giovedì 15 agosto 2013

Ferragosto "mainstream"

L'odierna giornata festiva ho deciso di impegnarla andando a visitare per la prima volta in vita mia la Grotta del Cavallone (anche detta "della figlia di Iorio", perché nel 1904 l'artista Francesco Paolo Michetti realizzò la scenografia per il secondo atto della tragedia pastorale La figlia di Iorio di Gabriele d'Annunzio ispirandosi appunto all'antro d'ingresso della grotta). L'alternativa sarebbe stata trascorrere il Ferragosto a casa, ma la sola idea mi faceva sentire ancor più depressa di quanto non fossi già... e così ieri ho compilato il modulo online per prenotare il biglietto (anche se dubito sia servito a qualcosa... l'e-mail di conferma non mi è mai arrivato, forse perché mi sono data una mossa troppo tardi) e ho telefonato alla Locanda di d'Annunzio, il ristorante situato nella stazione di arrivo della funivia – o meglio cestovia – che conduce in prossimità dell'ingresso della grotta, per prenotare il pranzo. Stamattina, mentre guidavo alla volta di Taranta Peligna, ero tormentata dal pensiero di aver escogitato l'idea perfetta per un Ferragosto "stupido", in contrapposizione alle famose partenze "intelligenti": chissà quanto traffico troverò, e quanta coda per i biglietti, per la funivia, per la visita, per mangiare... E invece ho peccato di eccessivo pessimismo, perché è filato tutto abbastanza liscio: sono giunta a destinazione senza particolari problemi nonostante il navigatore di Google Maps [scherzo... ma diciamo che è sempre bene tenere d'occhio anche la segnaletica stradale! ;-)] e 10-15 minuti dopo avevo già fatto i biglietti e stavo iniziando il panoramicissimo tragitto in cestovia che nel giro di una ventina di minuti mi avrebbe portata da quota 760 m s.l.m. a quota 1388 m s.l.m.. Arrivata in "cima" a mezzogiorno e mezzo, ho scoperto che il successivo turno di visita disponibile sarebbe cominciato alle 14, allora ne ho approfittato per mangiare: un primo (sagne e fagioli), un secondo (pallotte cace e ove) e mezzo litro d'acqua a 12 euro. Essendo a questo punto in netto anticipo sull'orario della visita, ho gironzolato un po' nei dintorni percorrendo l'inizio del sentiero che porta a valle – ecco il perché dei biglietti di sola andata! – dopodiché sono salita con tutta calma verso l'ingresso della grotta dove ci aspettava la guida per condurci alla scoperta di tale meraviglia della natura, in un tour lungo poco meno di due chilometri fra andata e ritorno, della durata di un'ora circa e alla temperatura di 10°C, costante tutto l'anno. Siamo stati resi edotti del meccanismo di formazione di stalattiti e stalagmiti (che io già conoscevo fin dai tempi della prima visita alle "mie" Grotte di Frasassi), abbiamo appreso il motivo per cui in alcuni punti le concrezioni presentano un colore più scuro, e ci è stato spiegata l'origine del nome della grotta: a quanto pare l'ingresso somiglierebbe a un occhio incastonato nella parete rocciosa che rappresenterebbe la testa di un enorme cavallo... mah! A differenza delle Grotte di Stiffe, all'interno della Grotta del Cavallone è consentito fotografare sia pur disattivando il flash (un'accortezza che non tutti i visitatori hanno avuto)... ma, poiché l'illuminazione era quasi ovunque insufficiente e non disponevo di un cavalletto che mi desse modo di aumentare il tempo di esposizione, non sono riuscita a scattare delle foto granché decenti.
Qui sotto puoi vedere una selezione delle numerosissime fotografie di oggi: ho scartato quelle sfocate o scure, oppure troppo simili ad altre, o in qualche modo poco riuscite, ma le foto superstiti sono pur sempre più della metà... :-)

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