domenica 4 giugno 2017

La paura mi fa paura

La serata di ieri non era certo cominciata nel migliore dei modi, specie per noi tifosi bianconeri: il Real Madrid ha inflitto alla mia Juventus un sonoro 4 a 1 nell'attesissima finale di Champions League (per tanti antijuventini al contrario è stata festa grande... e mi rammarico che esista gente talmente misera da godere delle sconfitte altrui).
Ma non potevo certo immaginare che il peggio doveva ancora venire. A partita ormai conclusa mi è giunta notizia di ciò che stava accadendo a Torino in piazza San Carlo, dove erano stati allestiti dei maxischermi per assistere all'evento: almeno 1500 feriti, di cui tre gravissimi. Quale sia stata la causa scatenante di quella bolgia è ancora da chiarire... comunque per questa volta non sono d'accordo con Enrico Mentana, il quale ha scritto:
Su quel che è successo in piazza San Carlo a Torino: chi si è trovato in simili situazioni di calca da panico sa quanto siano terribili e non controllabili. Dare una qualsiasi colpa all'Appendino è da mentecatti. Dire che i numeri dei feriti sono stati gonfiati ad arte per colpire l'Appendino pure
Invece, in base a questa ricostruzione, le responsabilità dell'amministrazione comunale appaiono innegabili.
Fa una certa impressione il confronto tra la foto di piazza San Carlo di ieri sera e quella risalente alla finale di Champions di due anni fa, quando la Juve cedette al Barcellona per 3 a 1.


Oltre alle differenze fin troppo evidenti tra i due scenari, vale la pena di sottolineare quello che dalle foto non risulta: due anni fa alla guida del Comune di Torino c'era il democratico Piero Fassino, a detta di molti un ottimo sindaco, tanto che non riesco a spiegarmi la sua mancata riconferma.
Ma il climax di brutte notizie non aveva ancora raggiunto il culmine: in tarda serata si è saputo degli attacchi terroristici che hanno mietuto 7 vittime e decine di feriti a Londra.
Impossibile non mettere in relazione i due fatti. Tra i numerosi pareri espressi in merito, trovo particolarmente condivisibile quello del professor Guido Saraceni.
Ieri notte, mentre a Londra tre terroristi veri provocavano sei morti e circa cinquanta feriti, un "finto attentato" a Torino - forse il rumore causato da una ringhiera che ha ceduto - ha fatto impazzire la folla radunata in Piazza S. Carlo per vedere la partita, causando circa mille feriti - tra cui un bambino di tre anni, ricoverato in codice rosso. Sono molto preoccupato per questo (non)attentato di Torino. Credo infatti che quanto è accaduto a Piazza S. Carlo segni un punto di svolta estremamente importante nella storia del conflitto: da ieri notte il terrorista non è più qualcuno che si mimetizza nella folla "facendo finta" di essere un normale cittadino. Da ieri notte, il terrorista "è" il normale cittadino in preda al panico. Vittime della nostra stessa paura, abbiamo iniziato a farci male da soli. Come cellule di un sistema immunitario impazzito, aggrediamo lo stesso corpo che dovremmo difendere. L'esercito nemico siamo noi. Non esiste quindi più una sola piazza, una sola festa, una sola folla al cento per cento sicura. A questo punto, dovrebbe essere a tutti chiaro che il conflitto non sta volgendo a favore della società occidentale: se vogliamo sopravvivere, non possiamo più permetterci di continuare a perdere tempo.
Non arrendersi al terrore e andare avanti con la vita di sempre è difficile, ma non impossibile. A tal proposito, Emiliano Rubbi ha scritto
Il terrorismo è un virus: basta che entri in circolo e immediatamente l'organismo che non è in perfetta salute reagisce ammalandosi.
Ieri, a Londra e a Torino, abbiamo visto a confronto le due facce della minaccia terroristica: quella reale e quella "suggerita" dalla paura.
Che spesso non è meno reale della prima.
Ma proprio perché il terrorismo è un virus non lo si può combattere con gli antibiotici, con la guerra.
Gli antibiotici non servono, contro i virus, non hanno effetto, non si tratta di un'infezione batterica, è qualcosa di diverso.
I virus si sconfiggono rinforzando l'organismo sano, in modo che sia esso stesso a rigettarli.
E l'uso degli antibiotici, di solito, è deleterio, perché abbassa le difese immunitarie e va a finire che ci si ammala ancora di più.
La "guerra al terrorismo" è esattamente questo: stiamo bombardando di antibiotici la nostra società che, anziché rafforzarsi, si indebolisce.
La soluzione per uscire da tutto questo non è in quella guerra di cui molti si riempiono la bocca.
La soluzione è nella cultura, nella cooperazione, risiede nella necessaria presa di coscienza dei paesi occidentali del fatto che, se esiste l'Isis, se esiste un tale odio, non lo si può sconfiggere con le bombe o con gli antibiotici, ma si può fare solamente includendo, rafforzando la "parte sana" della nostra e della loro società civile, in modo che da sole siano abbastanza forti da sconfiggere il virus.
Oggi non ho letto dichiarazioni di Salvini o simili, ma sono pronto a scommettere che parleranno, se non l'hanno già fatto, di "lotta al terrorismo", di chiusura delle frontiere, di "pugni duri" e via dicendo.
Ecco, sappiate che, mentre sbraitano, vi stanno suggerendo di seguitare ad usare gli antibiotici.
La loro "soluzione" è quella che vi farà ammalare di più.
Non li ascoltate, sforziamoci di guarire, di tornare sani.
Per concludere, mi sono tornati in mente un paio di versi tratti da Lungo le sponde del fiume di Nathalie (la quale dopo aver vinto la quarta edizione di X Factor temo non abbia conosciuto il successo che avrebbe meritato, ed è un peccato).
È normale avere paura
Ma è sbagliato avere paura

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