lunedì 30 luglio 2012

La vittoria olimpica più bella

Il barone Pierre de Coubertin, considerato il padre delle Olimpiadi dell'era moderna, è passato alla storia per aver pronunciato la frase seguente (che a dire il vero era una citazione dell'arcivescovo della Pennsylvania Ethelbert Talbot, il quale l'avrebbe ripresa a sua volta da un filosofo greco, l'ho appena scoperto).
L'importante non è vincere ma partecipare. La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene.
De Coubertin ha lasciato ai posteri un'altra citazione degna di nota, sia pur in negativo, e cioè le parole che impiegò per motivare l'esclusione delle donne dalle Olimpiadi di Atene del 1896: a suo dire la loro partecipazione alle gare sarebbe stata «inattuabile, antiestetica e sconveniente» («impraticable, inesthétique et incorrecte»). Toccò attendere l'edizione successiva, quella tenutasi a Parigi nel 1900, per vedere le prime donne ammesse alla competizione: undici, nel tennis e nel golf, contro 1319 uomini. Dopodiché il percorso dell'inclusione olimpica del gentil sesso è stato tutto in discesa... anche se per nulla ripida, in effetti. Basti pensare che le Olimpiadi 2012 attualmente in corso a Londra sono le prime della storia in cui tutte le duecentocinque squadre partecipanti presentano almeno un'atleta di sesso femminile: un impulso notevole per la parità fra i sessi, come orgogliosamente sottolineato dal presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge. Si tratta di un esordio assoluto per le atlete del Brunei, del Qatar e dell'Arabia Saudita, Paese di provenienza dell'ottocentista Sarah Attar la cui foto scattata venerdì scorso durante la cerimonia di apertura apre questo post; vale inoltre la pena di segnalare che per la prima volta la rappresentativa degli Stati Uniti comprende più donne (269) che uomini (261). Comunque, come osservato dal giornalista del New York Times Jeré Longman, senza sottovalutare l'importanza dei traguardi finora raggiunti, ce n'è ancora parecchia, di strada da fare prima che la parità fra i sessi nello sport possa considerarsi realmente acquisita.

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