giovedì 2 novembre 2017

L'amore oltre la morte

Il 17 ottobre 1946 un certo Rich scriveva una struggente lettera d'amore alla defunta moglie Arline.
D'Arline,
I adore you, sweetheart.
I know how much you like to hear that — but I don't only write it because you like it — I write it because it makes me warm all over inside to write it to you.
It is such a terribly long time since I last wrote to you — almost two years but I know you'll excuse me because you understand how I am, stubborn and realistic; and I thought there was no sense to writing.
But now I know my darling wife that it is right to do what I have delayed in doing, and that I have done so much in the past. I want to tell you I love you. I want to love you. I always will love you.
I find it hard to understand in my mind what it means to love you after you are dead — but I still want to comfort and take care of you — and I want you to love me and care for me. I want to have problems to discuss with you — I want to do little projects with you. I never thought until just now that we can do that. What should we do. We started to learn to make clothes together — or learn Chinese — or getting a movie projector. Can't I do something now? No. I am alone without you and you were the "idea-woman" and general instigator of all our wild adventures.
When you were sick you worried because you could not give me something that you wanted to and thought I needed. You needn't have worried. Just as I told you then there was no real need because I loved you in so many ways so much. And now it is clearly even more true — you can give me nothing now yet I love you so that you stand in my way of loving anyone else — but I want you to stand there. You, dead, are so much better than anyone else alive.
I know you will assure me that I am foolish and that you want me to have full happiness and don't want to be in my way. I'll bet you are surprised that I don't even have a girlfriend (except you, sweetheart) after two years. But you can't help it, darling, nor can I — I don't understand it, for I have met many girls and very nice ones and I don't want to remain alone — but in two or three meetings they all seem ashes. You only are left to me. You are real.
My darling wife, I do adore you.
I love my wife. My wife is dead.
Rich.
PS Please excuse my not mailing this — but I don't know your new address.
Sono debitrice a Micol per aver condiviso su Facebook questa perla – tratta da Letters of Note, che tempo fa seguivo salvo poi cancellare a malincuore l'iscrizione al feed perché non riuscivo a stargli dietro – e la relativa traduzione, che riporto qui di seguito dopo aver apportato alcune piccole modifiche.
Cara Arline,
ti adoro, tesoro.
So quanto ti piace sentirtelo dire, ma non lo scrivo solo per questo: lo faccio perché scrivertelo mi scalda il cuore.
È passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che ti ho scritto, quasi due anni, ma so che mi perdonerai perché capisci come sono fatto, cocciuto e realista; e pensavo che scriverti non avesse senso.
Ma adesso, moglie mia cara, so che è giusto fare ciò che finora ho sempre rimandato, e che in passato ho fatto così spesso. Voglio dirti che ti amo. Voglio amarti. Ti amerò per sempre.
Trovo difficile comprendere cosa significhi amarti dopo che sei morta, ma voglio ancora darti conforto e prendermi cura di te, e voglio che tu mi ami e ci tenga a me. Voglio avere problemi da discutere con te, voglio fare piccoli progetti con te. Finora non avevo mai pensato che potessimo fare una cosa del genere. Cosa dovremmo fare? Avevamo cominciato a creare dei vestiti insieme, a imparare il cinese, a usare un proiettore cinematografico. Non potrei continuare a farlo anche adesso? No. Sono solo senza di te, e tu eri la "donna delle idee", ispiratrice di tutte le nostre folli avventure.
Quando stavi male ti preoccupavi di non riuscire a darmi quello che volevi e di cui pensavi io avessi bisogno. Non avresti dovuto. Come ti ho detto, non avevo bisogno di nulla perché ti amavo moltissimo, in così tanti modi diversi. E adesso questo è ancora più vero: non puoi più darmi nulla, eppure ti amo così tanto che mi impedisci di amare qualunque altra donna, ma io voglio che tu lo faccia. Tu, da morta, sei meglio di qualunque altra persona viva.
So che mi darai dello sciocco, che vuoi vedermi pienamente felice e non desideri essere un ostacolo per me. Scommetto che sarai sorpresa di sapere che dopo due anni non ho nemmeno una fidanzata (a parte te, tesoro). Ma non puoi farci niente, cara, e nemmeno io. Non capisco: ho conosciuto molte ragazze, anche molto carine, e non voglio restare solo, ma dopo due o tre incontri diventano come di cenere. Ci sei solo tu per me. Tu sei reale.
Mia cara moglie, io ti adoro.
Amo mia moglie. Mia moglie è morta.
Rich.
P.S.: Scusami se non ti spedisco questa lettera, ma non conosco il tuo nuovo indirizzo.
Chi immagina gli uomini di scienza come delle persone tendenzialmente anaffettive e incapaci di esternare i propri sentimenti, o addirittura di provarne di così profondi, si meraviglierà nello scoprire l'identità del romantico Rich: trattasi del fisico statunitense Richard Feynman (1918–1988), premio Nobel per la fisica nel 1965 per l'elaborazione dell'elettrodinamica quantistica. Sua moglie Arline Greenbaum morì di tubercolosi nel giugno del 1945 all'età di soli venticinque anni, e la lettera sopra riportata, scritta da Richard a ottobre dell'anno successivo, rimase chiusa in una busta fino a dopo la morte di lui.
P.S.: Ammetto di esserci rimasta un pochino male quando ho scoperto che il "vedovo inconsolabile" in seguito si sposò altre due volte, nel 1952 con Mary Louise Bell, dalla quale divorziò nel 1956, e nel 1960 con Gweneth Howarth, che gli rimase accanto fino alla morte.

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