sabato 31 maggio 2014

Il passo indietro di mamma Rai

Correva l'anno 2010 quando, su questo blog, lodai la Rai per il suo approccio che definivo «lungimirante e "furbo"» nei confronti di YouTube; infatti, se da una parte Mediaset aveva fatto causa alla popolare piattaforma di video sharing ottenendo la rimozione dei contenuti di cui deteneva i diritti, dall'altra la Rai rendeva disponibile sul suo canale YouTube buona parte dei programmi trasmessi nel passato più o meno recente. Adesso scopro che le cose stanno per cambiare: a partire da domani la Rai rimuoverà dal sito le decine di migliaia di video di sua proprietà. Perché mai? Beh, per via degli insoddisfacenti introiti pubblicitari ottenuti: «era YouTube a vendere gli spazi pubblicitari e a riconoscere a viale Mazzini una percentuale ritenuta ora troppo bassa, se non irrisoria». D'ora in poi i video saranno disponibili sul portale Rai.tv, che finora non è stato proprio il massimo dell'usabilità... comunque non è escluso che possano trovar posto anche su altre piattaforme, purché queste rispettino le condizioni poste dalla Rai, cosa che non ha fatto YouTube.
Sarò un'idealista, pensala come ti pare... ma mi fa tristezza constatare che la televisione pubblica, finanziata in buona parte dal canone, abbia fatto un così notevole passo indietro piegandosi alle stesse logiche alle quali già sottostavano i suoi concorrenti commerciali e voltando le spalle a YouTube, che «non è più solo una tv online, ma soprattutto un’enorme risorsa per blogger, giornali online, ma anche telegiornali e programmi televisivi che spesso usano i video presenti su Youtube come fonte» (cit.). Cara mamma Rai, sappi che in qualità di cittadina prima ancora che di blogger sono davvero delusa da te, e mi rimangio senza esitazioni ciò che scrissi quattro anni fa! :-/

venerdì 30 maggio 2014

Non solo blockbuster

L'altroieri ho accennato di essere andata a Roma due domeniche fa... ma a far cosa? Beh, assieme ad alcuni amici conosciuti ai corsi di fotografia ho fatto un po' di street photography in giro per la Capitale – chissà quando mi deciderò a effettuare lo sviluppo... – oltre a visitare presso il Palazzo delle Esposizioni la mostra fotografica National Geographic, 125 anni. La Grande Avventura, che racconta la storia del magazine in centoventicinque foto, una per ciascun anno della sua vita: puoi vederne dodici qui.
È proprio di una di queste foto che oggi voglio parlarti, in quanto mi ha colpita per un motivo particolare, e non perché fosse la più bella in assoluto: quante ne ho viste pensando «Questa avrei voluto scattarla io»... :-) Era inserita nella categoria Le esplorazioni: Mare, e puoi vederla qui sotto, presa da questo articolo.


La foto è stata scattata il 26 marzo 2012 da Mark Thiessen, e recava la seguente didascalia (ce l'ho a portata di mano perché ho acquistato anche il catalogo della mostra): «James Cameron, regista ed Explorer-in-Residence di National Geographic, esce dal DEEPSEA CHALLENGER, il sommergibile all'avanguardia con cui si è inabissato nella Fossa delle Marianne11.000 metri sotto il livello del mare – stabilendo il record mondiale dell'immersione in solitaria più profonda». No, James Cameron non è un omonimo oltreché collega del celebre regista di Terminator, Titanic, Avatar e (ma tu guarda un po') The Abyss: si tratta proprio della stessa persona! :-) Sapevo che Cameron era un tipo avventuroso – per le riprese di Titanic non si era certo limitato a ricostruire il set in studio, tanto per dirne una – ma non avevo idea che, oltre a quello degli incassi al botteghino, detenesse anche un simile primato! :-O Caspita, io lo imparai alle scuole elementari che, così come l'Everest è la vetta più alta della Terra con i suoi 8.848 mslm, la Fossa delle Marianne è la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo... e adesso scopro che ci si è immerso uno che conoscevo soltanto per i suoi film, non certo per queste attività così "estreme". Prima di lui l'impresa fu realizzata (non in solitaria) da Jacques Piccard e Don Walsh, che nel 1960 raggiunsero il fondo della Fossa a bordo del batiscafo Trieste... solo che loro non poterono twittare la loro esultanza come ha fatto Cameron: «Just arrived at the ocean's deepest pt. Hitting bottom never felt so good. Can't wait to share what I'm seeing w/ you @DeepChallenge». Anche se con oltre due anni di ritardo... tanto di cappello, Big Jim! :-)
Ah, la mostra è stata prorogata fino al 13 luglio. Qualora dovessi capitare a Roma, ti consiglio senz'altro di farci un salto... e se non sei ancora convinto cedo la parola al curatore Guglielmo Pepe: «Non so se vedendo la mostra potrete cogliere un altro messaggio. Ma c'è, ed è questo: noi siamo gli esseri più intelligenti del Pianeta, però non i migliori. Dobbiamo avere maggior rispetto nei confronti degli altri esseri viventi, perché il destino di Madre Terra è in primo luogo nelle nostre mani. Non ci è permesso di ignorare, o fingere di ignorare, che non siamo i padroni. Ricordiamoci che il patrimonio che abbiamo a disposizione non è inesauribile. Dunque se dopo la mostra vedrete con occhi diversi – più empatici, più comprensivi – tutte le specie viventi, sarà missione compiuta. E vorrà dire che la speranza di avere un mondo migliore è ancora viva». :-)

giovedì 29 maggio 2014

Perché nascondere il bene?

Ieri per ventiquattro famiglie italiane è stata la fine di un incubo: i trentuno bambini congolesi da loro adottati, e che erano bloccati da mesi nel Paese d'origine a causa di presunte irregolarità, sono finalmente arrivati in Italia per ricongiungersi ai genitori adottivi. La notizia ha avuto un ampio risalto mediatico, e l'immagine simbolo dell'evento è quella che mostra la giovane e bella Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento del Governo Renzi, mentre si fa fare una treccina dalla piccola Marty durante il volo da Kinshasa all'aeroporto di Ciampino: la puoi vedere qui sotto.


Può sembrare impossibile, ma c'è chi anche a proposito di una notizia così gioiosa è riuscito a trovare qualcosa da ridire. Non soltanto, come riferito da una mia amica su Facebook, sono stati capaci di fare commenti del tipo «prima gli italiani» oppure «e ora i marò», evidentemente fregandosene del diritto di quei poveri bambini innocenti a condurre un'esistenza dignitosa lasciandosi alle spalle condizioni di vita estremamente disagiate... ma pure il governo è stato accusato di aver spettacolarizzato il lieto evento per fini politici. A costoro posso rispondere citando uno status pubblicato su Facebook (non manca un pizzico di turpiloquio... ma quanno ce vo' ce vo'! ;-)).
E voi che fate? La menate contro il Presidente del Consiglio? Vi scandalizzate perche' e' una manovra pubblicitaria? MA SIETE SCEMI?
Certo che e' una manovra pubblicitaria, CAZZO! Fa pubblicita' al fatto che l'Italia sta faticosamente diventando una nazione civile mentre le merde razziste devono andare a pietire solidarieta' all'estero!
Si chiamano gesti simbolici, e se non ne capite il senso e la portata, persino un democristiano come Renzi e' troppo per voi.
Sinceramente, con tutta l'antipatia personale per il soggetto, dovreste mettervi in fila e prendere il numero per leccargli gli alluci, NESSUNO in Europa ha avuto il coraggio di dare un simile schiaffo alle destre xenofobe a tre giorni dalle elezioni.
Pure il vicedirettore de La Stampa Massimo Gramellini si è occupato della questione. Mi limito a citare alcune righe del suo Buongiorno odierno...
Resiste, persino in un Paese sguaiato come il nostro, un certo fastidio per l’ostentazione del bene. Il male può essere mostrato in ogni sfumatura morbosa, con l’ottima scusa di denunciarlo. Invece il bene è circondato da una bolla di pudore e chiunque osi spezzarla viene lapidato dai ghigni del cinismo. Ma a furia di rimuovere il bene, molti di noi hanno finito per credere che non esista.

mercoledì 28 maggio 2014

So long, and thanks for all the movies

[Ma quanto me piasce atteggiarmi parafrasando questo riferimento alla Guida galattica per gli autostoppisti – di gran moda in prossimità del Towel Day – senza aver ancora letto i libri... ;-)]
Tre anni fa usufruii della Mobile Number Portability – l'infografica che apre il post, tratta da qui, spiega chiarissimamente come funziona ;-) – trasferendo uno dei miei due numeri di cellulare da Wind a 3; l'altro è fossilizzato su TIM da una quindicina d'anni ormai. Lo feci perché senza dubbio mi conveniva... infatti, anche una volta terminata la validità del piano tariffario 3Power10 incluso nello Smartpack Gold, 3 mi offriva l'opzione più competitiva sul mercato per navigare: la Super Internet – 100 MB di traffico al giorno a soli 5 euro al mese – che attivai in abbinamento al piano tariffario Power10. Per non parlare della card GrandeCinema3 Gold, che mi offriva un ingresso gratis al cinema ogni settimana, dal lunedì alla domenica, festivi inclusi. La pacchia durò per qualche tempo, ma ad un certo punto la validità della mia card Gold non venne più rinnovata: non ero una cliente abbastanza remunerativa, a quanto pare. Però l'anno scorso ho avuto la possibilità di richiedere la card Red per andare al cinema una volta alla settimana, dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. Evvabbè, poco male... mica me l'ha ordinato il medico, di andare al cinema nei weekend! ;-) Ma qualche mese fa pure la card Red mi è stata disattivata, e mi è stata offerta la possibilità di richiedere la card Blu: due ingressi al cinema al prezzo di un biglietto intero, una volta alla settimana dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. Pur avendola richiesta, non l'ho mai utilizzata: infatti in genere al cinema ci vado da sola, e quando mi capita di andarci in compagnia opto per il Multiplex Arca che mi rimane più comodo, ma che non è convenzionato con GrandeCinema3. Come se non bastasse, la copertura di 3 è buona nelle zone dove mi aggiro di solito, ma se mi avventuro un pochino nell'entroterra spesso subentra inesorabile il roaming: l'ultima volta mi è capitato due domeniche fa mentre viaggiavo in autostrada fra Pescara e Roma.
A questo punto mi sono finalmente decisa a rispolverare un SMS che mi era arrivato il 9 maggio, ma che non avevo preso nella dovuta considerazione: «Solo per lei 400 minuti VERI, 400 SMS verso tutti i numeri nazionali+Internet 2GB a soli 6E/mese. La aspettiamo nei nostri negozi per passare a Wind con questo numero e chiedere l'esclusiva Promo All Inclusive Gold. Offerta valida x MNP su nuova SIM entro il 31/05». Troppo bello per essere vero? Beh, a quanto pare no: All Inclusive Gold è un'offerta rivolta ai vecchi clienti Wind per convincerli a tornare all'ovile. Mercoledì scorso mi sono recata in un negozio Wind per effettuare il trasferimento, e con 25 euro – di cui 20 di credito telefonico, più altri 5 che prevedo di ammortizzare in breve tempo – ho preso una nuova SIM... che meno di 48 ore dopo era attiva con il mio caro vecchio numero. Quello stesso venerdì sono partita per la montagna dove ho trascorso il weekend – magari ti racconterò, prima o poi... – e dal punto di vista della copertura non ho avuto alcun motivo di pentirmi del passaggio, dal momento che Wind prendeva abbastanza bene, almeno in hotel; tutt'al più andava in EDGE. Durante le escursioni mi ritrovavo spesso senza campo, è vero... ma ho notato che in quei posti anche gli altri operatori andavano in crisi. Difficilmente mi pentirò mai del passaggio dal punto di vista dei costi: 400 minuti e 400 SMS sono molti di più di quelli che io sia solita consumare in un mese... e comunque per tenere sotto controllo le soglie, oltre a comporre *123*106#, ho a disposizione l'ottima app MyWind (anche se devo ammettere che quella di Area Clienti 3 non era affatto male). Infine, ieri è andato a buon fine il trasferimento del credito residuo della vecchia SIM... alleggerito di oltre un euro e mezzo di costi, uffa! :-/
In fondo ti devo ringraziare, caro il mio signor 3: se mi avessi rinnovato la card Red, forse non avrei trovato una motivazione sufficiente per approfittare dell'offerta del signor Wind. Mi dispiace per te che hai perso una cliente... ben poco redditizia, ma pur sempre una cliente! :-)

martedì 27 maggio 2014

Tutto in una notte

Quando si è svolta la Festa del Cinema, il film Locke, presentato fuori concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, l'ho snobbato, perché ho pensato «Se il protagonista è Tom Hardy, si tratterà senz'altro di un film d'azione». Niente di più sbagliato, posso dire adesso dopo averlo finalmente visto oggi pomeriggio: si tratta di un film avvincente, sì, ma «perfetto per i concettuali» – qualunque cosa ciò voglia dire ;-) – com'è stato definito in questo video che suggeriva cinque film da vedere approfittando della suddetta Festa del Cinema.
La vicenda si svolge in tempo reale, nel corso di un'ora e mezza, e interamente all'interno dell'abitacolo dell'automobile guidata dal protagonista Ivan Locke (Tom Hardy), diretto verso l'ospedale londinese nel quale la non più giovanissima Bethan sta per dare alla luce il bambino concepito assieme a lui in occasione dell'avventura di una sola notte. Per assumersi le proprie responsabilità di uomo, Locke dovrà trascurare quelle professionali – nel cantiere in cui lavora sta per essere effettuata un'ingente colata di calcestruzzo – e pagarne le conseguenze. Ma non solo questo: anche la sua situazione familiare ne uscirà stravolta. Credo che il succo dell'intero film si possa riassumere nella seguente battuta, riportata anche nel trailer: «Fai un solo piccolo errore, ed ecco che tutto il mondo ti crolla addosso»... in senso letterale, ma soprattutto metaforico.
Tom Hardy, bravissimo, è l'unico attore del cast ad essere presente con il volto e il corpo oltre che con la voce, affidata nell'adattamento italiano al doppiaggio di Fabrizio Pucci. Il viaggio di Locke è costellato da conversazioni telefoniche al vivavoce (con la moglie Katrina, i figli Eddie e Sean, Bethan, collaboratori e superiori) e immaginarie (con il padre morto senza lasciare di certo un buon ricordo di sé).
A me Locke è piaciuto parecchio: senza dubbio di più rispetto a Buried, altra pellicola del genere "claustrofobico", per dire. La sceneggiatura, scritta dal regista Steven Knight, è talmente ben congegnata che, se anche la situazione può risultare a tratti un tantino forzata, lo spettatore tende a dimenticarsene. Ad esempio, a qualcuno potrebbe sembrare inconcepibile che il protagonista confessi per telefono alla moglie di averla tradita... ma onestamente ho visto accadere cose per cui la vigliaccheria umana non può più stupirmi! ;-) La fotografia mi è sembrata piuttosto efficace, suggestiva e ben riuscita, considerando che le riprese si sono svolte in condizioni di luce non facili: l'intera vicenda si svolge nelle ore notturne, e il film è stato girato a febbraio 2013 nel corso di otto notti consecutive.

lunedì 26 maggio 2014

Non proprio esemplare, come ricercatore... ;-)

Sulla pagina Facebook I fucking love science, dalla quale nell'ultimo mese o poco più ho già tratto un altro paio di spunti per i miei post, ho adocchiato un'immagine che raffigura un testo umoristico dal titolo Why God never received a PhD.


Poiché l'ambiente della ricerca universitaria lo conosco abbastanza bene, questo testo l'ho trovato ben fatto e soprattutto spiritoso... perciò riporto qui di seguito la traduzione delle diciassette ragioni per cui Dio non ha mai conseguito un dottorato di ricerca! :-)
  1. Aveva solamente una pubblicazione importante.
  2. Era in ebraico.
  3. Non aveva riferimenti bibliografici.
  4. Non è stata pubblicata su una rivista qualificata.
  5. Alcuni dubitano perfino che l'abbia scritta lui.
  6. Può essere vero che ha creato il mondo, ma cosa ha fatto da allora?
  7. I suoi sforzi cooperativi sono stati piuttosto limitati.
  8. La comunità scientifica ha avuto enormi difficoltà nel riprodurre i suoi risultati.
  9. Non ha mai fatto richiesta al comitato etico per avere il permesso di usare soggetti umani.
  10. Quando un esperimento è andato storto ha tentato di coprirlo annegando i suoi soggetti.
  11. Quando i soggetti non si sono comportati come previsto, lui li ha cancellati dal campione.
  12. Raramente è venuto a lezione, ha soltanto detto agli studenti di leggere il libro.
  13. Alcuni dicono che ha fatto fare lezione a suo figlio.
  14. Ha espulso i suoi primi due studenti perché avevano imparato.
  15. Anche se c'erano solo dieci requisiti, la maggior parte dei suoi studenti non ha superato i test.
  16. I suoi orari d'ufficio erano rari e di solito si tenevano sulla cima di una montagna.
  17. Non c'è nessuna testimonianza del fatto che abbia lavorato bene con i colleghi.

giovedì 22 maggio 2014

#puccyness

I video "teneroni" più gettonati su internet vedono protagonisti adorabili gatti, oppure bimbi piccoli. Ma ecco che la tenerezza viene elevata al quadrato se bambini e felini interagiscono tra loro, come nel video qui sotto! :-)


Visto che siamo in argomento, segnalo una galleria di 22 foto che dimostrano quanto la compagnia di un animale domestico sia fondamentale per la crescita dei "cuccioli d'uomo"; di queste ho selezionato le quattro che mi hanno intenerita maggiormente.





E dopo questa overdose di #puccyness – pseudo-anglicismo presumibilmente del tutto ignoto al di fuori della Rete italiana – ti saluto e vado offline. Ma torno presto, eh? Lunedì al massimo sarò di nuovo tra i piedi, non t'illudere... ;-)

mercoledì 21 maggio 2014

Io a votare ci vado, e tu? (edizione 2014)

[L'edizione 2009 è qui :-)]
Domenica prossima si terranno le elezioni europee; in Abruzzo si voterà anche per il rinnovo del consiglio regionale, e a Pescara per il rinnovo del consiglio comunale. Anche quest'anno mi è capitato di sentirmi chiedere il voto da conoscenti non privi di strabiliante faccia tosta – comunque mi sono ben guardata dal prometterlo a chicchessia – o comunque di venire a sapere della candidatura al Comune di gente che conosco... e di nuovo ho avuto la sensazione di essere una delle poche persone residenti a Pescara a non risultare coinvolte, o in prima persona oppure indirettamente tramite parenti o amici, in queste elezioni!
Nell'era di internet la propaganda elettorale non poteva non approdare su YouTube. Poiché lo trovo particolarmente ben riuscito, segnalo lo spot di Antonio Decaro, candidato sindaco al Comune di Bari per il PD... e per par condicio pure quello del suo avversario Mimmo Di Paola. ;-)
Per quanto riguarda l'Abruzzo, Wil di Non leggere questo Blog!, che in queste settimane sta facendo le pulci a politici di tutti gli schieramenti, giorni fa si è dedicato al candidato PD alla presidenza della Regione Luciano D'Alfonso il quale, nel corso di un'intervista trasmessa dalla tv locale Rete8, aveva dichiarato di voler difendere l'Adriatico dall'invasione dagli UFO. :-O In realtà a quanto pare quella era solo un'ardita metafora per riferirsi – in modo tutt'altro che esplicito, checché se ne dica – alle piattaforme petrolifere di Ombrina Mare che minacciano la costa abruzzese... ma in tanti l'hanno preso alla lettera, ignari del fatto che l'ex sindaco di Pescara sia solito usare un lessico (fin troppo) ricercato: per rendersene conto basta guardare per intero la trasmissione da cui è tratto lo spezzone segnalato da Wil. Il candidato della Lega Nord alle Europee Claudio D'Amico, invece, agli UFO, e ai governi che ci terrebbero all'oscuro di tutto, ci crede sul serio... :-/
Visto che sono in argomento, capitano a fagiuolo un paio di video che ho trovato proprio ben fatti. Il primo è l'annuncio della discesa in campo di Natalino Balasso che, sebbene finto, mette a nudo per davvero tante cose che non vanno in politica. L'altro è un cortometraggio realizzato dai ragazzi del Terzo Segreto di Satira; a prescindere dal fatto che il vero dalemiano si comporti o meno com'è rappresentato nel video, il tutto è sceneggiato e recitato in modo davvero eccellente! :-)
E io, per chi voto? Beh, il voto è segreto... ;-) anche se chi mi segue con un minimo di assiduità dovrebbe avere intuito se non altro per chi non voterò giammai! ;-) Diciamo che il mio voto alle europee dovrebbe andare al partito al quale sono risultata più vicina in base a questo test, nel quale se devo essere sincera non mi sono sbilanciata più di tanto su alcuni quesiti, riguardo ai quali non mi sentivo sufficientemente preparata. Comunque devo ammettere che questo spot della Lista Tsipras mi ha dato da pensare...

martedì 20 maggio 2014

Fregarsene del tempo che passa?

Allora, ricapitolando...
Chi, settimanale di gossip di proprietà del gruppo Mondadori diretto da Alfonso Signorini, dedica quattro pagine a Veronica Lario, divorziata da Silvio Berlusconi il quale del suddetto gruppo editoriale è azionista di maggioranza. Il servizio mette in luce senza tante cerimonie il «look rilassato», per non dire trascurato, e la linea appesantita della ex first lady, ormai quasi cinquantottenne; volendo essere maliziosi si potrebbe sospettare che anche il titolo dell'articolo, La nuova vita di Veronica, intenda alludere al punto vita non proprio da vespa della signora... ;-)
Dopo qualche giorno Miriam Bartolini – è così che si chiama all'anagrafe – concede un'intervista esclusiva a Il Messaggero rammaricandosi dell'irrispettoso agguato fotografico rivolto dal "giornale di famiglia" a lei, che ha l'imperdonabile "colpa" di non essere più una Berlusconi ma è pur sempre la madre di tre dei figli dell'ex premier, e rivendicando il suo – sacrosanto, a mio avviso – diritto a invecchiare «normalmente, senza pretendere di fermare il tempo».
L'intervista della Lario suscita reazioni di natura opposta: se da una parte prendono le sue difese le donne di Forza Italia tranne Daniela Santanchè (ma c'era da aspettarselo), dall'altra Alfonso Signorini replica piccato «L’indignazione della signora Lario è a orologeria e a sette giorni dalle elezioni si presta a qualche sospetto» – con quale faccia tosta, dopo averla provocata tanto apertamente...! – e dalle pagine de Il Giornale Alessandro Sallusti (guarda caso, il compagno della summenzionata "Santadeché") si cruccia del fatto che «Con cadute di stile che fanno tristezza, si regolano anche conti personali, come ha fatto ieri Veronica Lario in un'intervista rancorosa sull'ex marito Silvio Berlusconi».
Cioè, fatemi capire: una donna si trova sbattuta sulle pagine di un diffusissimo settimanale a tiratura nazionale, con foto rubate che non la mostrano proprio all'apice della forma fisica e, tanto per ribadire il concetto, sono accompagnate dai consigli (non certo richiesti) del chirurgo estetico – una categoria professionale dai cui interventi la signora non è affatto esente, a dire il vero – e del nutrizionista... e non ha neanche il diritto di reagire, in maniera peraltro dignitosissima, a mio modesto parere? Non sono per niente d'accordo con Selvaggia Lucarelli quando le rimprovera la mancanza di autoironia e leggerezza e aggiunge che «invecchiare sereni, anzi, campare sereni, vuol dire fregarsene, non rivendicare il diritto di non apparire su un giornale se non al meglio della propria forma fisica». Sì, sarebbe tanto bello sapersene fregare di certe cose, non lo nego... ma quante persone, e soprattutto quante donne, ci riescono sul serio? Per quanto mi riguarda, la cura che dedico al mio aspetto è inferiore alla media femminile, vedermi anche solo con un filo di trucco è quasi un evento storico, e non mi faccio problemi a scendere in strada a buttare l'immondizia spettinata e vestita con una tuta informe... ma se in quei momenti qualcuno mi immortalasse di nascosto e distribuisse quegli scatti, oh, lo dimostrerei eccome, quanto anch'io ci tengo alla mia immagine! :-) La mia fortuna è che al momento foto del genere avrebbero un valore di mercato minore di zero... ;-)
L'unica frase del post di Selvaggia che sottoscrivo in pieno è quella conclusiva: «io ci metterei la firma ad arrivare ai sessanta col suo girovita». Eh già, ho la sensazione che non sarà facile preservare dal trascorrere del tempo la mia linea attualmente invidiabile... ;-) ;-) ;-)

lunedì 19 maggio 2014

La quadratura del cubo

Il quarantesimo anniversario del cubo di Rubik, il giocattolo più venduto della storia, è stato celebrato oggi da Google con un doodle ad hoc: non semplicemente animato, bensì interattivo, ossia giocabile. Secondo ciò che ho letto sui vari social, il gingillo ha esercitato un notevole influsso negativo sull'odierna produttività dei lavoratori... ma io ne sono rimasta immune, sia in ufficio sia una volta tornata a casa: già, non serbo un buon ricordo del cubo che avevo da piccola, e che adesso si nasconde in chissà quale anfratto spazio-temporale, perché non riuscii mai a risolverlo. Se ci ripenso adesso, questa qui sotto mi pare di gran lunga la soluzione più rapida... altro che speedcubing! ;-)


Non dico che avrei bisogno del cubo di Rubik per bionde, anche perché bionda non sono... ;-)


... ma preferisco tenere in allenamento i miei neuroni in altri modi, ecco! :-) A me del cubo di Rubik incuriosisce molto di più come è fatto, per dire...
Se non disdegni di cimentarti con il rompicapo – per la precisione un twisty puzzle – inventato dallo scultore, architetto e designer ungherese Ernő Rubik, ti potrà interessare la spiegazione del metodo risolutivo a strati, lento ma abbastanza intuitivo... oppure, se mastichi l'inglese, questa pagina di wikiHow, un sito imprescindibile per scoprire come fare... pressoché qualunque cosa ti possa venire in mente! :-) Per chi invece si ritrova un cubo incompleto che vuole soltanto finire in un modo o nell'altro, quello che ci vuole è un risolutore online: siccome quello a cui accennai qui risulta al momento inaccessibile, posso segnalare questo e quest'altro.
In conclusione, una curiosità. Il cubo di Rubik in origine era stato battezzato dal suo inventore, evidentemente fin troppo modesto, cubo magico... ma in matematica tale espressione ha un altro significato: è l'equivalente tridimensionale di un quadrato magico, in pratica.
[La GIF animata che apre il post è gentilmente offerta da PicGifs.com]

sabato 17 maggio 2014

Look up from your phone, shut down that display. Stop watching this video, live life the real way

Negli ultimi giorni è stato messo in circolazione un video che fa riflettere sul ruolo assunto dai gadget tecnologici – in particolare gli smartphone – nelle nostre vite, e sul fatto che magari in qualche misura sarebbe auspicabile un ritorno al passato. Non lasciarti dissuadere dal titolo sgrammaticato: il video è piacevole e sottotitolato come si deve. Peccato che nella traduzione sia andata perduta la metrica in rima...


A pensarci bene l'invito conclusivo – quello a spegnere il cellulare per vivere la vita vera – risulta un tantino paradossale, visto il media da cui proviene... ma non per questo è indegno di essere preso in considerazione.
Un paio di mesi fa pure un colosso come Coca-Cola si era premurato di metterci in guardia nei confronti del rischio che i social media possano disconnetterci dal mondo reale; per venirci in aiuto ha lanciato il Social Media Guard, un dispositivo che costringe a distogliere gli occhi dallo smartphone per guardarsi attorno, e magari guardare in faccia le persone che abbiamo accanto. Come funziona? Guarda il video e lo scoprirai... ;-)


Quando si va in giro per locali pubblici, è sempre più diffusa l'usanza di andare in cerca di reti Wi-Fi disponibili alle quali potersi connettere. Come reazione a tale abitudine hanno fatto la loro comparsa nei Paesi anglosassoni cartelli simili a questo qui sotto...


... che dopo un po' sono approdati, debitamente tradotti, anche in Italia.


Trovo particolarmente inquietante l'effetto che le nuove tecnologie possono avere sulle nuove generazioni: il loro modo di trascorrere il tempo libero sta cambiando parecchio... e non in meglio, direi. Al riguardo segnalo una vignetta del fumettista cubano Ángel Boligán Corbo...


... e un'altra che avevo condiviso sul mio tumblr, ma della quale non riesco più a risalire alla fonte.


Ma pure io che sono ormai grandicella sono messa maluccio, persino peggio rispetto a un anno e mezzo fa, e dovrei disintossicarmi: ieri, quando ho visto su Facebook la foto seguente...


... mi sono chiesta: perché mai il volto di quel tizio è stato cerchiato?! Ho dovuto leggere i commenti per rendermi conto che era l'unico a guardarsi attorno, mentre tutti gli altri erano intenti a fissare il proprio telefono! Dottore, che dice, sono un caso disperato? ;-)
L'altro giorno una mia amica ha raccontato su Facebook che ultimamente si dimentica spesso il cellulare a casa e quando è a corto di batteria non viene più presa dal panico, ed ha concluso «Forse sto guarendo». Allora è vero... guarire si può, amici!!!!! :-D

P.S.: Trovo onesto precisare che l'idea di questo post l'ho concepita ieri nella sala d'attesa del mio medico. E ammazzare il tempo senza smartphone, beh, sarebbe stata dura... ;-)

venerdì 16 maggio 2014

Matematica "stregonesca"



Non appena mi è capitato sotto gli occhi il Google doodle animato di oggi, che celebra il 296° anniversario della nascita di Maria Gaetana Agnesi...


... ho intuito immediatamente che la "festeggiata" doveva essere una tipa piuttosto in gamba. Faccio mea culpa e ammetto fin da subito che non l'avevo mai sentita nominare prima d'ora... ma se non altro il doodle in questione mi è servito per colmare questa grave lacuna! :-)
Stiamo parlando di una matematica, filosofa e benefattrice milanese vissuta nel Settecento. Lode a suo padre Pietro Agnesi, il quale riconobbe e incoraggiò le doti della figlia – una straordinaria intelligenza e una particolare propensione per le lingue straniere – e decise di provvedere alla sua istruzione con illustri precettori, cosa non così usuale per l'epoca. Non c'è da stupirsi che Maria Gaetana Agnesi abbia espresso in molti dei saggi da lei scritti la convinzione che pure le donne dovessero essere istruite... e probabilmente è anche grazie all'eredità intellettuale di persone come lei se al giorno d'oggi questo concetto è ormai assodato; magari non tanto quanto dovrebbe... ma per il momento direi che possiamo ritenerci abbastanza soddisfatte! :-) O no...?
La biografia della Agnesi è tutta da leggere; mi limito a sottolineare il suo ruolo di direttrice del Pio Albergo Trivulzio, un nome che mi riporta alla mente – e come a me, chissà a quante altre persone – quella non proprio esemplare pagina della storia italiana degli anni '90 che è stata Tangentopoli.
Ma torniamo al doodle: vi è rappresentata la curva, dalla forma simile a una gaussiana, che la scienziata battezzò versiera, ma che nel mondo anglosassone è nota ancor oggi come Witch of Agnesi per via di un banale errore di traduzione. Il traduttore inglese del testo della Agnesi intese infatti versiera come abbreviazione di avversiera, che significa strega, ovvero avversaria di Dio.
Ecco come si costruisce una versiera: data una circonferenza di centro (0, a) e raggio a e una retta t parallela all'asse x di equazione y = 2a tangente al cerchio nel punto (0, 2a), e un fascio di rette passanti per l'origine degli assi, la versiera è il luogo dei punti M che hanno come ascissa l'ascissa del punto L di intersezione di una generica retta del fascio con la tangente t, e come ordinata l'ordinata del punto C di intersezione della stessa retta del fascio con la circonferenza.
Beh, magari osservando con attenzione il doodle risulta tutto un po' più chiaro. Yu-huuuuu... c'è per caso qualcuno che è arrivato a leggere fin qui? ;-)

mercoledì 14 maggio 2014

Il mondo dietro le sbarre

Giorni fa, trovandomi presso il reparto di Radiologia dell'ospedale, ingannavo l'attesa smanettando con lo smartphone... che infatti all'ora di pranzo era già "in riserva". Solo ogni tanto alzavo gli occhi per guardarmi attorno, e in uno di quei momenti il mio sguardo ha incrociato quello di un uomo abbastanza giovane che stava entrando in reparto, ammanettato e scortato da agenti in divisa: palesemente un detenuto giunto lì per sottoporsi a qualche esame diagnostico. Chissà di quale crimine si sarà mai reso colpevole quell'uomo, forse qualcosa di grave... ma in quella circostanza non sono riuscita a provare per lui nient'altro che un'amara compassione. Sì, perché lui si trovava a dover vivere sotto gli occhi di estranei un momento importante di un'esperienza assolutamente delicata e personale come la malattia. Alcuni dei presenti si saranno limitati a restare indifferenti al suo passaggio, altri come me l'avranno guardato con una certa benevolenza, altri ancora invece con freddezza e magari un senso di superiorità. Sono consapevole che esigenze di pubblica sicurezza non consentono di condurre i detenuti in ospedale in condizioni più "discrete"... ma sarebbe assai più umano un mondo in cui ciò fosse possibile.
Nel mese di febbraio il mio prof di fotografia si è rivolto a noi membri del gruppo Facebook per reclutare volontari disposti ad assisterlo come tutor da affiancare ai detenuti in un corso di fotografia che si sarebbe dovuto tenere presso il carcere di Pescara. In genere aderisco volentieri a tutte le iniziative proposte da Stefano, però in quel caso non me la sono sentita: il mio lato pavido e diffidente ha preso il sopravvento, lo ammetto. Ma dopo che il corso ha preso il via mi sono resa conto, da quel che mi è stato raccontato al riguardo, di essermi lasciata sfuggire una preziosa opportunità di arricchimento reciproco. Quei ragazzi, secondo quanto mi è stato riferito, sono mediamente piuttosto in gamba: hanno "solo" commesso il grave errore di prendere una cattiva strada, e adesso rischiano di uscire dal carcere, che non è certo un ambiente dei più sani a dispetto della teorica finalità di redimere il reo, persino peggiori di quando ci sono entrati, magari in seguito a reati di poco conto. Mi auguro che le conoscenze acquisite grazie a questo corso, rivolto in via preferenziale ai detenuti prossimi a finire di scontare la pena, possano aiutarli a trovare un lavoro onesto quando torneranno a piede libero.

martedì 13 maggio 2014

Pensare positivo

Le previsioni meteo di ieri per la giornata odierna nella mia città erano piuttosto minacciose; eppure, dopo una mattinata nuvolosa, nel primo pomeriggio ha fatto capolino un bel sole splendente. Tale osservazione ha innescato un breve scambio di vedute tramite Facebook; tra l'altro un mio "facciamico" romagnolo ha comunicato che da lui il tempo era brutto... ma se non altro la cosa era prevista. Il fatto che appena un paio d'ore dopo il cielo su Pescara tornasse a coprirsi e cominciasse a piovere non rende prive di senso le riflessioni che sto per formulare... almeno spero! ;-)
Se le previsioni meteo sfavorevoli trovano conferma, non ci vuole poi tanto a farsene una ragione. Ma quanto è bello venir sorpresi dal sole quando si attendeva il maltempo? :-) Viceversa, aspettarsi il sereno e ritrovarsi sotto la pioggia è decisamente più spiacevole, purtroppo... sia in senso letterale sia, a maggior ragione, in senso figurato: se una brutta giornata ti rovina la gita fuori porta, tutto sommato non è mica un dramma... ma se invece parliamo delle cose davvero importanti, superare un (metaforico) temporale inaspettato che ti sconvolge la vita può essere arduo. Mi sono chiesta: farò bene ad assecondare la mia inclinazione al pessimismo, dal momento che i miei tutt'altro che frequenti slanci di fiducioso ottimismo mi hanno condotta a volte nel bel mezzo di una tempesta? Devo forse dare ragione a Ennio Flaiano, secondo il quale «Essere pessimisti circa le cose del mondo e la vita in generale è un pleonasmo, ossia anticipare quello che accadrà»? Eh no... ho deciso: d'ora in poi voglio impegnarmi a pensare positivo! Del resto ogni giorno è buono per formulare un buon proposito: perché mai a cavallo tra l'anno vecchio e quello nuovo sì e il 13 maggio no?! :-) Sono giunta alla conclusione – o meglio sto cercando di autoconvincermi ;-) – che un atteggiamento negativo non sia proprio di nessun aiuto per costruire una vita e un mondo migliore per sé e per gli altri, anzi. Come disse Winston Churchill, «L'ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità»... ed è facile intuire in che modo le due opposte concezioni possano ripercuotersi sul nostro modo di agire.
Chiudo un post con alcuni versi tratti dal testo che ho appena designato come mio nuovo inno: Penso positivo di Jovanotti... vent'anni ma non li dimostra. :-)
Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo
Io penso positivo perché son vivo, e finché son vivo
Niente e nessuno al mondo potrà fermarmi dal ragionare
Niente e nessuno al mondo potrà fermare, fermare, fermare, fermare
Quest'onda che va, quest'onda che viene e che va
[...]
Io penso positivo ma non vuol dire che non ci vedo
Io penso positivo in quanto credo
[...]
Io credo soltanto che tra il male e il bene è più forte il bene
[...]
Uscire dal metro quadro dove ogni cosa sembra dovuta
Guardare dentro alle cose, c'è una realtà sconosciuta
Che chiede soltanto un modo per venir fuori a veder le stelle
E vivere le esperienze sulla mia pelle, sulla mia pelle
Ah, mi rendo conto che questo post è abbastanza diverso dai miei soliti... ma niente, oggi girava così! :-)
[Le due vignette sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, tipico discrimine fra ottimisti e pessimisti, sono tratte la prima da Traspablog e la seconda da Sinistra per Siena]

lunedì 12 maggio 2014

La fotocamera migliore è quella che hai sempre con te

Qualche decennio fa sarebbe stato un tantino azzardato prevedere che nell'anno 2014 milioni e milioni di persone se ne sarebbero andate in giro con una buona macchina fotografica sempre con sé... eppure è questa la realtà odierna: basta che si possieda un telefono cellulare, non necessariamente smart, ma dotato per l'appunto di fotocamera. In tanti usano tale strumento soltanto per farsi i selfie – o autoscatti, come dicono i matusa ;-) – o comunque per immortalare momenti della loro vita quotidiana di interesse tutt'altro che universale... ma non è proprio il caso di sottovalutare le potenzialità dei cosiddetti "fotofonini", come venivano chiamati alcuni anni or sono. È sufficiente confrontare le foto che uscivano dalle care vecchie compatte a rullino di una volta con quelle scattate oggi con un moderno telefonino non necessariamente di fascia alta, per rendersi conto della qualità tutt'altro che disprezzabile di queste ultime. Qualità che a volte è in grado di tener testa persino a quella prodotta dalle reflex professionali: fatti un giretto su questo sito, dove potrai effettuare svariati confronti... e ti accorgerai che non sempre è facile capire da quale dispositivo provengano le foto! :-)
Il fatto che le fotocamere dei cellulari abbiano raggiunto una risoluzione – espressa in megapixel – nettamente superiore a quella delle reflex top di gamma (pensiamo al Nokia Lumia 1020)  può sembrare un controsenso... e invece non lo è affatto: gli smartphone hanno una lunghezza focale fissa e sono sprovvisti di zoom ottico, perciò per zoomare digitalmente, ovvero "croppare" l'immagine senza giocarsi la possibilità di stampare (cosa sempre meno frequente, in effetti) su grandi formati, l'unico modo è partire da una risoluzione elevata.
Nella fotocamera di uno smartphone è fissa non soltanto la lunghezza focale ma pure l'apertura del diaframma: per questo avvicinarsi o allontanarsi dal soggetto è l'unico modo per variare la profondità di campo, che in genere è sempre piuttosto ampia. Ecco perché mi è successo di rado di scattare foto poco nitide... malgrado abbia scoperto appena due mesi fa che la messa a fuoco si effettua facendo "tap" nel punto desiderato dello schermo del telefono: non avviene proprio tutto tutto in automatico, ecco! ;-)
Oggigiorno fotografi di grido utilizzano i cellulari per fare reportage o street photography di qualità: rispetto alle ingombranti reflex uno smartphone ha l'indubbio vantaggio di essere più facilmente trasportabile e soprattutto di farsi notare di meno, specie se lo si maneggia con discrezione e si utilizza il tasto dell'auricolare per scattare... e l'invisibilità è un requisito fondamentale per catturare attimi di vita quotidiana con la massima naturalezza e spontaneità.
Il contenuto di questo post non è altro che il riassunto del riassunto, debitamente adattato, degli appunti presi dalla sottoscritta durante il mini-corso di Phoneography che ho frequentato un paio di mesi fa. Nelle due lezioni (più un'uscita) abbiamo familiarizzato con svariate app, alcune gratuite altre a pagamento, alcune multipiattaforma altre disponibili soltanto per iOS... Uffa, ma quando lo capiranno gli sviluppatori che il futuro è ANDROID?! :-O Ad esempio c'è Camera ZOOM FX che tra le altre cose, a differenza del suo omologo Camera+ per iOS, non consente di disaccoppiare la messa a fuoco e la misura dell'esposizione, ovvero di eseguirle in due punti differenti dell'inquadratura: una funzionalità della quale in effetti è raro sentire il bisogno... ma in qualche caso potrebbe tornare utile.
Di tutte le app che ho sperimentato mi limito a suggerirtene una, che apprezzerai senz'altro se come me sei appassionato di fotografia di paesaggio: Pro HDR Camera, 1,51 € davvero ben spesi. Quest'app è ideale per immortalare scenari caratterizzati da un'ampia gamma dinamica (in inglese High Dynamic Range, da cui HDR), ovvero da uno spiccato contrasto fra zone chiare e zone scure. L'app funziona in questo modo: scatta tre foto in sequenza – una normalmente esposta, una sovraesposta e una sottoesposta – e poi le combina in maniera ottimale. Per farla breve, non sarai più costretto a scegliere se avere un cielo correttamente esposto a spese di uno sfondo troppo scuro, o viceversa uno sfondo ben definito ma con un cielo "bruciato". Se poi il risultato che l'app genera in automatico non ti soddisfa, puoi sempre metterci mano tu agendo sui cursori per regolare luminosità, contrasto, saturazione, temperatura e tonalità.


P.S.: Il titolo del post richiama quello di un libro scritto dal fotografo Chase Jarvis.

domenica 11 maggio 2014

Donna barbuta sempre piaciuta

Ieri sera è stata trasmessa da Copenaghen la finale dell'Eurovision Song Contest 2014 – un tempo noto come Eurofestival – che ha visto la vittoria dell'Austria nella persona di Conchita Wurst, all'anagrafe Thomas Neuwirth. Eh già, malgrado la chioma fluente e l'attillato abito lungo sfoggiati sul palcoscenico, il nome di battesimo maschile e soprattutto la folta barba tradiscono in modo inequivocabile il fatto che si tratti a tutti gli effetti di un maschietto. Per l'esattezza una drag queen, con movenze e atteggiamenti di una femminilità tale da far invidia alla concorrente di casa nostra, Emma... non proprio un'icona di grazia ed eleganza, diciamo! ;-) Viste le premesse, chissà come avrà preso male la cantante salentina il suo ventunesimo posto – su 26 – con il brano La mia città, che peraltro è il piazzamento peggiore di sempre per l'Italia nel concorso canoro europeo...
Ecco uno spiritoso fotomontaggio comparso su Twitter (via @chissenefrega). ;-)


Conchita ha proposto un'esecuzione davvero convincente del suo brano Rise Like A Phoenix, che a me personalmente ha ricordato le performance di grandi interpreti molto in voga qualche annetto fa, come Liza Minnelli o Barbra Streisand. Però il dubbio rimane: meritava davvero di vincere? Oppure è stata premiata in (buona) parte per il suo look così "particolare"? Io facevo il tifo per lo svizzero Sebalter, per dire... Tanto caruccio lui, e così orecchiabile il suo brano Hunter Of Stars! :-)
Il fatto è che negli show televisivi non di rado viene dato spazio a personaggi tali da attirare l'attenzione e catalizzare gli ascolti, a prescindere dal loro effettivo talento. Un caso che mi pare analogo è quello di suor Cristina Scuccia, la quale ha lasciato a bocca aperta tutti e quattro i giudici di The Voice of Italy, sta proseguendo il suo cammino trionfale nel talent show di Raidue ed ha ottime chance di conseguire la vittoria finale. Brava è brava, non lo metto in dubbio... ma io sono convinta che, se non portasse quell'abito, non le verrebbe concesso così tanto credito. Per quanto mi riguarda trovo straordinaria Daria Biancardi... anche se mi sembra vagamente sleale che possa gareggiare contro cantanti alle prime armi, lei che è una professionista navigata con tanto di esperienze negli States.

sabato 10 maggio 2014

Il cinema in festa

In questi giorni – è cominciata l'altroieri e durerà fino a giovedì 15 maggio – è in corso la Festa del Cinema: tutti i film a soli 3 euro, a parte quelli in 3D che di euro ne costano 5. Oggi pomeriggio ne ho approfittato per andare a vedermi un film. A dire il vero è stata una giornata di sole talmente splendida da invitare chiunque ad andare a passeggio... ma il mio povero tendine infiammato l'avevo già sforzato fin troppo ieri andando a far foto per l'edizione "primavera 2014", la prima con la reflex, della mia tradizionale passeggiata sulla battigia fuori stagione: qui la primavera 2013 e qui l'autunno 2013. Per vedere pubblicato l'album di quest'anno mi sa che bisognerà aspettare ancora un po', dal momento che, da quando frequento i corsi di fotografia, sono diventata decisamente più selettiva ed esigente con me stessa: uh, quanti file Raw ho ancora in sospeso sull'hard disk esterno adibito allo scopo!
Tornando a noi... cosa sono andata a vedere al cinema? Come suggerito dalla locandina che apre il post, Devil's Knot (qui il trailer), diretto dal regista Atom Egoyan.
La trama in sintesi, basata su una storia vera: Nel 1993 la tranquilla cittadina di West Memphis, in Arkansas, è sconvolta da un atroce fatto di sangue: il misterioso assassinio di tre bambini di otto anni. Del delitto vengono accusati tre adolescenti difficili coinvolti chi più chi meno in riti satanici, i quali, nonostante la giovane età e l'assenza di prove inconfutabili, rischiano l'iniezione letale. Il detective Ron Lax, di per sé contrario alla pena capitale, non può starsene con le mani in mano al pensiero che a quei tre ragazzi, innocenti o meno che siano, venga tolta la vita, e così inizia a collaborare alle indagini nel tentativo di portare a galla la verità.
Il film è un legal thriller ricco di pathos, che almeno nel mio caso necessiterebbe di una seconda visione per cogliere meglio alcuni passaggi. È sempre un piacere vedere all'opera, questa volta nel ruolo di Ron, quel gran fig... ehm, attore straordinario di Colin Firth! ;-) Un altro volto noto nel cast è quello di Reese Witherspoon, nei panni della madre di uno dei tre bambini uccisi. Brava pure lei... ma in certi momenti mi è sembrata poco coinvolta, soprattutto prima del ritrovamento del cadavere: sarà che io, ansiosa come sono, se un mio ipotetico figlio tardasse a rientrare a casa andrei subito in tilt!
Tornerò al cinema prima che la Festa finisca? Mah, non so... magari per vedere The English Teacher, chissà. Quel che è certo è che questa settimana di sconti non coincide esattamente con un periodo ricco di film di particolare richiamo. Sarà forse un caso? Noi di Voyager pensiamo di no! ;-)
[In teoria ci sarebbe The Amazing Spider-Man 2, ma io ho detto basta al genere superoistico, Iron Man e Wolverine a parte... sempre che non cambino gli attori che li impersonano! ;-)]
P.S.: Al titolo originale, Devil's Knot, il distributore del film ha affiancato un sottotitolo italiano, Fino a prova contraria, presumibilmente per agevolare la comunicazione fra spettatori e cassieri non molto a loro agio con l'inglese. Esperienza personale: «Devil's Knot», «Prego...?!», «DEEEVIIIL'S KNOOOT!!!», «Sì, capito». La k muta mi sono rifiutata di pronunciarla! ;-) Ah, se in inglese knot significa nodo, nell'adattamento italiano «Devil's knot» è stato tradotto come «La tana del diavolo»: mah...

venerdì 9 maggio 2014

Sognando la Norvegia

Tramite la newsletter di PaesiOnLine sono venuta a conoscenza di Be Nordic, uno spazio nel cuore di Milano – ospitato per la precisione presso il Palazzo Giureconsulti in Piazza dei Mercanti, a due passi dal Duomo – aperto da oggi fino a domenica 11 maggio dove scoprire e incontrare la cultura, il design, la storia e il cibo dei paesi del Nord Europa: Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia. Se non fossi un tantinello fuori mano ci sarei anche andata – a questo punto, dovendomi proprio schiodare da casa, quando ne avrò l'opportunità me ne parto direttamente per la Scandinavia! ;-) – ma mi sento proprio di consigliare a chi dovesse trovarsi da quelle parti di farci una capatina. Tutte le informazioni riguardanti l'evento puoi trovarle sul tumblr dedicato, mentre PaesiOnLine ti offre la possibilità di scaricare gratuitamente le guide PDF delle località più caratteristiche di quei luoghi.
Eh già... sono affascinata un sacco dai paesi del Nord Europa: in particolare dalla Norvegia, che peraltro è collegata a Pescara da voli Ryanair diretti per Oslo Torp, e quindi sarebbe un vero peccato non approfittarne prima o poi... non trovi? ;-) Davvero, almeno una volta nella vita voglio assolutamente concedermi una vacanza in Norvegia, godermi i suoi magnifici scenari naturali e assistere con i miei occhi all'aurora boreale che tante volte ho ammirato in video come questo. Già che ci sono, credo che come minimo varrebbe senz'altro la pena di una bella traversata in traghetto, con tappa in Danimarca, per fare una puntatina alle isole Fær Øer...
Ouch!... mi sono dolorosamente risvegliata dal mio splendido sogno ad occhi aperti! :-/ Ma magari aveva ragione la soave Cenerentola quando cantava «Tu sogna e spera fermamente / dimentica il presente / e il sogno realtà diverrà»... :-)

giovedì 8 maggio 2014

Grazie de che?!

Il traffico sulle strade della mia città è piuttosto caotico: non certo ai livelli di metropoli tipo Roma, in cui si dice che le norme del codice della strada vengano interpretate in maniera abbastanza "creativa"... ma diciamo che Pescara si difende "bene"! ;-) Tra i pedoni più garbati vige la simpatica usanza di ringraziare con un cenno della mano gli automobilisti che rallentano o si fermano per lasciarli attraversare, anche se si trovano sulle strisce pedonali. Lo faccio sempre pure io... ma l'altro giorno mi sono chiesta: è una cosa normale?! Beh, male non fa di certo, ma di sicuro non sono tenuta a farlo, dal momento che i conducenti in questione stanno semplicemente facendo il loro dovere! [Ho anche pensato: per una questione di equità, quelli che la precedenza sulle strisce non me la danno come dovrei "ringraziarli", forse con un gestaccio?! Certo che no, non si addice affatto a una signora qual io sono... e neppure a un sindaco nell'esercizio delle sue funzioni! ;-)]
Dall'articolo 191 del Codice della strada, comma 1:
Quando il traffico non è regolato da agenti o da semafori, i conducenti devono fermarsi quando i pedoni transitano sugli attraversamenti pedonali. Devono altresì dare la precedenza, rallentando e all'occorrenza fermandosi, ai pedoni che si accingono ad attraversare sui medesimi attraversamenti pedonali. Lo stesso obbligo sussiste per i conducenti che svoltano per inoltrarsi in un'altra strada al cui ingresso si trova un attraversamento pedonale, quando ai pedoni non sia vietato il passaggio. Resta fermo il divieto per i pedoni di cui all'articolo 190, comma 4.
E cosa dice il comma 4 dell'articolo 190?
È vietato ai pedoni sostare o indugiare sulla carreggiata, salvo i casi di necessità; è, altresì, vietato, sostando in gruppo sui marciapiedi, sulle banchine o presso gli attraversamenti pedonali, causare intralcio al transito normale degli altri pedoni.
Bisogna riconoscere che non tutti lo rispettano... ma torniamo agli obblighi dei conducenti nei confronti dei pedoni. Se le strisce non ci sono proprio, che si fa? Ce lo dice sempre l'articolo 191, comma 2.
Sulle strade sprovviste di attraversamenti pedonali i conducenti devono consentire al pedone, che abbia già iniziato l'attraversamento impegnando la carreggiata, di raggiungere il lato opposto in condizioni di sicurezza.
Ciò vuol dire che il pedone ha sempre ragione? Non proprio, stando all'articolo 190, comma 5...
I pedoni che si accingono ad attraversare la carreggiata in zona sprovvista di attraversamenti pedonali devono dare la precedenza ai conducenti.
Epperò (articolo 191, comma 3)...
I conducenti devono fermarsi quando una persona invalida con ridotte capacità motorie o su carrozzella, o munita di bastone bianco, o accompagnata da cane guida, o munita di bastone bianco-rosso in caso di persona sordocieca,o comunque altrimenti riconoscibile, attraversa la carreggiata o si accinge ad attraversarla e devono comunque prevenire situazioni di pericolo che possano derivare da comportamenti scorretti o maldestri di bambini o di anziani, quando sia ragionevole prevederli in relazione alla situazione di fatto.
Il fatto è che, anche quando le strisce ci sono, non sempre i pedoni fanno lo sforzo di percorrere qualche metro per raggiungerle prima di attraversare la strada, contravvenendo così all'articolo 190, comma 2.
I pedoni, per attraversare la carreggiata, devono servirsi degli attraversamenti pedonali, dei sottopassaggi e dei sovrapassaggi. Quando questi non esistono, o distano più di cento metri dal punto di attraversamento, i pedoni possono attraversare la carreggiata solo in senso perpendicolare, con l'attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé o per altri.
Per non parlare poi di quelli che se ne fregano allegramente dell'articolo 190, comma 3...
È vietato ai pedoni attraversare diagonalmente le intersezioni; è inoltre vietato attraversare le piazze e i larghi al di fuori degli attraversamenti pedonali, qualora esistano, anche se sono a distanza superiore a quella indicata nel comma 2.
Un mio amico era solito dire che, percorrendo strade sprovviste di marciapiede, camminava sul lato sinistro perché «se proprio dovessero mettermi sotto, voglio guardarli in faccia». ;-) In realtà lo prevede esplicitamente l'articolo 190, comma 1.
I pedoni devono circolare sui marciapiedi, sulle banchine, sui viali e sugli altri spazi per essi predisposti; qualora questi manchino, siano ingombri, interrotti o insufficienti, devono circolare sul margine della carreggiata opposto al senso di marcia dei veicoli in modo da causare il minimo intralcio possibile alla circolazione. Fuori dei centri abitati i pedoni hanno l'obbligo di circolare in senso opposto a quello di marcia dei veicoli sulle carreggiate a due sensi di marcia e sul margine destro rispetto alla direzione di marcia dei veicoli quando si tratti di carreggiata a senso unico di circolazione. Da mezz'ora dopo il tramonto del sole a mezz'ora prima del suo sorgere, ai pedoni che circolano sulla carreggiata di strade esterne ai centri abitati, prive di illuminazione pubblica, è fatto obbligo di marciare su unica fila.
Troppo spesso, per convincere la gente a rispettare una norma, è necessario colpirla nel portafoglio: in teoria sarebbero previste sanzioni amministrative che comportano il pagamento di una somma da 25 a 99 € (per l'articolo 190) e da 162 a 646 € (per l'articolo 191)... ma sul serio, quante contravvenzioni di questo tipo verranno elevate?!

mercoledì 7 maggio 2014

#OneLove

Dopo quanto accaduto a Roma in occasione della finale di Coppa Italia, non è certo un buon momento per il calcio italiano... ma da juventina cerco di consolarmi con il terzo scudetto consecutivo, che ci porta finalmente a quota 30. A dire il vero c'eravamo già arrivati, ma vabbè... ;-)
Alessandro Del Piero, che nella Juve ha giocato per ben 19 stagioni di cui 11 da capitano segnando 290 gol in 705 partite, ha festeggiato con un tweet bilingue:
Complimenti ragazzi, la Storia continua... // Ale Well done boys, the story continues… #OneLove @JuventusFC
Beh, leggendo l'hashtag #OneLoveunico amore – a cui avevo già accennato, un pochino mi sono commossa: la Vecchia Signora è e rimarrà sempre la squadra del cuore di Alex nel senso più letterale possibile del termine, e quella di trasferirsi agli antipodi per militare nel Sydney FC non è stata di certo una sua scelta spontanea. L'ultimo match a Torino di questa autentica bandiera bianconera, reso ancor più indimenticabile dalla consegna della coppa scudetto, risale a quasi due anni fa.
Dopo due stagioni, riassunte in questo video, l'esperienza di Del Piero nel club australiano è giunta al capolinea: «Adesso mi prenderò un po' di tempo per valutare le opportunità che si stanno prospettando per il mio futuro», confida Alex, ormai prossimo a spegnere quaranta candeline... ed io auguro tutto il bene possibile a questo grande campione nonché grandissimo uomo attivamente impegnato nel sociale (tra l'altro sostiene la ricerca sul cancro).
Il 10 agosto prossimo Alex affronterà per la prima volta il suo club storico nel corso della FOXTEL A-League All Stars che si giocherà all'ANZ Stadium di Sydney: e io, per chi tifo?! ;-)
Davvero, devo ammettere che da quando se n'è andato capitan Del Piero la mia juventinità ha subito un duro colpo, roba che neanche ai tempi di Calciopoli: se scorro l'attuale rosa della prima squadra, per quanto composta da giocatori di notevole valore, non riesco a individuarne uno che possa aspirare minimamente a raccoglierne l'eredità di uomo-simbolo bianconero. Comunque la fiamma del tifo juventino non la lascerò spegnere mai del tutto nel mio cuore, anche per onorare la memoria di mio nonno che era tifoso a livelli estremi: non certo nel senso di essere un ultrà... però gioiva per le vittorie e soffriva per le sconfitte della sua, o meglio della nostra squadra in maniera incredibile.

martedì 6 maggio 2014

La malattia più grave? È l'intolleranza!

Quest'oggi desidero condividere alcuni contenuti che ho trovato online, e che mi sembrano piuttosto efficaci per combattere l'omofobia. Mi rendo conto che in talune persone certe convinzioni risultano talmente radicate da far sì che qualsiasi tentativo di indurre a riconsiderarle si riveli un'impresa ai limiti dell'impossibile... ma sono convinta che alla lunga, veicolando messaggi sensati, si potranno raggiungere grandi traguardi! :-)
Ecco tre poster, realizzati dall'organizzazione australiana Minus18, che "ritorcono" verso gli eterosessuali alcuni atteggiamenti piuttosto diffusi nei confronti dei gay: qualcosa che dà da pensare.


«Non mi importa se sei etero. Basta che non lo ostenti in pubblico»


«Allora, esattamente quand'è che hai deciso di essere etero?»


«Quando hai intenzione di dire ai tuoi genitori che sei etero?»
Poi, una foto che ho trovato nella pagina Facebook di Born This Way Foundation.


Vi compaiono il rocker David Bowie e l'attrice Tilda Swinton l'uno nei panni dell'altra, con il messaggio «Il genere è fra le tue orecchie, non fra le tue gambe».
Infine l'attore e tweetstar Carlo Gabardini, mesi dopo il suo coming out che tanta eco ha avuto in Rete, per rispondere alle sconvolgenti dichiarazioni di Carlo Taormina ha messo online il seguito del video che a suo tempo avevo convidiso sul mio tumblr. Credo non ci sia bisogno di aggiungere alcunché... Grande Carlo!!! :-)