mercoledì 9 aprile 2014

Cosa rimane della legge 40

L'ho saputo oggi: la Consulta ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 del 19 febbraio 2004. Nel corso degli anni il controverso testo normativo è stato smontato pezzo dopo pezzo da svariate sentenze, a tal punto che oggi in pratica, oltre al divieto di ricerca sugli embrioni, rimane in piedi solamente l'impossibilità di accedere alla fecondazione assistita da parte di single e coppie dello stesso sesso: quest'ultimo limite, prevedo che bisognerà aspettare ancora un bel po' prima di vederlo superato...
Penso con tristezza a tutte quelle coppie italiane che a causa della legge, non potendosi permettere il cosiddetto turismo riproduttivo, hanno trovato difficile o impossibile far ricorso all'aiuto della medicina per realizzare il loro sogno di diventare genitori. Ma accolgo con soddisfazione la notizia della sentenza, augurandomi solo che i vuoti normativi di cui parla il ministro della Salute Beatrice Lorenzin vengano colmati con rapidità e saggezza. Come ho già scritto tempo fa, votai convintamente ai referendum abrogativi del 2005, e mi indignai un sacco per il mancato (e non di poco) raggiungimento del quorum, sul quale ebbe un ruolo innegabile la pesante ingerenza della Chiesa cattolica.
Viviamo in un Paese in cui, per fare un esempio tanto paradossale quanto significativo, trova meno ostacoli una donna che intenda abortire un feto malformato oppure portatore di patologie genetiche – anche gli anti-abortisti più irriducibili ammetteranno che mettere al mondo una creatura destinata a un'esistenza irta di difficoltà non sia granché auspicabile – anziché una che desideri avvalersi dei metodi messi a punto dalla scienza medica per evitare di doverlo portare in grembo: un'opzione, quest'ultima, che risulterebbe indubbiamente meno dolorosa e traumatica. Inoltre, finora nulla ha mai impedito a una coppia di crescere eredi che avessero un patrimonio genetico differente da quello di uno o di entrambi i genitori, in seguito a un'adozione oppure perché si trattava di bimbi nati da altre relazioni... ma negli ultimi dieci anni per le coppie sterili ricorrere alla donazione del seme o dell'ovulo da parte di soggetti terzi è apparso come un miraggio: perlomeno fino ad oggi, ovvero fino alla sentenza di cui ho parlato all'inizio. Infine – ma qui si apre un altro discorso – soltanto in casi di particolare gravità i genitori naturali vengono giudicati non idonei a crescere figli nati in maniera "tradizionale"... mentre invece adottare un bambino comporta una trafila lunga, costosa e complessa che richiede una motivazione fuori dal comune per essere affrontata, e che non tutti possono permettersi, dal punto di vista emotivo nonché da quello economico; gli aspiranti genitori devono rassegnarsi ad essere "rivoltati come calzini" da chi è incaricato di valutarne l'idoneità all'adozione, e a loro tocca sobbarcarsi ripetuti e spesso lunghi viaggi prima che arrivi l'agognato momento di portare a casa il figlio che sono pronti ad amare come se fosse sangue del loro sangue.

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