lunedì 4 settembre 2017

Scherzare sulla morte: una strategia vincente?

Tra gli innumerevoli post più o meno seri pubblicati sui social riguardo all'argomento del momento, ovvero la nuova campagna pubblicitaria del Buondì Motta, stamattina ne ho notati due in particolare.
Il primo è della Taffo G & C Onoranze Funebri, di cui mi sono sia pur brevemente occupata più volte.


Il secondo è della quasi omonima Taffo Funeral Services.


In realtà a quanto pare si tratta di due imprese differenti con siti distinti – la prima ha sede a L'Aquila e la seconda a Roma – che magari saranno pure legate da vincoli genealogici, ma in fin dei conti si fanno concorrenza. Per quanto mi riguarda, delle due trovate di instant marketing ho trovato meglio riuscita la prima, che detto per inciso mi ha ricordato una vecchia barzelletta sui carabinieri. Comunque a chi elogia senza riserve quei social media manager per la loro capacità di essere sempre "sul pezzo" e per la bravura nell'esorcizzare il tema della morte, tra i più delicati che esistano, suggerisco di leggere questo articolo scritto da un esperto del settore come Pier Luca Santoro, dal quale estrapolo un brano che mi sembra illuminante anche per chi come me non è addetto ai lavori.
In primis escludo nella maniera più assoluta che al momento di seppellire un proprio caro ci si ricordi di quanto era spiritosa e divertente la comunicazione sui social dell’impresa in questione.
Non è naturalmente, come d’abitudine, solo una mia opinione basata sull’esperienza ma vi sono anche dati e ricerche che dimostrano come le persone non acquistino in generale da brand che sono “cool” sui social. A maggior ragione se si tratta di questo specifico “mercato”, senza tralasciare che l’impresa è a L’Aquila, località che come tutte le cittadine di provincia probabilmente ha residenti con una mentalità meno “aperta” della media e che è ancora una volta da escludere che da Roma [o da qualsiasi altro posto, eh!] uno vada a comprarsi la bara in Abruzzo perche “son tanto spiritosi e simpatici”.

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