domenica 30 aprile 2017

Due gambe nuove per Zulu

All'indomani della conclusione della dodicesima edizione del talent show Ballando con le stelle, che ha visto la vittoria tanto meritata quanto esemplare dell'atleta paralimpico Oney Tapia (finora non proprio noto ai più, se posso dirlo), colgo l'occasione per condividere una foto pubblicata su Instagram qualche settimana fa dal fotografo Yassine Alaoui Ismaili...


... e accompagnata da un testo del quale riporto qui di seguito la traduzione.
Se hai dei soldi che puoi spendere per aiutare qualcuno, sei pregato di prendere in considerazione l'eventualità di contribuire a questo obiettivo @GoFundMe.
Zulu Rema è un breakdancer giovane e promettente di Hammam Zriba, una piccola città della Tunisia settentrionale. A causa di una rara malattia ha perso entrambe le gambe all'età di due anni. Adesso ha bisogno di un nuovo paio di gambe protesiche, che sono molto costose.
Attraverso la mia serie di foto di Zulu Rema, un uomo di nome Chris Wright è venuto a conoscenza della storia di Zulu e ha deciso di creare una campagna di crowdfunding per acquistare il nuovo paio di gambe protesiche di cui Zulu Rema ha bisogno, e alla quale puoi contribuire attraverso questo link.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni per convincerti, puoi visionare la serie di ritratti foto + testo che abbiamo fatto qui (testo di Tine Lavent disponibile su richiesta).
Forza, ché l'obiettivo prefissato è a tanto così dall'essere raggiunto! :-)

sabato 29 aprile 2017

Donne, è arrivato l'arrotino!

Da quando mi sono trasferita al Nord non mi è più successo, ma finché ho abitato a Pescara ogni tanto mi capitava di sentir passare sotto casa l'arrotino ambulante che diffondeva con l'amplificatore il suo messaggio registrato: qualcosa del tipo «Donne! [come se agli uomini di casa la faccenda non dovesse assolutamente interessare, NdC] È arrivato l'arrotino e l'ombrellaio... Ripariamo le vostre cucine a gas!», etc. etc.
L'altro giorno su Facebook è sorta una discussione al riguardo, e c'è chi si è stupito che al giorno d'oggi sopravvivesse ancora una professione così "arcaica". A questo punto mi è venuta la curiosità di cercare su YouTube l'audio più comune del messaggio dell'arrotino, e ho trovato non solo quello – per inciso parodiato dall'attore Giancarlo Ratti, nel corso de Il ruggito del coniglio radiofonico, in È arrivato l'attorino – ma anche un remix dance che mi è entrato subdolamente nelle orecchie: «Arrotino – Donne – Gas» temo che non me lo leverò più dalla testa, ahimè! ;-)
[L'immagine che apre il post è tratta da WE:LOVE:MERCURI]

venerdì 28 aprile 2017

I'm not a fashion victim

Per tanta gente una delle massime aspirazioni è quella di potersi permettere capi di abbigliamento ed accessori firmati... e invece per me è vero più o meno il contrario: sarò strana io, ma non mi piacciono le griffe evidenti, men che meno oggetti tipo le borse di Louis Vuitton tutte "crivellate" di marchietti. Oserei dire che la trovo un'ostentazione per nulla elegante. Ciò non vuol dire che io non apprezzi la qualità, ma questo è un altro discorso.
Di recente la casa di moda Balenciaga ha messo in vendita al "modico" prezzo di duemilacentoquarantacinque dollari una borsa di pelle...


... parecchio somigliante, sia nel design che nel colore blu elettrico, ad un articolo popolarissimo che però costa novantanove centesimi, ossia oltre duemila volte di meno: la borsa FRAKTA di IKEA. Questa sarà anche di plastica riciclabile anziché di pelle pregiata, ma a suo modo è "griffata" anch'essa... e senza dubbio è molto ma molto più pratica! ;-)
La multinazionale svedese ha saputo cavalcare in modo geniale il lancio della borsa di Balenciaga pubblicando il manifesto qui sotto, realizzato dall'agenzia creativa Acne, che spiega come riconoscere l'unica, inimitabile borsa FRAKTA.

Come identificare una borsa IKEA FRAKTA originale.
  1. Scuotila. Se senti un fruscio, allora è quella vera.
  2. Multifunzionale. Può trasportare attrezzatura da hockey, mattoni e persino acqua.
  3. Buttala nella sporcizia. Una vera FRAKTA si può sciacquare facilmente con un tubo da giardino quando è sporca.
  4. Piegala. Riesci a ripiegarla fino alle dimensioni di un piccolo portafogli? Se la risposta è sì, congratulazioni.
  5. Guardaci dentro. Sull'originale c'è un'autentica etichetta IKEA.
  6. Il prezzo. Solo 0,99 dollari.
A proposito di robe fashion, un'altra tendenza alla quale sono immune è quella delle scarpe con i tacchi alti. Non nego che possano essere stupende da vedere e affascinanti da indossare... a patto di saperci camminare, però, e io non sono proprio capace! ;-) Mi accontento di portare in giro il mio metro e settantacinque di altezza comodamente e speditamente su scarpe basse, quasi sempre sportive soprattutto nella stagione fredda, senza svettare sul mio partner, che è poco più alto di me, quando usciamo insieme. Se poi vedo immagini come quella qui accanto – la radiografia di un piede costretto in una posizione del tutto innaturale dentro una scarpa col tacco alto, pubblicata nella pagina Facebook Curiosità Scientifiche – i miei eventuali rimpianti residui svaniscono. Come spiegato nel commento all'immagine, che prende spunto da Wikipedia, le scarpe coi tacchi...
costringono i piedi in una posizione viziata, che può anche portare a problemi come vesciche, calli, dita a martello ed alluce valgo (L'alluce valgo è una deformazione del piede costituita dall'allontanamento della testa del primo metatarso dalle altre.)
Il motivo principale è il fatto di aumentare il peso sopportato dalle dita del piede e la pianta anteriore, incrementando la probabilità di danni a questi tessuti.
In casi più rari vi possono essere patologie anche gravi come neuroma di Morton, o fascite plantare, che possono richiedere interventi chirurgici.

giovedì 27 aprile 2017

Primarie, vinca il migliorOH WAIT

Le prossime primarie del PD saranno le prime che diserto da quando è stato introdotto in Italia questo "strumento democratico", almeno credo. Anche se domenica non sarò a Pescara dove ho tuttora la residenza, avrei potuto votare pure quassù al Nord registrandomi entro le 18 di oggi sull'apposito sito, ma onestamente il mio interesse nei confronti della consultazione è al minimo storico. Del resto, come mostrato nell'ultimo video del Terzo Segreto di Satira, l'esito sembra già scritto... [Pure il comico Dado ha ironizzato a modo suo sulle primarie]
Mentre ieri sera andava in onda il confronto fra i tre candidati – in rigoroso ordine alfabetico Michele Emiliano, Andrea Orlando e Matteo Renzi – io guardavo più per curiosità che per altro la terza puntata della fiction Di padre in figlia [recensione in sintesi: magari la ricostruzione storica sarà anche ben fatta e il cast è all'altezza, peccato per la sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti]. Volendo potrei recuperare il dibattito dal sito di Sky TG24... ma mi sa che mi farò bastare le pagelle di Mattia Feltri.

mercoledì 26 aprile 2017

Vuoi pure l'aiuto da casa?

Grazie all'odierno Caffè di Massimo Gramellini – che a causa del famigerato paywall di Corriere.it ho potuto leggere soltanto aprendo una nuova finestra anonima in Firefox – sono venuta a conoscenza della proposta avanzata dal Movimento 5 Stelle prendendo spunto da una petizione pubblicata su Change.org: nel corso della seconda prova scritta dell'esame di maturità scientifica, tradizionalmente dedicata alla matematica, agli studenti dovrebbe essere consentita la consultazione di un formulario. Il Ministero dell'Istruzione ha bocciato – mai termine fu più appropriato – la proposta... e io sto senza alcun dubbio col Ministero. Ho frequentato il liceo scientifico, e in cinque anni posso dire di aver imparato del tutto a memoria ben poche nozioni del programma di matematica, in pratica solo quelle che trovavo più ostiche; su tutto il resto ci ragionavo, cercavo di assimilare la logica che c'era dietro, e se proprio non mi tornava in mente una formula anche complicata – tipo quelle per calcolare il volume dei solidi di rotazione, che se ben ricordo il prof non aveva neppure inserito nel programma, eppure le studiai per conto mio per diletto ;-) – ero in grado di ricavarla da me attraverso i dovuti passaggi. Per quanto riguarda altri tipi di "aiutini", quando ho fatto la maturità non era permesso neppure l'uso delle calcolatrici scientifiche programmabili... e così è stato anche nei miei primi anni di università, perlomeno fino al momento in cui il fatto di saper fare i conti a mano è diventato poco rilevante ai fini della valutazione delle competenze individuali.
Trovo che ciascuno studente dovrebbe arrivare a mettere a punto, se necessario con l'aiuto degli insegnanti, il proprio personale metodo di apprendimento che gli garantisca i migliori risultati; in molti casi visualizzare è utilissimo. Esemplari in tal senso sono due GIF animate pubblicate nella pagina Ingegneria del suicidio; la prima riguarda le funzioni trigonometriche...


... e la seconda – fin troppo cervellotica, a dire il vero – la soluzione delle equazioni di secondo grado.


[Ad altre GIF animate che ti aiutano in matematica ho già dedicato a suo tempo un post]

martedì 25 aprile 2017

Non era vero niente

Il mese scorso ha fatto parecchio discutere la notizia di una quarantunenne padovana che ha affermato di essere stata respinta da ben ventitré ospedali del nordest prima di riuscire ad abortire; considerando l'incidenza dell'obiezione di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche, non era poi così difficile da credere. Eppure, come spiegato dall'assessore veneto alla sanità, si è rivelato tutto falso.
C'è poi la dolorosa vicenda di un padre che per diciassette anni si è dovuto difendere dall'accusa più infamante per un genitore: quella di aver abusato sessualmente dei due figli, all'epoca ancora bambini. Adesso che i ragazzi hanno 27 e 24 anni, la Corte d'Appello di Perugia ha sancito la non colpevolezza dell'uomo: a quanto pare fu la madre a convincere i bambini a testimoniare il falso contro l'ex marito. È davvero sconvolgente la meschinità a cui si riducono certe persone pur di fare del male all'ex partner: arrivano addirittura a coinvolgere e manipolare creature del tutto innocenti. La cosa peggiore è che storie del genere rischiano di creare un precedente tale da influire in modo negativo anche sui casi in cui gli abusi sono tristemente reali: capita già fin troppo spesso che le vittime di violenza non siano credute e vengano accusate di essersi inventate tutto, figuriamoci poi se notizie come questa contribuiscono ad instillare il dubbio...

lunedì 24 aprile 2017

Vive l'amour!

Da ieri si parla parecchio di Emmanuel Macron, quarant'anni a dicembre, il candidato centrista alle presidenziali francesi che fra due domeniche affronterà al ballottaggio l'ultradestrorsa Marine Le Pen, e di sua moglie Brigitte Trogneux, una bella signora bionda e magrissima che ha 24 anni più di lui (anche se non si direbbe). Proprio la stessa differenza di età che c'è fra Donald Trump e la sua attuale moglie Melania... però a detta di molti «Chissà perché quando è il marito ad essere più anziano nessuno ci trova nulla da ridire, non è giusto!». Sarà, ma se devo dire la mia la coppia presidenziale americana mi convince assai meno rispetto ai Macron. L'unico aspetto che mi dà un pochino da pensare è che questi ultimi si siano conosciuti quando lui era un liceale diciassettenne e lei era la sua insegnante, sposata e madre di tre figli. Il ragazzo se ne innamorò perdutamente, a tal punto che la famiglia da Amiens lo mandò a studiare a Parigi nella speranza che la dimenticasse... ma lui promise a se stesso e a lei che sarebbe tornato e l'avrebbe sposata. E così è stato: nel 2007, un anno dopo il divorzio di lei, i due sono convolati a nozze. Due anni fa la donna ha abbandonato l'insegnamento, e oggi affianca costantemente il marito nei suoi impegni politici. Mi piacerebbe essere romantica come Selvaggia Lucarelli che li adora senza riserve... ma a me l'idea di un adolescente travolto da una passione così incontenibile per una donna che potrebbe essere sua madre – due dei tre figli di Brigitte, che è sette volte nonna, sono più grandi di Emmanuel – spaventa un po'. Sarà che non riesco a pensare né a me né a nessuna/o delle/dei mie(i) compagne/i di liceo che si fidanzava con qualche prof... (Per qualcuno dei quali personalmente potevo provare tutt'al più una maggiore affinità o simpatia rispetto ad altri, ma nulla che non fosse del tutto platonico!)
Detto ciò, ammesso che tra Emmanuel e Brigitte non sia successo nulla prima che lui diventasse abbastanza grande, tutto il resto sono solo ed esclusivamente affari loro. Li trovo una bella coppia, e faccio il tifo affinché approdino all'Eliseo... anche perché il mio pensiero nei confronti di Marine Le Pen è ben riassunto dalla scritta qui sotto, pubblicata su Instagram.

«Votare per Le Pen perché si è nella m***a è come spararsi un colpo in testa perché si ha l'emicrania»

domenica 23 aprile 2017

Ancora sui vaccini

A pochi giorni di distanza, ritorno brevemente sullo scottante argomento dei vaccini per condividere due post abbastanza interessanti letti su Facebook al riguardo; il primo...
Mi si vuole far credere che Big Pharma si arricchisca con i vaccini.
I vaccini sono farmaci da assumere poche volte nel corso dell'intera esistenza.
Farmaci antipertensivi come il Triatec sono invece da assumere, anche più volte al giorno, per tutta la vita. In Italia il 33% degli uomini e il 31% delle donne sono ipertesi(1).
È pensabile che una quota sostanziosa degli ipertesi assuma *QUOTIDIANAMENTE* il Triatec, spesso in combinata con altri farmaci.
L'ipertensione è quasi uno stato "normale" superati i 50 anni.
A fare due conti a spanne, con una aspettativa di vita di 86anni, un iperteso consuma qualche decina di kg di Triatec, ogni anno per 35 anni.
Se tu fossi l'amministratore delegato della Sanofi, con l'incarico di massimizzare i profitti e al diavolo tutto quanto, cosa cercheresti di promuovere, all'interno del Grande Complotto BigPharmico? Il vaccino contro il morbillo o il consumo di nduja?
E cosa cercheresti di nascondere? Che i vaccini fanno diventare autistici, gay, hipster o direttamente scemi i vostri bambini oppure che il cibo spazzatura dei fast food e le brioscine con la marmellata fanno alzare la pressione e in pochi anni rendono i vostri bambini dipendenti dai farmaci antipertensivi come neanche Diprè con la bamba?
(Segue link a questa pagina del sito della Società Italiana dell'Ipertensione Arteriosa)
... e il secondo che prende spunto dalla radiazione del medico antivaccinista Roberto Gava dall'ordine dei medici.
Radiano Roberto #Gava dall'albo dei medici, perché, riguardo ai #vaccini, ha una posizione per nulla supportata dalle evidenze scientifiche e mi tocca ancora leggere sui social che siamo in #democrazia e che ognuno ha il diritto di sostenere e divulgare le proprie idee sulla scienza.
Invece non è esattamente così. Essere in democrazia vuol dire poter governare un paese attraverso l'espressione di un voto e, soprattutto, vuol dire che il voto di ognuno vale uno e non ci sono persone il cui voto pesa più di altri.
Essere in democrazia, però, non vuol dire decidere che ogni opinione ha lo stesso valore. Sulla mia pollinosi, ad esempio, ha un'opinione più rilevante il mio allergologo dopo i prick test che non mia nonna dopo avermi diagnosticato il raffreddore più lungo della storia dell'umanità e avermi suggerito di curarlo con 46 anni di acido acetilsalicilico.
Agevoliamo i concetti con un'infografica, anche se qui ci vorrebbe il grande Andrea Antoni:
Decido per la gestione della res pubblica -> ogni voto vale uno = democrazia
Parlo di scienza -> alcune affermazioni sono fondate (quelle basate sulle evidenze scientifiche), altre no (quelle non supportate dal metodo scientifico) = la democrazia non c'entra una sverza.
Tranquilli, nessuno sta attentando alla sovranità del popolo. Semplicemente si sta cercando di specificare che la democrazia non può essere il pretesto che autorizza chiunque a dire la prima idiozia che gli passa per la testa.

sabato 22 aprile 2017

Pensieri ricorrenti: conoscerli per affrontarli

Come è già capitato ieri, anche lo spunto per il post di oggi l'ho trovato seguendo le tracce di un'immagine notata su Facebook: la puoi vedere qui accanto. La stessa vignetta è inclusa nell'articolo Pensamientos recurrentes: ¿qué son y cómo acabar con ellos?. Anche se la disciplina coinvolta, la psicologia, non è esattamente il mio campo e della lingua spagnola ho soltanto un'infarinatura, con l'aiuto di Google Translate ti propongo qui di seguito la traduzione del testo, che ho trovato davvero interessante: in fondo tutti quanti noi siamo in qualche misura soggetti a pensieri ricorrenti, e nel momento in cui la cosa ci condiziona dovremmo essere in grado di affrontarla.
Pensieri ricorrenti: cosa sono e come porvi fine?
Oggi vi parlerò dei pensieri ricorrenti. Un pensiero ricorrente è un pensiero che viene in mente di continuo, giorno dopo giorno, che inizialmente comincia come pensiero che passa, ma finisce per mettere radici nella nostra mente rimanendoci per 24 ore al giorno. Si tratta di un pensiero fastidioso e, quel che è peggio, noi finiamo per crederci.
Quando pensiamo a una certa persona, a un oggetto o a una situazione, il fatto che noi lo pensiamo non vuol dire che sia vero, come accade con le nostre credenze. Ad esempio, quando siamo piccoli e crediamo che i tre Re Magi esistano, non significa che questo sia vero.
Questi pensieri possono diventare molto dannosi per il benessere emotivo. Essi possono diventare molto espliciti e addirittura vergognosi. Di fatto, i pensieri ricorrenti negativi sono alla base di molti disturbi che colpiscono il nostro benessere psicologico.
  • Nei disturbi dell'alimentazione (bulimia, anoressia...) sono pensieri del tipo «Sono brutto, orribile», «Faccio schifo», «Questo mi farà ingrassare», «Voglio essere come lui/lei», ecc.
  • Nei disturbi dell'umore sono frequenti pensieri del tipo «Non servo a niente», «Sono inutile», «La colpa è mia», «La vita fa schifo», «La vita non ha senso», «Non cambierà nulla», «Non voglio vivere», ecc.
  • Nei disturbi d'ansia sono frequenti pensieri del tipo «Questo andrà male», «Non ho tempo per nulla», «Cosa succederà se...?», «Sarà un disastro», «Deve essere tutto perfetto», ecc.
Anche se questi sono i pensieri ricorrenti più noti, qualunque pensiero può diventare ricorrente.
Ma come si fa a farvi fronte?
Uno dei metodi migliori è quello utilizzato nella terapia cognitivo-comportamentale, chiamato ristrutturazione cognitiva. Con l'aiuto di uno psicologo professionista, allenando la tua mente, potrai arrivare a sradicarli.
  • Per prima cosa, etichettandoli come "pensieri ricorrenti".
  • Ricorda: questi pensieri sono automatici e li puoi ignorare, non accadrà nulla.
  • Accettali e permetti loro di stare nella tua mente. Non cercare di spingerli fuori.
  • Fai dei respiri profondi quando vedi che non ne puoi più (inspira profondamente dal naso ed espira lentamente dalla bocca).
  • Continua a fare quello che stavi facendo prima del pensiero ricorrente.
Nota a piè di pagina: combattere un pensiero non è una strada facile, tanto più se lo coltiviamo da tempo. Però tutto consiste nel prendere coscienza che in realtà non si tratta di un dato di fatto, ma è un nostro pensiero e solo noi possiamo arrivare a dominarlo.

venerdì 21 aprile 2017

Si può dimostrare l'impossibile?

Seguendo le tracce di un'interessante GIF animata vista su Facebook, la quale sembrerebbe dimostrare per vie geometriche l'assurdo che 64 è uguale a 65...


... ho trovato su mathblag, il blog di David Radcliffe che purtroppo non viene più aggiornato da un paio d'anni, un post dal titolo A Paradoxical Dissection (Una dissezione paradossale) che chiarisce cosa c'è sotto: ecco qui di seguito la relativa traduzione.
È possibile dissezionare un quadrato 8×8 e riorganizzare i pezzi in modo tale da formare un rettangolo 13×5? Il buonsenso indica che questo non si può fare, perché l'area del quadrato è 64, mentre l'area del rettangolo è 65. Tuttavia questa animazione sembra dimostrare che la cosa è possibile. Come si spiega?
Dal momento che il rettangolo è più grande rispetto al quadrato, i pezzi non dovrebbero adattarsi in modo esatto, ma dovrebbe esserci uno spazio vuoto. Nell'immagine precedente lo spazio è stato nascosto facendo delle modifiche molto piccole alle forme. Quando le forme vengono disegnate con precisione, lo spazio vuoto si rivela.
Ci si potrebbe chiedere come facciamo a fidarci del fatto che questo disegno sia accurato, perché anche il disegno precedente sembrava abbastanza convincente. Ed ecco che la matematica ci viene in aiuto! Si noti che la pendenza dell'ipotenusa del triangolo verde è 3/8, ma la pendenza del lato più lungo del trapezoide blu è 2/5. Dal momento che 3/8 è minore di 2/5, esiste un piccolo spazio vuoto fra il triangolo verde e il trapezoide blu.
Per inciso, il fatto che 3/8 sia molto prossimo a 2/5 non è una coincidenza, ma è basato sulle proprietà dei numeri di Fibonacci. Si noti che 2, 3, 5 e 8 sono numeri di Fibonacci consecutivi. Si può creare una dissezione paradossale simile usando quattro numeri di Fibonacci consecutivi qualsiasi.
Ma un dubbio rimane. Lo spazio vuoto sembra abbastanza piccolo: come facciamo a sapere che ha area 1? Ci sono molti modi per verificarlo, ma uno dei più interessanti consiste nell'usare il teorema di Pick. Esso afferma che, se un poligono viene disegnato su una griglia in modo tale che tutti i vertici si trovino sui punti della griglia (punti con coordinate intere), allora l'area è uguale a i + b/2 – 1, dove i è il numero di punti della griglia interni e b è il numero di punti della griglia sul contorno. In questo caso sul contorno ci sono quattro punti della griglia: (0,0), (8,3), (13,5) e (5,2). All'interno non ci sono punti della griglia, per cui l'area è 0 + 4/2 – 1 = 1.
Sembra che questa dissezione sia dovuta a Sam Loyd. Il paradosso dell'area scomparsa è una variante famosa che si basa sulla dissezione di un triangolo rettangolo invece di un quadrato.

giovedì 20 aprile 2017

Dall'Abruzzo è tutto, a voi la linea

Alcune notizie non proprio confortanti dalla mia regione di provenienza, l'Abruzzo.
Francesco Marfisi, il duplice femminicida di Ortona, sostiene di essere stato colto da raptus per reazione dopo essere stato provocato: la quasi ex moglie Letizia Primiterra, vedendolo armato di coltello, l'avrebbe infatti sfidato dicendogli «tu non mi fai paura, non sei capace», e anche l'amica di lei Laura Pezzella l'avrebbe deriso. Su Facebook ho visto condivisa la foto di una pagina de Il Messaggero dove è ben leggibile il titolo di un articolo secondo cui il GIP sarebbe incline a prendere per buona l'attenuante della provocazione. :-(


Dopo i crolli dei cavalcavia sulla statale 36 in provincia di Lecco (un morto e cinque feriti), sulla A14 sotto il quale sarò passata chissà quante volte in vita mia (due morti e tre feriti) e sulla tangenziale di Fossano (i due carabinieri che si trovavano dentro l'auto schiacciata sono miracolosamente rimasti illesi), si moltiplicano in tutta Italia le segnalazioni di altre strutture potenzialmente a rischio. In particolare le condizioni in apparenza non proprio ottimali del cavalcavia 157 nel tratto teramano dell'A24 sono state denunciate da alcune foto divenute virali su Facebook. L'ente Strada dei Parchi rassicura circa la tenuta della struttura, confermata anche da recenti ispezioni... ma io lì sotto non ci passerei tanto a cuor leggero, ecco.


Il Comune di Pescara non intende incentivare le famiglie all'uso dei pannolini lavabili per difendere l'ambiente (nei primi anni di vita di un bambino servono in media 4500 pannolini monouso, pari a circa una tonnellata, ovvero 10 alberi di grandi dimensioni) e risparmiare un bel po' di soldi (la spesa per i pannolini lavabili si aggira intorno ai 300-800 euro, contro i 2500-3000 dei pannolini usa e getta). Una scelta del genere comporta dei costi non soltanto per le famiglie, ma per la stessa amministrazione, sotto forma di mancati bonus per la raccolta differenziata e un aggravio di spese per la gestione dei rifiuti indifferenziati. Che senso ha tutto ciò?! Beh, Pescara è pur sempre la città dove ha sede la Fater, una delle più grandi industrie italiane che producono pannolini e assorbenti... :-/

mercoledì 19 aprile 2017

Su Report e vaccini

Oggi ho visto su RaiPlay il servizio di Report sui vaccini contro il virus del papilloma umano (HPV) di cui tanto si parla da due giorni a questa parte... e che dire, non essendo laureata in Medicina, la cosa migliore che io possa fare è lasciare la parola a due medici, coinvolti per motivi diversi dai contenuti del servizio per via delle rispettive specializzazioni.
  • Il virologo Roberto Burioni – al quale l'autrice del servizio Alessandra Borella sostiene di aver mandato un messaggio privato su Facebook per invitarlo a dire la sua senza ricevere risposta... ma magari se avesse usato altri canali di comunicazione avrebbe avuto miglior fortuna – ha ricordato tra le altre cose la showgirl Stefania Rotolo, uccisa nel 1981 dal cancro all'utero, forse la conseguenza più seria dell'infezione da HPV, all'età di ventinove anni appena.
  • Salvo Di Grazia aka MedBunker – che in quanto ginecologo il tumore del collo dell'utero lo conosce fin troppo bene – ha preparato le risposte alle domande più frequenti su HPV, annessi e connessi.
Benché non si tratti di un medico, vale la pena di leggere pure il post scritto dal blogger e debunker David Puente, il quale ha condiviso anche la risposta della Società italiana di virologia a Report.
A proposito, il dottor Burioni l'ho contattato giorni fa in privato per chiedergli come replicare a un mio contatto che aveva pubblicato la foto qui accanto (scattata in un asilo) aggiungendo pomposamente che l'informazione va fatta a 360° e non solo a 180° – come se gli antivaccinisti di spazio non ne avessero già fin troppo, addirittura nelle più importanti sedi istituzionali – e lui mi ha risposto con cortese fermezza di aver scritto Il vaccino non è un'opinione proprio per controbattere simili obiezioni senza senso. Io sinceramente il suo libro non l'ho ancora letto – anche perché non ho certo bisogno di convincermi della validità delle vaccinazioni – ma torno a consigliarlo a chiunque avesse delle perplessità al riguardo. Il fatto che l'Italia sia finita nella lista nera dei Paesi a rischio per i viaggi stilata dagli USA a causa dei focolai di morbillo non è certo una buona notizia...
Concludo con un'immagine pubblicata nella pagina Facebook Refutations to Anti-Vaccine Memes la quale ricorda che, sebbene un vaccino non garantisca al 100% l'immunità alla malattia, contrarla è pur sempre molto più probabile se non si è vaccinati, checché ne dicano gli antivaccinisti.

Tassi di vaccinazione Vs tassi di infezione
Una guida per antivaccinisti, talmente facile che pure un bambino delle elementari può capirla
Hai una popolazione di 1.000.002 persone; di queste 1.000.000 sono vaccinate e 2 non lo sono.
Si verificano 101 casi della malattia, 100 dei quali sono vaccinati e 1 non lo è.
«Chiaramente», sostiene l'antivaccinista, «si ha un tasso di infezione cento volte maggiore nel gruppo vaccinato rispetto al gruppo non vaccinato».
«No», è la risposta, «il tasso di infezione nella popolazione vaccinata è dello 0,01%. Il tasso fra i non vaccinati è del 50%, il che significa che il gruppo di non vaccinati ha un tasso di infezione cinquemila volte maggiore».

martedì 18 aprile 2017

I (finti) segreti di bellezza di una (vera) diva

Ieri sera nell'interessante pagina Facebook Le fotografie che hanno fatto la storia ho visto pubblicata una bella foto di un'elegantissima Audrey Hepburn in età matura, accompagnata da un testo a lei attribuito nel quale la diva svelava i propri segreti di bellezza.

Per avere labbra attraenti, pronuncia parole gentili.
Per avere uno sguardo amorevole, cerca il lato buono delle persone.
Per avere un aspetto magro, condividi il tuo cibo con l'affamato.
Per avere capelli bellissimi, lascia che un bimbo li attraversi con le proprie dita una volta al giorno.
Per avere un bel portamento, cammina sapendo di non essere mai sola, perchè coloro che ti amano e ti hanno amato, ti accompagnano.
Le persone, ancora più che gli oggetti, hanno bisogno di essere riparate, viziate, risvegliate, volute e salvate: non rinunciate mai a nessuno.
Ricorda, se mai avrai bisogno di una mano, le troverai alla fine di entrambe le tue braccia. Quando diventerai anziana, scoprirai di avere due mani, una per aiutare te stessa, la seconda per aiutare gli altri.
La bellezza di una donna non è nei vestiti che indossa, nel suo viso o nel suo modo di sistemare i capelli. La bellezza di una donna si vede nei suoi occhi, perchè quella è la porta aperta sul suo cuore, la fonte del suo amore.
La bellezza di una donna non risiede nel suo trucco, ma la vera bellezza in una donna è riflessa nella propria anima. È la tenerezza che da' l'amore, la passione che essa esprime.
La bellezza di una donna cresce con gli anni.
Giusto un pelino stucchevole... ;-) ma edificante, nevvero? Non è la bellezza esteriore che ci si deve preoccupare di preservare ricorrendo a rimedi vari, bensì quella interiore, spirituale. Peccato che a scrivere queste così belle parole non sia stata la star di Vacanze romane, nominata nel 1988 ambasciatrice ufficiale dell'UNICEF, bensì l'umorista Sam Levenson, colui che disse anche «La pazzia è ereditaria: si può prendere dai propri figli»; l'ho scoperto googlando qualche parola del brano tradotta in inglese ed approdando quindi a questa pagina del sito antibufala Snopes, secondo cui questa storia circola in Rete almeno dal 2001. Ma quando ancora era in vita la Hepburn, scomparsa nel 1993, le era già giunta voce di questa lista, e lei la apprezzò a tal punto da citarla più volte pubblicamente. Quando nel gennaio 1992 le venne chiesto se avesse dei segreti personali di bellezza oltre ai consigli filosofici di Levenson, lei rispose «Se ne avessi, farei una fortuna. Ma so cosa aiuta: la salute, tanto sonno, tanta aria buona, e un bel po' di aiuto da Estée Lauder». Con buona pace di noi povere illuse che almeno per un attimo avevamo sperato che il fascino senza tempo della Hepburn prescindesse dall'uso di cosmetici costosi... :-)

domenica 16 aprile 2017

Buona Pasqua 2017!


In occasione della Pasqua mi limito a condividere a mo' di augurio alcune immagini simpatiche, raccolte fresche fresche su Facebook, WhatsApp e social network vari. Un paio di esse prendono spunto dalla resurrezione di Cristo...


... mentre quest'altra è anch'essa a sfondo religioso, ma non necessariamente c'entra con la Pasqua.


Infine non potevano mancare i classici, tenerissimi coniglietti! <3

sabato 15 aprile 2017

L'inspiegabile (?) volo del calabrone

Stamattina mi è venuto spontaneo aggrottare le sopracciglia quando ho letto l'odierno aforisma del giorno di Wikiquote, attribuito all'aviatore Igor' Ivanovič Sikorskij.
Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica aeronautica, il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo, in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare.
Ma dai, ancora con 'sta storia?! Ignoro quali fossero gli «autorevoli testi di tecnica aeronautica» ai quali alludeva il Sikorskij... fatto sta che una spiegazione scientifica del fatto che il calabrone possa volare nonostante le ali relativamente piccole in rapporto al suo peso esiste eccome; è esposta su Julienews.it in breve, e sul sito del CICAP in maniera più approfondita. Insomma, per quanto possa essere stimolante l'idea che se non ci si lascia condizionare dai propri limiti intrinseci si possono raggiungere traguardi impensati, in questo caso siamo nell'ambito delle leggende metropolitane...
[La colonna sonora di questo post non poteva che essere Il volo del calabrone di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov]

venerdì 14 aprile 2017

Moderne schiavitù

Alla Sevel di Atessa, stabilimento industriale che produce veicoli commerciali leggeri anche per il gruppo Fiat Chrysler (Ducato), l'altro giorno un operaio si è infortunato battendo violentemente la testa su un braccio meccanico della linea di montaggio e i colleghi sono accorsi in suo aiuto. Ma il responsabile dell'unità produttiva, mentre il poveretto giaceva ancora a terra svenuto e prima che arrivassero i soccorsi, «ha chiesto ai lavoratori presenti di ignorare l’accaduto, di far finta di non vedere il corpo a terra e di riprendere il lavoro», riferisce in una nota il segretario provinciale della FIOM Davide Labbrozzi. In seguito all'increscioso episodio è stato indetto uno sciopero.
Stiamo parlando della stessa Sevel dove un paio di mesi fa un altro operaio, vedendosi negato il permesso di lasciare la catena di montaggio per andare in bagno, è arrivato al punto di doversi fare la pipì addosso.
Credo che queste notizie si commentino da sole... e per quanto riguarda il mio pensiero in proposito, diciamo che per il momento è meglio se mi autocensuro! >:(

giovedì 13 aprile 2017

L'ammore secondo lo zio Albert... o no?

Tempo fa dedicai un post ad alcune citazioni di Albert Einstein, mentre all'inizio di quest'anno mi sono occupata di sfuggita di un paio di aforismi farlocchi attribuiti per scherzo al grande fisico tedesco. Oggi riprendo il tema delle false attribuzioni prendendo spunto da questo video, basato su una lettera che l'ideatore della teoria della relatività avrebbe scritto alla figlia Lieserl per spiegarle a modo suo cos'è l'amore. In realtà a quanto pare si tratta di un falso, anche se fatto bene. (?)
Wikiquote dedica una sezione alle citazioni attribuite ad Albert Einstein ma prive di un riscontro attendibile...
Ci sono solo due modi di vivere la propria vita: uno come se niente fosse un miracolo; l'altro come se tutto fosse un miracolo.
Descrivere ogni cosa in modo scientifico sarebbe possibile, ma assurdo. Non avrebbe senso, sarebbe come descrivere una sinfonia di Beethoven in base alla variazione della pressione dell'onda.
Quando un uomo siede due ore in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività.
Se non posso disegnarlo, non posso capirlo.
Solo due cose sono infinite, l'universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima.
Uno stomaco vuoto non è un buon consigliere politico.
... e un'altra a quelle apertamente errate (anche se alcune di esse Einstein le ha effettivamente citate).
Follia è fare sempre la stessa cosa ed aspettarsi risultati diversi.
L'istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si era imparato a scuola.
La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
Niente aumenterà le possibilità di sopravvivenza della vita sulla Terra quanto l'evoluzione verso un'alimentazione vegetariana.
Non tutto quel che conta può essere contato e non tutto quello che può essere contato conta.
Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma posso dirvi cosa useranno nella quarta: pietre!
Se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita.
Solo coloro che tentano cose assurde possono raggiungere l'impossibile.
Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti.
Usiamo solo il 10% del nostro cervello.
[L'immagine che apre il post, nella quale Einstein in persona ;-) afferma «Non ho mai detto la metà delle cose che la gente sostiene che ho detto», è tratta da quickmeme]

mercoledì 12 aprile 2017

Magie dell'induzione elettromagnetica

Da una settimana utilizzo con soddisfazione il caricabatterie wireless Vinsic VSCW111; l'ho scelto su Amazon dopo aver valutato le recensioni dei vari modelli disponibili, il 31 marzo l'ho ordinato approfittando dell'ennesimo mese di prova gratuita di Amazon Prime, il 3 aprile è arrivato puntuale al punto di ritiro che avevo scelto – la libreria Giunti al Punto presso il Centro Commerciale l'Arca – e il giorno successivo sono passata a ritirarlo; a proposito, ho approfittato dello sconto del 15% contestualmente al ritiro acquistando il libro Storie della buonanotte per bambine ribelli – 100 vite di donne straordinarie, di cui avevo sentito parlare parecchio e che sto leggendo in questi giorni.
Il mio nuovo caricabatterie presenta alcuni svantaggi...
  • È decisamente meno pratico di un powerbank se hai bisogno di ricaricare il cellulare quando sei in giro.
  • Il telefono si scalda non poco, e questo alla lunga può nuocere alla durata della batteria.
  • La ricarica è piuttosto lenta: grosso modo ci vuole il doppio del tempo rispetto alla normale ricarica tramite cavetto micro-USB... ma, se ricarichi il cellulare soprattutto di notte, questo non è certo un problema.

... a mio avviso ampiamente compensati dai vantaggi (poi tutto dipende dall'uso che se ne fa e dalle esigenze che si hanno).
  • È davvero semplice e comodo da usare: non devi far altro che collegare il caricatore a una porta USB alimentata – almeno un cavo ci vuole, insomma ;-) – e appoggiarci sopra lo smartphone – che ovviamente deve essere compatibile con lo standard Qi – spostandolo in modo opportuno finché la lucetta da azzurra non diventa verde; un istante dopo l'icona della batteria sul display del cellulare riporterà la sagoma del fulminetto per indicare la carica in corso. Una volta raggiunto il 100% la ricarica si interromperà automaticamente, per poi riattivarsi non appena il livello scende di nuovo sotto una certa soglia.
  • Ho smesso di preoccuparmi dei capricci che da un po' di tempo a questa parte, soprattutto da quando ho portato il telefono a riparare nella Chinatown milanese, si è messa a fare la porta micro-USB. Per quanto riguarda la ricarica, in estrema sintesi, il mio Nexus 6 non andava praticamente mai in carica al primo colpo, ma era necessario un numero di tentativi variabile da due a settordici. La ricerca della causa di questo malfunzionamento – lamentato peraltro da svariati utenti in Rete – finora non è andata a buon fine ed è ancora in corso... e una soluzione dovrò trovarla, non solo per contrastare il deterioramento della batteria dovuto al calore e per i casi in cui sono tutto il giorno in giro e poter contare sul powerbank è importante, ma soprattutto perché mi occorre che la connessione tramite cavetto funzioni a dovere anche per trasferire comodamente dati fra cellulare e computer (dei servizi di cloud storage faccio ancora un uso piuttosto limitato).
Ma come funziona la ricarica wireless o a induzione? Te lo spiegano Tutto Android e Tom's Hardware.

martedì 11 aprile 2017

Quelli che vogliono sempre aver ragione

Oggi mi ricollego a un post che pubblicai a ottobre 2014, e in particolare a un disegno in esso contenuto; nella pagina Facebook The Credible Hulk ne ho trovato una nuova interpretazione piuttosto interessante e soprattutto attuale.


Ecco la traduzione del testo ivi incluso.
Solo perché tu hai ragione, non vuol dire che io abbia torto.
Ma una di quelle persone ha torto, qualcuno ha dipinto un sei o un nove, loro hanno bisogno di fare un passo indietro e orientarsi, vedere se ci sono altri numeri con cui allinearsi. Forse c'è una stradina o un edificio di fronte, oppure possono chiedere a qualcuno che lo sa davvero.
La gente che ha un'opinione disinformata su qualcosa che non comprende e la proclama come altrettanto valida rispetto ai fatti è quello che sta rovinando il mondo. Nessuno vuole fare alcuna ricerca, vogliono solo aver ragione.
The Credible Hulk, ovvero Il Credibile Hulk, si definisce un attivista scettico a favore della scienza, musicista e autodidatta eclettico che promuove l'educazione scientifica e demolisce le pseudoscienze e il negazionismo. La prima volta che ho letto questo "nome d'arte" chiaramente ispirato all'Incredibile Hulk è stata in un'immagine simile a questa qua sotto...

Non ti piacerei quando sono arrabbiato, perché sostengo sempre la mia rabbia con fatti e fonti documentate.
Insomma, non so tu, ma io il Credibile Hulk eviterei di farlo arrabbiare... ;-)

lunedì 10 aprile 2017

Cosa dice la scienza

Circa un mese fa è diventato virale su Facebook un post scritto da una certa Grace Ann, insegnante di biologia nello stato di New York, allo scopo di smentire chi tenta di giustificare la propria omofobia e transfobia adducendo le presunte ragioni scientifiche per le quali certi orientamenti sarebbero "contro natura". Anche se non sono in grado di verificarne la totale correttezza l'ho trovato parecchio istruttivo, per cui ne riporto qui di seguito la traduzione corredata da qualche link per approfondire.
Ho appena scritto questo commento sotto un post transfobico che era una roba del tipo «In una specie sessuale [espressione usata se ho ben capito per denotare le specie animali nelle quali si distinguono due generi differenti, NdC] le femmine hanno due cromosomi X e i maschi ne hanno uno X e uno Y, io non sono bigotto, è la scienza che lo dice». Io sono un'insegnante di scienze, perciò ho risposto in questo modo.
Prima di tutto, in una specie sessuale, si possono avere femmine che sono XX e maschi che sono X (insetti), si possono avere femmine che sono ZW e maschi che sono ZZ (uccelli), si possono avere femmine che sono tali perché si sono sviluppate in un ambiente caldo e maschi che sono tali perché si sono sviluppati in un ambiente freddo (rettili), si possono avere femmine che sono tali perché hanno perso un duello di peni (alcuni vermi piatti), si possono avere maschi che sono tali perché sono nati femmine ma hanno cambiato sesso dopo che l'unico maschio nel loro gruppo è morto (pesci pappagallo e pesci pagliaccio), si possono avere maschi che appaiono e si comportano come femmine perché stanno cercando di avvicinarsi alle vere femmine abbastanza da accoppiarsi con loro (seppia, persico sole, altri), oppure si può appartenere a uno tra migliaia di sessi (Dictyostelium, alcuni funghi).
Oh, intendevi gli esseri umani? Oh, OK, allora. Puoi essere maschio perché sei nato femmina, ma hai una carenza dell'enzima 5α-reduttasi e perciò ti è cresciuto un pene all'età di 12 anni. Puoi essere femmina perché hai un cromosoma X e uno Y ma sei insensibile agli androgeni, e perciò hai un corpo da femmina. Puoi essere femmina perché hai un cromosoma X e uno Y ma al cromosoma Y manca il gene SRY, e perciò hai un corpo da femmina. Puoi essere maschio perché hai due cromosomi X, ma uno di essi ha il gene SRY, e perciò hai un corpo da maschio. Puoi essere maschio perché hai due cromosomi X, ma anche uno Y. Puoi essere femmina perché hai soltanto un cromosoma X e basta. E puoi essere maschio perché hai due cromosomi X, ma il tuo cuore e il tuo cervello sono quelli di un maschio. E viceversa, cacchio. Non usare la scienza per giustificare il tuo bigottismo. Il mondo è troppo strano per queste str***ate.
Sull'onda del successo di questo post, Grace Ann ha creato una pagina Facebook per parlare di scienza in relazione all'attualità.

domenica 9 aprile 2017

È davvero così complicato chiamarla ministra?

Stamattina, sotto un post pubblicato nella pagina Facebook Ah ma non è Lercio con un link alla notizia "Mi può chiamare ministra o è complicato?", Fedeli rimprovera giornalista, ho letto una serie di commenti piuttosto irritanti provenienti soprattutto da uomini: costoro bollavano il termine ministra come errato – non lo è, fatevene una ragione – e/o definivano futile e sciocca la pretesa che si usi correttamente la forma femminile per i titoli professionali o ruoli istituzionali ricoperti da donne. Posso capire assessora che, per quanto sia corretto, in effetti non suona granché bene... ma, questioni abitudinarie a parte, non vedo perché lo sdoganamento del termine ministra debba incontrare tante resistenze, dal momento che ministro/a segue la stessa regola di maestro/a, e da che mondo e mondo nessuno ha mai fatto una piega sentendo parlare di maestre delle elementari.
Ma adesso basta, ho scritto anche troppo, e passo la parola a Vera Gheno, social media manager dell'Accademia della Crusca, nel cui post davvero provvidenziale mi sono imbattuta subito dopo quello sulla Fedeli (riguardo alla quale tutt'al più potrei osservare che è quantomeno bizzarro avere una ministra dell'Istruzione – l'Istruzione!!! – che di fatto non è andata oltre la licenza media, ma questo è un altro discorso). Riporto qui di seguito il testo dello "spiegone" di Vera, che mi sono limitata a riformattare un pochino.
  • In italiano tutte le parole hanno un genere grammaticale: o sono maschili o sono femminili. Non esiste il genere neutro, e non è realistico pensare di "introdurlo a tavolino" o "crearlo dal nulla".
  • Non tutte le parole di genere maschile finiscono in -o: per ragioni etimologiche, abbiamo anche parole maschili che finiscono in -e oppure -a. Quindi quando qualcuno obietta "e allora giornalisto o pediatro", dimostra solo un'enorme mancanza di competenza etimologica e linguistica.
  • Per motivi storici, alcuni nomi di professione erano o sono soprattutto maschili (esattore), altri soprattutto femminili (ostetrica). In molti casi, quando un rappresentante del sesso opposto ha iniziato a praticare quella certa professione, si è eventualmente creata la parola del genere corrispondente per designarlo: esattrice, ostetrico. In altri casi basta cambiare l'articolo: un'estetista, un estetista. La differenza di genere torna nel plurale: le estetiste, gli estetisti.
  • Il problema, tuttavia, non si pone tanto per i lavori "normali", quanto per le cariche istituzionali o per incarichi di livello: ministra, assessora, ingegnera, sindaca. Tali forme sono definite da molti "cacofoniche", "una violenza linguistica", "abomini", "tentativo di modificare dall'alto la lingua". Io dico: e se fossero soprattutto insolite? Linguisticamente non sono certo errate o non previste dal sistema. E la bruttezza non è un concetto linguistico.
  • I femminili si sono stratificati nel tempo, sono numerosi e sono formati in maniere diverse: ad esempio abbiamo le coppie professore-professoressa, direttore-direttrice, infermiere-infermiera, o i nomi che finiscono in -a per entrambi e si differenziano al plurale, tipo astronauta-astronauti/e. Per le nuove formazioni, i linguisti consigliano, ove possibile, di scegliere il femminile a suffisso zero: ingegnera e non ingegneressa, ma anche sindaca e non sindachessa, che esiste già ma solitamente designava la moglie del sindaco. Questo per le nuove parole. Linguisticamente, è poco produttivo mettere mano a parole già correnti nell'uso, quindi rimangono dottoressa, professoressa e simili. Insomma, il sistema è lungi dall'essere perfetto e perfettamente simmetrico.
  • Esiste una manciata di casi di nomi professionali al femminile anche per referenti di genere maschile: guardia, sentinella, vedetta. Anche qui, ci sono dietro ragioni storiche. Ma soprattutto, dubito che qualche guardia di sesso maschile si sia mai sentita discriminata perché definita da un nome di genere femminile: anche in questo caso, il sistema non è, appunto, perfettamente simmetrico. Ma sono pochi casi, che non inficiano il discorso fatto sopra. Soprattutto, rivendicazioni in tale senso non avrebbero, alla fine, niente a che fare con la questione inversa: il problema della posizione delle donne nel mondo del lavoro c'è ed è inutile far finta che non ci sia.
  • Nemmeno tutte le donne sono d'accordo sulla posizione da prendere in merito alla questione: esiste una corrente a favore della sovraestensione del maschile come neutro ("mi faccio chiamare avvocato perché così finché non mi vedono non c'è un pregiudizio legato al fatto che sono donna"), un'altra a favore dell'esplicitazione del genere maschile e femminile ("se sono femmina, perché dovrei essere senatore e non senatrice?"). Sono due posizioni, entrambe lecite, e non ha molto senso che le rappresentanti di una corrente dicano peste e corna dell'altra. Ma ancor meno senso ha, scusatemi, che siano i maschi a dire alle donne che la questione è da disprezzare in toto.
  • Detto tutto questo, dissentire è lecito e possibile. Ma nel dissentire...
    • non usiamo l'esempio fallace di "sindacalisto" o "giornalisto", perché è linguisticamente insensato;
    • non usiamo il controesempio dei pochissimi termini femminili al maschile perché la situazione, appunto, non è simmetrica;
    • non usiamo la scusa che i femminili sono "cacofonici", perché una parola non dovrebbe mai essere giudicata per la sua "bellezza" (criterio abbastanza soggettivo), quanto per la sua utilità;
    • non irridiamo Boldrini dandole della "presidenta", mai avallato da nessuno ma nato dalla mente poco propensa al fact checking di qualche giornalista;
    • non sminuiamo tutta la questione con la scusa del benaltrismo, ossia che i problemi delle donne sono ben altri: credo che ne siamo consapevoli tutti, ma la discussione sul femminile dei nomi di professione è solo un tassello in una questione molto più ampia, che può convivere con richieste e rivendicazioni di altro tipo;
    • non inficiamo una discussione che va avanti da almeno trent'anni appiattendola sulla posizione di singole rappresentanti della corrente che magari non ci piacciono per ragioni politiche (cfr. Boldrini, Fedeli).
  • Io sono a favore dell'autodeterminazione: che ogni donna possa decidere in autonomia se essere avvocato o avvocata, ministro o ministra, senatore o senatrice, sindaco o sindaca, e addiritura poetessa o poeta (alcune poete donne vogliono essere chiamate così).
Un saluto dalla gestrice di un certo profilo Twitter.

sabato 8 aprile 2017

'ndo' state? 'ndo' annate?

Ieri Paolo Attivissimo ha dedicato un post a una nuova funzione di Google Maps, presentata giorni fa da Google Italy Blog, che permette a chi la attiva di condividere la propria posizione in tempo reale con chiunque desidera, se e quando lo desidera: un'ottima soluzione per rassicurare genitori, partner, amici e parenti più o meno apprensivi, ma che può rivelarsi utile pure nelle circostanze più disparate. Comunque già mi immagino possibili discussioni nel caso in cui qualcuno per motivi suoi dovesse rifiutarsi di sottostare al "pedinamento virtuale". ;-) C'è poi anche un altro aspetto da non sottovalutare: come osservato dal Disinformatico, «il tornaconto, per Google, è la possibilità di conoscere ancora meglio le nostre abitudini e attività e offrirle agli inserzionisti pubblicitari: un mercato che secondo alcune stime vale circa 750 miliardi di dollari. Ecco perché questi servizi sono gratuiti». Come recita un adagio particolarmente attuale nell'era dei social network, «Se non paghi il prodotto sei tu»... ;-)
[Il titolo del post cita una celebre scena del film Viaggi di nozze]

venerdì 7 aprile 2017

Niente male come regalo di laurea!

Nei giorni scorsi ha fatto notizia il caso di Salvatore Ruggieri, il ventisettenne di Catania che, neppure un'ora dopo aver conseguito la laurea magistrale in Ingegneria Civile all'Università Kore di Enna, ha firmato un contratto a tempo indeterminato. Per l'esattezza un contratto di alta formazione e ricerca, tipologia introdotta dal Jobs Act; a meno che non si tratti di un mega-spot elettorale, se ne potrebbe dedurre che nella controversa riforma del diritto del lavoro varata dal governo Renzi ci sia anche qualcosa di buono. Comunque vale la pena di notare che nella realtà esistono, e non certo da ieri, giovani talmente dotati da riuscire a trovare un posto fisso prima ancora di terminare gli studi, beati loro. Tempo fa un episodio della webserie ESAMI di Edoardo Ferrario esasperava in modo spiritoso la presunta facilità degli ingegneri a venire assunti: sarebbero talmente appetibili da spingere i cacciatori di teste a tentare di accalappiarli addirittura mentre sono impegnati a sostenere gli esami – mammagari – mentre per gli aspiranti filosofi sarebbe tutto molto più difficile. Eppure io so che un mio compagno di liceo che si è laureato in Filosofia ha intrapreso una brillante carriera accademica, mentre la sottoscritta... lassamo perde, va'! :-( Io comunque non mi arrendo mica, si sappia.

giovedì 6 aprile 2017

Fuori dal mondo

Quando sento parlare di testimoni di Geova, il mio pensiero va all'incidente stradale che anni fa mi spedì quasi all'altro mondo, e al successivo ricovero. In quel difficile periodo mia madre ebbe modo di conversare con un ragazzo anch'egli ricoverato per non importa quale motivo, che faceva parte dei testimoni di Geova. Gli parlò del mio incidente, del fatto che per salvarmi, dato che ero in preda a una copiosa emorragia, si fossero rese necessarie numerose trasfusioni di sangue... e quello quasi trasalì: spiegò che per quanto lo riguardava aveva escogitato chissà quale soluzione alternativa nel malaugurato caso in cui avesse avuto bisogno di sangue, e a proposito delle trasfusioni che mi avevano tenuta in vita parlò di "accanimento terapeutico". Sì, proprio l'espressione che si usa per la pratica – che personalmente trovo assai criticabile – di sottoporre malati incurabili a trattamenti medici gravosi e inefficaci al solo scopo di prolungarne la vita e le sofferenze. Mentre nel mio caso le trasfusioni mi avevano strappata a morte certa per restituirmi a una vita normale, e nel mio cuore non finirò mai di ringraziare quegli sconosciuti donatori per la loro generosità disinteressata.
Come mai quel ragazzo aveva parlato in quel modo? Beh, perché i testimoni di Geova le trasfusioni di sangue le rifiutano: si tratta di una regola basata su oscure ragioni dottrinali, e la cui violazione comporta la disassociazione, ovvero l'espulsione dalla congregazione. Per un testimone di Geova «Le regole sono come una gabbia in fondo al mare che ti protegge da un attacco degli squali»; a spiegarlo è la protagonista del film La ragazza del mondo di Marco Danieli (qui il trailer), che si addentra nella realtà di questo movimento religioso in maniera rigorosa e documentata. Io l'ho visto proprio ieri sera, e te ne propongo qui di seguito la trama in sintesi.
La diciannovenne Giulia (Sara Serraiocco) fa parte di una famiglia di testimoni di Geova e, pur essendo particolarmente portata per la matematica, dopo il diploma in ragioneria è rassegnata a rinunciare a proseguire gli studi; del resto lo farebbe per sé stessa e non per aiutare la comunità, o almeno così le fanno credere. Mentre svolge la sua opera di proselitismo, Giulia conosce Libero (Michele Riondino), un giovane con precedenti per spaccio di droga, lo fa assumere nella ditta dove lavora, e pian piano i due si innamorano. Il loro legame però non è ammesso dalle regole della religione di Giulia, perché Libero è un "ragazzo del mondo", ovvero estraneo alla congregazione dei testimoni di Geova. Frequentare persone del mondo è tollerato, ma stringere con loro relazioni sentimentali significa andare incontro alla disassociazione. Per gli amici appartenenti alla congregazione e persino per la sua famiglia Giulia non esisterebbe più: un castigo di una crudeltà terribile. Ma la ragazza sceglie di seguire il suo cuore, e alla fine capirà quello che vuole davvero dalla vita.
Non posso fare a meno di sottolineare che Sara Serraiocco, la giovane protagonista, è nata a Pescara; a diciannove anni, proprio l'età di Giulia, si è trasferita a Roma per coltivare la sua passione per il mondo dello spettacolo, frequentando il prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia. Stiamo insomma parlando di una ragazza che per sfondare nel cinema non ha cercato le facili scorciatoie di talent e reality o peggio, ma si è impegnata seriamente, cimentandosi con entusiasmo anche in ruoli che avrebbero spaventato attrici ben più mature. Leggi questa intervista, rilasciata alla vigilia dell'ultimo Festival del Cinema di Venezia nel corso del quale è stato presentato La ragazza del mondo, e ti renderai conto che Sara ha tutte le carte in regola per una luminosa carriera. La giovane fa parte del cast di Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi, che è attualmente nelle sale e che a questo punto mi interessa moltissimo vedere.

mercoledì 5 aprile 2017

Dieci anni e non sentirli

Ebbene sì, mi sono completamente scordata il compleanno tondo tondo del mio blog. Perdono, perdono, perdono... ;-) In verità l'ho mancato di un solo giorno: ricorreva giusto ieri il decimo anniversario del primissimo post che pubblicai (leggendolo ti renderai conto che all'epoca ero molto più interessata ai programmi televisivi rispetto ad oggi). Chissà a quanti anni umani corrispondono i dieci anni di un blog...? Secondo me almeno centocinquanta, non trovi? ;-)
Meno di un mese fa mi è arrivato a questo post il commento seguente:
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Thank you for your interested-in and support!
Seguivano link al sito Web, indirizzo e-mail e numero telefonico. Ho lasciato perdere senza neppure provare a informarmi su chi o cosa ci fosse sotto, perché l'idea che la sottoscritta, i cui post passano relativamente inosservati anche in patria, partecipasse a un concorso internazionale di blogger mi pareva del tutto insensata. Peccato però, siamo rimasti così in pochi a bloggare che magari avrei potuto fare bella figura... ;-) [Per chi fosse interessato, c'è tempo fino al 23 aprile per candidarsi. Se ci provi, poi raccontami com'è andata, OK? :-)]

martedì 4 aprile 2017

Quelle 48 ore decisive

Dopo la pubblicazione del post di metà marzo mi è capitato sottomano qualche altro spunto su La bella e la bestia, e te li propongo qui di seguito:
  • un sorprendente montaggio di scene Disney riciclate dagli animatori, che riguarda anche il classico del 1991;
  • un video che mostra come sarebbe dovuta andare a finire la storia... se i fatti si fossero svolti secondo logica, perlomeno;
  • un confronto fra il trailer del film d'animazione e quello del film in live action.
Quest'ultimo video racchiude il motivo per cui non ho ancora visto il film uscito il 16 marzo scorso, e chissà quando e se mai lo farò: probabilmente passerei tutto il tempo a paragonare il nuovo al vecchio, che ho rivisto di recente... e dubito sia l'atteggiamento ideale per godersi appieno la magia della fiaba. Oggi pomeriggio, avendo un paio d'ore di tempo da trascorrere al Multiplex Arca di Spoltore, ho invece optato per Il permesso – 48 ore fuori (qui il trailer), seconda regia di Claudio Amendola dopo la commedia La mossa del pinguino... e cosa posso dire, dopo essere cresciuto a pane e cinema il figlio del compianto doppiatore Ferruccio ci sa fare, ahó! :-) Dalle ambientazioni alle musiche, dalla fotografia alle inquadrature, tutto è studiato con cura per creare un grande pathos e accompagnare passo passo lo spettatore verso una morale di tutto rispetto.
La trama in sintesi (basata su un soggetto del giudice Giancarlo De Cataldo, l'autore di Romanzo criminale, e scusa se è poco): A quattro detenuti del carcere di Civitavecchia viene concesso un permesso di 48 ore. A tutti loro i due giorni di libertà serviranno per regolare i conti in sospeso con il mondo esterno, sia pur con esiti molto diversi.
  • Luigi (lo stesso Claudio Amendola) ha un problema: suo figlio Michele, cresciuto con il mito del padre delinquente, nel tentativo di seguirne le orme si è cacciato in guai seri. Ma Luigi ha chiuso con il crimine, e men che meno può accettare che Michele diventi come è stato lui, o anche peggiore. Perciò farà quello che deve fare per salvarlo da sé stesso. 
  • Donato (un Luca Argentero mai così noir) affronta il malavitoso che ha avviato sua moglie alla prostituzione; la vicenda è ambientata a Pescara, e sono riconoscibilissimi gli scenari del Ponte del Mare e del Molo Nord coi suoi trabocchi. 
  • Rossana (Valentina Bellè) è una ragazza della Roma bene finita in galera per traffico di droga; il sia pur breve rientro a casa potrebbe essere l'occasione per risolvere il rapporto conflittuale con sua madre. 
  • Angelo (Giacomo Ferrara) è stato l'unico a finire in cella per una rapina a un benzinaio, perché dopo essere stato acciuffato non ha denunciato i suoi complici. Adesso costoro cercano di coinvolgerlo in un altro colpo: lui accetterà di aggravare il debito con la giustizia che non ha ancora finito di saldare?