sabato 24 ottobre 2015

Per un'ora di luce in più

Questa notte dovremo spostare indietro di un'ora le lancette dei nostri orologi... un'immagine che nell'era del digitale, in cui molti dispositivi sono in grado di "rimettersi" da sé, suona sempre più spesso puramente metaforica, ma tant'è. Termina infatti il periodo di validità dell'ora legale, e ritorna l'ora solare, che dovrebbe essere – prego notare il condizionale ;-) – quella standard.
Magari questo post avrebbe avuto più senso in occasione del passaggio all'ora legale, il 29 marzo scorso... ma all'epoca, pur avendo già sottomano le relative fonti, non riuscii a prepararlo in tempo utile. E così lo pubblico adesso che sta per verificarsi la transizione opposta da me tanto detestata: che strazio, proprio adesso che le tenebre calano sempre prima, vedersi privare di colpo di un'ora intera di luce la sera! L'unico lato positivo è che avrò un'ora in più di sonno da trascorrere col mio amore... <3
La sottoscritta non ha mai nascosto le sue perplessità riguardo all'effettiva utilità dell'alternanza ora solare/ora legale... e a quanto pare erano tutt'altro che infondate. A marzo, in occasione del passaggio all'ora legale, mi colpi in modo particolare un paragrafetto di questo articolo...
Si è scoperto però che il cambiamento d'orario, che avrebbe lo scopo principale di risparmiare energia, non era basato su alcuna prova. "Abbiamo obbedito a questa regola per un secolo ma nessuno sa spiegare il perché", osserva Downing: il primo tentativo concreto di misurare il risparmio di energia attraverso l'ora legale è avvenuto nel 1966.
... e quindi, volendo saperne di più, ho trovato questo articolo pubblicato il 4 marzo 2014 che riporta più nel dettaglio le affermazioni del summenzionato Michael Downing, insegnante alla Tufts University. Ne riporto qui di seguito la traduzione, dopodiché ciascuno potrà trarne le conclusioni che reputa più giuste. Io dico soltanto che leggendolo mi son sentita girare gli ammennicoli! :-/
Il costo dell'ora legale
La ragione per cui mettiamo l'orologio un'ora avanti ogni anno ha più a che fare con quello che spendiamo per il divertimento estivo che con la riduzione del nostro consumo di energia.
Con il passaggio all'ora legale ormai prossimo, ci si potrebbe domandare come mai ci prendiamo la briga di mettere l'orologio un'ora avanti e poi indietro ogni anno.
Si dà il caso che avere più luce del giorno ci dà più tempo per fare acquisti, andare in giro in macchina, cucinare grigliate e perfezionare la nostra pratica del gioco del golf. Quello che non fa è tagliare il nostro consumo di energia, come dovrebbe essere nelle intenzioni, afferma Michael Downing, un docente di inglese e autore di Spring Forward: The Annual Madness of Daylight Saving Time.
Di fatto, quando perdiamo un'ora di sonno all'inizio del periodo di ora legale che dura otto mesi, ciò riduce il nostro consumo di energia elettrica di meno di metà dell'1 per cento, dice Downing, contrariamente al più recente studio del Dipartimento dell'Energia.
Mentre il governo continua a sostenere che il paese riduce il consumo di energia elettrica per ciascun giorno di validità dell'ora legale, Downing afferma che non ci si avvicina neppure a questo obiettivo. Alcuni studi riferiscono piccole riduzioni nel consumo di energia elettrica, ma lo studio più completo della domanda di energia delle famiglie e molti altri riportano un aumento del consumo globale di energia che va dall'1 al 4 per cento durante il periodo di validità dell'ora legale.
«Le industrie del barbecue e del carbone affermano di fatturare 200 milioni di dollari aggiuntivi con un mese in più di ora legale, ed esse sono state tra le più grandi lobby a favore dell'estensione dell'ora legale da sei a sette mesi nel 1986», sostiene lui. A fare pressione insieme a loro quell'anno è stata l'industria del golf, la quale dice che il mese aggiuntivo di luce ha significato più tempo sui campi da golf e altri 400 milioni di dollari di entrate.
Ma ciò che è un bene per il commercio è un male per il consumo complessivo di energia, afferma Downing. «Se c'è luce quando usciamo dal lavoro e decidiamo di andare al centro commerciale o al ristorante o in spiaggia per una nottata estiva, non ci andiamo a piedi, ma in macchina», dice lui.
Il consumo di carburanti aumenta nel periodo di validità dell'ora legale, «qualcosa che l'industria dei carburanti sa dagli anni '30», dice Downing. Ecco perché essa ha esercitato forti pressioni per reintrodurre l'ora legale dopo due esperimenti a breve termine per conservare energia elettrica e altre risorse energetiche durante la prima e la seconda guerra mondiale.
Ma più tempo trascorso al volante significa anche più anidride carbonica nell'atmosfera, che aggrava il cambiamento climatico, dice Downing. Inoltre la riduzione dei costi di illuminazione degli interni nei soleggiati pomeriggi primaverili ed estivi è compensata da maggiori costi per il condizionamento degli uffici, delle fabbriche e dei centri commerciali.
«Ogni volta che il governo studia [l'ora legale], si scopre che in realtà non stiamo risparmiando nulla quando tutto è stato detto e fatto», afferma Downing.
Eppure, sotto la spinta di molte lobby di settore, il governo ha esteso la durata dell'ora legale più volte. Nel 1966, il presidente Lyndon B. Johnson firmò lo Uniform Time Act, che istituì l'ora legale, la quale cominciava l'ultima domenica di aprile e terminava l'ultima domenica di ottobre: sei mesi in tutto. Questa legge ha standardizzato delle usanze che variavano da stato a stato fra il 1945 e il 1966.
Poi, nel 1986, la legge federale è stata modificata per aggiungere un intero mese all'ora legale, facendola iniziare la prima, non l'ultima, domenica di aprile. «Questo cambiamento è stato stimolato da un gran numero di lobby: quelle del golf e delle attrezzature da golf, quella della ristrutturazione di case, la Hearth, Patio and Barbecue Association e le industrie dei carburanti e dei combustibili, che hanno visto un potenziale vantaggio per le loro vendite», afferma Downing. «C'è stato poco interesse per coloro che vivevano nelle zone occidentali di ciascun fuso orario, dove in certi mesi il sole potrebbe sorgere dopo le 8:30».
«Questo cambiamento standardizzato dell'ora non è stato a favore degli agricoltori, che adesso avevano un'ora in meno di luce al mattino per mungere le mucche e preparare la merce da portare al mercato, per non parlare dei pendolari o dei bambini in attesa dello scuolabus al buio», dice lui.
Nel 2005, i sette mesi di ora legale sono diventati otto con il passaggio dell'Energy Policy Act, che ha spostato la data di inizio alla seconda domenica di marzo e quella di fine una settimana più tardi, la prima domenica di novembre. La variazione dalla fine di ottobre all'inizio di novembre non è stata trainata dal risparmio energetico, ma dalla National Association of Convenience Stores (NACS), la quale ha voluto che Halloween cadesse durante l'ora legale.
«Ciò ha dato ai bambini più tempo per fare "dolcetto o scherzetto" e mangiare più dolci», dice Downing. Naturalmente, oltre alle barrette di Snickers, gli americani acquistano l'80 per cento della loro benzina presso i convenience store, e il NACS attribuisce a quel mese in più di ora legale un incremento di un miliardo di dollari nelle vendite annuali.
«Così oggi abbiamo otto mesi di ora legale e solo quattro mesi di ora solare», afferma. «Sai dirmi quale ora è quella standard?».
Aspetti positivi sul commercio a parte, Downing concede che l'ora legale faccia qualcosa di buono per l'anima: «Può essere basata su un falso mito di risparmio energetico, ma chi vuole rinunciare a godersi quelle lunghe, calde serate estive?».
Più o meno gli stessi argomenti, con qualche dato extra, sono contenuti in quest'altro articolo a firma dello stesso Downing.

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