lunedì 9 marzo 2015

La buona sanità da salvaguardare

La sanità italiana e in particolare quella abruzzese, che già da tempo – se mi è consentito il gioco di parole – non era granché in salute, ultimamente appare ancora più in crisi per effetto degli inesorabili tagli operati dalla politica; me ne rendo conto ogniqualvolta – ultimamente piuttosto spesso, purtroppo – ho l'occasione di averci a che fare. Per questo, e per altre ragioni abbastanza personali, sono rimasta molto colpita da un racconto firmato dal fotografo romano Max Rossi e pubblicato qualche giorno fa su The Wider Image, il sito dell'agenzia di stampa britannica Reuters dedicato allo storytelling fotografico, al quale si può accedere mediante un'app per iPad (noi androidiani siamo esclusi, almeno per il momento... grrrr): il servizio è dedicato all'Istituto Sant'Anna di Crotone, in Calabria, specializzato in trattamenti riabilitativi. Debbo confessare la mia ignoranza: è solo grazie a questo reportage che ho avuto modo di farmi un'idea sul valore di questa struttura, la cui eccellenza è tale da arricchire il panorama sanitario del nostro Mezzogiorno, spesso considerato a torto o a ragione più arretrato della media nazionale. Ma ahimè, anche l'Istituto Sant'Anna rischia di finire ridimensionato in modo drastico da tagli indiscriminati. Qui di seguito mi permetto di condividere le foto del reportage che ho trovato maggiormente significative, assieme alla mia traduzione del testo che le accompagna.
Negli ultimi 18 anni l'Istituto situato nell'Italia meridionale ha aiutato 1200 persone ad uscire dal coma. Si tratta di un centro medico di rara levatura mondiale in una delle regioni più povere d'Europa.
La qualità dell'assistenza sanitaria in Calabria è tra le peggiori d'Italia; la mortalità infantile è la più alta del Paese. Secondo il Ministero della Salute, i pazienti calabresi scelgono di andare a farsi curare altrove più di quelli di qualsiasi altra regione.
Quando il Sant'Anna venne fondato nel 1996, Giuliano Dolce, uno dei neurologi più importanti d'Italia nonché esperto internazionale di risvegli dal coma [Reawakening è appunto il titolo del reportage, NdC], fu richiamato dalla pensione.
«La gente era abituata a credere che un paziente in coma fosse completamente tagliato fuori dal mondo, ma noi ci siamo resi conto che non è così», dice Dolce, 86 anni magnificamente portati con i suoi capelli bianchi e gli occhi azzurri.
Giovannina Caprara, 49 anni, viene assistita in casa dalla figlia Maria Teresa e dal marito Domenico, mentre i medici la controllano dal Sant'Anna a 40 miglia di distanza.
Caprara, in uno stato che Dolce descrive come "veglia non responsiva", è seduta su una sedia a rotelle nella sua villetta decorata con immagini di santi, e qualche volta sembra sorridere e ridere.
«Siamo stati molto fortunati, la clinica è stata meravigliosa», ha detto Maria Teresa, 30 anni, aggiungendo che sua madre fa piccoli miglioramenti. Lei l'ha portata a messa, in campagna e ad un matrimonio.
«I dottori ci trattengono dal crearci false speranze», ha detto. «Sono sempre stata felice di qualsiasi cosa la mamma potesse darmi».
Ecco la postazione da cui i medici possono monitorare da remoto i pazienti.
Sotto pressione per tenere a freno il secondo debito pubblico più grande della zona euro, i governi italiani che si sono succeduti hanno ridotto i finanziamenti per le regioni. Il Sant'Anna, il cui tasso di successi nel risvegliare le persone dal coma è quasi del 20 per cento superiore alla media italiana, affronta tagli simili a quelli di qualunque altro ospedale in Calabria.
Quando un bus si è schiantato contro l'auto di Giovannina Caprara cinque anni fa, lei ha avuto la fortuna di essere ammessa al Sant'Anna. In futuro, altri potrebbero non essere così fortunati.
A un paziente in coma vengono verificati i parametri cerebrali per capire quando è pronto per essere stimolato.
Un paziente abbraccia sua madre che adesso riconosce. È stato in coma per quattro anni e mezzo in seguito a un incidente in moto e si è risvegliato pochi mesi fa.
Un robot è attaccato al braccio di un paziente come parte di un programma riabilitativo.
Per stimolare i pazienti vengono usate immagini interattive.

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