sabato 5 agosto 2017

Quelle belle parole fuori moda

Di recente è stata creata la pagina Parole desuete nella quale vengono pubblicate immagini contenenti parole più o meno desuete con il relativo significato. Tra queste c'è pure lo stesso aggettivo desueto, definito come «Disabituato, disavvezzo. Abbandonato, antiquato, disusato, fuori moda, obsoleto, sorpassato, superato».
In effetti parecchi di questi termini non mi sembrano poi così insoliti, anzi alcuni li uso con una certa frequenza quando parlo e soprattutto quando scrivo: ad esempio antelucano, astruso, bislacco, gaudio, lapalissiano, manfrina, maramaldeggiare, panegirico, postprandiale.
Ho invece la netta impressione di non aver mai sentito prima parole come abbacare, abbambinare, abiatico, barbigi, bolgetta, bordaglia, brolo, broscia, bruzzaglia, buonamano, burbanza, carbaso, cica, conquidere, flagizio, labbreggiare, malazzato, masticabrodo, pulzellaggio, quarterone, rugliare, tralatizio, ultroneo. Ma non mi sembrano poi così indispensabili! ;-)
Ho selezionato le parole che, desuete o meno che siano, a prescindere dal fatto che le conoscessi già oppure no, trovo meritevoli di un impiego più ampio nella lingua italiana, perché gli eventuali sinonimi o espressioni equivalenti non mi sembrano altrettanto efficaci. Le elenco qui di seguito, sempre in rigoroso ordine alfabetico, accompagnate dalle definizioni corrispondenti.
acribìa
Esattezza, meticolosa precisione.
afróre
Odore acre che emana dal mosto in fermentazione o anche da altri corpi o sostanze.
albagìa
Alterigia, presunzione, boria che deriva da una considerazione troppo alta di sé.
ampollóso
Gonfio, ridondante, affettatamente prolisso e ricercato. Anche di chi ama vantarsi o di chi, pieno di sé, parla di qualunque argomento in modo ricercato.
anòdino
[Attenzione all'accento sulla prima o, NdC] In medicina, antidolorifico, riferito a sostanza che ha azione calmante. Senza carattere, insignificante, che non prende posizione decisa, che non esprime un parere netto.
barbògio
Di uomo assai vecchio e mezzo rimbambito, brontolone. Per estensione, di cosa da vecchi melensi.
bólso
Di persona, asmatico, che respira male, e per estensione debole, fiacco. Di stile, componimento, eloquenza e simile, gonfio, che ostenta una forza che non ha.
cogitabóndo
Pensieroso; si dice specificatamente di chi mostra d'avere qualche grave pensiero che lo preoccupa.
dabbenàggine
Credulità, ingenuità, semplicioneria. Qualità di uomo dabbene, semplicità d'animo e di mente.
facóndia
Facilità e abbondanza di parola (talvolta eccessive), specialmente in pubblico.
fanfaróne
Chi si vanta di aver compiuto o di poter compiere grandi imprese di cui non è realmente capace; spaccone, millantatore, smargiasso.
gagliòffo
Di persona buona a nulla, sciocca e ignorante o goffa.
girandolàre
Girare qua e là senza un fine determinato, girellare, aggirarsi. Fantasticare, farneticare.
ignàvo
Pigro, indolente nell'operare per mancanza di volontà attiva e di forza spirituale; codardo.
invacchìre
Riferito a persona, inaridirsi, perdere la vivacità e la produttività dell'ingegno, per cui si rende meno di ciò che s'era lasciato sperare. Con altro senso, diventare pingue, floscio, pesante nel corpo e tardo nei movimenti e nell'azione.
meriggiàre
[Mai trovato se non nella poesia Meriggiare pallido e assorto di Eugenio Montale, NdC] Stare in riposo, all'aperto e in luogo ombroso, nelle ore calde del meriggio.
misoneìsmo
Atteggiamento di avversione verso ogni novità, soprattutto nel campo politico e sociale, ma anche nella letteratura, nelle arti, nel costume.
mólcere
Lusingare, dare un piacere soave e segreto all'animo, al cuore; anche, lenire, mitigare affanni, preoccupazioni e simili.
pleonàstico
Atti e comportamenti che si ritengono inutili, superflui, non necessari.
plètora
Eccedenza, eccesso, esuberanza, sovrabbondanza, surplus. In linguaggio medico eccesso patologico di sangue (poliemia).
postergàre
Gettarsi una cosa dietro le spalle, non darsene pensiero, omettere di farla. Posporre una cosa a un'altra.
quèrulo
Lamentoso, detto di persona che si lagna (soprattutto se con frequenza o abitualmente), dolendosi di torti ricevuti, dell'avversità della sorte.
resipiscènza
Letteralmente il ravvedersi, riconoscendo l'errore in cui si è caduti. Pentimento, ravvedimento, rinsavimento.
riottóso
Litigioso e insofferente di ogni norma e disciplina, ribelle alle imposizioni e ai consigli.
sacripànte
Per antonomasia, uomo di alta statura e corporatura molto robusta, dall'aria fiera e minacciosa, che incute timore e soggezione.
salapùzio
Uomo piccolo di statura, che si rende ridicolo per l'atteggiamento saccente. [Non può non venirmi in mente un certo politico di centrodestra ;-) NdC] È termine di uso raro, quasi soltanto come reminiscenza del noto verso di Catullo: Di magni, salaputium disertum! (a proposito del poeta Licinio Calvo).
santimònia
Modo di vivere, di pensare e di agire casto e morigerato. Oggi raro, e solo con connotazione negativa, santità di vita ostentata e non sincera, bigottismo.
sciamannàto
Disordinato, sciatto negli abiti, nella persona e nel portamento. Più genericamente, con riferimento al modo di agire, di operare. Come sostantivo, soprattutto per indicare la trascuratezza, il disordine.
sciaràda
[Non è solo un gioco enigmistico, NdC] Problema, questione, situazione complicata e inestricabile, difficile da risolvere.
scilinguàre
Parlare in modo confuso, barbugliare, balbettare; pronunciare male, non chiaramente, suoni e parole.
sesquipedàle
Enorme, gigantesco, mastodontico.
sicumèra
Sussiego, presunzione.
smargiàsso
Chi si vanta di qualità che non ha e di poter fare cose di cui non è capace; spaccone, fanfarone.
solipsìsta
Chi ha un atteggiamento di soggettivismo estremo, o chi non vede che il proprio mondo, ignorando o trascurando quello degli altri.
stoltilòquio
Discorso stolto, o da persona stolta.
tignóso
Affetto da tigna. Avaro, spilorcio. Persona vile, dappoco, spregevole.
truìsmo
Verità ovvia, evidente, indiscutibile, tale che è o sarebbe ridicolo enunciarla o superfluo spiegarla.
ubbìa
Pregiudizio, credenza o convinzione infondata che è causa di idee, timori, sospetti non giustificati.
ùggia
Ombra, mancanza di luce e di sole nociva alla vegetazione. Noia, tedio, sensazione di fastidio e di irrequietezza. [Mi sovviene Una giornata uggiosa, famoso singolo di Lucio Battisti, NdC]
villanzóne
Persona molto villana, rozza e maleducata.
vilùppo
Intreccio confuso di fili, nastri, capelli o altri elementi allungati. Insieme intricato e confuso di fatti o elementi non materiali.
zibaldóne
Vivanda composta di molti e svariati ingredienti. Scartafaccio in cui si annotano, senza ordine e man mano che capitano, notizie, appunti, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi. [Da cui il titolo dell'opera del Leopardi, NdC]

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