mercoledì 4 maggio 2016

Mai visto niente del genere!

Anni fa seguivo la fiction Un medico in famiglia, che non mi dispiaceva affatto, prima che si trasformasse in una sorta di versione per famiglie (appunto) della soap Beautiful. ;-) Tra i personaggi della seconda stagione c'era Adriano, un caro amico di Alberto (il nipote del dottor Lele Martini) che rimaneva paralizzato in seguito a un incidente stradale; a interpretarlo era un certo Gabriele Mainetti...


... e all'epoca probabilmente non avrei scommesso un centesimo sul fatto che quasi vent'anni più tardi quel giovanotto dalla faccia pulita sarebbe arrivato a dirigere un film cazzuto – mi scuso per il lessico non proprio oxfordiano, ma trovo che sia l'aggettivo che gli si addice di più ;-) – come Lo chiamavano Jeeg Robot (qui il trailer). Siccome a oltre due mesi dall'uscita è ancora nelle sale e mi sarebbe dispiaciuto perdermelo, ieri dopo cena sono andata all'Arca a vederlo. Forse se lo avessi visto in orario pomeridiano sarei andata a dormire senza più quel vago senso di angoscia e inquietudine che mi ha trasmesso... Gran bel film, comunque: l'ho trovato molto vero, a dispetto del genere fantascientifico.
A coronare il suo successo sono arrivati ben sette David di Donatello: miglior regista esordiente, miglior produttore (sempre Mainetti), miglior montatore (Andrea Maguolo, con la collaborazione di Federico Conforti)... e poi i premi agli interpreti principali, che puoi vedere qui sotto. Da sinistra a destra Claudio Santamaria, Ilenia Pastorelli, Antonia Truppo e Luca Marinelli, con al centro Mainetti.


Di questi quattro la performance che mi ha maggiormente impressionata è stata quella del "cattivo" Luca Marinelli, miglior attore non protagonista, il quale ha dato vita a un personaggio davvero sfaccettato: feroce, affascinante, esibizionista e sinistro... roba che te lo sogni la notte quando non vai a dormire sereno. Claudio Santamaria... che dire, anche un po' "orso", imbranato e fuori forma ha sempre il suo perché. Di Ilenia Pastorelli mi è piaciuto il personaggio, non altrettanto l'interpretazione. Su Antonia Truppo concordo con il lato "Sgarbi" del professor Guido Saraceni quando a proposito del suo contributo al film scrive «Se dicessi “residuale” le starei facendo un complimento».
La storia è quella di Enzo Ceccotti – un nome non tanto "supereroico", nevvero? ;-) – un ladruncolo della periferia degradata di Roma che per sfuggire all'arresto si tuffa nelle acque del Tevere contaminate da scorie radioattive, riemergendone praticamente invulnerabile e con una forza ancor più che sovrumana: piega termosifoni come se niente fosse, fa girare una ruota panoramica spenta con lo stesso sforzo con cui un comune mortale spinge un'altalena, e apre furgoni portavalori come fossero lattine, il tutto con la sola forza delle braccia. Questi superpoteri li userà, indovina un po'?, per combattere il male che minaccia la città...
Gabriele Mainetti è alla prima regia di un cortometraggio, ma mi piace ricordare un suo corto di qualche anno fa, Basette: già all'epoca si poteva intuire la sua passione per i manga, gli anime e soprattutto per il cinema, campo nel quale può vantare una preparazione a tutto tondo (è anche compositore, per dire). Per quanto mi riguarda, Lo chiamavano Jeeg Robot l'ho ricollegato a un cartone animato giapponese che seguivo quando ero ragazzina, Ken il guerriero; io ne apprezzavo soprattutto il lato romantico (ti assicuro che c'era)... solo che mia madre entrava in camera mia immancabilmente quando qualcuno diceva cose tipo «Mo' te tocco 'n punto de pressione e te faccio scoppia' come 'n palloncino» – non sono ancora uscita dal "romanaccia mode", sorry ;-) – e si scandalizzava del fatto che a una soave fanciulla come me piacesse certa robaccia! ;-)
E ora ti saluto, quasi quasi vado a fare il bagno nel Pescara, non si sa mai che ne esca con qualche superpotere... ;-) (tra il nostro fiume e il Tevere è una bella gara, in fatto di "zozzeria")

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