giovedì 22 marzo 2012

Quando la fuga dei cervelli si tinge di rosa

[Il titolo del post l'ho spudoratamente scopiazzato da un articolo pubblicato sul Corriere nel 2004, il quale testimonia che in Italia otto anni fa tirava già una brutta aria per le professioniste qualificate che aspiravano a divenire "profetesse in patria"]
Questa sera alle ore 19, presso la Libreria Primo Moroni situata in via Quarto dei Mille 27/29 a Pescara, si terrà la presentazione del libro Goodbye Italia. La Repubblica che ripudia il lavoro delle donne. All'incontro, coordinato da Daniela Santroni dell'associazione Movimentazioni, prenderanno parte le autrici Cinzia Dato e Silvana Prosperi.
Ecco la descrizione dell'opera tratta dal sito della casa editrice Castelvecchi.
Professioniste affermate costrette a emigrare in America per vedere riconosciuto il proprio talento. L’esperienza di imprenditrici, scienziate e docenti universitario e il pericolo per il nostro paese di disperdere risorse vitali per lo sviluppo. Dalla manager televisiva all’architetto designer, fino all’unica docente donna di Matematica Pura al prestigioso Mit di Boston. Sono le italiane costrette a emigrare per trovare quelle opportunità e quei riconoscimenti che il loro Paese nega e che invece hanno trovato negli Stati Uniti, dove l’impegno e il merito vengono premiati e dove il lavoro in rosa non fa paura. Perché l’impiego femminile è il più importante motore di sviluppo mondiale, e investire sulle donne significa investire sul futuro. Cinzia Dato e Silvana Prosperi affrontano la questione attraverso il racconto di ventisette professioniste che hanno scelto di vivere e lavorare in un Paese diverso, pur mantenendo con quello d’origine un forte legame. Il racconto delle loro esperienze negli States offre lo spunto per una riflessione più ampia su discriminazione, fuga delle intelligenze, nepotismo e burocrazia, ed è un atto d’accusa contro la miopia di classi dirigenti ingessate e il disinteresse delle istituzioni. Uno sguardo lucido sulla crisi del Sistema Italia, ma allo stesso tempo uno stimolo per rendere il Bel Paese più moderno e competitivo.
Inoltre la copertina del volume riporta il dato dell'OCSE secondo cui l'Italia è all'ultimo posto (o quasi) in Europa per tasso di occupazione femminile: un "primato" tutt'altro che auspicabile.
Avevo già letto con interesse la recensione pubblicata nella newsletter di Movimentazioni, ripromettendomi di aggiungere il libro alla mia lista dei desideri su aNobii non appena qualche utente avesse predisposto la relativa scheda: avrai dunque già capito che all'evento di stasera non intendo mancare. Sebbene la mia carriera non sia ancora realmente "decollata", in effetti, le questioni trattate nel libro mi toccano abbastanza da vicino. In particolare ho avuto modo di constatare di persona quanto sia arduo per noi donne competere nel mondo del lavoro con i colleghi uomini a parità di requisiti, specialmente (ma non solo) in un settore a netta prevalenza maschile come quello dell'ingegneria. Probabilmente ci penalizza non soltanto il timore (non del tutto infondato, bisogna riconoscerlo) che eventuali maternità possano in qualche modo nuocere al rendimento lavorativo, ma anche la fin troppo radicata benché inconfessabile convinzione che il cosiddetto "sesso debole" non sia all'altezza dei maschi, specialmente (ma non solo) nei ruoli di maggior prestigio e responsabilità. Inoltre una volta, in occasione di un colloquio di lavoro, mi venne prospettata l'eventualità di trasferirmi all'estero; all'epoca io sarei stata anche disposta a piantare le tende oltremanica, ma poi purtroppo fu chi di dovere a non dar seguito alla cosa. Qualche tempo dopo ero in procinto di partire per la Germania, dove avrei dovuto vivere un'esperienza formativa di alcuni mesi, se solo all'ultimo momento il destino non avesse deciso di impedirmelo... ma questa è un'altra storia, e francamente non me la sento di raccontarla qui e ora. :-/ Tanto chi mi conosce sa...

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