaggio realmente esistito e neppure un essere umano (toh, è il papero più ricco del mondo), di una certa categoria di individui rappresenta l'archetipo.

lunedì 26 febbraio 2018

Migranti, proviamo a vederci chiaro


A proposito di migranti, considerati la causa di ogni problema della società italiana da una larga fetta di popolazione aizzata da taluni politici che non credo ci sia bisogno di menzionare... di recente il fumettista, illustratore e regista Gipi, al secolo Gian Alfonso Pacinotti, ha pubblicato un video che si apre con la citazione di un fantomatico dottor Ezra Weisenstalenstein:
Un giorno, grazie agli "occhiali mentali", la scienza sarà in grado di correggere i difetti del ragionamento esattamente come adesso è in grado di correggere i difetti della vista.
Quel giorno potremo chiamare "scemi" gli scemi come adesso chiamiamo "miopi" i miopi. Senza che questo costituisca offesa per nessuno.
Il video mostra lo stesso Gipi che si sveglia e si rivolge con tono a dir poco sgarbato a una certa Clelia, la cui voce si può udire fuori campo e che in realtà non si chiama così, dopodiché si aggira per casa in cerca degli occhiali e nel frattempo lancia tutta una serie di tremende invettive razziste. Quando finalmente trova e inforca gli occhiali (mentali), il suo atteggiamento e il suo modo di parlare cambiano da così a così. Talmente tanto che "Clelia" commenta: «Ma non saranno un po' fortini 'st'occhiali?». ;-)
È fin troppo ovvio che gli occhiali mentali siano uno strumento di fantasia, ma questo articolo dell'ottobre 2016 che presenta otto falsi miti da sfatare sui migranti tuttora piuttosto diffusi – dagli immigrati ospitati negli alberghi che prendono 35 euro al giorno senza fare niente, a quelli che al contrario rubano il lavoro agli italiani – forse può essere utile a vederci chiaro. Stai pensando che sono una povera illusa...?

domenica 25 febbraio 2018

Dal Vangelo secondo Matteo

Solo qualche commento che prende spunto dalla mia rassicurante bolla di filtraggio – se dovessi basarmi esclusivamente su quella, sarei assai meno pessimista sull'esito elettorale di domenica prossima – riguardo alla sceneggiata messa in atto ieri in Piazza Duomo a Milano dal segretario leghista Matteo Salvini, il quale ha giurato sulla Costituzione – di solito a prestare giuramento è il Presidente del Consiglio incaricato assieme ai suoi ministri... diciamo che Salvini ha messo il carro davanti ai buoi! ;-) – e sul Vangelo. Al riguardo, Galatea ha twittato...
Ha giurato sulla storia scritta da 4 stranieri che non si adeguarono alla religione dell’epoca e su un libro scritto da antifascisti. Salvini, credimi, hai le idee confuse.
... e in seguito ha affrontato l'argomento un pochino più estesamente pubblicando questo post.
Un mio contatto su Facebook ha ricordato un brano tratto dal Vangelo secondo Matteo (guarda caso):
Poi [il Signore] dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». (Matteo 25,41-46)
Ebbene, tra gli attuali leader politici italiani, non me ne viene in mente nessuno o quasi che osservi questo particolare insegnamento evangelico – sugli altri meglio sorvolare per pietà – meno fedelmente rispetto a Salvini...

sabato 24 febbraio 2018

Qual è la più bella canzone d'amore?

L'altroieri stavo seguendo una discussione su Facebook aperta da un mio "facciamico" per esprimere le sue perplessità riguardo al valore artistico di Jovanotti: qualcuno ha fatto presente che si tratta di un grande uomo di spettacolo, qualcun altro ha ricordato che Lorenzo Cherubini ha il merito di aver scritto A te, definendola nientepopodimenoché «la più bella dichiarazione di amore che sia mai stata messa in musica». A quest'ultimo ha replicato un altro contatto invitandolo ad ascoltare Annie's Song di John Denver. Siccome non la conoscevo, ho accolto anch'io l'invito, e... beh, non saprei dire a che punto si collochi in un'ideale classifica di tutte le canzoni d'amore più belle di tutti i tempi, ma è davvero splendida! <3



Ecco il testo...
You fill up my senses
Like a night in the forest
Like the mountains in springtime
Like a walk in the rain
Like a storm in the desert
Like a sleepy blue ocean
You fill up my senses
Come fill me again
Come let me love you
Let me give my life to you
Let me drown in your laughter
Let me die in your arms
Let me lay down beside you
Let me always be with you
Come let me love you
Come love me again
... e la relativa traduzione.
Tu riempi i miei sensi
Come una notte nella foresta
Come le montagne a primavera
Come una passeggiata sotto la pioggia
Come una tempesta di sabbia nel deserto
Come un placido oceano blu
Tu riempi i miei sensi
Vieni a riempirmi di nuovo
Vieni, lascia che io ti ami
Lascia che ti doni la mia vita
Lascia che anneghi nella tua risata
Lascia che muoia fra le tue braccia
Lascia che mi stenda al tuo fianco
Fammi stare sempre con te
Vieni, lascia che io ti ami
E amami ancora
P.S.: A differenza del sia pur simpatico Jovanotti, John Denver – che purtroppo ci ha lasciati nel 1997 all'età di soli 54 anni non ancora compiuti – era piuttosto intonato, nonché privo di marcati difetti di pronuncia... Confesso che durante il primo ascolto del nuovo singolo Le canzoni, arrivata al punto in cui dice che «Le canzoni non devono essere belle» il mio primo pensiero è stato «... e i cantanti non devono saper cantare, giusto, Lore'?». ;-)

venerdì 23 febbraio 2018

Basta sprechi!

Ieri mi sono finalmente decisa a spulciare tutti i link inclusi in questo post di Girl Geek Life dedicato alle app che aiutano a ridurre lo spreco alimentare, una voce che in Italia costa oltre 25 euro al mese a famiglia; l'avevo salvato nei Segnalibri – coff coff – più di un anno e mezzo fa. Delle risorse presentate ce ne sono un paio che ho apprezzato particolarmente: l'app Svuotafrigo – cercando ricette al contrario nel Google Play Store ho trovato per prima questa – e il sito Eco dal Frigo, sviluppato dalla fondazione Mission Bambini. Funzionano entrambi allo stesso modo: tu indichi quali prodotti, magari prossimi alla scadenza, hai disponibili in frigo e in dispensa, e loro ti propongono ricette che puoi cucinare con quegli ingredienti. Ah, a saperlo fare come si deve... Sono davvero tentata di partecipare a qualcuno di questi corsi! ;-)
Comunque il post in questione propone anche iniziative di solidarietà, soluzioni antispreco vantaggiose sia per i venditori di generi alimentari che per i loro clienti, e utilità varie, come quelle per gestire la lista della spesa – personalmente uso OI Shopping list – e magari sincronizzarla tra più utenti.
[L'immagine che apre il post, tratta da Telesud3, sarà forse un tantino eccessiva... però bisogna riconoscere che rende perfettamente l'idea dello spreco alimentare!]

giovedì 22 febbraio 2018

Grazie, troppo buonOH WAIT

Ogni tanto qui sul blog mi arriva qualche commento in inglese pieno di complimenti, spesso esagerati soprattutto in rapporto al post a cui si riferisce... e alla fine uno o più link a servizi commerciali (in genere corsi) nel settore dell'Information Technology, quasi sempre basati in India. Al che mi appare palese la natura spammatoria del commento, che di solito cancello senza rimpianti (solo in un caso non l'ho fatto... e ho pure ringraziato, chissà come mai).
Oggi mi è arrivata via e-mail la notifica del commento di un anonimo che in calce al post di ieri scriveva...
I'm extremely impressed with your writing skills and also with the layout on your weblog. Is this a paid theme or did you modify it yourself? Either way keep up the excellent quality writing, it is rare to see a nice blog like this one these days.
... cioè...
Sono estremamente impressionato dalle tue capacità di scrittura e anche dal layout del tuo blog. È un tema a pagamento oppure lo hai modificato tu stessa? In entrambi i casi mantieni l'eccellente qualità di scrittura, è raro vedere un blog bello come questo di questi tempi.
Nessun link o altro, niente di niente che facesse sospettare un secondo fine. Apro il post in questione, e... toh, il commento non c'è più, è già stato rimosso (stavolta non sono stata io, lo assicuro). Ci sono rimasta un po' male..
Dai, scherzo!!! ;-) Sono sempre piuttosto guardinga e diffidente nei confronti dei complimenti... e di sicuro il post in questione non giustificava una tale sviolinata. Gli elogi al layout, poi... ma per piacere! :-)
P.S.: Oggi me la cavo con questo post un po' "meh" perché ho accumulato parecchi spunti interessanti da sviluppare senza avere abbastanza voglia di dedicarmici, ma non mi andava di lasciare il blog a riposo. :-)

mercoledì 21 febbraio 2018

No, non è fantascienza

Come riferito da Paolo Attivissimo, il 6 febbraio scorso «SpaceX ha lanciato con successo per la prima volta il suo vettore Falcon Heavy: tre primi stadi Falcon 9 uniti insieme, per un totale di 27 motori attivi contemporaneamente, che hanno portato nello spazio un secondo stadio che trasportava un carico decisamente non standard, ossia la Tesla Roadster personale di Elon Musk, che a sua volta portava un “guidatore”, sotto forma di una tuta spaziale SpaceX posizionata come se fosse alla guida».
Su Astronomy Picture of the Day sono state pubblicate due foto al riguardo, la prima il 10 febbraio...

Niente panico. È solo un manichino con una tuta spaziale di nome Starman. Mentre la luna crescente del pianeta Terra illuminata dal Sole si ritrae sullo sfondo, Starman è comodamente seduto al volante di una Tesla Roadster in questa immagine finale del carico utile lanciato da un razzo Falcon Heavy il 6 febbraio. Designati a livello internazionale con il codice 2018-017A, la Roadster e Starman sono diretti verso lo spazio oltre l'orbita di Marte. Il razzo Falcon Heavy è ora diventato il razzo più potente in funzione, e la Roadster una delle quattro auto elettriche lanciate dal pianeta Terra. Le altre tre sono state lanciate sulla Luna da razzi Saturn V storicamente più potenti (ma non riutilizzabili). Tuttavia la Roadster di Starman è probabilmente l'unica che potrebbe circolare su strada.
... e la seconda il 13 febbraio.

La scorsa settimana un'automobile ha orbitato intorno alla Terra. L'auto, creata da esseri umani e robot sulla Terra, è stata lanciata dalla società SpaceX per dimostrare la capacità del suo razzo Falcon Heavy di portare veicoli spaziali nel sistema solare. Si è pensato che l'iconica automobile, progettata appositamente per essere stravagante, fosse un oggetto dimostrativo migliore rispetto a dei blocchi di cemento. Un manichino vestito di una tuta spaziale, soprannominato Starman [che la buonanima di David Bowie mi perdoni, quando sento 'sta canzone penso sempre al programma televisivo Meteore, NdC] siede al posto di guida. L'immagine mostrata è il fotogramma di un video ripreso da una delle tre videocamere montate sull'auto. Queste videocamere, collegate alla batteria dell'auto, sono ora prive di alimentazione. L'auto, fissata al secondo stadio, ha lasciato presto l'orbita terrestre e orbiterà intorno al Sole fra la Terra e la fascia principale degli asteroidi a tempo indeterminato, forse per miliardi di anni a partire da adesso, quando il nostro Sole si espanderà in una gigante rossa. Se mai verrà recuperato, quel che resterà dell'auto potrebbe diventare una finestra unica per le tecnologie sviluppate sulla Terra nel XX e all'inizio del XXI secolo.

martedì 20 febbraio 2018

Sanremo, il post che tutta Italia (non) stava aspettando


E nient, il Festival di Sanremo si è concluso ormai dieci giorni fa, ma non potevo esimermi dal pubblicare un sia pur sintetico resoconto! :-)
La canzone vincitrice, Non mi avete fatto niente, non mi è piaciuta... per niente. Sorvolando sul fatto che io non avrei esitato a squalificarla per plagio, dal momento che il ritornello – la parte più importante del pezzo – è pressoché identico a quello del brano Silenzio, presentato da Ambra Calvani e Gabriele de Pascali alle selezioni di Sanremo Giovani per il Festival del 2016 (e poi due cantautori, Ermal Meta e Fabrizio Moro, che non riescono a scrivere da soli un'intera canzone che funzioni, così una terza persona, Andrea Febo, autore unico di Silenzio, dà loro da riciclare il ritornello che aveva scritto su un argomento che con il terrorismo sembra non entrarci affatto... mah!), in sé e per sé mi sembra una paraculata clamorosa, con buona pace di chi l'ha elogiata perché «per nulla retorica»... alla faccia! Un simile approccio me lo sarei potuto aspettare da Fabrizio Moro – il quale, quando vinse Sanremo Giovani 2007 con la canzone antimafia Pensa, dichiarò di averla scritta «dopo aver visto la fiction dedicata a Falcone e Borsellino», tanto per capire i riferimenti culturali di uno che nel 1992 aveva già 17 anni, non proprio un bambino, e avrebbe potuto recepire fin troppo bene quello che era accaduto – ma da un autore sensibile e non banale come Ermal Meta no, mi ha davvero delusa.
Continuo a sperare che i due rinuncino alla partecipazione all'Eurovision Song Contest, che spetterebbe loro di diritto, e cedano il posto ai secondi classificati, i Lo Stato Sociale, i quali hanno un pezzo che "spacca" e che garantirebbe all'Italia qualche chance in più. Ne ho già ascoltato almeno due parodie: quella di don Roberto Fiscer e quella del comico Dado (il quale ha parodiato pure i MetaMoro). Io comunque facevo il tifo per Annalisa, che presentava sì una canzone sanremese fino al midollo, ma interpretata benissimo con una voce cristallina; lei è a mio avviso la migliore tra i reduci di Amici. E avrei visto bene sul podio anche Max Gazzè, e Diodato & Roy Paci.
Chi si illudeva che Claudio Baglioni si sarebbe limitato a ricoprire il ruolo di "dittatore artistico" e co-conduttore rinunciando a sfoderare la sua celebre ugola si è dovuto ricredere: nel corso delle cinque serate il cantautore romano si è giocato praticamente tutti i suoi cavalli di battaglia; anche per questo sarà un problema poterlo riavere l'anno prossimo nello stesso ruolo, come in tanti chiedono a gran voce visto il successo del Festival 2018. Il duetto che mi è piaciuto di più è stato quello con Gianna Nannini sulle note di Amore bello; le strofe così così, ma il ritornello sembrava quasi l'avesse scritto per lei!
Il momento più emozionante della kermesse non aveva nulla a che vedere con la musica: mi riferisco al monologo interpretato da Pierfrancesco Favino nel corso dell'ultima serata. Il testo, intitolato La notte poco prima delle foreste, è un atto unico del drammaturgo e regista francese Bernard-Marie Koltès che risale al 1977, ma di questi tempi grondanti razzismo e intolleranza nei confronti dello straniero risulta drammaticamente attuale.
Se l'anno scorso i The Jackal sono riusciti a portare sul palco dell'Ariston la parola termostato, anche quest'anno si sono fatti valere grazie a un complice d'eccezione, lo stesso Favino: questo video racconta la genesi del misterioso tormentone gnigni.
Dando prova di un'eccezionale versatilità, l'attore romano si è esibito anche in un mash-up canoro, analogo a quello interpretato in precedenza dal superospite Fiorello; ma una performance del genere da uno showman come "Fiore" te la aspetti, quella di Favino è stata invece una piacevole sorpresa.
In conclusione, a proposito di superospiti musicali, condivido quanto scritto da Jessica Camargo Molano su Wired:
Pensate ai tanti ospiti italiani (più di una decina) che in questa edizione hanno calcato il palco dell’Ariston: quasi tutti con un tour in partenza o con un album appena pubblicato, hanno goduto della pubblicità di Sanremo senza prendere parte alla gara. Insomma si sono presi la rosa senza le spine.
Che cosa ha in più il trio Nek – Pezzali – Renga rispetto al duo Meta- Moro? Perché i Decibel (che hanno fatto la storia della new wave) sono in gara come un gruppetto qualunque, mentre Il Volo è riverito come un super ospite? Mi state forse dicendo che Ornella Vanoni non ha alle spalle una carriera tale da poter essere considerata una degna ospite invece di una concorrente?

lunedì 19 febbraio 2018

Non sopporto gli intolleranti

Ieri sera a cena avevo il televisore acceso su Raiuno. Non appena a Che tempo che fa si è palesato Silvio Berlusconi ho cambiato canale senza esitare, è più forte di me... e soltanto oggi ho scoperto che, nel corso dell'intervista, aveva dichiarato con invidiabile faccia tosta «Il fascismo è morto e sepolto. Il pericolo è l'antifascismo». Cielo, non finirò mai di stupirmi di come si possa mistificare così sfacciatamente la realtà per i propri scopi; in effetti lui con gente legata a doppio filo a quell'ideologia ci si è sempre alleato, e continua a farlo.
Colgo l'occasione per linkare il testo di un discorso tenuto a Genova nel 1960 dal mai abbastanza rimpianto presidente-partigiano Sandro Pertini a sostegno delle manifestazioni antifasciste, e per condividere un'immagine che avevo visto mesi fa in spagnolo e in inglese, e della quale soltanto di recente ho scoperto la traduzione in italiano, realizzata da Fabio Ranfi per Milano AllNews: riguarda il paradosso della tolleranza enunciato dal filosofo Karl Popper, e trattato in questo articolo.


P.S.: Già che ci siamo, rileggiamoci anche un famoso scritto dedicato ad Antonio Gramsci agli indifferenti, che risale a un secolo fa ma mi sembra ancora attualissimo.

domenica 18 febbraio 2018

Basta poco per tornare bambina!

L'altroieri ho letto che ad agosto uscirà il set LEGO del castello di Hogwarts di Harry Potter, al prezzo di 99,99 $ / 99,99 € (e saremo noi europei a rimetterci, dal momento che al cambio attuale 99 dollari corrispondono a meno di 80 euro). Copincollando da Nerdmovieproductions...
Il set numero 75954 rappresenterà la sala grande del castello di Hogwarts con 878 pezzi e ben 10 minufigures tra cui troviamo: Harry, Ron, Hermione, Draco, Susan Bones, Professor Silente, Hagrid, la professoressa McGraintt, Nick quasi senza testa e il Professor Raptor che si trasforma in Voldemort ruotando la testa.
Inoltre è stato confermato (come si può vedere anche dalle foto) che il set si aggancerà ad altri set dedicati per formare più avanti un unico grande set.

Essendo la sottoscritta appassionata sia dei mitici mattoncini sia della saga del non meno mitico maghetto, un oggetto del genere è un vero must have, e si è guadagnato un posto d'onore nella mia wishlist [ma come diamine scrivo?! ;-)].
Colgo l'occasione per rispolverare il link a una gallery che ripercorre alcune delle più belle creazioni realizzate con i LEGO e ammirate in diversi contesti espositivi negli ultimi anni. Ecco le mie preferite: la stazione di King's Cross, che della summenzionata saga letterario-cinematografica è uno dei luoghi chiave...


... una formidabile Londra in miniatura...


... e la Casa Bianca in scala.


A novembre scorso su Corriere.it sono uscite alcune schede dedicate a spiegare cosa significano i nomi dei brand che hanno fatto storia: alla voce LEGO c'era scritto...
Nel 1932 in Danimarca, nella cittadina di Billund, Ole Kirk Christiansen lavora nella sua piccola falegnameria per produrre giocattoli in legno. Dalla fusione delle due parole danesi “LEg GOdt”, che significano “Giocare bene”, nasce la LEGO. La versione embrionale dei mattoncini LEGO risale alla fine degli anni ‘40.
Successivamente, Christiansen sceglie la plastica come il materiale ideale per i suoi giocattoli: così nel 1949 vengono presentati al mercato. Da quel momento ha inizio un’intensa attività di ricerca finalizzata a perfezionare il gioco. Il 28 gennaio 1958 deposita il brevetto dei mattoncini incastrabili fra loro. Alla radice di ogni evoluzione è stato mantenuto il principio ispiratore di Christiansen: un gioco deve offrire infinite opportunità per esprimere la creatività e sviluppare le capacità d‘immaginazione. Per sei mattoncini standard ci sono ben 915 milioni di possibilità di combinazioni.
Infine, ho approfittato della stesura di questo post per decidermi finalmente a installare sul mio androide LEGO® Life: ecco di cosa si tratta.
È l’app per tutte le tue creazioni LEGO®. È l’app in cui trovare ispirazione, informazioni e tante sfide. È l’app in cui ammirare tutte le cose LEGO. LEGO Life è molto di più di una semplice app per il tuo dispositivo smart... è una comunità sicura e ospitale per tutti i fan LEGO.
A dire il vero devo ancora capire bene cosa farmene, del resto su Google Play l'app è presentata come «una community sicura e costruita per bambini e bambine»... comunque, se mai dovessi imbatterti in una certa DirettriceCasaAttraente, beh, sappi che è quello il nickname che ho scelto! ;-)

sabato 17 febbraio 2018

La Terra è piatta o sferica?

Quest'oggi mi limito a proporti due screenshot divertenti nei quali mi sono imbattuta per caso di recente. Premetto che con ogni probabilità si tratta di fake – perlomeno, il primo lo è (quasi) di sicuro – che si sono diffusi a macchia d'olio come memi, comunque per prendersi gioco di determinate categorie di persone sono eccezionali! :-D


Alla Flat Earth Society (Associazione della Terra Piatta) che si vanta di avere «membri in tutto il globo» replica prontamente la pagina Physics-Astronomy.com invitandola a ripetere quello che ha detto, ma lentamente. Dai, non dirmi che non hai notato subito anche tu una contraddizione clamorosa! ;-)


Alla tizia che afferma di essere «così orgogliosa che stiamo creando un'alleanza internazionale di nazionalisti! Insieme sconfiggeremo il globalismo» risponde un'altra commentando «Questo è il miglior tweet da quando la Flat Earth Society ha annunciato di avere membri in tutto il globo». :-D

venerdì 16 febbraio 2018

Unisci i puntini!

Quest'oggi mi va di condividere la traduzione dell'enigma proposto da Alex Bellos lunedì scorso nel suo blog Monday puzzle con il titolo Can you solve it? The joy of grids (Riesci a risolverlo? La gioia delle griglie).
Oggi ti propongo tre sfide che utilizzano questa griglia di 16 punti:
1. Un poligono è una forma in cui ciascun lato è costituito da una linea retta. Il poligono a forma di H qui sotto ha 12 lati, e quello a forma di K ne ha 13. Disegna nella griglia un poligono con 16 lati. (Nota: Ciascun lato del poligono deve unire due punti. Le linee non possono sovrapporsi. La forma non deve avere spazi vuoti nel suo contorno, e ciascun punto può essere visitato al massimo una volta)
2. Quello qui sotto è un singolo quadrato formato unendo quattro punti nella griglia. Trova gli altri 19 quadrati che possono essere formati unendo quattro punti.
3. Quello qui sotto è un modo di collegare 14 dei punti con delle linee in modo tale che l'angolo in ogni punto sia acuto, cioè inferiore a 90 gradi. Trova un modo per collegare tutti e 16 i punti con un angolo acuto in ogni punto.
I quesiti di oggi sono posti da Daniel Finkel, un insegnante di matematica di Seattle. «Le griglie sono uno degli oggetti più familiari che conosciamo», dice. «Eppure a volte sembra che non sappiamo proprio nulla al riguardo. C'è così tanto mistero in una disposizione talmente semplice!».
Le soluzioni ai quesiti di oggi, aggiunge, sono tutte nascoste in bella vista. «C'è qualcosa che mi piace in questo, perché una volta che l'hai visto, continui a notarlo. Mi piace un enigma che rimane con te, e cambia il tuo modo di vedere le cose».
Questi quesiti piacciono anche a me, perché per risolverli devi essenzialmente scarabocchiare, e a chi non piace scarabocchiare? Inoltre conducono abbastanza rapidamente a idee profonde in diversi campi della matematica. Potresti voler riflettere, ad esempio, sulle domande di cui sopra per griglie più grandi, e vedere quali schemi vengono fuori...
Ed ecco le soluzioni.
1. Questa è una forma che funziona.
2. Pensando in modo ortogonale, otteniamo nove quadrati 1×1, quattro quadrati 2×2 e uno 3×3.
Pensando in diagonale, ne otteniamo quattro a un angolo di 45 gradi, e due a un angolo inferiore. Sommandoli tutti viene un totale di venti.
3.

P.S.: Sarà il caso che la sottoscritta si decida a rispondere all'appello del Guardian inviando un contributo in denaro, dal momento che continuo a saccheggiare i loro enigmi... ;-)

giovedì 15 febbraio 2018

No, il cancro non risparmia nessuno

Tempo fa Daria Bignardi è apparsa in pubblico con un look che ha sorpreso molte persone, prevalentemente in negativo: capelli cortissimi e ingrigiti che le davano un'aria austera e la facevano sembrare più anziana di quanto in realtà non fosse (proprio ieri ha compiuto 57 anni). Finora la giornalista e conduttrice non ha raccolto le critiche sul suo aspetto, e soltanto adesso, in un'intervista rilasciata al settimanale Vanity Fair in occasione dell'uscita del suo nuovo libro dal titolo Storia della mia ansia, ha rivelato di aver avuto un cancro. Le terapie le hanno fatto perdere tutti i capelli; per diversi mesi li ha rimpiazzati con una bella parrucca, ma ad un certo punto si è stancata e ha voluto lasciare scoperta la testa, sulla quale i capelli stavano ormai ricrescendo: ecco spiegata l'insolita chioma.
Non ho potuto fare a meno di ricollegare la confessione della Bignardi all'intervista fatta da lei stessa nel 2014 alla collega Francesca Del Rosso, la quale aveva raccontato in un libro la sua lotta contro il tumore al seno, con tutti gli annessi e connessi: dal terribile malessere causato dalla chemio alla perdita dei capelli. Qualche tempo dopo "Wondy", dopo aver lottato con tutte le sue forze per non lasciare i suoi due bambini e il marito, si è definitivamente arresa alla malattia: all'epoca la notizia mi ha suscitato una profonda tristezza, ed auguro di cuore alla Bignardi di avere miglior fortuna.
Sì, perché il fatto di avere o meno la meglio sul cancro è anche questione di fortuna. L'altra sera Nadia Toffa, conduttrice de Le Iene, è tornata in onda per la prima volta dopo il malore che l'aveva colpita il 2 dicembre scorso, e per l'occasione ha annunciato di aver avuto un cancro. Non è chiaro se sia stato quello a provocarle lo svenimento, comunque è stato in seguito a quel malore che le sono stati fatti gli accertamenti che hanno permesso di diagnosticarle il male e di curarlo tempestivamente. Nadia è stata operata per l'asportazione del tumore, dopodiché si è sottoposta a scopo precauzionale a un ciclo di chemioterapia e radioterapia che è terminato pochi giorni fa, il tutto nel giro di appena due mesi. Come ha fatto notare Gianluca Neri, non tutti quelli che si ammalano di cancro sono altrettanto fortunati, purtroppo.
Riguardo all'importanza della prevenzione e di tenere sotto controllo i fattori di rischio individuali, credo valga la pena di condividere il post pubblicato su Facebook dal trentottenne Francesco Cancellato. Costui ha raccontato che, dopo essersi sottoposto presso la LILT a un controllo dei nei troppo a lungo rimandato, dal momento che lui (come me, del resto) di nei ne è pieno, ha scoperto di avere un melanoma maligno a uno stadio molto iniziale, e i medici sono potuti intervenire in tempo.
P.S.: Noto un'eccessiva tendenza al pudore nel parlare di cancro. Quando un personaggio noto muore a causa di tale malattia, in genere i mezzi di informazione usano delle perifrasi come "brutto male" o "lunga malattia", e le stesse Daria Bignardi e Nadia Toffa, se non erro, hanno omesso di specificare che tipo di cancro avessero, e in quale parte del corpo. Il fatto è che non tutti i tumori sono pericolosi allo stesso modo, e tacendo senza motivo un dettaglio così importante non credo si renda un buon servizio al pubblico, che magari può trovarsi in una situazione analoga e va in cerca di termini di paragone. Fermo restando, ovviamente, che ciascun malato è un caso a sé, ed è necessario affidarsi a medici competenti.

mercoledì 14 febbraio 2018

Il nerd innamorato

Oggi si festeggia San Valentino, la festa degli innamorati. Ai meno sdolcinati piacerà ricordare una battuta pronunciata da Sheldon Cooper nella sitcom The Big Bang Theory, che da anni mi riprometto di guardare: «Dal momento che San Valentino fu un vescovo romano del III secolo che venne flagellato e decapitato, non sarebbe forse più opportuno festeggiare la ricorrenza accompagnando la tua ragazza ad assistere a un brutale omicidio?». :-O ;-) Non proprio romantico mi è sembrato anche il video nel quale il comico Dado reinterpreta alcune famose canzoni italiane dal punto di vista di lei e poi da quello di lui: divertente, sì... ma dai, è la sagra dello stereotipo! :-)
[Se la tua dolce metà adora la matematica come la sottoscritta, la tazza la cui foto apre il post mi sembra un'ottima idea regalo... ;-)]

martedì 13 febbraio 2018

All'insegna del menopeggismo

[Fino a pochi minuti fa non l'avrei mai detto, ma la parola menopeggismo esiste realmente...]
Fra venti giorni esatti dovremo recarci alle urne, e io sono sempre più pessimista sull'esito del voto. Siccome la mia rassegnazione non è tale da convincermi a disertare il seggio, in un certo senso adotterò la cara vecchia – e da molti deprecata – prassi di "votare il meno peggio". È vero che nessuno dei partiti in lizza mi convince appieno, ma alcuni mi fanno più paura – ebbene sì, paura – rispetto ad altri, e astenendomi non farei nient'altro che favorirli.
Chi votare? Siccome il voto è segreto, non ti dico come voterò io... ;-) ma soltanto che il test di Sky TG24 e il Partitometro di Repubblica – malgrado quest'ultimo contenga quesiti un tantino privi di senso, chiedendoti ad esempio quanto sei d'accordo con l'affermazione «Per me è importante essere ricco/a. Ambisco ad avere molti soldi e cose costose» (e vorrei vedere chi ha risposto «Fortemente in disaccordo») – hanno confermato la mia vicinanza al partito al quale avevo già intenzione di dare la mia preferenza.
L'utente Twitter @bermat ha fatto il reverse engineering del Partitometro di Repubblica, e il risultato è il semplice diagramma di flusso qui sotto (clicca per ingrandire e sgamare anche un refuso)...



... leggermente ampliato da @SantoWhisky che da quello qui sopra non si sentiva rappresentato, chissà in che senso. ;-)


Come si vota il 4 marzo? È spiegato tutto per benino in questo articolo de Il Post... comunque vale la pena di condividere un post pubblicato su Facebook da Luca Fois la scorsa settimana, in pieno clima festivaliero.
Per farvi capire le priorità della nazione, vi faccio notare che ci hanno spiegato più volte come si vota a Sanremo rispetto a come si voterà il 4 marzo.
[La vignetta di Altan che apre il post è tratta da @pazzoperrep]

lunedì 12 febbraio 2018

Ogni giorno che va via è un quadro che appendo

Avrei voluto rispettare una tradizione di questo blog dedicando il post odierno a stilare il mio personale resoconto del Festival di Sanremo che si è concluso due giorni fa... ma ho troppi spunti da mettere in ordine al riguardo e poco tempo per farlo, per cui se ne riparlerà domani (forse). Oggi mi limito a proporre un commovente ricordo legato a Sanremo. Se hai seguito il Festival del 1994, vinto da Aleandro Baldi con Passerà, magari ricorderai un giovane e talentoso cantautore chiamato Alessandro Bono, che si classificò al sedicesimo posto (su venti concorrenti) della sezione Campioni con il brano Oppure no; due anni prima aveva gareggiato nella sezione Novità in coppia con Andrea Mingardi con il brano Con un amico vicino, terzo classificato dopo Aleandro Baldi e Francesca Alotta con Non amarmi, ma il suo esordio sanremese risale al 1987, l'anno in cui a vincere nella sezione Nuove Proposte fu Michele Zarrillo con La notte dei pensieri.


Trascorse un bel po' di tempo prima che venissi a sapere che nemmeno tre mesi dopo quell'ultima esibizione sul palco dell'Ariston, a trent'anni non ancora compiuti, Alessandro era morto di AIDS, che all'epoca non lasciava scampo. Quando andò a Sanremo stava già molto male, il che spiega la sua performance piuttosto deludente. A riportarmi alla memoria una vicenda vecchia di ventiquattro anni è stato l'altro giorno questo post dello scrittore Riccardo Gazzaniga.
Riporto qui di seguito il testo di Oppure no, perché merita davvero... e, riletto alla luce di quanto accaduto, emoziona non poco.
Verrà un giorno in cui vivrò
In un paese senza più frontiere
Dove non si guarderà al futuro
Come chiuso sotto ad un bicchiere
Verrà un giorno e sentirò
Il vento caldo dei nuovi cambiamenti
Che in un attimo saranno qui
Ma poi saremo tutti quanti pronti
Con fatica ma sapremo
Capir davvero cos'è una religione
Qualsiasi fede chiunque avrà
Si accetterà perché va bene ed ha ragione
Oppure no
Io questo non lo so
Oppure no
Ed io mi lascio vivere
E quando credi che l'amore tuo
È solido come un bel sasso
Poi per un'occhiata appena
Ti senti un materasso
Verrà il giorno in cui sarai
Col sedere grosso come una balena
Io come adesso ti amerò
Che hai un fisico da sirena
Oppure no
Io questo non lo so
La risposta, amore mio
È nascosta nel tempo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
Mi piace vivere
E se talvolta pensi che
Tu non sei così importante
Consolati perché sul ponte
C'è tutto il resto della gente
E quindi, amica mia
Tranquilla, ci sono anch'io
E questo sporco mondo questa volta
È giunto infine ad una svolta
Oppure no
Io questo non lo so
Oppure no
La risposta, amore mio
La stiamo vivendo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
E se a volte pensi che
Tu non sei così importante
Consolati perché sul ponte
C'è tutto il resto della gente
E quindi, amica mia
Tranquilla, ci sono anch'io
E questo sporco mondo questa volta
È giunto infine ad una svolta
Oppure no
La risposta amore mio
La stiamo vivendo
E ogni giorno che va via
È un quadro che appendo
Oppure no
Oppure no
Oppure no
Oppure no
P.S.: Ho appena trovato un articolo molto toccante nel quale lo scrittore Tiziano Scarpa definisce Oppure no «la vera sigla del festival di Sanremo, la sigla della vita, il lapsus che squarcia il fondale sbrilluccicoso e apre un varco sulla morte, mentre un agonizzante la canticchia sorridendo».

sabato 10 febbraio 2018

Venticinque regole auree

L'altro giorno, mentre scorrevo la mia timeline di Facebook, mi è giunta notizia della dipartita all'età di 70 anni di John Perry Barlow, autore dei testi delle canzoni dei Grateful Dead, gruppo rock statunitense scioltosi nel 1995 che personalmente conoscevo soltanto per sentito dire, lo ammetto. In seguito, leggendo questo post di Paolo Attivissimo, ho scoperto che Barlow era noto fra gli internauti per essere stato il cofondatore della Electronic Frontier Foundation, un'importante associazione per la difesa dei diritti digitali. Nel 1996 Barlow mise per iscritto, nella Dichiarazione d'Indipendenza del Cyberspazio, le sue idee abbastanza visionarie sulle potenzialità di Internet. Attivissimo ha ricordato anche un altro scritto di Barlow, i 25 principi di comportamento per adulti, che sarebbe utile ripassare «per disintossicarci dalle abitudini aggressive che i social network spesso incentivano. Funzionano molto bene sia online, sia offline». Ne riporto la traduzione qui di seguito.
  1. Sii paziente. In ogni caso.
  2. Non fare maldicenze: attribuisci responsabilità, non colpe. Non dire nulla di un altro che non diresti direttamente a lui.
  3. Non dare mai per scontato che le motivazioni degli altri siano per loro meno nobili di quanto le tue lo sono per te.
  4. Espandi il tuo senso del possibile.
  5. Non darti pena per questioni che non puoi realmente cambiare.
  6. Non aspettarti da nessuno più di quanto tu stesso possa offrire.
  7. Tollera l'ambiguità.
  8. Ridi di te stesso frequentemente.
  9. Preoccupati di ciò che è giusto piuttosto che di chi ha ragione.
  10. Non dimenticare mai che, per quanto tu sia sicuro, potresti avere torto.
  11. Rinuncia agli sport cruenti.
  12. Ricorda che la tua vita appartiene anche agli altri. Non metterla a rischio in modo frivolo.
  13. Non mentire mai a nessuno per nessun motivo. (Le bugie di omissione a volte sono esenti)
  14. Impara a conoscere i bisogni di coloro che ti circondano e rispettali.
  15. Evita la ricerca della felicità. Cerca di definire la tua missione e perseguila.
  16. Riduci il tuo uso del pronome di prima persona singolare.
  17. Elogia almeno tanto spesso quanto critichi.
  18. Ammetti i tuoi errori liberamente e presto.
  19. Divieni meno diffidente nei confronti della gioia.
  20. Comprendi l'umiltà.
  21. Ricorda che l'amore perdona ogni cosa.
  22. Promuovi la dignità.
  23. Vivi in modo memorabile.
  24. Ama te stesso.
  25. Sopporta.

venerdì 9 febbraio 2018

Pastasciutta for dummies

Giorni fa mi accorgo che lo speck confezionato che avevo nel frigo è scaduto – dovrei ottimizzare la "gestione del magazzino", accidenti – e siccome non me la sento di buttarlo via cerco un modo per utilizzarlo. Mumble mumble, c'è anche una manciata di olive nere denocciolate avanzate dalla puttanesca di qualche giorno prima... e quindi una semplice ricerca su Google delle parole ricetta pasta speck olive mi conduce a questa ricetta, immediatamente collaudata con successo non senza qualche piccolo adattamento. Di norma io che detesto diciture come "quanto basta" avrei storto il naso, dal momento che mancano del tutto le quantità... ma stavolta ho chiuso un occhio, perché il mio scopo principale era letteralmente quello di "svuotare il frigo"! :-) Riporto qui di seguito la mia ricetta dei mezzi rigatoni speck e olive.
Ingredienti: mezzi rigatoni Rummo [la ricetta originaria parlava di paccheri, ma in casa non ne avevo], polpa di pomodoro Cirio, scalogno [lo uso sempre al posto della cipolla perché più delicato], olive nere, speck a listarelle [siccome avevo fretta non l'ho tagliato per benino con le forbici da cucina, ma l'ho sminuzzato alla bell'e meglio con le mani], parmigiano grattugiato, olio, sale (se occorre), peperoncino [se piace... a me sì, ma siccome la mia dolce metà non gradisce il piccante ho evitato]
Il procedimento è semplicissimo, praticamente il sugo si prepara durante il tempo di cottura della pasta. Rosolare in olio lo scalogno tagliuzzato e, se piace, aggiungere del peperoncino. Non appena lo scalogno risulterà rosolato aggiungere la polpa di pomodoro, far prendere il bollore, cuocere giusto 3-4 minuti e aggiungere le olive nere. Far riprendere il bollore e togliere dal fuoco. In una padella antiaderente far rosolare lo speck fino a che non diventa croccante e poi tenerlo da parte. Nel frattempo buttare la pasta e, quando la cottura è quasi completata, rimettere sul fuoco il tegame con la salsa, far scaldare e aggiungere il parmigiano in modo che si sciolga e si amalgami bene, aggiungere poi lo speck rosolato e amalgamarlo al resto. Aggiungere infine i mezzi rigatoni e saltare brevemente il tutto. Servire immediatamente.
A proposito, giorni fa io e il mio lui siamo stati invitati a cena: un'amica ci ha cucinato un buon primo piatto tramandatole da sua madre, la quale aveva trascritto la ricetta assieme a molte altre con una bella grafia d'altri tempi sopra un'agenda di tanti anni fa. Con il permesso della mia amica me ne sono appropriata in men che non si dica fotografandola con il telefonino – i mai abbastanza apprezzati vantaggi della modernità, un tempo avrei dovuto ricopiarla a manina ;-) – e te la propongo qui di seguito.
Fettuccine con speck e carciofi
Ingredienti per 4 persone: 250 g di fettuccine [ma vanno bene anche le tripoline, tipo di pasta lunga pugliese simile alle trenette liguri... e in effetti quelle abbiamo mangiato], 4 carciofi, 100 g di speck, 1 scalogno, olio, 1 foglia di alloro, prezzemolo, formaggio grattugiato, sale e pepe
Preparazione: Pulite i carciofi come al solito con acqua e limone; tagliateli a fettine. In una padella rosolate in 3 o 4 cucchiai di olio lo scalogno tritato, unite lo speck e la foglia di alloro. Aggiungete subito i carciofi e continuate la cottura a fuoco moderato. Aggiungete un pochino di sale e pepe e qualche cucchiaio di acqua calda per la cottura. Lessate le fettuccine al dente, scolatele e passatele nel tegame con la salsa. Aggiungete qualche cucchiaiata di formaggio e il prezzemolo tritato e servite. Per una salsa più ricca e cremosa aggiungete dei pezzetti di formaggio molle, come fontina o altro a piacere, mescolate per scioglierlo bene e servite.

giovedì 8 febbraio 2018

Siamo tutti un po' bulli (?)

L'ex "Iena" Dino Giarrusso, candidato alla Camera per il M5S, ha accusato Roberto Burioni di bullismo per avergli dato dell'ignorante no-vax – cosa che lui nega di essere – e per aver permesso che i suoi commentatori lo coprissero d'insulti. Ora, a me sembra innegabile che il dottor Burioni non sia esattamente un "mostro" di simpatia; io stessa tempo fa gli inviai un messaggio diretto per sottoporgli la foto di un volantino antivaccinista – lo puoi vedere qui accanto, clicca per ingrandire – e domandargli in che modo si potesse controbattere a simili argomenti, e lui mi rispose laconicamente che per replicare a simili obiezioni senza senso aveva scritto un libro (in seguito ne ha pubblicato anche un altro). Uno a zero per lui, non c'è che dire! ;-) Riguardo all'accusa di bullismo, trovo che la replica migliore al post di Giarrusso sia il tweet di Marika Surace.
poi avvisatemi quando smetteremo di frignare e di chiamare bullismo il fatto che uno che ne sa più di te ti spieghi le cose. sarà il giorno in cui i nostri figli diranno «il prof mi ha detto che sono un ciuccio» e noi torneremo a rispondere «ha ragione»
Più sensate mi sembrano le critiche di Alessandro Gilioli, il quale ha pubblicato alcuni post – uno, due e tre – per spiegare come mai il modo arrogante con cui comunica Burioni non renda un buon servizio alla sua causa, ma anzi possa rivelarsi molto controproducente.
P.S.: A proposito di bullismo, un mio contatto che ha particolarmente a cuore la lotta al bullismo, non solo per motivi professionali ma anche perché da adolescente dovette subire le angherie dei suoi compagni di classe, in occasione della giornata nazionale contro il bullismo che ricorreva ieri ha osservato che si è bulli anche con i commenti sull'età della Vanoni o sul lifting di Baglioni o sull'"ocaggine" della Hunziker – si riferiva ovviamente al Festival di Sanremo – perché anche con le battute si può fare del male, tanto. Mi sono sentita chiamata in causa, avendo scritto anch'io qualcosa sul volto "plasticoso" del Claudione nazionale, ma poi ho raggiunto la rassicurante consapevolezza che i miei commenti erano del tutto innocui (non si può dire lo stesso nel caso in cui si trascenda nell'offesa vera e propria). Voglio dire, quasi tutti i personaggi dello spettacolo basano il loro successo almeno in parte sull'aspetto fisico, e non possono certo aspettarsi che eventuali "restauri" passino inosservati e sotto silenzio... Quanto alla Hunziker, oserei dire che sull'atteggiamento esageratamente ridanciano ci ha costruito una carriera, e avrei voluto abbracciare Pierfrancesco Favino quando le ha detto in faccia quello che tanti telespettatori sognavano da anni di dirle: «Chetteridi?»! ;-)

mercoledì 7 febbraio 2018

I gas di scarico non fanno male... certo, come no!

A oltre due anni di distanza dal cosiddetto Dieselgate, ha suscitato ancor più clamore la scoperta che l'EUGT (Gruppo Europeo di Ricerca sull'Ambiente e la Salute nel Settore dei Trasporti), un'organizzazione finanziata tra l'altro da Volkswagen, Daimler e BMW, ha svolto alcuni test sugli effetti dei fumi di scarico dei motori diesel utilizzando come cavie delle scimmie e, soprattutto, delle persone. L'EUGT non esiste più dallo scorso 30 giugno... comunque non si può certo dire che sia un buon momento per le case automobilistiche che lo finanziavano, e che solo tardivamente hanno preso le distanze dagli esperimenti.
Il comico Dado ha dedicato alla notizia uno dei video della serie DADO CANTA LA NOTIZIA...



... ma questa volta è stato battuto sul tempo dai meno famosi – almeno a livello nazionale – 4 Santi, i quali avevano pubblicato il giorno prima una parodia di Fotoromanza sullo stesso argomento.


martedì 6 febbraio 2018

Come siamo messi male...

Nel post di oggi condivido alcuni spunti che ho raccolto sulla politica.
  • [Questo non riguarda tanto la politica in senso stretto quanto gli italiani, ma la politica finisce per entrarci eccome] Galatea ha commentato i fatti di Macerata in un post che mi sembra estremamente condivisibile dalla prima all'ultima riga. Impossibile farne una sintesi o estrapolarne solo alcune frasi, bisogna proprio leggerlo tutto!
  • Marina Pesavento ha preso da un sito spagnolo un'immagine ispirata a Il fascismo eterno, un capitolo del saggio Cinque scritti morali di Umberto Eco (Bompiani, 1997), e ne ha tradotto le didascalie. Anch'io come lei trovo che sia sempre tristemente attuale...
  • Il mio "facciamico" Tony Troja ha registrato una parodia satirica di 4/3/1943 di Lucio Dalla che esprime piuttosto bene lo sconforto con il quale mi recherò alle urne il 4 marzo prossimo (no, astenermi è un'opzione che non considero). Comunque "rimpiangere Berlusconi" mai e poi mai, caro Tony! ;-)
  • Concludo con un'immagine che, più della politica in sé, riguarda (appunto) l'immagine che certi politici si preoccupano così tanto di migliorare. Come se fosse l'estetica, il vero problema...

lunedì 5 febbraio 2018

Meno uno a Sanremo

Inizia domani la kermesse sanremese... e per la sottoscritta si è rinnovata la tradizione dell'acquisto di TV Sorrisi e Canzoni; un tempo non passava settimana senza che la storica rivista arrivasse in casa nostra, mentre adesso compro soltanto il numero speciale che esce in occasione del Festival per avere le pagine dedicate ai testi delle canzoni, che alla fine metterò da parte.
Anche tu come me sei curioso di sapere come saranno i brani in gara quest'anno? I bravissimi "moltistrumentisti" Masa, che ho scoperto per l'occasione, hanno provato a improvvisarne diversi basandosi sui testi usciti in anteprima e sullo stile degli interpreti: nella loro versione, alcuni suonano come un auto-plagio vero e proprio... Mi auguro che in realtà nessun big si sia azzardato a ripetersi così sfacciatamente! ;-) Comunque, la supervisione di un "dittatore artistico" del calibro di Claudio Baglioni mi fa ben sperare dal punto di vista della qualità della proposta musicale; mi auguro di non rimanere delusa.
Sul piano dello spettacolo televisivo si preannunciano grandi novità per la regia di questa sessantottesima edizione, affidata per la quinta volta a Duccio Forzano, il quale potrà finalmente avvalersi di tecnologie innovative già sperimentate con successo all'estero nei grandi eventi come l'Eurovision Song Contest. Un motivo in più per gustarsi la diretta sul piccolo schermo, oltre alla presenza di due personaggi molto amati come Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino [che a me personalmente non dice granché... per cui, care/i fan, è tutto vostro, ve lo lascio volentieri! ;-)].

sabato 3 febbraio 2018

In memoria

Sabato scorso, come avviene il 27 gennaio di ogni anno, si è celebrata la Giornata della Memoria, ma siccome ero piuttosto indaffarata non ho avuto né tempo né modo di scrivere alcunché per l'occasione e neppure di leggere, se non di sfuggita, gli articoli sull'argomento confluiti nel mio feed reader. Rimedio oggi, a una settimana di distanza, condividendo alcuni dei contributi che mi sono sembrati più significativi; del resto non è certo il caso di confinare in un solo giorno all'anno la memoria dell'Olocausto, che andrebbe preservata continuamente e costantemente... non trovi?
Riccardo Gazzaniga ha rievocato la terribile fine del giovanissimo Ernst Lossa, che venne soppresso non in quanto ebreo – era di etnia nomade – ma perché, pur non essendo affetto da disabilità acclarate, venne incluso nel programma Aktion T4, che eliminò centinaia di migliaia di persone ritenute indegne di vivere perché affette da disabilità, menomazioni, ritardi, problemi cognitivi. Di Ernst ci rimane la foto che apre il post, e che lui stesso regalò a un infermiere della "clinica della morte" di Irsee con cui aveva fatto amicizia, non senza aver prima scritto sul retro le parole "in memoria". «Perché tanto io non vivo a lungo, qui», spiegò al suo amico perplesso.
Galatea si è domandata se la giornata della memoria serva ancora a qualcosa. La domanda non è retorica né tantomeno infondata, dal momento che un'ostilità non molto dissimile nella sostanza dalla ferocia che costò la vita a milioni di ebrei (e non solo) viene rivolta oggigiorno ad altre categorie di esseri umani.
Perché poi, quando oggi entri nelle classi, ti trovi spesso di fronte a piccoli individui che sono i tuoi alunni, dietro a quali intravvedi però individui adulti, che sono tuoi coetanei e sono i loro genitori, che di tutto questo non capiscono nulla. O meglio, hanno assimilato, forse, talvolta, che sterminare gli ebrei non è stata una buona idea, ma perché gli ebrei, in fondo sono come noi, occidentali e bianchi. Perché quando invece si parla di quelli che occidentali e bianchi non sono, e sono “negri” o sono “arabi”, allora tutto sommato l’idea di lasciarli morire in mare, o di bombardarli, di umiliarli con leggi ingiuste, o di sterminarli senza tendere loro la mano, e rinchiuderli in campi e in ghetti per tenerli lontani, è accettabile, perché sono diversi, sono cattivi, sono altro da noi.
Perché se poi si parla dei gay, allora sono checche e froci, e riempirli di legnate se si mostrano troppo in pubblico è quasi condivisibile, ché insomma se la sono cercata. E le zecche comuniste e buoniste che difendono gli immigrati, eh, ma mandarli tutti ai lavori forzati non sarebbe una cattiva idea.
Last but not least, l'altroieri Andrea ha ricordato che, all'indomani della promulgazione delle leggi razziali del 1938, coloro che in qualunque modo mostravano solidarietà verso gli ebrei italiani perseguitati dal regime di Mussolini venivano definiti, con toni che andavano dal dileggio al disprezzo, "pietisti". Ottant'anni dopo non è cambiato poi molto, se non che oggigiorno al posto degli ebrei ci sono i migranti che scappano da guerra, miseria o persecuzioni di tipo politico o religioso; chi mostra loro solidarietà viene definito non più pietista, bensì "buonista".
P.S.: Definire quello che è successo oggi a Macerata "preoccupante" significa usare un pallido eufemismo, direi.

venerdì 2 febbraio 2018

Vivere zen... col sorriso!

Il 10 agosto scorso il poliedrico creativo Pietro Vanessi, del quale mi capita non di rado di condividere qualche vignetta sia qui sia sul mio tumblr, ha annunciato il proposito di realizzare un libro sull'Idiota Zen, che tra i suoi personaggi è sempre stato il mio preferito, a tal punto che se non ricordo male glielo domandai espressamente, su qualche social: «A quando un libro sull'Idiota Zen?». Per questo, quando il 5 ottobre Pietro ha comunicato, sia sul suo blog "generalista" sia su quello dedicato appunto all'Idiota Zen, la partenza del progetto denominato L'IdioTAO, che avrebbe raccolto il meglio della produzione web dal 2007 ad oggi più qualche inedito, mi sono sentita in dovere di contribuire, e l'ho fatto effettuando una donazione di 20 euro – la quota minima richiesta, ehm... ma ricordo che al momento non ho reddito! – tramite il sito di crowdfunding Produzioni dal Basso. In seguito Pietro ci ha aggiornati costantemente su come stavano andando le cose.
  • Il 18 novembre il libro era praticamente pronto per andare in stampa.
  • Il 20 dicembre i volumi – trattasi di un'edizione speciale fuori commercio in tiratura limitata di 350 copie numerate e firmatesono arrivati dalla tipografia a casa di Pietro, il quale li ha subito firmati, impacchettati e spediti a chi li aveva prenotati.
  • Il 16 gennaio finalmente mi è arrivato il libro, che è davvero un oggetto notevole: 170 pagine a colori, copertina con stampa in oro e vernice lucida in rilievo. Anche all'interno la stampa è di ottima qualità, e le vignette sono un gran bel vedere, oltre a rappresentare validi spunti di riflessione. Come gradito omaggio extra ho ricevuto un disegno personalizzato dell'autore, su cartoncino deluxe, in formato 20×20 cm.
 
Chi lo desidera può fare richiesta di una delle copie rimaste scrivendo a pietrovanessi@gmail.com.
Ecco qui sotto l'indice del libro.


A dire il vero la versione stampata è leggermente differente: innanzitutto c'è scritto Indico. Io ero già lì che non stavo più nella pelle per aver scovato un refuso clamoroso... ma poi ho notato che proprio lì sopra c'era il disegno di un dito che indica la luna, come chiaro riferimento al proverbio cinese «Quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito». Ne ho dedotto di essere stata forse io la stolta della situazione, almeno per qualche istante... :-/
Sulla quarta di copertina sono stampati alcuni aforismi a tema con l'argomento del libro... e credo/spero che Pietro non se la prenderà se li riporto qui di seguito! :-)
Ridere di se stessi uccide l'ego, ti rende più limpido, più leggero, quando ti muovi nel mondo. E se hai riso di te stesso, la risata di chi ride di te non ti potrà certo disturbare. Anzi, ne sarai felice.
Osho (quello vero, mica il fenomeno social)
Chi non ride mai non è una persona seria.
Fryderyk Chopin
Più diventa tutto inutile e più credi che sia vero. E il giorno della fine non ti servirà l'inglese.
Franco Battiato
Una civiltà che non sorride è una civiltà infelice. Sorridere è già parte della guarigione.
Tiziano Terzani
Per chi avrà la fortuna di trovarsi a Roma l'11 febbraio, la presentazione del libro – con apericena, lezione di yoga e musica dal vivo – si terrà presso il Caffè Freud, dalle parti del Colosseo.
Caso strano, l'altro giorno ho raccolto l'invito di Amazon a scaricare gratis la Guida alla Meditazione completa di Angel Jeanne in formato Kindle, e quella sera stessa ho ricevuto in regalo il libro Il Buddha entra in un bar. Manuale di vita per una nuova generazione. Se credessi nei segni, ne trarrei la conclusione che l'universo mi invita a meditare... ma anche per me che non ci credo, non sarebbe mica una brutta idea! ;-)
Per finire, ecco un glossario davvero minimalistico che ho allestito grazie a Wikipedia.
Il Tao (道, Dào, Tao; letteralmente la Via o il Sentiero) è uno dei principali concetti della storia del pensiero cinese. Si tratta di un termine di difficile traduzione, inizialmente concepito come una potenza inesauribile che sfugge a qualunque tentativo di definizione. Il carattere cinese 道 (la cui parte inferiore è il radicale cinese "piede") esprime innanzitutto il concetto di movimento, di flusso: dunque si può tentare di definire il Tao come l'eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre perennemente attraverso tutta la materia dell'Universo.
In ambito occidentale, viene talvolta tradotto come il Principio. Nella filosofia taoista tradizionale cinese, il Tao è l'Universo stesso: quell'eterno, inesauribile "divenire", in costante movimento. Tenendo presenti questi riferimenti, volendolo definire con una parola, il Tao "è".
Nel contesto della storia del pensiero cinese, il concetto di Tao acquisisce grande importanza in seno alla tradizione taoista, salvo poi estendere la sua influenza a tutto il panorama filosofico e speculativo cinese, fino ad essere integrato, riassorbito e reinterpretato da una molteplicità di scuole di pensiero, ivi inclusa quella confuciana. Nel corso dei secoli questa influenza si estenderà a molte altre delle cosiddette filosofie e scuole di pensiero orientali.
Con il termine Zen (禅) ci si riferisce a un insieme di scuole buddhiste giapponesi che derivano per dottrine e lignaggi dalle scuole cinesi del Buddhismo Chán a loro volta fondate, secondo la tradizione, dal leggendario monaco indiano Bodhidharma. Per questa ragione talvolta si definisce Zen anche la tradizione cinese Chán, ma anche le tradizioni Sòn coreana e Thiền vietnamita.