domenica 22 novembre 2015

Accendiamo il bufalometro!

Non c'è niente di più adatto di una notizia da prima pagina per riuscire a catalizzare le bufale più improbabili, che però inspiegabilmente – ma neanche tanto – hanno facile presa sull'opinione pubblica. In seguito ai recenti attentati a Parigi si sono diffuse, non soltanto sui social network ma pure sui mezzi di informazione ufficiali, svariate notizie false o non verificate: sei di queste, tra le quali la foto del presunto kamikaze, in realtà un innocuo giornalista di religione Sikh (lo si può dedurre dal turbante) residente in Canada e "vittima" di Photoshop, sono state smontate da Andrea Zitelli di Valigia Blu. In un successivo articolo, sempre su Valigia Blu, si sottolinea l'importanza che i media facciano debunking in tempo reale.
Sempre riguardo alle stragi dell'ISIS, ma rimanendo entro i confini italiani, ha fatto scalpore la notizia che alcuni studenti di una scuola di Varese erano usciti dall'aula rifiutandosi di osservare il minuto di silenzio in memoria delle vittime di Parigi. «E si vede che sono musulmani e danno ragione agli attentatori», ha affermato una persona che conosco e che è cascata con tutte le scarpe nell'islamofobia dilagante. In realtà come spiegato su Famiglia Cristiana – non certo un giornale incline all'estremismo, anche se probabilmente si tratta della più progressista fra le testate cattoliche – le cose non stanno proprio così: quei ragazzi, peraltro non tutti di religione islamica, intendevano semplicemente estendere il loro cordoglio a tutte le vittime del terrorismo, non soltanto a quelle di Parigi; e in questo, pur senza sottovalutare il fatto che per noi occidentali è comprensibile provare una maggiore solidarietà nei confronti di chi ci è più vicino geograficamente e culturalmente, non posso certo dar torto ai ragazzi.
Un'altra bufala di cui ho sentito parlare in questi giorni è quella secondo la quale dietro molti attentati ci sarebbe un unico complotto mondiale. La prova? Oltre che a Parigi, anche durante la veglia per le vittime dell'attentato alla maratona di Boston del 2013, in seguito ai massacri alla scuola Sandy Hook e ad Aurora sarebbe stata avvistata la stessa ragazza in lacrime, "evidentemente" un'attrice. In realtà, citando le conclusioni di Bufale.net, «Non ci vuole un esperto di riconoscimento facciale per riconoscere nel meme tre persone diverse. Ricordatevi complottari, state sfruttando la morte delle vittime di questi massacri».
Addirittura, secondo quel "professionista" del complottismo che è Rosario Marcianò, sarebbe un false flag persino la morte della povera Valeria Solesin, la dottoranda alla Sorbona che al momento degli attacchi pressoché simultanei si trovava al Bataclan per assistere al concerto degli Eagles of Death Metal. Che la giovane veneziana fosse nientepopodimenoché un personaggio inventato lo dimostrerebbe il fatto che non risultava registrata su nessuno dei principali social network. Per citare Clarissa, «anche se sei stata volontaria di una delle ong più grandi (Emergency) o se ci sono degli articoli pubblicati su internet a tuo nome, se non hai un profilo sui social (o se non lo rendi ricercabile) non esisti». Meglio che mi autocensuri per non esprimere l'opinione che ho di certi individui e delle loro assurde teorie... :-/
Altre bufale, per virali che siano, risultano meno soggette a conseguenze spiacevoli, come quella nella quale sono incappata l'altro giorno e che vede protagonista un Gandhi studente universitario capace di liquidare brillantemente un professore assai ostico. Sarebbe stato un aneddoto davvero gustoso... ma "purtroppo" non c'è nulla di vero. :-)

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