lunedì 28 luglio 2014

Da utopia a traguardo raggiungibile

Mesi fa, commentando il film Yo, también che avevo appena visto, abbozzai alcune considerazioni circa la possibilità che le persone disabili vivessero una vita il più possibile "normale" (concetto oltremodo ostico e complesso, per questo uso le virgolette). Ecco cosa scrissi: «Suppongo che esistano svariati fattori congeniti che hanno il loro peso nello sviluppo della persona, ma probabilmente conta parecchio anche l'educazione ricevuta: il fatto di venir sottoposti in continuazione fin dalla più tenera età a stimoli cognitivi e relazionali appropriati, anziché essere trattati sempre come degli incapaci oppure abbandonati un po' a sé stessi perché "tanto a cosa vuoi che serva", può fare la differenza».
E negli ultimi giorni mi è capitato di leggere due notizie davvero incoraggianti in tal senso.
La prima riguarda il diciannovenne padovano Enrico Battisti, affetto dalla sindrome di Down come il protagonista di Yo, también Pablo Pineda, il quale si appresta a divenire il primo europeo con trisomia 21 ad aver terminato la carriera universitaria. Il nostro Enrico, invece, per il momento ha "solo" superato gli esami di maturità all'istituto tecnico, e con il massimo dei voti! È vero che «il voto gli è stato dato in base ad obiettivi fissati apposta per lui in un "piano educativo individualizzato"».. ma mi sembra comunque una notizia davvero confortante per tante persone down e per le loro famiglie. A differenza di Pablo Pineda, Enrico non proseguirà gli studi, ma intende trovarsi un lavoro: sembra che sia molto portato per l'informatica. Che dire... in bocca al lupo! :-)
C'è poi la storia di Andrea Paolucci, ventottenne di Rieti affetto da autismo: il giovane si è laureato con lode in Scienze della Formazione e del Servizio Sociale a L'Aquila discutendo – con l'ausilio di opportuni strumenti – una tesi sui social network, i quali l'hanno aiutato ad uscire dall'isolamento che rischiava di inghiottirlo. La sua tesi ha un titolo abbastanza emblematico: «La mia vita nel Pozzo». E ad Andrea auguro di restarne fuori per sempre, da quel pozzo...

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