mercoledì 31 maggio 2017

La verità, vi prego, sui vaccini

Stamattina nella pagina Facebook del blogger e debunker David Puente ho visto condiviso il link al sito www.antivaccini.it realizzato da Simone Bettini. L'URL mi ha insospettita, e anche il titolo che risulta dal codice HTML – «ANTIVACCINI.IT - TUTTO QUELLO CHE TI NASCONDONO!!!!» – sembrerebbe denotare un covo di incalliti antivaccinisti... ma se leggi sempre nel codice il valore del meta-tag description – «QUELLO CHE STA AVVENENDO SUI VACCINI È UNA QUESTIONE POLITICA, A COSA SERVONO I VACCINI SE TUTTI HANNO L'ANTIVIRUS?!?! FATE GIRARE!!!!1!!!!!!!» – sorge il serio dubbio che il tutto sia stato creato con "sottili" finalità di perculo dei no-vax. E infatti... A ogni aggiornamento della pagina appare la risposta corretta a una delle domande più frequenti sui vaccini. Per tua comodità te le riporto tutte qui di seguito (ho fatto refresh decine di volte, ma non è venuto fuori nient'altro).
  • I vaccini funzionano? Sì, stacce
  • I vaccini causano l'autismo? No, stacce
  • L'immunità di gregge esiste? Sì, stacce
  • L'esavalente sono sei vaccini? No, stacce
  • Un unico vaccino protegge da sei malattie? Sì, stacce
  • Dodici vaccini sono troppi? No, stacce
  • I vaccini contengono metalli tossici? No, stacce
  • I vaccini contengono eccipienti pericolosi? No, stacce
  • Devo vaccinare i miei figli? Sì, stacce
stacce: espressione romana traducibile all'incirca «è così e non puoi farci nulla»
[La vignetta che apre il post è tratta da You-ng]

martedì 30 maggio 2017

L'acqua fa bene, ma fino a un certo punto!

In questi giorni l'omeopatia è tra gli argomenti più discussi sui social e non solo, dopo la morte di un bambino marchigiano per una banale otite curata senza antibiotici e nemmeno una tachipirina, ma solo con "farmaci" omeopatici – cioè NON curata affatto – e degenerata in encefalite. Ho scoperto con rammarico che tra i miei contatti c'è gente che reputavo assennata, ma che non esita a somministrare a sé stessa e ai propri cari i costosissimi zuccherini privi di qualsivoglia principio attivo.


(via Prima Pagina on line)
L'omeopatia in sostanza consiste in acqua e zucchero, è chiaro il concetto?! L'immagine satirica qui sotto, tratta da Blogzero, mi pare di averla già condivisa tempo fa, ma repetita iuvant.


E a tutti coloro che si affidano al principio della memoria dell'acqua... davvero vi rassicura l'idea che l'acqua possa ricordarsi TUTTO ciò con cui è venuta a contatto? Guardate che tende a circolare un po' in ogni dove, eh? ;-)


(via nopseudoscienze.wordpress.com)
Christian Boiron, direttore generale dell'azienda leader mondiale del settore omeopatico, ha dichiarato che se necessario lui prende anche gli antibiotici e li dà ai propri figli e nipoti. Lodevole... ma ci sono altri punti dell'intervista che sono assai discutibili, e il giornalista scientifico Daniele Banfi li ha debitamente sviscerati. Ecco un passaggio particolarmente interessante del suo articolo.
Se qualcuno afferma che con l’omeopatia è guarito dal mal di denti o dall’otite è semplicemente perché il corpo -macchina meravigliosa- cerca di riportare tutto all’equilibrio. Così chi ha bevuto il prodotto sarà convinto di aver risolto grazie ad esso ma il problema in tutta probabilità si sarebbe risolto comunque. Se volessimo ragionare “per assurdo”, qualsiasi cosa di diverso dalla normale routine io abbia fatto quel giorno potrebbe essere considerata cura. Basta questo per dimostrare il legame causa-effetto? Decisamente troppo poco.
Infine, ecco uno scambio di battute dalla bacheca di Selvaggia Lucarelli. La blogger/opinionista ha scritto il post seguente...
Demonizzare l'omeopatia partendo dal caso di un bambino che aveva bisogno di un antibiotico (BISOGNO), mi sembra un atteggiamento colpevole quanto quello di demonizzare i medicinali "perché fanno male".
Mia madre non mi ha dato antibiotici ad ogni otite che ho avuto (e ne ho avute tante) perché evidentemente non erano accompagnate da febbre e si risolvevano nel breve periodo. Sono certa che se i sintomi fossero stati più allarmanti mi avrebbe portata in fretta da un dottore. O al pronto soccorso. Io, in 24 ore, ho tratto dei benefici dall'omeopatia quando anni fa ho perso la voce dopo un forte stress e vi garantisco che i medici tradizionali mi avevano data per spacciata per almeno due settimane. Sono ricorsa, di rado, all'omeopatia e all'agopuntura per allergie e raffreddori. Ne ho tratto beneficio, ma è altrettanto vero che talvolta ho risolto prima e con più efficacia con il Reactine. Insomma, non è la mia Bibbia, ma ho un atteggiamento aperto nei confronti dell'omeopatia. Detto questo, mi guardo bene dal ritenere l'omeopatia un' ALTERNATIVA alla medicina tradizionale. Per me l'omeopatia è quella cosa a cui ricorrere o quando la medicina tradizionale non mi offre soluzioni o quando il malanno da curare è così lieve che se posso evitare di assumere medicine, ci provo.
Per il resto, vado da un medico e assumo medicinali. Lo faccio per me stessa, figuriamoci se metterei mai a rischio la vita di mio figlio perché fa figo dire che i granuli di silicea funzionano meglio dell'antibiotico.
Ecco, se porti tuo figlio in coma al pronto soccorso perché credevi nella silicea o non so in che cosa più che agli antibiotici, non sei uno che ricorre all'omeopatia con buonsenso, saggezza o, per chi non ci crede, con una dose accettabile di creduloneria.
Sei un assassino incosciente.
Amen.
... e il dottor Salvo Di Grazia aka MedBunker, uno dei miei principali punti di riferimento online riguardo alla salute, le ha rivolto un accorato commento.
Selvaggia Lucarelli, io ti amavo, poi hai scritto "ho un atteggiamento aperto nei confronti dell'omeopatia" ed è tutto finito.
Sapere che hai un "atteggiamento aperto" nei confronti di palline di puro zucchero vendute dicendo che possano guarire malattie è un'immagine peggiore rispetto a qualsiasi gambaletto color carne o di pezzo di prezzemolo sui denti.
Un rito magico, diluire una sostanza (la silice ad esempio, è sabbia) tante di quelle volte da farla scomparire, poi battere 100 volte sulla Bibbia per scatenarne le energie magiche e spruzzarle in una pallina di zucchero che ne racchiuderà per sempre la memoria.
Non serve "atteggiamento aperto" ma al contrario molto chiuso, medievale, oserei dire.
Ti amavo.
Addio.
E niente, così finisce un amore... </3

lunedì 29 maggio 2017

Ancora a proposito di fiducia tradita

Qualche mese fa sono rimasta molto colpita da un fatto di cronaca nera avvenuto nella mia regione di provenienza, l'Abruzzo: la quarantacinquenne Monia Di Domenico, che lavorava come psicologa nella casa di cura Villa Serena di Città Sant'Angelo, è stata uccisa a Francavilla al Mare dall'inquilino che occupava una casa di proprietà della donna, in seguito a una lite per il mancato pagamento dell'affitto. Mi sono commossa ancora di più quando ho letto questo articolo scritto da Barbara Orsini, che lavorava a Rete 8, la TV locale più seguita d'Abruzzo. La giornalista ha raccontato come, non appena è stata diffusa la notizia di quel delitto, sia stata incaricata di occuparsene. Ma soltanto in un un secondo momento, scoprendo l'identità della vittima, si è resa conto con sgomento che la donna ammazzata con tanta ferocia era una sua carissima amica, con la quale aveva condiviso tante risate e tanti momenti di complicità.
Stamattina, tramite il blog di Lilli Mandara, sono venuta a sapere che Barbara Orsini è stata licenziata da Rete 8 a causa di uno sfogo affidato a un messaggio audio WhatsApp inviato alla persona sbagliata, una collega che considerava un'amica e che invece non si è fatta scrupoli a "fare la spia" con i datori di lavoro. La vicenda mi viene naturale associarla a quella di Flavio Insinna, anche lui tradito da qualcuno con cui lavorava e che ha consegnato alla concorrenza registrazioni tali da svelare un lato dello showman parecchio diverso da quello affabile e pacioso ben noto al pubblico televisivo.
A proposito, nei giorni scorsi ho voluto farmi del male e mi sono vista tutti i servizi che Striscia la notizia aveva dedicato al "caso" fino a quel momento. In uno di questi venivano estrapolate alcune frasi dal libro autobiografico Neanche con un morso all'orecchio, nel quale Flavio Insinna ha raccontato a cuore aperto sé stesso e il modo in cui ha affrontato la malattia e la morte di suo padre, al quale era legatissimo. Nel capitolo Vedrai che andrà tutto bene lo stesso Insinna avrebbe ammesso di aver minacciato di morte l'infermiera che in nome del regolamento ospedaliero gli aveva impedito di restare al capezzale del padre morente; la stessa era stata presentata nel capitolo precedente, L'infermiera stronza, con queste parole: «Guarda e parla con l’inevitabile rabbia che hanno a volte in corpo le donne basse, bruttine e con gli occhiali». Ta-dan, gongolano quelli di Striscia: allora si vede che ce l'ha proprio con le donne di bassa statura, non solo con la "nana di m***a" della Valle d'Aosta! E addirittura l'ha malmenata e le ha detto «Io ti ammazzo»: istigazione al femminicidio, nientemeno!!!
Ebbene, dal capitolo incriminato emerge una realtà ben diversa: quelle minacce, quella violenza e quella rabbia – che io conosco bene, perché è la stessa rabbia che provai quando nel reparto dove era ricoverato mio padre, che esattamente due anni fa chiudeva gli occhi per sempre, mi sentii dire «In corsia può restare una sola persona» e io, che me ne stavo lì buona buona senza dar fastidio a nessuno, dovetti allontanarmi – hanno avuto luogo solo nella mente sconvolta dal dolore di Flavio, ma lui si è guardato bene dall'esternarle. Figuriamoci se quelli di Striscia potevano essere così corretti da riportare per intero il brano in questione, che inevitabilmente avrebbe inflitto un duro colpo alle loro tesi diffamatorie nei confronti di Insinna... per cui mi permetto di farlo io.
Sorrido, stacco la testa dal muro, guardo il soffitto. Penso a te che non ho potuto vedere... E se muori proprio questa notte? No, dài, ti prego... Il cigolio della grande porta di ferro è anche più brutto dei miei brutti pensieri. Mi giro di scatto. La bassetta stronza, con gli occhiali ma in abiti borghesi, va via con il suo passettino volitivo, con il passo corto di chi è brutto e ha pure le gambe corte. E quindi fa passi corti e nervosi. È nervosa perché vorrebbe essere alta e bella e fare passi lunghi. Ma non può. E non è stronza solo un po’, è stronza fino in fondo perché mamma la saluta e lei mugugna senza voltarsi una specie di striminzito “buonasera”. E allora scatto in piedi. Lei è già dentro l’ascensore. Scendo a piedi. Ma che sto facendo? Lei è fuori dall’ascensore, va verso il parcheggio. Io a piedi sempre dietro di lei. Arriva alla sua auto, apre lo sportello e non fa in tempo a salire, arrivo da dietro, la prendo per il collo e le sbatto la faccia contro la sua automobilina nuova nuova, comprata in sedici comode rate. Perde sangue dal naso, ma non è svenuta. La giro verso di me perché mi guardi dritto in faccia. “Oh, mi senti, mi senti? Allora senti bene brutta testa di cazzo, non ti azzardare mai più a lasciarmi fuori dalla stanza di mio padre. Il regolamento te lo ficchi dritto su per il culo e vedrai che provi anche un po’ di piacere. Mio padre sta male, hai capito? Sta male. Ce l’hai un padre? Ce l’hai avuto o ti hanno creato in laboratorio alla fine di un esperimento poco riuscito? Allora ce l’hai? Rispondi brutta nana stronza! Io sì e purtroppo è lì nel tuo reparto e fino a che vive lo voglio vedere tutti i secondi che mi sarà possibile. Quindi, fermo restando che il regolamento di cui sopra, rimane bellamente posizionato nel tuo culo, da domani io, mia madre e mia sorella entriamo e usciamo dalla stanza del mio papà come i tre moschettieri, e già che ci siamo, quando mia madre, che è una donna meravigliosa e nonostante la tua stronzaggine ti saluta, tu mi fai il cazzo del piacere di fermarti, di girarti e sorriderle anche se sei più brutta quando sorridi di quando sei seria e le rispondi ‘buonasera signora’. Hai capito tutto? È tutto chiaro Miss Regolamento di questa minchia? E se provi a denunciarmi io domani torno e ti ammazzo con le mie mani. E giuro che lo faccio. Tutto chiaro? Ora sali in macchina e vattene affanculo dove devi andare. E vacci piano che c’è traffico.”
“Flavio, Flavio...”
“Eh, mamma?”
“Che ti sei incantato, bello mio? Andiamo a casa che stasera sono tanto stanca.”
“Sì andiamo, mamma...” Mamma e Vale sono già in piedi. Mi alzo anche io e andiamo verso l’ascensore.
Sento Vale che mi fa: “A cosa stavi pensando?”.
“Ma no niente perché...”
“T’era venuta una faccia...”
Salgo in auto. Mamma e Vale nell’altra. La brutta stronza sarà già chissà dove con la sua macchinina nuova nuova comprata in sedici comode rate, soddisfatta per aver fatto rispettare anche oggi tutto il regolamento per filo e per segno. Mamma e Vale sono davanti a me nella vecchia automobile che papà ha regalato tanti anni fa a mia sorella e che quindi lei non venderà mai, proprio perché è un regalo di papà. Lo so, sono in silenzio. Io, invece, nella mia di auto parlo da solo a voce alta e penso che di questo passo diventerò definitivamente pazzo se addirittura mi ritrovo a fantasticare su infermiere stronze alle quali spaccare il setto nasale. Inchiodo. La luce della finestra di papà è accesa. La bilirubina che sale, il ferro che scende, l’emogas così così... Mi sembra di lasciarlo sulla luna. E noi che ce ne freghiamo e torniamo a casa. Se si potesse, dormirei per terra sotto il suo letto, come un cane da guardia. O in corridoio. Sto impazzendo. Se domani incontro di nuovo la bassetta stronza con gli occhiali le offro un caffè e provo a parlarle con calma. E poi le spacco il naso sul banco del bar. Parto sgommando. Resisti, papà. A domani.
Ed ecco un'altra frase tratta dallo stesso capitolo, della quale quelli di Striscia ovviamente hanno usato solo la parte che faceva comodo a loro per dimostrare che Insinna, essendo abituato a mentire per mestiere, non può essere credibile né affidabile.
Forza Flavio che lo sai fare, forza, sei addestrato a mentire, menti per mestiere, puoi farlo anche stasera per amore, no? Anche se ti viene da piangere. “Dài mamma, vedrai che andrà tutto bene.”
E niente, credo che il modus operandi di Antonio Ricci & company si commenti da sé. Per cui evito di sprecare altre parole...

domenica 28 maggio 2017

Fantascienza? No, è già realtà!

Negli ultimi diciamo cento anni la scienza medica ha compiuto passi da gigante, a tal punto da migliorare enormemente la qualità e l'aspettativa di vita delle persone... ma mai come in questo periodo la validità di certi risultati fondamentali viene messa in discussione: pensiamo alle insensate campagne antivacciniste che hanno riportato in auge malattie potenzialmente letali che si ritenevano debellate o quasi, e alle pratiche di pseudo-medicina come l'omeopatia che, se si sceglie di seguirle a scapito di terapie mediche di comprovata efficacia, possono condurre a conseguenze drammatiche. In questo post voglio presentare alcuni spunti che ho raccolto nel corso del tempo e che mostrano alcuni sorprendenti traguardi raggiunti in questo campo.
  • La tecnologia di stampa 3D, sempre più presente nella vita di tutti i giorni, non solo permette di realizzare protesi a basso costo e anche piacevoli a vedersi, ma può aiutare addirittura i chirurghi a pianificare i loro interventi fornendo un modello stampato in tre dimensioni dell'anatomia del paziente.
  • Quest'altro video spiega come il giovane Erik, rimasto paralizzato dal collo in giù a causa di un colpo di pistola, possa muovere un braccio robotico semplicemente... col pensiero.
  • Infine – e questo non ha strettamente a che fare con i progressi della medicina, ma non è meno importante dal punto di vista della qualità della vita – è normale che per i bambini, rispetto agli adulti, sia più problematico accettare una condizione di disabilità. Per aiutarli sono state ad esempio studiate protesi acustiche decorate in modo accattivante e braccia artificiali fatte coi LEGO.

sabato 27 maggio 2017

Magie di Android

Oggi mi limito a condividere un trucchetto che ho scoperto grazie alla pagina Facebook OaP · Once a Potterhead, always a Potterhead, e che magari farà la gioia dei fan della saga di Harry Potter in possesso di un dispositivo Android compatibile. Come ben sa chi ha letto i libri e/o visto i film dedicati al celebre maghetto, tra i vari incantesimi praticati dai frequentatori di Hogwarts c'è l'Incantesimo della Luce: esso illumina la punta della bacchetta se si pronuncia la formula Lumos, mentre la controformula è Nox, che spegne la luce emanata dalla bacchetta.
Il trucco di cui parlavo è spiegato nell'immagine qui accanto. Ebbene, se attivi il microfono di Google e pronunci le parole Lumos Maxima, dopo un istante si accenderà la torcia dello smartphone. [A quanto pare alcuni riescono a spegnerla usando l'altra "parola magica" Nox, ma tutto quello che ottengo io è una pagina di ricerca con in cima la scheda di questo locale milanese che ho visitato seguendo il consiglio di amici abruzzesi; lo gnocco fritto non era male, ma devo ammettere di essere rimasta delusa dalla qualità degli arrosticini: only in Abruzzo, c'è poco da fare! ;-)]
Forte, non è vero? Ma quando – e soprattutto se mai – sarà disponibile un dispositivo in grado di implementare l'Incantesimo di Appello (Accio), un sogno per tutte le persone "culopese" come la sottoscritta, sarà davvero il massimo! :-D

venerdì 26 maggio 2017

Occhio allo stalking di Twitter

Stasera prendo spunto da un post pubblicato proprio oggi da Paolo Attivissimo: Twitter, come difendersi dal monitoraggio pubblicitario e dalla localizzazione.
Partendo dalle istruzioni del Disinformatico relative all'app di Twitter e adattandole opportunamente alla versione web del social cinguettante, ho scoperto parecchie cose piuttosto inaspettate riguardo al mio account.
Ho selezionato dall'apposito menu a discesa Impostazioni e privacy...


... nella pagina https://twitter.com/settings/account ho poi cliccato su I tuoi dati di Twitter...



... e dopo aver inserito la password per conferma mi si è aperta la pagina https://twitter.com/settings/your_twitter_data nella quale ho trovato un sacco di informazioni interessanti.
In particolare, alla voce Tailored audience (se non avete saputo/voluto tradurla voi, perché mai dovrei sforzarmi di farlo io?), ho scoperto di far parte di ben 2062 pubblici di 836 inserzionisti.


E chi sarebbero 'sti inserzionisti?! Ho richiesto la lista, che ho ricevuto poco dopo via e-mail in formato PDF, e mi sono trovata davanti una sfilza di account Twitter la maggior parte dei quali non mi diceva un accidente.
Ma le scoperte più curiose le ho fatte spulciando «gli interessi che corrispondono a te in base al tuo profilo e alle tue attività», in altre parole dedotti a partire dai contenuti dei miei tweet. Twitter ne ha individuati ben 69, la maggior parte dei quali a dire il vero era abbastanza azzeccata... comunque ho provveduto a rimuovere il segno di spunta accanto alle voci meno attinenti.


Alla voce Posti in cui sei stato ho trovato registrate quattro località, che ho prontamente rimosso.
Chi desidera sottrarsi il più possibile a questo genere di sorveglianza con fini di pubblicità mirata non deve far altro che seguire le semplici istruzioni esposte da Paolo Attivissimo nel suo post.

giovedì 25 maggio 2017

Essù, France', non fare quella faccia!

Da ieri si moltiplicano incessantemente i memi sulla visita di Donald Trump e famiglia in Italia, e in particolare sull'espressione tutt'altro che gioiosa mostrata da Papa Francesco in alcune foto accanto al presidente USA: Wired e Giornalettismo ne hanno raccolti parecchi. Propongo qui di seguito alcuni spunti che ho trovato io.
Eh già, quando c'era Barack Obama era tutta un'altra cosa! Certe immagini valgono più di mille parole...


(via CREDO Mobile)


(via Ciro Pellegrino)


(via @SimonHendriksen)
In effetti è quantomeno strano che un papa sempre così gioviale non sia riuscito a dissimulare il suo malcontento al cospetto dell'uomo più potente del mondo, che tutt'al più dovrebbe considerare alla stregua di una pecorella smarrita da ricondurre sulla retta via. Massimo Mantellini ha concluso «Non mi pare un bel segno»... mentre a me, chiamami pure ingenua, sarebbe sembrato estremamente ipocrita che proprio una personalità di quel calibro si fosse sforzata di fare buon viso a cattivo gioco per tutto il tempo.
Comunque, come sospettavo, sebbene in passato il Papa abbia preso più volte le distanze dalle politiche di Trump pur senza nominarlo in modo esplicito, non è affatto vero che ieri non gli abbia mai sorriso. Insomma, anche se di Donald Trump ho sempre pensato tutto il male possibile, mi sembra innegabile che le foto che circolano più insistentemente siano state scelte al chiaro scopo di metterlo in cattiva luce, e questo è in netto contrasto con la buona e corretta informazione.

mercoledì 24 maggio 2017

Toh, pure Flavio Insinna perde le staffe!

Il "tg satirico" Striscia la notizia va in onda ininterrottamente dal 1988, e per anni ha dovuto contendersi il pubblico televisivo della stessa appetibile fascia oraria, quella di access prime time, con il game show Affari tuoi, che è partito nel 2003 con la conduzione di Paolo Bonolis e ha chiuso (definitivamente?) i battenti a causa dei bassi ascolti il 17 marzo di quest'anno; il suo posto in palinsesto è stato occupato da Amadeus e dal suo gioco dei Soliti ignoti, che per i miei gusti è senz'altro più avvincente (anche se toglierei la prova finale del parente misterioso, tanto non ci indovino mai... ed è così frustrante!).
In tutti questi anni sono stati innumerevoli i servizi di "denuncia" realizzati da Striscia contro il programma rivale, in sostanza per dimostrare che i concorrenti sarebbero stati pseudo-attori e le vincite sarebbero state pilotate. Per quanto mi riguarda Affari tuoi l'ho sempre trovato un gioco ben poco interessante, dalla longevità per me inspiegabile: il tutto si reggeva quasi esclusivamente sulla bravura del conduttore di turno, e i concorrenti non dovevano contare su alcun tipo di talento ma soltanto sulla fortuna... perciò l'accusa che non fosse gestito all'insegna della massima trasparenza mi colpiva solo fino a un certo punto. Una maggiore correttezza me la sarei aspettata però da Antonio Ricci e da Striscia, un programma che da sempre si erge a paladino delle vittime di ingiustizie.
E invece... ieri sera durante Striscia è stato trasmesso un servizio contro l'ultimo conduttore di Affari tuoi Flavio Insinna, che fuori onda si sarebbe – anzi il condizionale non è appropriato, visto che l'audio parla chiaro – lasciato andare a esternazioni inconcepibili per la persona garbata e cordiale che credevo che fosse (anni fa avevo un vero e proprio debole per lui!). Ma se i servizi contro Affari tuoi realizzati quando il programma era ancora in vita potevano sembrarmi tutt'al più sleali e meschini, adesso che Insinna il programma non lo conduce più – e probabilmente non tornerà mai più a farlo – andargli contro mi sembra proprio un'azione da maramaldi. Il servizio di Striscia si apre con uno spezzone di una puntata di Cartabianca durante la quale l'attore ha fatto un discorso da applausi a favore dei più deboli e degli oppressi – «Voglio vivere in un paese gentile che aspetta chi arriva tardi», le testuali parole – mentre il seguito è teso a dimostrare che la gentilezza non sarebbe esattamente la sua dote più spiccata: Insinna, tra una parolaccia e l'altra, ha addirittura offeso alcuni concorrenti – tra i quali una brevilinea signora valdostana etichettata come "nana di m***a" – rei di non essere abbastanza telegenici e con quella marcia in più che permette di "vincere" le serate televisive.
OK, a questo punto direi che ho scritto anche troppo... e concludo linkando i post di Selvaggia Lucarelli e di Stefano Andreoli aka Stark sull'argomento.

martedì 23 maggio 2017

È tutta un'illusione

Osserva l'immagine qui sotto: di chi è il volto che vedi?


Se hai riconosciuto Albert Einstein, tutto OK. Se invece ti è sembrato che quei tratti ricordassero di più Marilyn Monroe... beh, delle due l'una: o hai osservato l'immagine da lontano, oppure magari sarebbe il caso che ti facessi dare una controllatina da un oculista, perché mi sa che non ci vedi proprio benissimo. Come spiegato da Wired, l'immagine è stata realizzata nel 2007 dai ricercatori dell'MIT sovrapponendo una foto molto dettagliata di Einstein e una più sfocata di Marilyn allo scopo di studiare in che modo, e con quale velocità, il nostro cervello processa gli stimoli visivi.
Ecco qui di seguito altre immagini sorprendenti tratte dal summenzionato articolo di Wired: alcune danno l'illusione del movimento...


... e altre quella del lampeggiamento.


Eppure, che tu ci creda o no, sono tutte immagini statiche...
Concludo con un video pubblicato su BuzzFeedBlue che mostra cinque illusioni ottiche davvero stupefacenti.


lunedì 22 maggio 2017

Campioni

All'indomani del sesto scudetto consecutivo conquistato dalla mia squadra del cuore, la Juventus, su La Stampa è uscita una lettera scritta dal trentanovenne Gigi Buffon, portiere e capitano della Vecchia Signora... o da chi per lui! ;-) Ne riporto il testo qui di seguito.
Abbiamo vinto. Di nuovo. Per la sesta volta consecutiva. Un record condiviso con Barza [Andrea Barzagli, NdC], Chiello [Giorgio Chiellini, NdC], Leo [Leonardo Bonucci, NdC], Stephan [Lichtsteiner , NdC] e Claudio [Marchisio, NdC]: i vecchi del gruppo (vecchi si fa per dire naturalmente... eccezion fatta per Andrea, lui è vecchio davvero). Con il passare dei mesi, delle partite e dei successi, in tanti hanno parlato di vittoria annunciata, di strada spianata, di campionato in discesa, di manifesta superiorità. Non sono d’accordo.
È il pensiero di chi non ha mai vinto che tende a banalizzare la fatica di chi ci riesce. In questo sesto scudetto non c’è stato nulla di scontato, prevedibile o sicuro. Eravamo i favoriti, certo, per quanto costruito nelle ultime cinque stagioni. Ma siamo ripartiti da zero, ci siamo rimessi in discussione, abbiamo lottato e vinto. Nessuno ci ha regalato nulla. Ogni avversario con noi si è impegnato al massimo. Tutti hanno tifato contro. Ed è normale. I più forti sono sempre più antipatici. Ma io mi tengo l’antipatia e lascio agli altri l’invidia per l’impresa che questa società, tutta la società, è riuscita a costruire.
La prima parola che penso dopo ogni vittoria è «domani». Sono orgoglioso dei trofei conquistati. Sento di essere un uomo del mio tempo. Ma è quello che ancora mi attende a tenermi vivo e in continuo movimento. Dalla vita ho avuto più di quanto ho desiderato. Certamente più di quanto ho chiesto. Davanti a un nuovo traguardo, di fronte a un ulteriore obiettivo centrato ho sempre la consapevolezza di aver dato il massimo e la sensazione di aver ricevuto - se possibile - ancor di più. Un retrogusto di costante riconoscenza alla vita che mi costringe a essere un inguaribile ottimista e che mi spinge ad andare sempre oltre: oltre me stesso, oltre le vittorie, oltre il limite. Sono sei scudetti consecutivi ma anche dieci in carriera.
Sì, dieci. Non mi vergogno a dirlo. Li ho vinti tutti. Sul campo. Accanto a campioni di cui, mentre scrivo, rivedo volti, fatica e sorrisi. La Federazione, Wikipedia o la Lega dicono che sono otto. Io non discuto arbitri, giudici e leggi. Ma nessuno può negarmi il diritto di sentirli tutti miei. Il mio primo amore è stata una ragazzina incontrata alle medie. Era un sentimento non corrisposto. Ma cosa importa, per me era amore. Il riconoscimento nella vita non è tutto. Io sento mie, intimamente mie, alcune canzoni di Vasco o alcune poesie di Neruda. Non le ho composte io. Ma è un fatto relativo perché in fondo, come ha scritto Troisi ne «Il Postino», la poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve. Nessuna polemica quindi. Nessuna volontà di riaprire capitoli passati. Solo l’orgoglio per quanto ho costruito, vinto e conquistato sul campo. Mai solo. Sempre in squadra!
Un orgoglio che mi riporta all’estate 2006. Un’estate calda e frenetica. Un’estate di esodi comprensibili e non giudicabili. Ma anche un’estate di conferme e di voglia di cambiare la storia. Anzi, di scrivere la storia. Nessuno come noi. Nessuno prima di noi. Penso a Pavel [Nedvěd, NdC], Alex [Del Piero, NdC], David [Trezeguet, NdC], Camo [Mauro Germán Camoranesi, NdC]... a me stesso. Scegliemmo insieme di rimanere per onorare una maglia, una società, un popolo di tifosi. Perdemmo tutti qualcosa per guadagnare dei beni non misurabili e non barattabili: il rispetto e l’affetto. Valori fondanti per un gruppo e una squadra. Perché senza il noi, non esisterebbero vittorie, record e conquiste. Non voglio entrare nel dizionario delle citazioni delle frasi fatte. Ma senza tutti coloro che lavorano in campo e fuori dal campo (magari nell’ombra) per permettermi di dare il meglio, tutto questo non sarebbe possibile. E la cosa più incredibile è che tutto questo non è ancora finito.
Ma, pur non essendo né tifosa romanista né fan di Francesco Totti, colgo l'occasione per condividere anche il testo di una lettera d'amore per la Roma scritta l'estate scorsa dal Pupone – o da chi per lui, anche in questo caso ;-) – e pubblicata su The Players' Tribune. L'ho letta casualmente proprio in questi giorni, e mi ha colpita parecchio.
Ventisette anni fa qualcuno bussò alla porta del nostro appartamento di Roma. Ad aprire andò mia madre Fiorella. Le persone che erano dietro la porta avrebbero potuto cambiare la mia carriera calcistica.
Quando aprì la porta c’erano dei signori che si presentarono come dirigenti sportivi.
Ma non erano della Roma: indossavano indumenti rossi e neri.
Erano dell’AC Milan e volevano che andassi a far parte della loro squadra. A tutti i costi.
Mia madre alzò le braccia al cielo. Che cosa pensate che abbia detto a quei signori?
Quando sei un ragazzo di Roma, ci sono solo due scelte: puoi essere giallo-rosso o bianco-celeste. Roma o Lazio. Nella nostra famiglia, esisteva solo una scelta possibile.
Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscere mio nonno, poiché morì quando ero un bambino. Ma mi ha lasciato un dono fantastico. Fortunatamente per me, mio nonno Gianluca era un tifoso accanito della Roma ed ha trasmesso questo amore a mio padre che, a sua volta, lo ha trasmesso a mio fratello e a me.
L’amore per la Roma ci è stato tramandato. E’ sempre stato più di un Club di calcio, è parte della nostra famiglia, del nostro sangue e delle nostre anime.
Non avevamo la possibilità di vedere molte partite in TV perché, anche se disputate a Roma, non venivano trasmesse frequentemente negli anni ’80. Quando ho compiuto 7 anni, mio padre comprò dei biglietti e finalmente ebbi la possibilità di andare a vedere I LUPI allo Stadio Olimpico.
Ancora adesso posso chiudere gli occhi e ricordarmi quello che ho provato. I colori, le canzoni, il fumo dei petardi che esplodevano. Ero un ragazzo vivace e anche solo essere lì nello stadio, circondato da tutti gli altri tifosi della Roma ha acceso in me qualcosa di diverso. Non so come descriverlo…
Bellissimo.
Questa è l’unica parola che può descrivere ciò che provai.
Non credo che nessuno nel mio quartiere di San Giovanni mi abbia mai visto senza un pallone al piede. Giocavamo a calcio ovunque, sui sanpietrini, vicino alle chiese, nei  vicoli. Ovunque.
Fin da bambino il calcio era per me molto di più di una semplice passione: ero ambizioso e volevo che diventasse la mia professione. Iniziai a giocare per alcuni club giovanili. Sulle pareti della mia stanza avevo avevo appeso poster e articoli ritagliati dai giornali su Giannini, il capitano della Roma. Era il mio idolo. Un simbolo perché era un ragazzo romano proprio come noi.
A 13 anni sentii qualcuno bussare alla nostra porta.
Questi signori dell’AC Milan mi chiesero di diventare rosso-nero: un’opportunità per fare carriera in un grande Club italiano. Ovviamente non era una decisione che potevo prendere da solo.
Mia mamma è sempre stata il “boss” e lo è tutt’ora. Lei, come tutte le mamme italiane,  è piuttosto protettiva nei confronti dei figli e infatti non voleva che me ne andassi da casa per paura che mi succedesse qualcosa.
“No, no” rispose ai dirigenti e fu tutto ciò che disse “Mi dispiace. No, no”.
Fine del discorso. Il mio primo trasferimento era stato rifiutato dal “boss.”
Nel weekend mio padre accompagnava me e mio fratello alle nostre partite mentre mia mamma aveva il controllo di tutto dal lunedì al venerdì. Fu difficile rinunciare alla proposta dell’AC Milan perché avrebbe significato tanti soldi per la nostra famiglia ma così facendo mia madre mi diede un grande insegnamento quel giorno: la tua casa è la cosa più importante nella vita.
Solo qualche settimana più tardi, venni scelto durante una partita giovanile e la Roma mi fece un’offerta. Sarei diventato giallo-rosso.
Mia mamma se lo sentiva. Mi ha aiutato nella mia carriera in moltissimi modi. Si, era protettiva ma ha fatto così tanti sacrifici per essere sicura che io stessi sul campo da calcio ogni giorno. So che i primi anni sono stati duri per lei.
Era lei che mi portava all’allenamento e che mi aspettava. A volte mi aspettava per due, tre anche quattro ore per darmi la possibilità di vivere il mio sogno. Aspettava sotto la pioggia, al freddo, non le importava.
Aspettava per far sì che io realizzassi il mio sogno.
Fino a 90 minuti prima della partita non avevo idea che avrei fatto il mio debutto allo Stadio Olimpico. Ero seduto sul pullman che ci portava da Trigoria allo Stadio e sentivo crescere in me l’adrenalina. La serenità che avevo provato la notte prima era svanita. I tifosi della Roma sono diversi da tutti gli altri. Si aspettano tantissimo da te quando indossi la maglia giallo-rossa. Devi dimostrare il tuo valore e non c’è spazio per gli errori.
Quando sono entrato in campo per la prima volta ero sopraffatto dall’orgoglio di giocare per la mia città, per mio nonno, per la mia famiglia.
In 25 anni, quella pressione — quel privilegio — non è mai cambiato.
Certo ci sono stati degli errori. C’è stato anche un momento in cui, 12 anni fa, ho considerato la possibilità di lasciare Roma ed andare a giocare per il Real Madrid. Quando una squadra di grande successo, forse la più forte al mondo, ti chiede di entrarne a far parte, inizi a pensare a come sarebbe la tua vita in un altro posto. Ne parlai con il Presidente della Roma e quello fece la differenza. Alla fine fu la conversazione che ebbi con la mia famiglia che mi ricordò in che cosa consiste la vita.
La tua casa è tutto.
In questi 39 anni Roma è stata la mia casa. In questi 25 anni di carriera, la Roma è stata la mia casa. Spero di aver rappresentato il Club al meglio delle mie possibilità ed aver innalzato i colori della Roma il più in alto possibile vincendo lo scudetto e giocando nella Champions League. Spero siate fieri di me.
Potete definirmi un abitudinario. Ho lasciato la casa dei miei genitori solo quando mi sono fidanzato con mia moglie, Ilary. Così quando penso al tempo trascorso qui e a ciò che lascierò so già che mi mancherà la routine e le cose di tutti i giorni. Le molte ore di allenamento, le chiacchierate nello spogliatoio. La cosa che mi mancherà maggiormente sarà bere un caffè con i miei colleghi ogni giorno. Forse se tornassi un giorno come allenatore, riuscirei a godermi ancora questi momenti.
Molti mi chiedono, perché hai passato tutta la tua vita a Roma?
Roma rappresenta la mia famiglia, i miei amici, la gente che amo. Roma è il mare, le montagne, i monumenti. Roma, ovviamente, è anche i romani.
Roma è il giallo e il rosso.
Roma, per me, è il mondo.
Questo Club e questa città sono stati la mia vita.
Sempre.
A questo punto non posso fare a meno di pensare che al quasi quarantunenne Totti, nonostante i rapporti non idilliaci con l'allenatore giallorosso Luciano Spalletti, è stato concesso di concludere la carriera da giocatore nella "sua" squadra, per la quale a partire dalla prossima stagione continuerà a lavorare nel ruolo di dirigente. Mentre invece un altro grande campione sia sul campo che nella vita, il mio idolo Alessandro Del Piero, questa soddisfazione non l'ha avuta... :-(

domenica 21 maggio 2017

Quando ciò che senti è un tutt'uno con ciò che vedi

Quest'oggi mi va di condividere due video nei quali mi sono imbattuta per caso in Rete; in entrambi i casi le immagini sono opera dell'artista e animatore Ryan Woodward.
Il primo video, disponibile sul canale YouTube dello stesso Woodward, si intitola Thought of You, e la colonna sonora è il brano World Spins Madly On dei The Weepies.



Il secondo video, caricato da un certo Julio César Pisón Romero, non so se e fino a che punto sia autorizzato dall'autore delle animazioni, ma personalmente trovo che in questo caso le immagini si sposino ancora meglio con la musica: uno struggente tango di Astor Piazzolla.


sabato 20 maggio 2017

Contro tutte le discriminazioni

Quest'oggi mi occupo di due forme differenti di discriminazione e intolleranza, rivolte verso bersagli di diversa natura.
In questo momento a Milano è in corso un corteo a sostegno dei migranti guidato dal sindaco della città meneghina Beppe Sala, il quale ha pubblicato un post per sottolineare che il delinquente che l'altro giorno in Stazione Centrale ha accoltellato due uomini delle forze dell'ordine, pur essendo di origine nordafricana, è italiano a tutti gli effetti. E già che ci siamo, trovo assolutamente condivisibile anche il post di Pippo Civati sull'argomento.
Per replicare a coloro che sostengono che i migranti «sono già fin troppi, non possiamo accoglierne di più», condivido un'immagine abbastanza eloquente pubblicata sulla pagina I sentinelli di Milano.


Passiamo ora a un altro triste fenomeno di intolleranza, l'omofobia. Il 17 maggio scorso si è celebrata come ogni anno la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Ebbene, il giorno successivo a Pescara è avvenuto un episodio assai increscioso: dopo aver salutato il suo ragazzo con un bacio sul lungomare, un giovane volontario di Arcigay Chieti ha inforcato la bicicletta per tornare a casa, ma è stato seguito, ingiuriato e minacciato da due individui a bordo di un'auto. E, per quanto la cosa fortunatamente non abbia avuto conseguenze gravi, né le sue richieste di aiuto né le successive denunce hanno avuto alcun esito.
La senatrice Monica Cirinnà, alla quale dobbiamo la legge sulle unioni civili e che è particolarmente sensibile a questi temi, ha condiviso il post di un giovane che racconta ciò che ha dovuto subire fin da ragazzino a causa della sua "diversità".
Molta gente di vedute ristrette cerca di dissimulare la propria omofobia obiettando «Se quando sono in giro coi miei figli ci imbattiamo in una coppia di uomini o di donne che si baciano, come glielo spiego alle mie innocenti creature?». La vignetta qui sotto suggerisce il modo...


... e sono certa che i bambini, con la loro innata semplicità, non si faranno problemi ad accettare come del tutto normale – sì, normale – una realtà che per tante, troppe persone "grandi" è intollerabile.

venerdì 19 maggio 2017

Non ci sono più i tormentoni di una volta

Era l'estate del 1997, e la sottoscritta quasi consumò la musicassetta della compilation Festivalbar Latino a furia di ascoltarla. Fra le tracce incluse ricordo successi come El talismán di Rosana, The Rhythm Is Magic di Marie-Claire D'Ubaldo e soprattutto María, il brano che lanciò nel nostro Paese il cantante portoricano Ricky Martin. Con quel fascino latino e quel modo irresistibile di muoversi e di ballare, è stato a lungo l'uomo dei sogni di tante fanciulle come me... finché anni dopo il suo coming out non ha demolito le nostre ingenue illusioni. ;-)
A vent'anni di distanza, di portoricani in vetta alle classifiche discografiche non ce n'è uno solo ma due, il cantante Luis Fonsi e il rapper Daddy Yankee, i quali a gennaio scorso hanno pubblicato il singolo Despacito. Per citare un tweet, Despacito è «il primo tormentone dell'estate che ha già rotto il c***o in primavera». ;-) E che comunque ha già dato vita a innumerevoli parodie e "omaggi". Oltre alla parodia del Vava pubblicata il mese scorso, segnalo gli ultimi due video nei quali mi sono imbattuta: la parodia del comico Dado e il video nel quale i The Jackal mostrano gli effetti di questo tormentone sulla gente. Quando dall'autoradio iniziano a uscire le "dolenti note", sulle prime i tre occupanti dell'auto ne dicono peste e corna... finché non finiscono per cedere alla tentazione di cantare a squarciagola ballando scompostamente. Io invece resisto: non mi avrai mai, Despacito! ;-)
Se non conosci una parola di spagnolo e ti stai chiedendo quale sia l'argomento di questa canzone, sappi che a parlare in prima persona è un giovanotto impegnato in un audace approccio con una ragazza bella e sensuale: quanta originalità, nevvero? ;-) Eccoti qui di seguito il testo...
Ay... Fonsi! DY!
Oh oh... Oh no, oh no... Oh yeah... Dididiri Daddy
Sí, sabes que ya llevo un rato mirándote
Tengo que bailar contigo hoy (DY)
Ví que tu mirada ya estaba llamándome
Muéstrame el camino que yo voy (oh)
Tú, tú eres el imán y yo soy el metal
Me voy acercando y voy armando el plan
Solo con pensarlo se acelera el pulso (oh yeah)
Ya, ya me está gustando más de lo normal
Todos mis sentidos van pidiendo más
Esto hay que tomarlo sin ningún apuro
Despacito – quiero respirar tu cuello despacito
Deja que te diga cosas al oido
Para que te acuerdes si no estás conmigo
Despacito – quiero desnudarte a besos despacito
Firmo en las paredes de tu laberinto
Y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito (sube sube...)
Quiero ver bailar tu pelo, quiero ser tu ritmo
Que le enseñes a mi boca
Tus lugares favoritos (favorito, favorito baby)
Déjame sobrepasar tus zonas de peligro
Hasta provocar tus gritos
Y que olvides tu apellido
Si te pido un beso ven dámelo
Yo sé que estás pensandolo
Llevo tiempo intentandolo
Mami esto es dando y dandolo
Sabes que tu corazón conmigo te hace bom bom
Sabes que esa beba está buscando de mi bom bom
Ven prueba de mi boca para ver como te sabe
Quiero quiero quiero ver cuanto amor a ti te cabe
Yo no tengo prisa yo me quiero dar el viaje
Empecemos lento, después salvaje
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando, poquito a poquito
Cuando tú me besas con esa destreza
Veo que eres malicia con delicadeza
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando, poquito a poquito
Y es que esa belleza es un rompecabeza
Pero pa montarlo aquí tengo la pieza
Despacito – quiero respirar tu cuello despacito
Deja que te diga cosas al oido
Para que te acuerdes si no estás conmigo
Despacito – quiero desnudarte a besos despacito
Firmo en las paredes de tu laberinto
Y hacer de tu cuerpo todo un manuscrito (sube sube...)
Quiero ver bailar tu pelo, quiero ser tu ritmo
Que le enseñes a mi boca
Tus lugares favoritos (favorito, favorito baby)
Déjame sobrepasar tus zonas de peligro
Hasta provocar tus gritos
Y que olvides tu apellido
Despacito – vamos a hacerlo en una playa en Puerto Rico
Hasta que las olas griten 'Ay Bendito'
Para que mi sello se quede contigo
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando, poquito a poquito
Que le enseñes a mi boca
Tus lugares favoritos (favorito, favorito baby)
Pasito a pasito, suave suavecito
Nos vamos pegando, poquito a poquito
Hasta provocar tus gritos
Y que olvides tu apellido
Despacito
... e la relativa traduzione.
Ay... Fonsi! DY!
Oh oh... Oh no, oh no... Oh yeah... Dididiri Daddy
Sì, sai che è da un po' che ti osservo
Devo ballare con te oggi (DY)
Ho visto che il tuo sguardo mi stava chiamando
Mostrami la via e io verrò (oh)
Tu, tu sei il magnete ed io il metallo
Mi avvicino e preparo il mio programma
Solo al pensiero il mio battito accelera (oh yeah)
Già, già inizia a piacermi più del normale
Tutti i miei sensi stanno chiedendo di più
La cosa va presa senza alcuna fretta
Lentamente – voglio respirare il tuo collo lentamente
Lascia che ti dica delle cose nell'orecchio
Così ti ricorderai di me se non siamo insieme
Lentamente – voglio spogliarti lentamente a baci
Fermo tra le pareti del tuo labirinto
E fare del tuo corpo un intero manoscritto (alzati, alzati...)
Voglio vedere i tuoi capelli ballare, voglio essere il tuo ritmo
Voglio che insegni alla mia bocca
I tuoi posti preferiti (preferiti, preferiti baby)
Fammi oltrepassare le tue aree di pericolo
Fino a farti gridare
Ed a farti dimenticare il tuo nome
Se ti chiedo un bacio vieni, dammelo
So che stai pensando a quello
Era da un po' che ci provavo
Dolcezza, te lo sto dando
Sai che con me il tuo cuore fa boom boom
Sai che questa ragazza cerca da me il boom boom
Vieni a provare la mia bocca per vedere che sapore ha
Voglio vedere quanto amore ti occorre
Non ho fretta, mi voglio concedere il viaggio
Iniziamo lentamente e dopo andiamo sul selvaggio
Un passo alla volta, lento lentissimo
Ci abbassiamo, poco a poco
Quando mi baci con quella destrezza
Vedo che sei maliziosa con delicatezza
Un passo alla volta, lento lentissimo
Ci abbassiamo, poco a poco
Ed è che questa bellezza è come un puzzle
Però ho qui il pezzo per montarlo
Lentamente – voglio respirare il tuo collo lentamente
Lascia che ti dica delle cose nell'orecchio
Così ti ricorderai di me se non siamo insieme
Lentamente – voglio spogliarti lentamente a baci
Fermo tra le pareti del tuo labirinto
E fare del tuo corpo un intero manoscritto (alzati, alzati...)
Voglio vedere i tuoi capelli ballare, voglio essere il tuo ritmo
Voglio che insegni alla mia bocca
I tuoi posti preferiti (preferiti, preferiti baby)
Fammi oltrepassare le tue aree di pericolo
Fino a farti gridare
Ed a farti dimenticare il tuo nome
Lentamente – facciamolo su una spiaggia a Porto Rico
Finché le onde grideranno "ah che benedizione!"
Affinché il mio sigillo resti con te
Un passo alla volta, lento lentissimo
Ci abbassiamo, poco a poco
Voglio che insegni alla mia bocca
I tuoi posti preferiti (preferiti, preferiti baby)
Un passo alla volta, lento lentissimo
Ci abbassiamo, poco a poco
Fino a farti gridare
Ed a farti dimenticare il tuo nome
Lentamente
Dubito fortemente che questi versi entreranno mai nella storia della letteratura... ;-)
A proposito di tormentoni, sorvolando sulla clamorosa tamarraggine del nuovo singolo di J-AX & Fedez, è uscito proprio oggi Volare (nulla a che vedere con Nel blu dipinto di blu) di Fabio Rovazzi featuring nientepopodimenoché Gianni Morandi. Al primo ascolto mi sento di dire che i due pezzi precedenti dello youtuber di Lambrate – Andiamo a comandare e Tutto molto interessante – "spaccavano" di più. Anche se non ho specificato cosa... ;-)

giovedì 18 maggio 2017

Come rispondere ai call center

L'altra notte mi è riuscita un'impresa per me eccezionale: neutralizzare un'operatrice di call center particolarmente ostinata, con la cortesia che mi è solita ma anche con una fermezza e capacità di persuasione che non sapevo di avere. Tu dirai: che storia è mai questa?, da quando in qua i call center lavorano – e "rompono" – pure di notte?! Infatti non è così... È successo tutto nei miei sogni! ;-) E al risveglio mi ero già dimenticata cosa avessi mai potuto dire di così convincente. Nella realtà adotto varie "strategie" non troppo efficaci:
  • «Siamo a posto così, la ringrazio, non voglio farle perder tempo». «Ma lasci almeno che le illustri la nostra offerta...». «Siamo a posto così, davvero».
  • «Non siamo interessati». «Ma come fa a dirlo se non le ho ancora spiegato nulla?». «Mi creda, non ci interessa».
  • ... e last but not least la formuletta magica in grado di far terminare la comunicazione nel modo più rapido, a volte addirittura repentino: «Siamo iscritti al registro delle opposizioni».
Ho raccontato questo sogno a un conoscente il quale mi ha segnalato lo spiritoso video qui sotto, dal titolo 10 modi per rispondere al Call Center (e non farsi più richiamare), interpretato da Patrizio "Papo" Cossa, che sul suo sito si definisce «improvvisatore, autore, papà».


Trascrivo il "copione" a beneficio di chi volesse rendersi conto alla svelta di cosa si tratta, anche se il video vale senz'altro la pena di essere visto! :-D
  1. Pronto? S-sì... (con voce rotta dal pianto) Scusi, scusi, è che mia moglie m'ha appena lasciato e... lavorava in un call center, scusi, scusi... Scusi, che ditta ha detto? (singhiozza) Uh, è la stessa! Scusi, scusi, non ce la faccio! Uuuh! (riattacca)
  2. Pronto? Ah sì, sì sì... Mi attende solo un secondo? Un secondo. (urla per simulare una rapina in corso) Sì. Eh, scusi, eh... m'ha preso un attimo un momento... Pronto? Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
  3. Pronto? Ah! E che azienda è? Aaahhh, complimenti, complimenti. Lei lo sa chi sono io? Io sono il capo delle risorse umane della sua azienda. Bravo, bravo, complimenti. Lei? Ah, lei è nuovo, eh? Avevo detto di cancellare questo numero, è chiaro? Lei è licenziato, non è nuovo. Adesso mi dà il nome e il numero di matr... Pronto? Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
  4. Pronto? (finge un accento filippino) Ah no, signo'. Ah, io faccio solo pulizie qua. Ah no, non ce sta niente. Ah, ah no no no, ah no, no, se vuole faccio panni, ah, faccio stiro, ah, pulisco terra. Ah no, non lo so. Ah, non c'è nessuno qua. Arrivede'. (riattacca)
  5. Pronto? Ah, no. No, non sono io. Un attimo che glielo chiamo, un secondo. Eminenza? Eminenza, sì, la vogliono al telefono. Sì, lo so, non si affacci, per cortesia, venga qui, eminenza. Sì, non so, è un fratello, una piccola pecorella smarrita. Un secondo s... Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
  6. Pronto? Ah, sì sì. Mi può scusare solo un secondo, un attimo? (gemiti di godimento) Ah, sì, ah, ancora, sì, sì, oddio, sì, sì, ah, ah... Un attimo che vengo, un attimo... Ah, sì, ah, arrivo... Pronto? Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
  7. Pronto? Sì, sì, un secondo, arrivo subito, un secondo, eh? (appoggia il ricevitore e lascia la chiamata in attesa per un tempo interminabile)
  8. Pronto? No, non mi farà cambiare idea, è chiaro? Eh? Io ho detto che mi butto! Io mi butto, è chiaro? No... Chi è lei? Non è i vigili? Che vuole? Guardi che... guardi che se non attacca io mi butto! Se non attacca me butto! Lo giuro, eh? Lo faccio! Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
  9. Pronto? Chi è? Enza? Ma che, sei Enza la fija de Sergio?! No, c'hai la voce uguale uguale a Enza la fija de Sergio! Come se chiama tu' padre? Carlo. Eh. Ma che, sei Enza la fija de Carlo?! Ma dimme te! So' Pierpaolo, so'! Ma che 'n te ricordi?! Co' tu' padre siamo... Come, qua, insieme proprio... Dai, lavori ar call center mo'! Ma anvedi te, ma dimme te, ma come stai? Tu' madre? Tu' madre come se chiama? Anna? Ah, allora vedi che sei la fija de... sei Enza la fija de Sergio, de Carlo e Anna? Là, quanti... come se chiamano i tuoi? Bra... eh, quelli là, quei due. Ma dimme te! Pensa che co' tu' padre avemo fatto 'a guera insieme! Come 'n c'è mai annato 'n guera tu' padre?! Allora me stai a menti'! A' 'mbrojona, che fai, me menti?! Eh, te spacci pe' 'n'antra?! Pronto? Pronto? (l'interlocutrice ha riattaccato)
  10. Pronto? Sì, salve, sono Patrizio, in cosa posso esserle utile? Ah, certo. Io la ascolto se lei ascolta prima me. Pensi che oggi abbiamo un'offerta ir-ri-pe-ti-bi-le! Se vuole, se mi dà soltanto due minuti, posso invece convincerla che oggi è il suo giorno fortunato. Pensi, ho qui un set di pentole che potrei venderle alla modicissima cifra... nell'acquisto normale costa quasi seimila euro, ma soltanto per lei, per la sua... Pronto? Pronto? (l'interlocutore ha riattaccato)
Adoro la 9, davvero da applausi. E se avessi un bel po' più di faccia tosta di quella che mi ritrovo, alla prima occasione utile mi "rivenderei" la 10... :-)

mercoledì 17 maggio 2017

Call me Master of the Tweet

Oggi ho ricevuto via e-mail la notifica di un commento piuttosto lusinghiero (peccato per l'inglese un tantino approssimativo) al mio post di ieri.
I’ve been browsing on-line greater than three hours today, but I never discovered any attention-grabbing article like yours. It is beautiful worth sufficient for me. Personally, if all webmasters and bloggers made good content material as you did, the net will be a lot more helpful than ever before.
Per i non anglofoni...
Navigo in rete da più di tre ore oggi, ma non ho mai scoperto alcun articolo capace di attirare l'attenzione come il tuo. È bello meritevole per me. Personalmente, se tutti i webmaster e i blogger producessero buoni contenuti come hai fatto tu, la rete sarà molto più utile che mai prima d'ora.
Mi sarei anche potuta montare la testa... ;-) se solo non avessi notato in calce al commento due link analoghi a quelli di cui ho parlato qui, che differivano solo per l'argomento, l'interior design, ma non per l'ubicazione dell'attività "spammata", la città indiana di Chennai, l'antica Madras.
L'altro giorno, invece, dopo aver ricambiato il follow di un account Twitter dall'aria filosofeggiante, ho ricevuto un messaggio di questo tenore.
Gwendalyne, Creator of Dreams, Master of the Tweet, and Supreme Creative Genius. You obviously have great taste in content so we are humbled for you following us. [...] Feel free to retweet our posts. Thank you for your wise decision in following us.
... ossia...
Gwendalyne, Creatrice di Sogni, Maestra dei Tweet, e Genio Creativo Supremo. Ovviamente hai un gran gusto nei contenuti e siamo lusingati che tu ci segua. [Segue un po' di sfacciata autopromozione del loro podcast dal nome che è tutto un programma, The Human Experience, ossia L'esperienza umana, NdC] Sentiti libera di ritwittare i nostri post. Grazie per la tua saggia decisione di seguirci.
Ah, però... Sarei quasi tentata di aggiornare il mio profilo LinkedIn inserendo la dicitura Supreme Creative Genius: si sa che in ambito professionale l'inglese ha sempre un certo appeal! ;-)

UPDATE: Manco a farlo apposta, questo post ha prontamente ricevuto due commenti dello stesso tenore (che una volta tanto NON eliminerò).

martedì 16 maggio 2017

Qual è la lingua più complicata?

Quest'oggi mi va di condividere alcuni spunti che ho raccolto nel corso del tempo riguardo a certe singolari peculiarità delle lingue straniere, argomento che mi affascina e mi incuriosisce da sempre.
Se mastichi un po' di francese, apprezzerai questo testo spiritoso nel quale i cugini d'Oltralpe cercano di dimostrare che l'inglese è persino più complicato della loro lingua.
On dit que la langue française est compliquée, mais que dire de l’Anglais !
Français:
“1H58 à 2H02 : une heure cinquante-huit à deux heures deux.”
Anglais:
“from two to two to two two”
Français :
“Trois sorcières regardent trois montres Swatch. Quelle sorcière regarde quelle montre Swatch ?”
Anglais:
“Three witches watch three Swatch watches. Which witch watch which Swatch watch??
Français:
“Trois sorcières suédoises et transsexuelles regardent les boutons de trois montres Swatch suisses. Quelle sorcière suédoise transsexuelle regarde quel bouton de quelle montre Swatch suisse?”
Anglais :
“Three Swedish switched witches watch three Swiss Swatch watch switches.Which Swedish switched witch watch which Swiss Swatch watch switch?
Gli anglofoni, da parte loro, si sono "vendicati" raccogliendo ben 21 motivi divertenti per cui la lingua francese è la peggiore (ma come si permettono?! La langue française est merveilleuse! <3)
Studiando il francese ho imparato il bizzarro meccanismo per scrivere i numeri in lettere: ad esempio 97 si scrive quatre-vingt-dix-sept, in pratica 4×20+10+7. Ma se l'immagine qui sotto è veritiera, ne deduco che da questo punto di vista la lingua danese è perfino più contorta...


L'immagine che apre il post è tratta da Mytranslation.com, come pure questa qui sotto, che mostra come in alcune delle lingue più diffuse la parola che denota il numero 8 richiami il sostantivo che significa notte.

lunedì 15 maggio 2017

La chiamano "la fatina no-vax"

Di recente ha fatto scalpore il caso di Emanuela Petrillo, l'assistente sanitaria veneta accusata di aver vaccinato solo per finta migliaia di persone a Codroipo e dintorni; i primi sospetti sarebbero sorti quando ci si è accorti che stranamente i bambini affidati alle sue cure non piangevano mai per l'iniezione. Alcune colleghe la accusano di aver scaricato il contenuto delle fiale nel cestino anziché nei muscoli. Il titolo dell'articolo di Repubblica, «Neanch'io so più qual è la verità», sembrerebbe dare a intendere che la Petrillo fosse una militante antivaccinista ravvedutasi solo in seguito, e invece il senso di quelle parole è un altro: «il problema è che sotto una montagna di accuse è difficile continuare a fidarsi anche di se stessi, dei propri ricordi». La giovane non solo si proclama innocente, ma giura di essere sempre stata favorevole ai vaccini; questa però potrebbe anche essere una strategia difensiva dettata dai suoi legali. E dal summenzionato articolo di Repubblica, che descrive la "casa d'accoglienza" gestita dalla famiglia Petrillo dove si è rifugiata la "fatina dagli occhi blu" dopo essere finita nell'occhio del ciclone, emergono retroscena che definirei piuttosto interessanti...
L'azienda sanitaria competente, che in seguito all'accaduto, attenendosi al principio di massima precauzione, ha messo in atto una campagna straordinaria di richiamo profilattico tra Veneto e Friuli, ha pubblicato un'esauriente FAQ al riguardo. Vale la pena di leggerla non solo per saperne di più sulla vicenda in sé, ma anche per chiarirsi un po' le idee sui vaccini e sull'importanza di effettuare i dovuti richiami, e per rendersi conto dell'opportunità di rifare le vaccinazioni se c'è anche solo il minimo dubbio che le precedenti somministrazioni non siano andate a buon fine.

venerdì 12 maggio 2017

Potenza del gallio

Quest'oggi torno ad occuparmi del gallio, il metallo che come spiegai a suo tempo viene usato da qualche anno nei moderni termometri a liquido al posto del ben più tossico mercurio, prendendo spunto da un video che mostra l'affascinante comportamento di questo elemento chimico in certe condizioni, linkato in un post della pagina Facebook Curiosità Scientifiche.


Ed ecco la traduzione del testo che compare nel video.
Il mercurio (Hg) è l'unico metallo liquido a temperatura ambiente, ma poiché esso è tossico, al suo posto vengono spesso utilizzate delle leghe di gallio (Ga).
Vediamo cosa accade quando a un pezzo di gallio (che fonde alla temperatura di 29,8°C) viene aggiunto dell'acido solforico caldo.
  • La tensione superficiale porta le palline di gallio a riunirsi.
  • Il gallio combatte strenuamente con i malvagi cristalli di bicromato di potassio (K2Cr2O7).
  • Uno strato insolubile di sali di gallio cambia la tensione interfacciale, facendo tremolare la goccia.
Il gallio è in soluzione con acido solforico (H2SO4) con l'aggiunta di perossido di idrogeno (H2O2) e avviene il riscaldamento.
I metalli solidi gallio, indio (In) e stagno (Sn) formano una lega, chiamata galinstan, che è anch'essa liquida a temperatura ambiente (Tfusione = –19°C) e viene usata nei termometri.
Infine, prepariamo uno specchio. Il galinstan dissolve l'alluminio. Ora l'alluminio si scioglie in acqua. La lega di alluminio e gallio reagisce con l'acqua, liberando idrogeno.
A proposito di chimica... il video qua sotto, che mostra alcune reazioni chimiche stupefacenti a vedersi, costituisce l'ideale appendice di questo post che pubblicai tempo fa.