lunedì 31 luglio 2017

Chi vuol essere sindaco di Roma?

Di ritorno da un torrido fine settimana – accidenti, mi ero già dimenticata quanto fosse afosa l'estate pescarese! ;-) – mi limito a condividere il testo di alcuni post che ho avuto modo di leggere su Facebook nei giorni scorsi, e che mi hanno dato da pensare.
Il primo è del giornalista dell'Espresso Alessandro Gilioli, milanese trapiantato a Roma.
Cassonetti mezzi vuoti e quintali di monnezza accanto. Auto in seconda, terza fila, per ore. Gente che prende l'auto per comprare le sigarette a trenta metri da casa. Tutti che passano quando il semaforo è arancione e davanti c'é la fila, conquistando dieci metri in più a costo di bloccare l'incrocio. Smart lasciate nei pertugi dei vicoli come se fossero biciclette. Tutti a entrare nel metrò prima che la gente esca, tutti fermi a sinistra sulle scale mobili, tutti a buttare rifiuti dai finestrini, nei giardinetti, nelle aiuole.
Siamo noi il sindaco, prima durante e dopo quello di turno: e facciamo schifo, sempre.
Sempre a proposito di sindaci ma andando più nello specifico, è la volta di Alessandro Capriccioli, segretario dei Radicali nella Capitale.
Che poi, stavo pensando, 'sto fatto che i 5stelle governano Roma è un po' come se a un certo punto a uno qualsiasi di quelli che telefonano alle radio private e inveiscono contro il ct della nazionale che secondo loro non è capace di combinare niente qualcuno gli dicesse "sai che c'è? Toh, pigliatela, la nazionale, così vediamo quanto sei bravo", e quello riuscisse a stento a mettere insieme una squadra di undici persone da mandare in campo e perdesse prima contro la Polonia, poi contro la Lituania e poi pure contro Malta, continuando tuttavia a sbraitare con aria furba che lui non c'entra niente, che la colpa è tutta degli allenatori che sono venuti prima, e sentendolo dire così uno pensasse poveretto, che figura, era meglio se se ne restava a casa, sono a disagio per lui.
Ecco, tutto qua.
Infine a fare il punto della situazione sulla gestione dell'emergenza idrica nella Città Eterna è il giornalista di Rai Radio 1 Giancarlo Loquenzi.
La vicenda di Roma e dell'acqua razionata merita un piccolo riassunto perchè illumina il metodo di governo dei 5cosi e il carattere della Raggi. Allora il sindaco di Roma è il sindaco di Roma quindi quello che succede in città può essere comunque riportato alla sua responsabilità. In più se si tratta di acqua pubblica, il comune è l'azionista di maggioranza di Acea (l'acqua deve essere pubblica no?), quindi se l'acqua non arriva ai rubinetti il sindaco c'entra più di qualcosa. Ma come abbiamo visto anche in altri casi i 5cosi fanno un gran casino al momento di nominare gli uomini loro ai vertici di questo o quello, chiamano il loro spoil system "avvicendamento", promettono svolte e rivoluzioni, poi se ne dimenticano. E' ormai più di un anno che i vertici di Ama, Atac e Acea è roba loro (e delle loro correnti) e il disastro è sotto gli occhi di tutti: inefficenze, dimissioni, tribunali, ecc..
Ma torniamo all'acqua. Si parla di siccità da mesi, da mesi si sa che il lago di Bracciano rischia la desertificazione ma è impossibile trovare una sola dichiarazione della Raggi a proposito. A un certo punto il governatore del Lazio alza i toni dell'allarme e annuncia il blocco dei prelievi dal lago. Poveretto, rischia di essere indagato per disastro ambientale colposo così come è successo alla stessa Acea (i magistrati quando possono sono sempre pronti a dare una mano) e non ha molta altra scelta. L'Acea strepita: prima dice che preleva dal lago solo l'8 per cento del fabbisogno della città, poi minaccia che in mancanza di quel prelievo il 50 per cento dei cittadini rimarrà senz'acqua. Anche la Raggi comincia a svegliarsi con qualche tweet qui e là. Si fanno riunioni, tavoli comune-regione senza grande costrutto. L'Acea intanto che si discute (sindaco maggiore azionista, non dimentichiamolo) fa ricorso contro lo stop ai prelievi dal lago e lo perde. La sindaca comincia ad agitarsi: chiedere l'intervento del governo e della Regione, che facciano qualcosa diamine!
Zingaretti e Galletti (governo, ministro ambiente) si vedono, cercano di trovare un compromesso e alla fine decidono di ridurre ma non bloccare i prelievi: razionamento dell'acqua per ora scongiurato. Poi arriva agosto, la città si svuota e se ne parla l'anno prossimo. Forse Galletti e Zingaretti, se i magistrati intignano, avranno problemi con la questione del disastro colposo, ma fatti loro.
La Raggi può tuittare trionfante di aver restituito l'acqua ai cittadini romani. Così in un fiat si passa dal "governo intervenga" a "abbiamo scongiurato". Avanti così, mai abbassare la guardia.

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