lunedì 15 maggio 2017

La chiamano "la fatina no-vax"

Di recente ha fatto scalpore il caso di Emanuela Petrillo, l'assistente sanitaria veneta accusata di aver vaccinato solo per finta migliaia di persone a Codroipo e dintorni; i primi sospetti sarebbero sorti quando ci si è accorti che stranamente i bambini affidati alle sue cure non piangevano mai per l'iniezione. Alcune colleghe la accusano di aver scaricato il contenuto delle fiale nel cestino anziché nei muscoli. Il titolo dell'articolo di Repubblica, «Neanch'io so più qual è la verità», sembrerebbe dare a intendere che la Petrillo fosse una militante antivaccinista ravvedutasi solo in seguito, e invece il senso di quelle parole è un altro: «il problema è che sotto una montagna di accuse è difficile continuare a fidarsi anche di se stessi, dei propri ricordi». La giovane non solo si proclama innocente, ma giura di essere sempre stata favorevole ai vaccini; questa però potrebbe anche essere una strategia difensiva dettata dai suoi legali. E dal summenzionato articolo di Repubblica, che descrive la "casa d'accoglienza" gestita dalla famiglia Petrillo dove si è rifugiata la "fatina dagli occhi blu" dopo essere finita nell'occhio del ciclone, emergono retroscena che definirei piuttosto interessanti...
L'azienda sanitaria competente, che in seguito all'accaduto, attenendosi al principio di massima precauzione, ha messo in atto una campagna straordinaria di richiamo profilattico tra Veneto e Friuli, ha pubblicato un'esauriente FAQ al riguardo. Vale la pena di leggerla non solo per saperne di più sulla vicenda in sé, ma anche per chiarirsi un po' le idee sui vaccini e sull'importanza di effettuare i dovuti richiami, e per rendersi conto dell'opportunità di rifare le vaccinazioni se c'è anche solo il minimo dubbio che le precedenti somministrazioni non siano andate a buon fine.

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