venerdì 10 novembre 2017

La beneficenza nell'era dei social

Essendo iscritta alla newsletter di un noto brand internazionale, ho ricevuto l'altro giorno l'invito a condividere su Facebook un certo post pubblicato sulla pagina dell'azienda: «Per ogni condivisione devolveremo 1€* a [ASSOCIAZIONE BENEFICA] in favore dell'iniziativa [OMISSIS]». Leggendo la nota alla quale fa riferimento l'asterisco, si scopre che l'erogazione liberale verrà effettuata «fino al raggiungimento massimo di [TOT] euro. L'ulteriore condivisione del messaggio non farà incrementare la somma donata». Al momento il post si approssima a raggiungere il numero di condivisioni necessario affinché venga devoluta la somma massima preventivata.
Mah, sarò io che ho la mente contorta, ma mi sono subito tornate alla memoria certe catene di sant'Antonio descritte anni fa da Paolo Attivissimo nell'ambito della sua attività di detective antibufala.
  • L'appello di George Arlington per la sua bambina malata di leucemia: «L'uinico (sic) modo con il quale loro [AOL e ZDNet, NdC] possono aiutarci è questo: Io invio questa email a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la traccia di questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno. Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre 3 persone ci donerà 32 centesimi». Sorvolando per il momento sul fatto che in realtà si trattava di una vera e propria bufala... come giustamente osserva Paolo Attivissimo, «Credete davvero che aziende come AOL (America Online) e ZDNet siano così crudeli da organizzare questa sottospecie di lotteria? "Caro George, mi spiace, ma non ci hanno risposto in numero sufficiente, per cui non ti paghiamo l'operazione e lasciamo morire tua figlia..." Suvvia, siamo seri».
  • Riguardo alla catena di sant'Antonio per raccogliere fondi a favore di Alexandra, una bimba polacca rimasta gravemente ustionata in un incendio, questa volta il caso è autentico, ma non è vero che con ogni messaggio mandato i suoi genitori ricevono 3 centesimi. Anche in questo caso il Disinformatico commenta: «come al solito prima di inoltrare bisognerebbe chiedersi perché mai verrebbe organizzata questa sottospecie di "lotteria della vita", in cui il facoltoso sponsor eroga soldi soltanto se c'è gente che inoltra il messaggio: se per caso non si raggiunge il numero di inoltri necessario, che succede? Lo sponsor lascia morire la bambina?».
In effetti la situazione a cui mi riferivo all'inizio del post è un tantino diversa, e oltretutto non è in pericolo immediato la vita di alcuna creatura... ma pur non volendo mettere in dubbio le sue buone intenzioni, l'azienda non farebbe forse una figura migliore se sganciasse i soldi e basta, senza porre come condizione il raggiungimento di un determinato numero di condivisioni? In quel caso sì che sarei ben lieta di farle pubblicità in ogni dove. Per quanto mi riguarda, reputo più sensato che si faccia una donazione diretta all'associazione benefica per sostenere il suo progetto, di per sé assolutamente lodevole... ed è appunto quello che intendo fare. Se ti interessa conoscere il nome della onlus – nel post ho preferito omettere dettagli che permettessero di risalire troppo facilmente all'azienda – chiedimelo in privato via e-mail (l'indirizzo lo trovi qui accanto) e ti risponderò.

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