giovedì 31 luglio 2014

I want to ride my bicycle

[Si ringraziano i Queen per la colonna sonora di questo post! :-)]
Come ogni anno, con l'approssimarsi della stagione estiva – a partire da questo pazzo pazzo 2014, le espressioni "bella stagione" e "stagione calda" potrebbero essere ritenute oltremodo inappropriate ;-) – aumenta il numero di persone che inforcano la bici per i loro spostamenti in città o anche solo per tenersi in forma. Davvero un'ottima abitudine, che fa bene alla salute sia del singolo individuo sia dell'ambiente in cui vive: già, perché le due ruote a pedali sono il mezzo di trasporto più ecologico che ci sia... dopo le proprie gambe! :-) Il fatto è che, trovandomi spesso "dall'altra parte della barricata", ossia al volante o a piedi, osservo da parte di alcuni ciclisti dei comportamenti che non depongono di certo a favore della categoria: ostentare un assoluto disdegno del codice della strada, ad esempio passando allegramente col rosso o immettendosi contromano in strette strade a senso unico – eppure, incredibile ma vero, anche i ciclisti devono sottostare ad alcune regole! ;-) –, sfrecciare a velocità non proprio moderata sul marciapiede del lungomare ingombro di pedoni snobbando la magnifica pista ciclabile che lo costeggia da Pescara a Montesilvano, pedalare affiancati a due-tre per volta con il risultato di invadere l'intera carreggiata, oppure, quando si procede da soli o in fila indiana, fregarsene di tenersi il più possibile vicini al margine destro della strada. A tal proposito, ecco una massima aurea che ho scovato l'altro giorno su Facebook: «Dite ai ciclisti che possono salvare il mondo anche leggermente più a destra»! ;-)
La questione però è seria, e da un certo punto in poi non è proprio il caso di scherzare: risale a poco tempo fa la notizia della morte di un giovane motociclista di Spoltore che si era schiantato contro un albero per evitare un gruppo di ciclisti. Anche se la dinamica dell'incidente è ancora tutta da chiarire, io in quanto affezionata delle due ruote mi sento responsabilizzata in prima persona.
Infine, per risollevarci un po' il morale, ecco una citazione di Bill Nye the Science Guy:
Andare in bicicletta è una parte importante del futuro. Deve esserlo. C'è qualcosa di sbagliato in una società che guida l'auto per andare ad allenarsi in palestra.
Questa fa il paio con una dichiarazione attribuita al politico statunitense Earl Blumenauer:
Facciamo un minuto di silenzio per tutti quegli americani che sono bloccati nel traffico sulla strada per andare in palestra a pedalare da fermo su una cyclette.
Qui puoi trovare molte altre citazioni interessanti – in inglese – sull'andare in bicicletta e sulla mobilità sostenibile. Ne ho tradotte giusto tre...
Qualunque posto si può raggiungere a piedi, se ne hai il tempo. (Steven Wright)
Riscopriamo le gambe umane come mezzo di trasporto. I pedoni fanno affidamento sul cibo come carburante e non hanno bisogno di strutture speciali per parcheggiare. (Lewis Mumford)
L'uomo è quell'animale che vuole lanciarsi nello spazio interplanetario, dopo aver rinunciato al problema di trovare un modo efficiente per farsi cinque miglia per andare al lavoro e ritorno ogni giorno. (Bill Vaughan)
[La foto che apre il post è tratta da uomoplanetario.org. Come vorrei riuscire a scattare un panning così... :-)]

mercoledì 30 luglio 2014

Il dono dell'invisibilità su Facebook

Quest'oggi mi va di improvvisarmi "Aranzulla in gonnella de noantri"... ;-) e così ti propongo la mia personale versione aggiornata di un post pubblicato qualche tempo fa dal seguitissimo divulgatore informatico! :-)
Può capitare a tutti di pentirsi di aver accettato una richiesta di amicizia su Facebook... ma per minimizzare i "danni" non è detto che si debba arrivare al punto di rimuovere dagli amici: una scelta abbastanza drastica, quest'ultima, alla quale personalmente mi è capitato di fare ricorso soltanto in casi eccezionali, e non senza un certo disagio.
Se per qualche motivo ti infastidisce vedere nella tua timeline i post di una persona in particolare, venirne a capo è semplicissimo: è sufficiente smettere di seguire quella persona. E come? Beh, basta che clicchi su Segui già nella sua pagina del diario (tutti gli amici si seguono per impostazione predefinita)...


... e il pulsante assumerà il seguente aspetto, a significare che quella persona non la segui più (ma l'azione è reversibile semplicemente cliccando di nuovo su Segui).


Se invece sei tu che per i motivi più disparati non desideri essere "visto" su Facebook da qualche "facciamico" in particolare, la procedura che devi seguire per nascondere i tuoi post in maniera selettiva è un pochino più complicata... ma neanche tanto: in fondo è più facile da mettere in pratica che da spiegare! :-)
Per prima cosa, clicca sulla freccetta sull'estremità destra della barra che si trova in alto nella pagina di Facebook: si aprirà un menu...



... nel quale selezionerai Impostazioni, poi nella pagina che compare Privacy, ottenendo...


[L'immagine qui sopra e altre che seguono risultano ridimensionate: cliccaci sopra per ingrandirle]
L'impostazione che ti interessa è Chi può vedere i tuoi post futuri?. Di norma l'opzione Amici va più che bene... ma, se così non fosse, clicca su Modifica che si trova sulla destra...


... poi su Amici, quindi su Altre opzioni...


... e poi ancora su Personalizzata.


A questo punto, nella casella Non condividere questo contenuto con, non devi far altro che inserire i nomi delle persone o liste alle quali desideri renderti "invisibile". E sta' tranquillo, ché tanto «Facebook non comunica mai ad altri se scegli di non condividere un post con qualcuno».


A questo punto l'impostazione di visibilità dei post che pubblicherai d'ora in poi risulterà variata in Personalizzata.


Se vuoi vedere come appare il tuo diario a una persona in particolare – nella fattispecie, quella con la quale hai scelto di non condividere i tuoi post – niente di più facile: clicca sul lucchetto alla sinistra della freccetta nella barra in alto per aprire i Collegamenti rapidi alla privacy...


[a dire il vero potevi partire da qua anche per eseguire i passaggi che ho descritto sopra... ma vabbè, è sempre bene conoscere più strade alternative per arrivare a una certa destinazione! ;-)]
... clicca su Chi può vedere le mie cose?...


... e poi su Visualizza come sotto Cosa vedono gli altri sul mio diario?.


Digitando il nome di un amico nella casella Visualizza come una persona specifica, potrai vedere con i tuoi occhi l'aspetto che ha il tuo diario per quell'amico.
Ricorda che la modifica non è retroattiva e che, qualora dovessi pentirtene, puoi ritornare in ogni momento sulla scelta fatta: basta che selezioni, quando pubblichi qualcosa, un'altra risposta alla domanda Chi può vedere questo contenuto?.

martedì 29 luglio 2014

Affinché certe fatali distrazioni siano solo un triste ricordo

Molti trovano inconcepibile che una persona possa arrivare al punto di dimenticare un bambino in macchina... eppure succede, e troppo spesso ne consegue la morte del piccolo per ipertermia. Nel 2010 Gene Weingarten, giornalista del Washington Post, vinse il premio Pulitzer con un articolo nel quale analizzava il fenomeno. «Negli Stati Uniti questo tipo di incidente provoca mediamente 38 morti all'anno, quasi tutti tra la primavera, l'estate e l'inizio dell'autunno, e nella maggior parte dei casi si tratta di bambini con meno di due anni, dimenticati in macchina da persone sane e "normali" – genitori solitamente attenti e premurosi – vittime di un'occasionale distrazione», riassume Il Post: insomma, non si tratta certo di mostri... e in generale chi commette un simile tragico errore non merita affatto di essere colpito da una riprovazione tale da rendere ancora più schiaccianti lo strazio e il senso di colpa che inevitabilmente lo accompagneranno per tutta la vita. Weingarten riferisce le prime parole pronunciate da un padre dopo aver perso in questo modo il figlioletto adottivo: «non voglio sedativi, non merito sollievo dal dolore, voglio sentire tutto e poi morire». Ebbene, alla fine quel padre venne assolto dall'accusa di omicidio. E chi sono io per giudicarlo?
Ma come può succedere una cosa del genere? Negli ultimi anni a quanto pare ha influito parecchio la prassi di sistemare i seggiolini dei bambini sul sedile posteriore, il che li tiene al sicuro dall'airbag passeggero ma li sottrae alla vista di chi è seduto davanti. Comunque questo non basterebbe, se nella mente sopraffatta dallo stress non scattasse una sorta di blackout. Arnaldo Benini, docente di neurochirurgia e neurologia all'Università di Zurigo, descrive il fenomeno come segue:
Un padre affettuoso e premuroso dimentica la figlia di due anni in automobile, e la piccola muore. Tutti a chiedersi sgomenti come ciò sia stato possibile. L'energia di cui il cervello dispone non è sufficiente a tenere attivi simultaneamente tutti i meccanismi della coscienza e della memoria. Un compito prevale sugli altri. Pensare alla propria figlia chiusa in macchina al sole dovrebbe avere la preminenza assoluta: ma il criterio col quale, nei meccanismi della coscienza, un compito prevale sugli altri, è sconosciuto. Probabilmente è casuale. Nel cervello del padre la concentrazione mentale su quel che doveva fare ha ridotto l'attività dei meccanismi della memoria al punto da dimenticare la bambina. Una tremenda coincidenza di eventi sfavorevoli ha portato i meccanismi del cervello a determinare un comportamento sul quale la volontà non può nulla perché essi stessi sono il prodotto di un meccanismo nervoso, in quel momento incapace di agire nella direzione giusta.
Si può fare qualcosa per evitare simili tragedie? Per fortuna sì. Per i genitori...
Un consiglio è quello di mettere sempre la borsa del cambio (o i giochi) bene in vista sul sedile anteriore, a segnalare e ricordare la presenza del bambino sul sedile posteriore. Un altro è quello di tenere invece oggetti personali d'uso frequente – come il telefonino, la borsa o il portafogli – vicino al bambino per tutto il tempo del viaggio.
Mentre per tutti noi...
Qualsiasi passante che noti un bambino solo in macchina farebbe bene a chiamare immediatamente il 112, che è il numero unico per le emergenze in tutti i paesi dell'Unione europea.
E pure la tecnologia può venire in aiuto. In un commento al post nel quale raccomandavo di non lasciare i cani dentro l'auto – cosa che probabilmente viene fatta non di rado in modo intenzionale, piuttosto che per una semplice dimenticanza – mi è stata segnalata l'app tutta italiana (è stata realizzata a Messina) Infant Reminder, disponibile per Android e iPhone. L'applicazione è in grado di emettere allarmi sonori e visivi periodici durante un viaggio, e all'occorrenza di inviare sms e e-mail ai recapiti impostati, per scongiurare nei limiti del possibile il rischio di tragiche distrazioni. Io non l'ho provata – invito chi ne abbia l'occasione a fare qualche test – ma guardando la videoguida ho avuto l'impressione che il suo limite principale sia la necessità di attivarla e di selezionare la destinazione all'inizio del viaggio: e di questo, come pure di tante altre cose, credo sia fin troppo facile scordarsene. Più promettente, seppure ancora nelle fasi iniziali, è "The Hot Seat", un'invenzione brevettata dalla studentessa americana Alissa Chavez: si tratta di un dispositivo di sicurezza che monitora il seggiolino del bambino, facendo scattare un allarme in caso di pericolo. Davvero in gamba, questa ragazza all'ultimo anno di liceo! :-) Sul sito internazionale di crowdfunding Indiegogo è stata aperta una campagna per finanziare la costruzione di un prototipo funzionante della sua invenzione, da sottoporre ad aziende del settore per ottenerne la commercializzazione.

lunedì 28 luglio 2014

Da utopia a traguardo raggiungibile

Mesi fa, commentando il film Yo, también che avevo appena visto, abbozzai alcune considerazioni circa la possibilità che le persone disabili vivessero una vita il più possibile "normale" (concetto oltremodo ostico e complesso, per questo uso le virgolette). Ecco cosa scrissi: «Suppongo che esistano svariati fattori congeniti che hanno il loro peso nello sviluppo della persona, ma probabilmente conta parecchio anche l'educazione ricevuta: il fatto di venir sottoposti in continuazione fin dalla più tenera età a stimoli cognitivi e relazionali appropriati, anziché essere trattati sempre come degli incapaci oppure abbandonati un po' a sé stessi perché "tanto a cosa vuoi che serva", può fare la differenza».
E negli ultimi giorni mi è capitato di leggere due notizie davvero incoraggianti in tal senso.
La prima riguarda il diciannovenne padovano Enrico Battisti, affetto dalla sindrome di Down come il protagonista di Yo, también Pablo Pineda, il quale si appresta a divenire il primo europeo con trisomia 21 ad aver terminato la carriera universitaria. Il nostro Enrico, invece, per il momento ha "solo" superato gli esami di maturità all'istituto tecnico, e con il massimo dei voti! È vero che «il voto gli è stato dato in base ad obiettivi fissati apposta per lui in un "piano educativo individualizzato"».. ma mi sembra comunque una notizia davvero confortante per tante persone down e per le loro famiglie. A differenza di Pablo Pineda, Enrico non proseguirà gli studi, ma intende trovarsi un lavoro: sembra che sia molto portato per l'informatica. Che dire... in bocca al lupo! :-)
C'è poi la storia di Andrea Paolucci, ventottenne di Rieti affetto da autismo: il giovane si è laureato con lode in Scienze della Formazione e del Servizio Sociale a L'Aquila discutendo – con l'ausilio di opportuni strumenti – una tesi sui social network, i quali l'hanno aiutato ad uscire dall'isolamento che rischiava di inghiottirlo. La sua tesi ha un titolo abbastanza emblematico: «La mia vita nel Pozzo». E ad Andrea auguro di restarne fuori per sempre, da quel pozzo...

domenica 27 luglio 2014

Intrattenimento su YouTube

Di Gomorra non ho ancora letto il romanzo – finora l'ho giusto sfogliato qua e là, ma se devo essere sincera lo stile di Roberto Saviano non mi invoglia granché – e neppure guardato il relativo film diretto da Matteo Garrone, che mi è stato descritto come molto violento... e, non avendo Sky e non intendendo ricorrere a (ehm) vie traverse, la serie televisiva non la conosco affatto. Ciononostante ho gradito parecchio il secondo episodio – senz'altro meglio del primo – de gli effetti di GOMORRA LA SERIE sulla gente, realizzato dai ragazzi di the JackaL. Oltre a Ciro Priello, pressoché onnipresente nelle produzioni della suddetta agenzia specializzata in video virali, e a Fabio Balsamo, irresistibile nella parte del barista, vi recita pure una guest star d'eccezione: Salvatore Esposito, che nella serie summenzionata interpreta il ruolo di Gennaro "Genny" Savastano. Enjoy! :-D


[La foto che apre il post è tratta dalla pagina Facebook di the JackaL]
Da quando ho preso l'abitudine di iscrivermi ai canali su YouTube, la quantità di potenziali video da guardare è aumentata notevolmente... ma per fortuna sono anche diventata più selettiva e rapida nel capire se un video può interessarmi o meno, così il tempo che dedico alla visione non è aumentato in modo significativo dai tempi in cui mi ero autodiagnosticata la sindrome di YouTube (e poi in genere i video li guardo sul tablet mentre faccio step, per cui ottimizzo! :-) ). Quest'oggi segnalo giusto un paio di canali, entrambi appartenenti al filone dei video divertenti: quello di Davide De Matteis (le sue 3 Regole per NON farla inca**are sono davvero azzeccate!) e quello di VieniRidiCondividi (non potevo non apprezzare la loro parodia di Stardust, dove al posto di Mika e Chiara c'è un ragazzo che fa scuola guida alla sua lei!). Mesi fa ero iscritta anche al canale di Francesco Sole, ma poi l'ho abbandonato... salvo scoprire che negli ultimi giorni è stato oggetto di un paio di parodie piuttosto spassose da parte di iPantellas e di The Bazardous! :-D

sabato 26 luglio 2014

Giusto un paio di spunti su patriottismo e nazionalismo

Stamattina mi è arrivata la newsletter settimanale con il meglio di Tumblr; tra le altre cose vi figurava la vignetta qui sotto, disegnata da David Horsey a corredo di un articolo scritto per il Los Angeles Times.

Se i Kent fossero stati "patrioti" [prego notare le virgolette, NdC]... «Martha, dobbiamo rispedire questo piccolo alieno illegale là da dove è venuto!». «Ci puoi scommettere che lo faremo! Probabilmente è malato!».
... e tanti saluti a Superman! ;-)
Questo si può ricollegare a una citazione di Sydney J. Harris condivisa l'altro giorno da Jay Branscomb, che seguo su Facebook da qualche settimana, ovvero da quando la sua scherzosa condivisione della foto di un anonimo cacciatore accanto alla preda appena ammazzata – in realtà si trattava del regista Steven Spielberg in posa sul set del film Jurassic Park accanto a un triceratopo ovviamente finto, visto che quelli veri sono estinti da decine di milioni di anni – si è trasformata in un caso al di là di ogni previsione.
Ecco la versione originale della citazione...
The difference between patriotism and nationalism is that the patriot is proud of his country for what it does, and the nationalist is proud of his country no matter what it does; the first attitude creates a feeling of responsibility, but the second a feeling of blind arrogance that leads to war.
... e la mia traduzione in italiano.
La differenza fra patriottismo e nazionalismo è che il patriota è orgoglioso del suo paese per quello che fa, e il nazionalista è orgoglioso del suo paese qualunque cosa esso faccia; il primo atteggiamento crea un senso di responsabilità, mentre il secondo un senso di cieca arroganza che conduce alla guerra.
Su Wikiquote al giornalista americano scomparso nel 1986 è attribuita un'altra citazione sullo stesso argomento.
Patriotism is proud of a country's virtues and eager to correct its deficiencies; it also acknowledges the legitimate patriotism of other countries, with their own specific virtues. The pride of nationalism, however, trumpets its country's virtues and denies its deficiencies, while it is contemptuous toward the virtues of other countries. It wants to be, and proclaims itself to be, "the greatest," but greatness is not required of a country; only goodness is.
Cioè...
Il patriottismo è orgoglioso delle virtù di un paese e desideroso di correggerne i vizi; riconosce inoltre il legittimo patriottismo di altri paesi, con le loro virtù specifiche. L'orgoglio del nazionalismo, invece, strombazza le virtù del suo paese e ne nega i vizi, mentre è sprezzante nei confronti delle virtù di altri paesi. Esso vuole essere, e proclama di essere, "il più grande", ma la grandezza non è richiesta ad un paese; solo la bontà lo è.
Il discorso sul nazionalismo, e sul confine spesso troppo sottile che lo separa dal razzismo e dall'intolleranza, sarebbe troppo lungo e complesso, e onestamente non mi sento all'altezza di portarlo avanti in modo adeguato. Per questo ho preferito limitarmi a condividere questi spunti di riflessione: chissà, magari qualcuno più dotato di me saprà metterli a frutto... :-)

venerdì 25 luglio 2014

E se rivolessi Firefox com'era...?

Nel mio utilizzo del pc sono una persona piuttosto abitudinaria: probabilmente non ne hai memoria, ma quando gli sviluppatori di Linux Ubuntu decisero di spostare per default in alto a sinistra i pulsanti per chiudere, ridurre a icona e massimizzare le finestre, volli trovare il modo di riportarli dov'erano prima. E qualcosa di analogo l'ho fatto nei giorni scorsi, dopo l'aggiornamento del mio browser Mozilla Firefox alla versione 31 (tra parentesi, trovo che la politica di procedere ad avanzamenti di versione così frequenti, in assenza di migliorie davvero significative, sia abbastanza insensata). Da tempo avevo impostato il valore del parametro browser.tabs.closeButtons in about:config a 3, in maniera tale che, anziché un pulsante di chiusura su ciascuna scheda, ne fosse presente uno solo sull'estremità destra della barra delle schede. Ebbene, in seguito al suddetto avanzamento di versione, la preferenza in questione è stata rimossa da Firefox, e così mi sono trovata di nuovo nella situazione di avere un pulsante di chiusura su ogni scheda: questo non mi soddisfa affatto, non tanto per lo spazio occupato dai pulsanti – su uno schermo da 17 pollici come quello del mio portatile non si tratta di un grosso inconveniente – quanto perché trovo comodo poter portare il puntatore sempre nella stessa posizione per chiudere le schede, e non doverlo spostare in continuazione per chiuderne più d'una in sequenza. Comunque il problema si risolve facilmente installando l'estensione Classic Theme Restorer, consigliata a tale scopo nel forum di Mozilla Italia, aprendo le relative Opzioni sotto Gestione componenti aggiuntivi...


... e selezionando nel relativo menu a discesa l'opzione Pulsante di chiusura a destra della barra delle schede.


L'add-on in questione, comunque, offre moltissime altre impostazioni per personalizzare l'interfaccia di Firefox rendendola su misura per le tue esigenze. Personalmente conto di esplorare tutte quante le opzioni a fondo nel prossimo futuro... ma, ai fini della funzionalità del mio browser, è senz'altro più urgente che io proceda alla creazione di un nuovo profilo: la navigazione non fila più liscia come un tempo, ahimè, e sempre più spesso mi trovo costretta a "tradire" Firefox con Google Chrome oppure – e questo è davvero imperdonabile! ;-) – con Internet Explorer...

giovedì 24 luglio 2014

Vai Paolino!

Nell'ultimo anno la carriera del «conduttore televisivo, attore, regista, comico e scrittore» (cit.) Paolo Ruffini è stata contrassegnata da almeno un paio di quelli che non esito a definire fail: la regia di Fuga di cervelli, forse il film più insulso che mi sia mai capitato di vedere, e la conduzione dei David di Donatello 2014, nel corso della quale Ruffini si è lasciato andare ad apprezzamenti abbastanza pesanti nei confronti di Sophia Loren, venendo in seguito redarguito bonariamente ma implacabilmente da Valerio Mastandrea. È un vero peccato, perché a me – sarà che ho un debole per la parlata toscana ;-) – questo giovanotto è sempre stato taaanto simpatico fin dai tempi di MTV, e ha guadagnato ulteriori punti nella mia considerazione da quando seguo la sua fanpage su Facebook, nella quale Paolino condivide contenuti davvero piacevoli. Ne ho scelti un paio da inserire in questo post, accomunati dal medesimo spunto: le emoticon messe a disposizione dai servizi di messaggistica più diffusi. Come avrai notato se hai mai usato app tipo WhatsApp e Facebook Messenger, di disegnini ce ne sono a bizzeffe, così tanti che della maggior parte magari non sapresti proprio cosa fartene. Eccoti quindi un paio di spunti divertenti! :-)
Sei il tipo il cui umore peggiora di pari passo con la diminuzione del livello di carica della batteria dello smartphone? Il fenomeno può essere illustrato in modo efficace per mezzo delle faccine o smiley... :-D


Ed ecco un vero e proprio quiz: ciascuno dei gruppi di emoticon qui sotto riassume la trama di un film, sai indovinare quale?


La soluzione (almeno credo che sia quella giusta) la pubblico nel seguito, non senza averla occultata un pochettino, come feci a suo tempo qui: per poterla leggere non devi far altro che selezionare le righe con il cursore.
Nell'ordine: Up, Men in Black, Kung Fu Panda, 4 amiche e un paio di jeans, Babe – Maialino coraggioso, Mamma, ho perso l'aereo, Titanic, Il diavolo veste Prada, Stuart Little – Un topolino in gamba, E.T., The Millionaire, Come l'acqua per gli elefanti, Il Signore degli Anelli, Cast Away, Moby Dick, Il pianeta delle scimmie, Il curioso caso di Benjamin Button, Il fantasma dell'Opera, Galline in fuga, 300, Fast and Furious, Blood Diamond, Alla ricerca di Nemo
Beh, adesso conosci un modo per divertirti con i tuoi amici mettendo a frutto tutte quelle emoticon che sembravano così inutili... :-)
Infine, tornando a Paolo Ruffini... questa sera alle ore 21 presso l'Aviosuperficie San Cassiano, a 6 km da Fabriano, si terrà la finale del talent show Melano's Got Talentqui il video di presentazione – con una giuria d'eccezione composta nientepopodimenoché dai PanPers di Colorado e appunto da Ruffini. Perché mai ne parlo qui? Beh, perché Melano, frazione della mia città natale, è il paesello dove ho trascorso le migliori estati della mia infanzia, solo che all'epoca non succedeva niente di che... e perciò trovo fantastico che oggi vi abbiano luogo eventi del genere! :-) Peccato, se l'avessero organizzato nel fine settimana magari mi ci sarei pure iscritta e avrei finalmente esibito il mio segretissimo talento canoro... :-/
Stenti a credermi? Beh, non posso darti torto! ;-)

mercoledì 23 luglio 2014

Musica sotto le stelle... nuvole permettendo!

Il concerto-evento dell'estate pescarese, quello con cui Luciano Ligabue ha fatto il tutto esaurito allo Stadio Adriatico sabato scorso, me lo sono perso... ma alla mia dose stagionale di buona musica dal vivo non rinuncio! :-) Il 27 giugno ho assistito allo show della cantante dei Matia Bazar Silvia Mezzanotte, la quale ha inaugurato in veste di solista la rassegna Estatica Pescara, e ho tutta l'intenzione di tornare al porto turistico Marina di Pescara pure il 30 agosto, quando si esibirà Antonella Ruggiero, che del gruppo ligure è stata l'inimitabile voce nei primi quattordici anni della sua storia.
Nella serata di ieri, invece, mi trovavo all'aperto presso il Teatro d'Annunzio, sotto un cielo minaccioso ma per fortuna innocuo, per godermi il concerto di Simona Molinari e della Al Jarreau Band organizzato nell'ambito del prestigioso festival internazionale Pescara Jazz giunto ormai alla quarantaduesima edizione. Devo confessare che il jazz non è esattamente il mio genere, e le mie conoscenze in proposito si possono riassumere in questa citazione tratta dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco: «Cos'era? Non lo so. Quando non sai cos'è, allora è Jazz». ;-) Ma la performance della cantante aquilana l'ho trovata davvero convincente: la ragazza – ha appena trentun anni, anche se con quell'acconciatura ne dimostrava di più – ha una splendida voce suadente, e classe e padronanza da vendere. Non ha proposto brani del suo repertorio personale – i più conosciuti sono quelli che ha presentato a Sanremo nel 2009 e nel 2013 – ma soltanto grandi classici che hanno fatto la storia del jazz, da The Man I Love a Dream a Little Dream of Me, per finire in bellezza con la straordinaria Summertime, interpretata in duetto con Al Jarreau. Tutti brani a suo tempo resi immortali dall'indimenticabile voce della cantante statunitense Ella Fitzgerald... e non per niente lo spettacolo si intitolava "Loving Ella Fitzgerald"! :-)


Sul palco Simona era accompagnata da Claudio Filippini al pianoforte, Fabio Colella alla batteria e Fabrizio Pierleoni al contrabbasso. Ahimè, le foto non mi sono venute granché bene, essendo state scattate con lo smartphone, che per giunta era quasi scarico; la reflex avevo preferito lasciarla a casa per paura che potesse bagnarsi, ma tanto, in mancanza di un teleobiettivo...
Su Al Jarreau preferisco evitare di sbilanciarmi troppo per non rischiare di essere bersagliata da accuse del tipo NCUCDM (anziché esplicitare l'acronimo mi limito a darti un aiutino); non ho ancora digerito quel che mi capitò quando osai criticare uno spettacolo teatrale! Mi limito a dire che ci metterei la firma per arrivare a quell'età – 74 anni – con la sua verve di consumato intrattenitore, che al ritmo e alla solarità della sua musica era difficile resistere...  ma, se devo essere sincera, la parte che ho apprezzato maggiormente del suo concerto è stata quella in cui il bassista Chris Walker, dalla magnifica voce R&B, ha preso in mano il microfono, eseguendo se non sbaglio lo stesso pezzo che interpretò qui.


Accennavo al cielo minaccioso ma innocuo. In effetti in questo strano mese di luglio che pare posseduto da novembre – qualcuno chiami un esorcista! ;-) – il tempo ieri non prometteva nulla di buono; perciò nel pomeriggio ho telefonato all'Ente Manifestazioni Pescaresi per chiedere se intendessero spostare il concerto al chiuso presso il Teatro Circus – chissà come mai non si è pensato all'Auditorium Flaiano che si trova proprio accanto al Teatro d'Annunzio – come previsto in caso di maltempo... ma mi sono sentita rispondere che, viste le previsioni meteo incoraggianti, si sarebbe svolto tutto come stabilito. Di lì a poco si è scatenato un acquazzone... ma, nonostante le proteste piovute (è il caso di dirlo) sulla pagina Facebook di Pescara Jazz, non ci sono stati cambiamenti di programma, a differenza di quanto ha fatto il Centro d'Abruzzo rimandando l'evento di Cinema&Teatro sotto le Stelle previsto per ieri sera. Meno male che Giove Pluvio ci è venuto incontro, non facendo cadere neppure una goccia di pioggia durante le tre ore del concerto: se così non fosse stato, ero pronta a scrivere agli organizzatori una vibrante lettera di protesta (cit.) e a chiedere i danni morali e materiali! ;-) Però, in fin dei conti, meglio così: mi si perdonerà la frase fatta se dico che il Teatro d'Annunzio è davvero una splendida cornice per ogni sorta di eventi estivi. [Per quanto riguarda l'inverno... quand'è che la mia città potrà vantare un teatro vero?!?!?] L'unico problema è che faceva freschetto, a tal punto che ho preferito rinunciare a sfoggiare il bellissimo ma troppo leggero abito fashion comprato di recente ai saldi, e mi sono recata a teatro indossando 'nu jeans e 'na maglietta di ninodangeliana memoria! :-)

martedì 22 luglio 2014

Forza, ce la possiamo fare!

Mi ha scritto Greenpeace in merito alla campagna di cui ho parlato qui e alla quale ho aderito per chiedere all'amatissima azienda produttrice di giocattoli LEGO di rompere l'accordo pubblicitario stipulato con la Shell; con il suo progetto di trivellare i fondali artici, il colosso petrolifero rischia di compromettere l'integrità di un ecosistema di vitale importanza. Purtroppo, mi comunica Greenpeace, LEGO non ha ancora preso provvedimenti in proposito, malgrado le cinquecentomila firme già raccolte. Pertanto mi è stato chiesto di impegnarmi come cyberattivista creando e condividendo il mio personale omino – una donnina, nel mio caso ;-) – LEGO del Difensore Artico. E non potevo certo tirarmi indietro: qui ho scelto testa, t-shirt, pantaloni, messaggio e sfondo, e questo è il risultato. :-)


Ovviamente ti invito a fare lo stesso... Ma servirà davvero, tutto questo? Greenpeace assicura di sì.
Sappiamo che LEGO (anche se pubblicamente cerca di ignorarci) sta monitorando la protesta e inizia a preoccuparsi delle dimensioni del movimento. E ogni giorno, ogni firma che si aggiunge, ogni mail recapitata alle caselle aziendali LEGO è un altro piccolo ma fondamentale incoraggiamento a chiudere con Shell e salvare l'Artico.
Inoltre, poco fa ho ricevuto via e-mail un aggiornamento relativo a un'altra petizione della quale mi sono occupata, quella per supportare la legge sul "dopo di noi". Nonostante sia stato già raggiunto il traguardo delle settantamila firme e la Presidente della Camera Laura Boldrini abbia dato ufficialmente il suo supporto, tutto ciò ancora non basta. E per questo, per coinvolgere ancora più persone, è stato realizzato un video che non può lasciare indifferenti. Chi si occuperà di Valerio, autistico ed epilettico, quando i suoi genitori non ci saranno più? Ecco chi...

lunedì 21 luglio 2014

Anche se qualcuno non ci crede... sì, ci siamo andati!

Ieri il protagonista del Web nostrano è stato, suo malgrado, Carlo Sibilia. Il deputato del M5S, le cui gesta sono state riepilogate qui da Wil di Nonleggerlo, ha pensato bene di celebrare il quarantacinquesimo anniversario del primo sbarco sulla Luna con questo tweet:
Oggi si festeggia anniversario sbarco sulla #luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa...
(Altro che nessuno... In giro ce n'è fin troppa, di gente pronta a sostenere una teoria così bislacca! E poi sbagli pure l'anno, ma dico io...)
La voce di questa perla complottista si è subito sparsa a macchia d'olio, e non appena l'ho vista segnalata non ricordo da chi ho subito pensato «Paolo Attivissimo, aiutaci tu!»: per chi non lo sapesse, il Disinformatico ha lavorato a un documentario (Moonscape) che ricostruisce la missione Apollo 11 e a un libro (Luna? Sì, ci siamo andati!) che smonta le tesi complottiste secondo le quali sarebbe stata tutta una messinscena ricostruita in qualche studio cinematografico. Stavo per avvisare @disinformatico con un tweet, quando ho scoperto che l'aveva già fatto qualcun altro, e lui aveva anche risposto:
Poi s'arrabbiano quando dico che il M5S è calamita per complottisti e ottusi (via @Mapez_94) @carlosibilia pic.twitter.com/42zajUSgMW
Oltre a Paolo Attivissimo, migliaia di utenti del Web hanno messo alla berlina il complottismo di Sibilia. Il quale, per tutta risposta...
Scusate. Rettifico. Siamo andati sulla luna, #Berlusconi è onesto, la riforma del senato è cosa buona e giusta e Repubblica è un giornale.
Ma insomma, fai pure lo spiritoso?!?!? :-O
Vabbè, mi tiro su il morale ammirando su Scienze Fanpage uno splendido collage di fotografie che sfruttano la tecnica della prospettiva forzata per mostrare un illusorio incontro ravvicinato tra l'uomo e la luna, corredato da una bella citazione attribuita a François Mauriac:
È inutile per l'uomo conquistare la Luna, se arriva a perdere la Terra.

domenica 20 luglio 2014

Moltiplicare... disegnando

Quest'oggi ho visto per caso un video, segnalato da Zeus News, che illustra un metodo grafico per fare le moltiplicazioni. Anche se dubito che semplifichi più di tanto le cose rispetto al sistema tradizionale – un metodo che aiuti a fare le divisioni a due (o più) cifre, quello sì che sarebbe davvero rivoluzionario! ;-) – l'ho trovato fichissimo, ecco perché lo condivido in questo post. :-) In pratica per ciascuno dei due fattori si tracciano tanti gruppi di linee parallele oblique quante sono le cifre, ciascun gruppo ha tante linee quanto è il valore della cifra, i due gruppi devono intersecarsi perpendicolarmente... e niente, è meglio se lascio parlare il video, che è piuttosto chiaro ed esplicativo di per sé, perché tradurre il procedimento in parole è un po' un'impresa (anche se Presh Talwakar, il creatore del video in questione ispirato a sua volta a questo filmato, ci ha provato).


Quest'altro video illustra perché il metodo funziona, e quest'altro ancora mostra alcuni esempi più avanzati. Fortissimo, no? :-D

sabato 19 luglio 2014

Libera lo chef che c'è in te!

Forse ricorderai che a fine giugno ho dedicato un post alla prima serata dello Street Food Festival, la kermesse dedicata al cibo da strada in chiave gourmet, al cui primo appuntamento avevo appena preso parte presso l'outlet Città Sant'Angelo Village. Ebbene, da allora ci son tornata quasi tutti i giovedì, ad eccezione del 10 luglio perché il meteo non prometteva granché bene e l'evento si svolge di norma all'aperto (anche se non dubito che sia stata prevista una sistemazione più riparata in caso di maltempo); insomma, la pasta da strada me la sono persa, ma il pollo da strada e il pesce da strada me li son pappati... e instagrammati! E già pregusto la verdura da strada di giovedì prossimo... :-P
Quest'oggi desidero parlare del concorso "Chef per una notte", organizzato nell'ambito del suddetto Street Food Festival e rivolto a tutti gli appassionati di cucina e golosi 2.0 – purché maggiorenni – i quali hanno l'opportunità di mettersi in gioco proponendo la propria ricetta legata al cibo da strada. Ecco qua sotto il video di presentazione...


Sarà possibile partecipare dal 26 giugno fino al 31 luglio, inviando a concorsi@cittasantangelovillage.com la propria ricetta e la foto del piatto proposto, insieme a nome, cognome e numero di cellulare. Tutte le foto verranno pubblicate sui canali social del Village con l’hastag #chefperunanotte e, fra tutte le proposte ricevute, ne verranno selezionate 3 direttamente dallo chef Mauro Uliassi. Le vincitrici e i vincitori riceveranno un buono spesa dal valore di 150 € da spendere direttamente negli oltre 80 negozi del Village e saranno i protagonisti di una serata speciale. Il 7 agosto calcheranno infatti il palco dello Street Food Festival presentando le loro ricette in un cooking show di gala che gli darà la possibilità di cucinare live di fronte al numeroso pubblico del Village.
Il regolamento completo è scaricabile qui.
Io mi chiamo fuori, perché sono il tipo che, se proprio deve cucinare, esige una ricetta spiegata fin nei minimi particolari con tanto di dosi indicate in grammi – la sigla "q.b." mi manda fuori di testa! ;-) – quindi figuriamoci se potrei idearne io una originale. Ma so che in giro è pieno di gente che adora fare sfoggio di creatività ai fornelli – non so se il proliferare di show televisivi dedicati alla cucina sia più la causa o la conseguenza di ciò – e, se sei tra queste persone, credo che per te questo concorso sia un'occasione da non perdere! :-)

venerdì 18 luglio 2014

L'advertising che vorrei

Di recente ho letto, sul sito di The San Francisco Globe, l'articolo 34 Powerful Ads That Made Me Really Stop And Think. Trattasi di un'antologia di annunci pubblicitari – a dire il vero simili alle nostre pubblicità progresso – che danno davvero di che riflettere. Ho selezionato le immagini che mi hanno colpita in modo particolare, e le riporto qui di seguito... ma invitandoti caldamente a dare almeno un'occhiata all'articolo da cui ho preso spunto!
La prima campagna mette in guardia contro i rischi del cosiddetto clicktivism: «Liking isn't helping», «Mettere "mi piace" non è aiutare», ma ci vuole un impegno concreto nel volontariato! (Crisis Relief)


«Non sta succedendo qui. Ma sta succedendo ora» (Amnesty International).


«Il colore della tua pelle non dovrebbe stabilire il tuo futuro» (LICRA).


Cosa dovrebbero fare le donne? Stare a casa? Essere schiave? Stare in cucina? Non parlare in chiesa? No... «le donne dovrebbero avere il diritto di prendere le proprie decisioni»! (UN Women)


«Per i senzatetto, ogni giorno è una lotta». Effettivamente, se arrivano al punto di cercare qualcosa da mangiare nell'immondizia... :-( (Father Bob Foundation)


«Quello che fai ritorna indietro. Fermiamo la guerra in Iraq» (GlobalCoalitionForPeace).


«Non sei un abbozzo. Di' di no all'anoressia» (Star Models).


«Non parlare (al cellulare) mentre lui guida» (Bangalore City Traffic Police).


«Risparmia carta – salva il pianeta»; in inglese si usa un unico verbo, save (WWF).


Le foreste sono il polmone verde della Terra: dobbiamo assolutamente preservarle «prima che sia troppo tardi»! (ancora WWF)

giovedì 17 luglio 2014

Tra bianco e nero

Forse negli ultimi tempi ti sarà capitato di imbatterti nella foto qui sotto, scattata il 27 giugno scorso dalla fotografa canadese Lindsay Foster.


Al centro vi sono due omosessuali, BJ Barone e Frankie Nelson, che stringono per la prima volta tra le braccia il figlioletto Milo; il piccolo è appena venuto alla luce da una madre surrogata che aveva accolto nel suo grembo l'ovulo di un'altra donna fecondato con il seme di uno dei neo-papà.
Un'immagine così non può lasciare indifferenti, ma è tale da provocare emozioni di segno opposto a seconda di chi la osserva. Chi è a favore del diritto degli omosessuali a divenire genitori la guarda con gioia e compiacimento, mentre le persone più rigidamente legate ai valori tradizionali non esitano a usare parole forti come disgusto per definire quello che provano. Per quanto mi riguarda quella foto mi ha suscitato fin da subito una profonda tristezza, altro che gioia. Un po' perché sul margine sinistro si intravede la donna che ha appena partorito – sposata e madre di due figli – e tu puoi solo provare a immaginare i suoi sentimenti mentre si accinge a dire addio alla creatura che ha portato dentro di sé per nove mesi. Ma soprattutto perché, fin da prima del concepimento di quel bambino, il suo destino – quello di venire strappato appena nato dal seno della donna che lo ha messo al mondo per essere posto a contatto col torace nudo di due uomini (non certo la stessa cosa!) – è stato scritto su quello che di fatto è un vero e proprio contratto di vendita... e questo mi sembra del tutto innaturale, anzi di più, mi permetto di dire inumano. E sono certa che proverei lo stesso identico disagio se la coppia "acquirente" fosse etero. Riguardo al diritto all'adozione da parte degli omosessuali sono senz'altro meno severa, ma rimango dell'opinione che la società italiana non sia ancora pronta per un passo del genere: si dà il caso che i bambini vengano discriminati per molto meno... e il fatto di crescere con due papà o due mamme sarebbe una faccenda estremamente delicata da gestire!
Un mio contatto Facebook ha aperto riguardo alla foto di cui sopra una discussione che, pur essendo cominciata con le migliori intenzioni, ha ben presto raggiunto toni abbastanza accesi; io vi ho partecipato, in maniera piuttosto defilata, uscendone più confusa di prima, con un'unica certezza: avere dei figli non è un diritto inalienabile, e voler diventare genitori a tutti i costi potrebbe essere anche sintomo di egocentrismo, qualcosa che non ha proprio nulla a che vedere con l'amore che queste persone sostengono di voler dare. Al primo posto devono esserci i diritti dei più piccini!
Ma qual è il diritto primario di un bambino, se non quello di crescere felice in un contesto familiare sano e ricco di amore... e tutto ciò a prescindere dal sesso e dall'orientamento sessuale delle persone che lo compongono? Ieri Giovanna Cosenza ha raccontato in un post un'esperienza abbastanza illuminante in tal senso: tre coppie con bambini sullo stesso volo, e l'unica ad apparire veramente serena ed equilibrata era quella formata da due uomini. Eppure nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione il diritto degli eterosessuali ad avere dei figli, o perlomeno non certo con la stessa intransigenza riservata agli omosessuali.
La professoressa Cosenza ha una grande abilità nel raccontare le storie facendo sì che nella tua mente si formi una certa idea della situazione... per poi spiazzarti sul finale svelandoti che le cose non stanno proprio come sembravano: me ne sono accorta quando ho letto questo suo racconto sul tema della violenza domestica. Anche se è un po' lunghetto, ti consiglio senz'altro di leggerlo fino in fondo, perché offre dei spunti di riflessione non certo banali. In estrema sintesi, la violenza è violenza, chiunque sia a compierla...
Tornando all'argomento della genitorialità, mi limito a segnalare un'interessante riflessione di Daria Bignardi che prende spunto da due discussi fatti di cronaca nostrani.
In conclusione, in me si rafforza sempre di più l'idea che, anche riguardo alle questioni particolarmente controverse, non sia mai il caso di lasciarsi guidare dai preconcetti e dalle reazioni "di pancia", ma si debba sempre cercare di valutare la situazione nella maniera più razionale, informata e distaccata possibile... e rendersi conto che certe realtà sono così complesse da poter essere comprese davvero soltanto da chi le vive in prima persona. Noi che stiamo al di fuori dovremmo semplicemente rinunciare alla comoda soluzione di vedere tutto bianco o nero, e renderci conto che nella realtà esiste una gamma infinita di sfumature intermedie...

martedì 15 luglio 2014

La magia degli esagoni

Parlando di figure geometriche... fin da quando ero bambina ho un'"insana" predilezione per l'esagono! :-) Tra i poligoni regolari con cui si può tassellare il piano, ovvero ricoprirlo senza lasciare spazi vuoti, l'esagono regolare è quello con il maggior numero di lati – gli altri due sono il triangolo equilatero e il quadrato – nonché quello che suddivide il piano con il minimo perimetro impiegato per porzione di superficie coperta. E le tassellature esagonali sono molto più belle esteticamente, vedere per credere...
Sebbene non esistano poliedri regolari le cui facce siano esagoni regolari, hanno alcune facce esagonali cinque solidi archimedei: ne ho già parlato qui. E per giunta l'esagono si può osservare anche in natura: non soltanto «le cellette del favo di un alveare sono esagonali, stante l'uso efficiente di spazio e di materiali da costruzione che tale forma consente» (cit.), ma persino nei pressi del polo nord del pianeta Saturno si può ammirare un gigantesco esagono ben delineato, ampio oltre il doppio del nostro pianeta. Perbacco, deve trattarsi senza dubbio di un manufatto di origine aliena! ;-P
Ovviamente sto scherzando: in realtà esso a quanto pare deve il suo aspetto alla corrente a getto che forma il suo perimetro, e che forma un'onda stazionaria a sei lobi la quale avvolge le regioni polari del nord a una latitudine di circa 77 gradi nord [tutto chiaro, no? ;-)]. Puoi ammirarlo qui sotto, assieme a una fetta dei celebri anelli, in una splendida foto scattata dalla sonda Cassini il 2 aprile scorso.


Sempre a proposito di esagoni, ieri nel riepilogo della dashboard di tumblr che mi arriva settimanalmente via e-mail ho intravisto il disegno qui sotto, condiviso da twocubes...

... e corredato dalla descrizione che riporto tradotta qui di seguito.
Questo è l'esagono magico. I numeri lungo ciascuna linea diagonale/verticale hanno somma 38.
Può essere chiamato l'esagono magico piuttosto che un esagono magico perché non ci sono altri esagoni numerati 1, 2... n con questa proprietà, non importa quanti strati abbia la disposizione. [In altre parole, come dice Wikipedia, non esistono esagoni magici normali di ordine maggiore di 3, NdC]
(beh, tranne per quello che è solo un semplice esagono con scritto dentro '1', e che è a stento magico...)
(da Mathematical Gems I di Ross Honsberger)
Fiiigooooo!!! Molto meglio di un banale quadrato magico!!!!! :-D

sabato 12 luglio 2014

Il richiamo dei libri

Quando parlo di libri... ehm, ho una certa tendenza a predicare bene e razzolare male, lo confesso. Sto attraversando un periodo in cui la lettura di testi letterari mi "ispira" poco, forse perché c'è sempre tanto, anzi troppo da leggere sul Web... :-/ ma negli ultimi tempi continuano ad arrivarmi segnali inequivocabili del fatto che dovrei rimettermi in riga! :-)
Tanto per cominciare, sulla pagina Facebook Snow Addiction – splendidamente fuori stagione... ma neanche tanto, viste le attuali condizioni meteo ;-) – ho visto l'immagine qui sotto.


Essa esprime in maniera visivamente assai efficace la seguente proporzione: un libro sta a un film come la gigantesca parte sommersa di un iceberg sta a quella emersa. In effetti con la frenesia dei tempi moderni si tende a prediligere la visione di una pellicola, che in media richiede assai meno tempo rispetto alla lettura di un romanzo; al momento mi viene in mente un unico film che duri più del tempo che ci vuole a leggere il libro corrispondente: La leggenda del pianista sull'oceano (che non ho ancora visto), tratto dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco. Ma lavorare d'immaginazione su un (buon) libro è la chiave per accedere a meravigliosi mondi sconfinati, e dà un piacere che difficilmente in un film, per buono che possa essere, riuscirai mai a trovare! :-)
La citazione qui sotto invece l'ho adocchiata proprio oggi su CAFFEINA.


«Evitare i libri per ragazzi solo perché non si è più ragazzi è come sostenere che i gialli andrebbero letti solo da poliziotti e criminali» (Nick Hornby). In effetti non ci avevo mai riflettuto in questi termini... e conoscendomi è strano, perché invece i film per ragazzi, se non addirittura per bambini, non li disdegno affatto, anzi. Quasi quasi torno a considerare l'acquisto de I magnifici 7 capolavori della letteratura per ragazzi; devo ammettere di averne letto uno solo, a suo tempo... ma mi sembra una raccolta decisamente più interessante rispetto all'equivalente per ragazze! :-)
Inoltre, tramite la newsletter de Il libraio, ho scaricato il PDF con Le 50 frasi celebri più belle sul piacere di leggere, ispirate al romanzo La misura della felicità di Gabrielle Zevin, e ne ho selezionate una decina (ma c'era pure quella di Umberto Eco già citata qui) che riporto di seguito.
«Ogni lettore, quando legge, legge se stesso» (Marcel Proust)
«Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?» (Harper Lee)
«Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia» (Luis Sepúlveda)
«La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati» (Cartesio)
«Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi» (Pietro Citati)
«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira» (J.D. Salinger)
«La lettura è il viaggio di chi non può prendere un treno» (Francis de Croisset)
«Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla» (Tiziano Terzani)
«Per sognare non bisogna chiudere gli occhi, bisogna leggere» (Michel Foucault)
«Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo» (Leonardo Sciascia)
Infine, queste due sono tratte dal summenzionato La misura della felicità, che si è già guadagnato un posticino nella mia wishlist... :-)
«Bisogna incontrare le storie al momento giusto. Le cose che ci colpiscono a vent’anni non sono necessariamente le stesse che ci colpiscono a quaranta, e viceversa. Questo è vero nei libri e anche nella vita»
«Tutto quello che ti serve sapere di una persona lo capisci dalla sua risposta alla domanda: qual è il tuo libro preferito?»
Caspita, quanto è vero! Se lo chiedessero a me, qual è il mio libro preferito, credo che risponderei farfugliando «Bella domanda... ma ecco, così su due piedi...», mi farei prendere dall'agitazione e probabilmente ammutolirei... il che a pensarci bene la dice lunga sulla sottoscritta! ;-)
D'ora in poi mi sono ripromessa di evitare quanto più possibile l'acquisto di libri cartacei, per mere ragioni di spazio, e ho intenzione di aggiungere alla mia lista dei desideri il Kindle... sì, ma quale? Il Paperwhite, oppure posso accontentarmi del ben più economico modello base? That is the question! Nel frattempo un e-book da Amazon l'ho già acquistato – Cercatori di meraviglia di Amedeo Balbi aka Keplero – e in mancanza di un e-reader posso pur sempre leggerlo su smartphone o (meglio) su tablet tramite app.

venerdì 11 luglio 2014

LEGO e Shell: questo divorzio s'ha da fare!

L'associazione ambientalista Greenpeace ha intrapreso una campagna per chiedere all'azienda produttrice di giocattoli LEGO di abbandonare la partnership con la compagnia petrolifera Shell. Per far capire meglio di cosa si tratta, copincollo dalla relativa pagina.
Shell ha stipulato con LEGO un accordo pubblicitario: una strategia mirata a "comperare" amici che possano associare la compagnia a valori positivi e rendere accettabili i suoi piani di trivellazione nell'Artico.
LEGO è infatti una delle aziende più amate del mondo, e Shell - nota a tutti per il suo progetto di trivellare i fondali artici - sa che questo accordo migliora la sua reputazione. Mettendo il proprio logo sui mattoncini, la compagnia petrolifera costruisce un vincolo di fedeltà con milioni di bambini: la nuova generazione di consumatori. Shell sta invadendo le stanze dei giochi di tutto il mondo per sostenere la propria immagine, mentre mette in pericolo l'Artico per estrarne petrolio! Non permettiamo che la passi liscia! Se convinciamo LEGO a rompere l'accordo con Shell, per la compagnia petrolifera sarà un brutto colpo.
Quando saremo milioni a far sentire la nostra voce, per Shell sarà sempre più difficile avere il supporto che le serve per trivellare nell'Artico!
In occasione dell'Ora della Terra ho accennato al rischio che il riscaldamento globale spazzi via i ghiacci dell'Artico... e oggi è arrivato il momento di parlare di un altro genere di minacce che, se diventasse realtà, potrebbe distruggere per sempre questo ecosistema tanto importante quanto delicato.
L'ecosistema Artico è la casa di orsi polari, balene e trichechi! È un po' come se l'Artico fosse il "condizionatore" del Pianeta, che regola il clima globale e le temperature. Purtroppo si sta sciogliendo in fretta, e le compagnie petrolifere stanno invadendo le sue acque per trivellarne i fondali.
Una perdita di petrolio nell'Artico sarebbe impossibile da "pulire" e avrebbe effetti devastanti sull'ambiente! Un movimento globale di oltre 5 milioni di persone sta crescendo in difesa dell'Artico. Vogliamo creare un santuario globale nell'area del Polo Nord e ottenere un divieto alle trivellazioni offshore e alla pesca distruttiva.
Con il tuo aiuto potremo inaugurare una nuova era di cooperazione globale contro gli interessi privati di pochi e proteggere questo luogo magico per le future generazioni!
Oltre a condividere il link alla campagna sul mio tumblr, ho anche firmato la relativa petizione, e ti invito caldamente a fare lo stesso. Se per caso ti stai domandando «a che pro?», eccoti pronta la risposta.
Se saremo milioni a chiedere a LEGO di rompere con Shell, nessuno potrà ignorare la nostra voce! LEGO ha infatti molto a cuore quello che pensano i consumatori e dichiara che una delle sue ambizioni è quella di "proteggere il diritto dei bambini a vivere in un ambiente salubre".
Petizioni come questa hanno convinto tante aziende a "pulire" le proprie attività e ad impegnarsi in pratiche sostenibili. In seguito alla nostra pressione, Adidas si è detta pronta ad eliminare sostanze pericolose dai suoi vestiti, e Procter&Gamble si è impegnata contro la deforestazione. Firmando, entri a far parte del movimento globale per salvare l'Artico: più siamo e più riusciremo a fare pressione sui gruppi di interesse coinvolti e su coloro che hanno il potere di proteggere l'Artico, sostenere le politiche rinnovabili e fermare le trivelle! Ma ricorda: stiamo lottando contro una delle più grandi compagnie del mondo, per questo abbiamo bisogno del tuo aiuto, e di quello di tutti i tuoi amici!
Della campagna fa parte il corto animato Everything is NOT Awesome, il cui titolo richiama, ribaltandolo, quello del brano principale della colonna sonora di The LEGO Movie (nella versione italiana, È meraviglioso); se ne è parlato ieri su Internazionale. Eccolo qui sotto...


Dal sito di Greenpeace: «Il film racconta di un "magico" mondo artico fatto interamente di LEGO... sommerso all'improvviso da una perdita di petrolio in questa splendida e incontaminata parte del mondo. Nella realtà, Shell ha intenzione di trivellare l'Artico dove il rischio di sversamento di petrolio, non solo è realistico, ma distruggerebbe davvero per sempre questo ecosistema unico».
Non è certo un mistero la mia passione per i celebri mattoncini danesi, a tal punto che ho dedicato loro una categoria apposita su questo blog... ma amo ancora di più, con tutto il cuore, la natura e l'ambiente, tengo tantissimo a che vengano preservati il più possibile, e non posso accettare che un marchio simbolo di valori positivi venga sfruttato per commettere dei veri e propri crimini ambientali. Caro signor LEGO, non vorrai mica deludere milioni di (più o meno) piccoli fan? ;-)