giovedì 31 marzo 2011

Alta tensione

Beh... credo si possa affermare senza tema di smentite che ieri Ignazio La Russa (da non confondere con il quasi omonimo politico del XIX secolo, il cui cognome si scrive invece tutto attaccato) non è apparso particolarmente padrone di sé e delle sue reazioni. Se da una parte Il Giornale riferisce che persino i colleghi (avevo scritto "compagni", ma ho ritenuto doverosa una correzione ;-)) di partito del ministro della Difesa ce l'hanno con lui, dall'altra Libero "strilla" in prima pagina che in questa circostanza sarebbe stato il presidente della Camera Gianfranco Fini a perdere la testa... mah.  A testimonianza dell'accaduto ho reperito un video della durata di quasi sette minuti nel corso del quale però non si vede il momento del plateale "vaffa", mostrato invece qui. Devo ammetterlo: personalmente il fatto che un uomo che, per usare un eufemismo, non dà prova di uno spiccato self control nelle occasioni pubbliche sia «preposto all'amministrazione militare e civile della difesa e massimo organo gerarchico e disciplinare»... sarà, ma non lo trovo particolarmente confortante.  [A proposito, l'episodio del lancio di monetine evoca i tutt'altro che gloriosi tempi dell'Hotel Raphaël, quando c'erano ancora le lire...]
Oggi la bagarre è proseguita: Fini si è beccato una giornalata in testa, il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha scagliato via stizzito la sua tessera della Camera, un deputato leghista ha insultato una collega disabile del PD... Sono spettacoli indecorosi che non vorremmo mai vedere rappresentati da chi dovrebbe solo rappresentare i cittadini (voluto bisticcio linguistico), tantomeno in una prestigiosa sede istituzionale come il Parlamento. In confronto a tutto questo il discorso di Italo Bocchino, uno dei pochi fedelissimi di Fini, appare come una ventata di buon senso e di serietà; un annetto fa non avrei mai immaginato di potermi esprimere in questi termini nei confronti dell'attuale capogruppo di FLI, dalle cui posizioni mi trovo non di rado lontana anni luce.
Molti fatti accaduti negli ultimi mesi potevano sembrare un possibile preludio all'imminente caduta del governo... ma la realtà ha dimostrato che non era così. Ritengo di non essere in errore, però, se individuo in quanto accaduto negli ultimi due giorni inequivocabili sintomi di un nervosismo al di sopra del livello di guardia. Come andrà a finire?

lunedì 28 marzo 2011

Vergogna!

Da un paio di giorni nel Web impazza la polemica sulla puntata di Forum andata in onda venerdì scorso su Canale 5, la quale per la cronaca ha totalizzato 1.642.000 spettatori con uno share del 20,05%. Avevo intenzione di mostrare qua sotto il video incriminato, ma ho appena scoperto che «non è più disponibile a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di R.T.I.»: l'ennesimo episodio dell'infinita serie "Mediaset contro YouTube". Comunque il filmato si può vedere per una settimana sul sito ufficiale.
In sintesi: una sedicente aquilana terremotata partecipa a Forum e, durante la discussione della causa nella quale lei chiede al fantomatico ex marito un contributo economico per riaprire il suo negozio di abiti da sposa, approfitta delle telecamere per inserire nella sua argomentazione (abbastanza maldestramente, a dire il vero) un clamoroso panegirico dedicato a Silvio Berlusconi. A dar retta alla donna, il premier avrebbe riportato il capoluogo abruzzese alla normalità con un'efficienza che ha del miracoloso. Come se non bastasse, ecco cos'ha detto la donna a proposito dei terremotati (quelli veri) che alloggiano ancora negli alberghi: «Sono rimasti fuori solo 300/400 persone, stanno in hotel perché gli fa pure comodo, mangiano, bevono e non pagano nulla, pure io ci vorrei andare». Per completare l'opera è intervenuta pure la conduttrice Rita Dalla Chiesa, elogiando il «grandissimo lavoro» svolto da Guido Bertolaso, il capo della Protezione Civile ormai in pensione.
In realtà la donna, che si chiama Marina Villa, non è affatto aquilana e non vende abiti da sposa, bensì gestisce un'agenzia funebre a Popoli (in provincia di Pescara) con il vero marito, che manco a dirlo non è l'uomo assieme al quale è apparsa in televisione. Dopo che il tam tam della Rete ha fatto venire a galla la verità, la Villa (non me la sento di chiamarla "signora"), rintracciata, ha dichiarato: «Ma che pretendono. Io non c'entro nulla. Ho chiesto di partecipare alla trasmissione e quando gli autori hanno saputo che ero abruzzese, mi hanno chiesto di interpretare quel ruolo. Mi hanno spiegato loro quello che avrei dovuto dire», aggiungendo «Mi hanno dato 300 euro. Come agli altri attori. Anche Gualtiero, che nella puntata interpretava mio marito, recitava. Lui è un infermiere di Ortona. Hanno scelto un altro abruzzese per via del dialetto».
Personalmente sapevo già che le parti in causa a Forum sono figuranti ingaggiati per rappresentare un caso reale (almeno a grandi linee) al posto degli autentici protagonisti... ma questa volta la sceneggiata è andata ben oltre, propinando ai telespettatori un quadro idilliaco della situazione aquilana che non trova riscontro nella realtà. E chi può trarre vantaggio da tutto questo se non il Governo?
La Villa ha reagito alle polemiche sbottando in un «Ma che vogliono questi aquilani? Ma lo sanno tutti che è una trasmissione finta». Purtroppo temo proprio che non sia affatto così, e che il telespettatore medio di Forum sia pressoché ignaro che tutto quello che gli viene mostrato non è nient'altro che una fiction ben congegnata. Probabilmente l'intersezione fra l'insieme degli aficionados del tribunale televisivo e quello delle persone che si informano per mezzo dei giornali e soprattutto di internet è assai prossima all'insieme vuoto. Per questo, sebbene perfino un giornalista stimato come Alessandro Gilioli sembri piuttosto sfiduciato al riguardo, da abruzzese voglio dare con questo post il mio infinitesimale contributo affinché questa vicenda abbia il giusto risalto, e colgo l'occasione per lanciare un appello a chi mi legge: hai un nonno, un parente digiuno di internet, un vicino di casa magari un po' anziano che segue abitualmente Forum e che ha assistito alla puntata di venerdì scorso? Allora informalo che quello che ha visto era mera finzione, e che la realtà è ben diversa: la situazione del territorio aquilano è ancora assolutamente precaria, dal punto di vista sociale, economico e infrastrutturale. Basta dare un'occhiata al sito ufficiale del Commissario per la ricostruzione per rendersene conto.
Non potendo ignorare la raffica di proteste che ha raggiunto la redazione del programma, nella puntata odierna Rita Dalla Chiesa si è rassegnata ad affrontare la questione, ma di fatto l'accorata lettera inviatale dall'assessore Stefania Pezzopane non ha avuto risposta, e a quanto leggo il monologo della conduttrice è stato tutto fuorché convincente. Dal mio punto di vista e non da quello di chi guarda Forum, purtroppo...
P.S.: Voglio vedere con quale faccia tosta i sostenitori del Berlusca insisteranno a minimizzare la portata del conflitto d'interessi. Perché non smetteranno certo di farlo, oh, su questo non ho il minimo dubbio...
[UPDATE] Travolta dalle critiche e dalle polemiche, la Dalla Chiesa si è giustificata dichiarando: «Sto ancora cercando di capire cosa è successo, ma immagino non ci sia stata malafede, cui prodest?». Ma davvero ti domandi cui prodest, Rita? Berlusconibus, per caso? ;-)

sabato 26 marzo 2011

Sul Web come una scheggia!

A quattro giorni di distanza dal rilascio dell'ultima versione stabile, la 4.0, dell'ottimo browser libero e open source Mozilla Firefox e dalla pressoché immediata installazione dell'aggiornamento sul notebook da parte della sottoscritta, posso dirmi davvero soddisfatta. :-) Mozilla dichiara che Firefox 4 è progettato in modo tale da essere fino a sei volte più veloce rispetto alla precedente versione 3.6... e in effetti la maggior velocità è il primo aspetto che colpisce favorevolmente l'utente. C'è stato anche un radicale rinnovamento dell'interfaccia, la quale rispetto a prima appare magari un pochino più simile a quella di Google Chrome. L'area destinata alla visualizzazione delle pagine Web risulta più ampia, anche in virtù del fatto che di default la barra dei menu non compare (se però lo si desidera, è sempre possibile visualizzarla). L'unico problema è che, con il passaggio alla nuova versione, mi sono state disattivate diverse estensioni (non tra quelle che uso di più, per fortuna) perché non compatibili con Firefox 4... ma sono sicura che di quegli add-on uscirà al più presto una versione aggiornata.
Puoi scoprire tutte le novità di Firefox 4 consultando la sezione What’s New in Firefox 4 inclusa nelle Release Notes... o meglio ancora scaricando e installando il browser nuovo fiammante e usandolo per navigare. Non credo proprio che te ne pentirai! ;-)
Se hai già installato una versione precedente di Firefox sotto Windows, potrai effettuare l'aggiornamento in maniera pressoché automatica semplicemente selezionando l'apposita voce nel menu Aiuto (almeno, mi pare che si trovasse lì, dal momento che in Firefox 4 non la vedo più).
Se invece utilizzi Ubuntu Linux, la procedura è solo un filino più elaborata, e comporta l'aggiunta al sistema del PPA ufficiale firefox-stable. Non dovrai far altro che immettere i seguenti comandi da terminale (ti verrà richiesta la password di root).
sudo add-apt-repository ppa:mozillateam/firefox-stable
sudo apt-get update
sudo apt-get install firefox ubufox
Ma così mi ritrovo l'interfaccia in inglese!, noterai dopo aver completato i vari passaggi. Niente paura, potrai impostare quella in italiano installando un semplice add-on disponibile in due diverse versioni, a seconda che l'architettura del tuo sistema sia a 32 bit (lo è nella maggior parte dei casi) oppure a 64 bit.
Buona navigazione! :-)

venerdì 25 marzo 2011

Doverose precisazioni

Premessa: il post che stai per leggere avevo intenzione di pubblicarlo nel mio tumblelog, dove ultimamente tendo a "relegare" questo genere di argomenti... ma, siccome mi è venuto un tantino più prolisso del previsto, lo "promuovo" nel blog! ;-) (Occhio, questo non significa certo che io sottovaluti il mio "blog notes", anzi ne sono piuttosto soddisfatta... solo che di solito lo uso per condividere contenuti ben più stringati)

Quello che puoi vedere qui sopra è lo screenshot (secondo Wikipedia è maschile) del momento, che da 24 ore circa fa il giro della blogosfera italiana e soprattutto del ben più vitale universo dei social network. Incredibile ma vero, trattasi non di defacing, bensì di un'autentica nota ufficiale pubblicata sul sito del Governo italiano: «Il resoconto fornito da alcune agenzie di stampa in merito alla cena di ieri sera del Presidente Berlusconi con il gruppo dei Responsabili è ricco di fantasie e imprecisioni. In particolare, il Presidente non ha cantato alcuna canzone». Una precisazione a dir poco stravagante, che lui abbia davvero cantato (secondo Libero, citato da Non leggere questo blog!, il brano sarebbe Se ci lasci è un affare, parodia di un vecchio successo di Julio Iglesias approdata su YouTube poco dopo il "divorzio" Berlusconi-Fini) o meno.
Lo spunto era davvero troppo ghiotto perché Metilparaben si lasciasse sfuggire l'occasione di ricavarne l'ennesimo generatore automatico. Ecco un risultato-tipo: «Il resoconto fornito da alcune agenzie di stampa in merito alla cena di ieri sera del Presidente Berlusconi con il gruppo dei Responsabili è ricco di fantasie e imprecisioni. In particolare, il Presidente non ha sparato miccette prima dell'aperitivo». :-D

giovedì 24 marzo 2011

Risate all'italiana

Martedì sera sono andata a vedere Nessuno mi può giudicare (qui il trailer). Per una volta il mio inspiegabile quanto involontario potere di fare il vuoto attorno a me al cinema ha fatto cilecca: ;-) infatti la sala, peraltro una delle due più capienti del multiplex, era piena o quasi. La ricetta di cotanto consenso di pubblico? Un sapiente dosaggio di ingredienti infallibili! :-)
  • Una raffica di battute e gag giocate sul caricaturale e sul grottesco da far ridere fino alle lacrime, inframmezzate da qualche scena in cui la lacrimuccia rischia quasi di strappartela la commozione: un'alternanza un tantino sconcertante, però efficace. A firmare il soggetto (e a contribuire alla sceneggiatura) è stato colui che ha diretto alcune delle commedie di maggior successo degli ultimi anni: Fausto Brizzi. A dire il vero la trama è un tantino deboluccia, e propone parecchie trovate ben poco credibili e/o fin troppo prevedibili. Però, se l'obiettivo del film era quello di far alzare lo spettatore dalla poltrona col buonumore, e se lo spettatore ha dei gusti simili ai miei, tale scopo è stato indubbiamente raggiunto! :-)
  • Un cast di attori simpatici e popolari, tra i quali, in rigoroso ordine alfabetico: Dario Cassini, Caterina Guzzanti, Valerio Mastandrea (che fa da voce narrante, oltre a comparire fugacemente sullo schermo), Lucia Ocone, Rocco Papaleo, Pasquale Petrolo (meglio noto come Lillo del duo comico Lillo e Greg). Ma la mattatrice della pellicola ovviamente è lei, Paola Cortellesi (a proposito... il regista Massimiliano Bruno, che con questo film esordisce dietro la macchina da presa oltre a riservarsi un piccolo ruolo, è un suo collaboratore di lunga data). Da qualche parte ho letto che «la Cortellesi è brava, anche troppo... proprio non riesce a farti dimenticare che sta recitando»: può sembrare un controsenso, però rende l'idea dell'effetto che mi ha fatto la sua interpretazione. Comunque lei è un fenomeno, c'è poco da fare... e la scena del servizio fotografico, caratterizzata dai suoi disastrosi quanto esilaranti tentativi di assumere un'espressione sexy, è un autentico saggio di mimica. :-) Mi ha favorevolmente colpita pure il bel Raoul Bova, così convincente nel ruolo del "burino" da farsi perdonare pure il fatto di non essere proprio un portento di espressività... ;-)
La trama in sintesi: la benestante Alice, che non ha mai lavorato in vita sua, si ritrova improvvisamente vedova, senza un soldo e con un figlio da crescere. Il tracollo economico la costringe a lasciare la lussuosa casa in cui viveva e a stabilirsi in un "attico" (in realtà una catapecchia costruita su un terrazzo) in un quartiere romano a dir poco pittoresco, il Quarticciolo. Inoltre il marito le ha lasciato in eredità un grosso debito che Alice deve saldare al più presto, se vuole evitare di finire in galera e di perdere la custodia del bambino. Perciò ha assoluto bisogno di un lavoro che renda molto in poco tempo... ed è così che si reinventa escort (termine che probabilmente in Italia non era così conosciuto, finché Patrizia D'Addario non è salita agli "onori" della cronaca). Sarà una professionista del settore, Eva (Anna Foglietta), ad iniziarla ai trucchi del mestiere più antico del mondo.
Non sono per niente sicura che la leggerezza giovi al recepimento di messaggi importanti... comunque segnalo che la sceneggiatura propone all'attenzione dello spettatore svariati temi di scottante attualità: le differenze di classe sociale, il razzismo, l'omofobia...
Una scena da ricordare? «Te lo meriti, Nanni Moretti!» è un omaggio al celebre «Te lo meriti, Alberto Sordi!» tratto dal film Ecce Bombo dello stesso Moretti. :-)
A proposito della colonna sonora: se in Che bella giornata di Checco Zalone era il rapper CapaRezza a comparire nei panni di sé stesso, questo film può contare su un breve quanto gradevole cameo di Fausto Leali alle prese con uno dei suoi storici cavalli di battaglia. Infine... di chi sarà mai la grintosa voce che reinterpreta il singolo di Caterina Caselli che dà il titolo alla pellicola? Sorpresa (ma anche no), è della Cortellesi in persona! :-) Anche se in una scena del film lei si finge stonata come una campana, in realtà ha dimostrato più volte di saper cantare magnificamente.

lunedì 21 marzo 2011

Il tarlo famelico

"Frenetici" programmi per la mia serata:
  • mettere a registrare La danza del gabbiano, trasposizione televisiva dell'omonimo romanzo il cui protagonista è l'inimitabile commissario Montalbano;
  • cominciare a rileggere qualche pagina del libro in questione, così quando tra un paio di giorni l'avrò finito potrò godermi meglio la fiction "in differita";
  • andare a nanna prima del solito, ché questa sera ho un sonno veramente esagerato!
Ma prima ti lascio alle prese con un quesito facile facile... 'Notte! :-)
Un tizio ha riposto i dieci volumi della sua enciclopedia su uno scaffale nel loro normale ordine consecutivo. Ma un giorno scopre che un tarlo ha rosicchiato l'enciclopedia dalla prima pagina del primo volume all'ultima pagina dell'ultimo volume. Sapendo che ciascun volume è composto da cento pagine, copertine comprese, quante pagine ha rosicchiato il tarlo?

sabato 19 marzo 2011

Guarda che Luna...

Spero tanto che nel pomeriggio il cielo non si rannuvoli! Già, perché l'evento astronomico previsto per questa sera non capita proprio tutti i giorni, e sarà un piacere ammirarlo... per chi è profano come me, almeno.  Come risulta dai dati riportati su Astronomia.com, il plenilunio nel mese corrente è previsto per le ore 18:12 di oggi. Contemporaneamente (o quasi), per la precisione alle 19:11, la Luna raggiungerà il perigeo, ossia il punto più vicino alla Terra nel corso della sua orbita: era dal 1992 che non si trovava a così breve distanza. Tutto questo significa che la Luna piena apparirà in cielo visibilmente più grande del solito: puoi confrontare qui la dimensione apparente al perigeo e quella all'apogeo.
Paolo Attivissimo ha brevemente quanto efficacemente demolito le teorie secondo cui sarebbe stata la cosiddetta "superluna" a provocare il violentissimo terremoto che ha devastato il Giappone la scorsa settimana (ci sono considerazioni interessanti sull'argomento pure su Query Online e sul sito della NASA). Personalmente, diffidando dell'astrologia, non credo neppure che gli astri abbiano un influsso sulla vita delle persone... a parte il fascino che esercitano sugli animi più romantici, certo! 
Del resto ci sarà un motivo se tanti scrittori e musicisti hanno trovato l'ispirazione per rendere omaggio al nostro bel satellite, no? Persino io, all'epoca in cui giocherellavo con le sette note, dedicai alla Luna una canzone... ma te la risparmio volentieri, tanto più che per fortuna non ne esiste una versione digitale!  Mi limito a menzionare alcune opere ispirate alla Luna, le prime che mi vengono in mente (oltre al brano di Fred Buscaglione citato nel titolo del post).
[La foto che apre il post, tratta dal sito Astronomy Picture of the Day della NASA, mostra la più grande luna piena del 2009 mentre sorgeva sulle Alpi francesi]

giovedì 17 marzo 2011

Altri centocinquanta di questi giorni!

Niente lavoro né scuola per la maggior parte degli italiani, oggi: si è celebrato infatti il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, che Google ha festeggiato con il doodle qui accanto (cliccandoci sopra, il primo risultato che ho trovato è questo). Non capita spesso di vedere in giro tante bandiere tricolori per un'occasione che non sia una partita di calcio! :-)
Ma tu lo sai cosa accadde di preciso il 17 marzo 1861? (Se non ne sei a conoscenza, non crucciarti più di tanto, visto che la nostra "prestigiosa" classe politica mostra un'imperdonabile ignoranza bipartisan al riguardo... ) Ebbene, quel giorno Vittorio Emanuele II veniva proclamato re d'Italia a Torino. Appena quattro anni dopo, nel 1865, il ruolo di capitale passò dalla città sabauda a Firenze... ma neppure questa volta durò molto: infatti nel 1871, l'anno successivo alla presa di Roma del 20 settembre 1870, la città eterna divenne capitale d'Italia. Parecchi anni sarebbero dovuti ancora passare, però, affinché da Regno il nostro Paese diventasse una Repubblica: fu il referendum del 2 giugno 1946 a sancire la fine della monarchia.
Cosa mi passa per la testa in occasione di questa ricorrenza? Beh, pur avendo viaggiato decisamente meno rispetto a Dania, mi permetto di prendere a prestito le sue parole: «Sono una cittadina del mondo e non so fare altro che essere italiana». A dire il vero non mi appartiene più di tanto lo spirito di patria, sentimento che non di rado induce a guardare con sistematica diffidenza o addirittura con ostilità chi proviene da oltre confine, soprattutto se ha un colore della pelle e/o professa un credo diverso dal proprio (riguardo alla lingua l'italiano medio è più aperto, specialmente se si tratta dell'inglese ;-)).
Il mio sogno utopistico è che l'umanità tenda verso un'unione universale, anziché creare nuove divisioni prive di qualsiasi fondamento (qualcuno ha detto Padania?! ). Purtroppo accade troppo spesso l'esatto contrario, e il fatto che nel 2011 uno dei partiti che godono di maggior seguito in Italia faccia di tutto per seminare zizzania non mi sembra di buon auspicio in occasione dell'odierno anniversario. Proprio oggi Rudy rifletteva sul fatto che «grandi uomini come Mazzini, Cavour e Garibaldi hanno dedicato la loro intera vita ad unire l’Italia mentre noi oggi ce la facciamo dividere da persone come Renzo “Trota” Bossi, Borghezio, Calderoli». Lo ammetto, non mi dispiace affatto leggere che pure al Nord il pensiero leghista debba fronteggiare aperte manifestazioni di dissenso...
Dania non è l'unica blogger ad aver citato oggi Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber: un testo amaro ma in larga misura condivisibile. Io però preferisco concludere il post con un brano più positivo e meno disincantato (ma neanche tanto, a ben vedere): Viva l'Italia di Francesco De Gregori. Auguri! :-)

mercoledì 16 marzo 2011

Chiavetta internet addio? Non proprio, ma...

Tra le (non più tanto) nuove funzionalità introdotte da Android 2.2 (nome in codice Froyo, che sta per frozen yogurt ), quella che per quanto mi riguarda trovo maggiormente degna di nota è offerta dall'app preinstallata Hotspot Wi-Fi. Essa mi permette di trasformare lo smartphone in un vero e proprio hotspot portatile, che posso collegare al computer tramite Wi-Fi per navigare in internet sfruttando la connessione dati del telefono. All'avvio dell'applicazione, un messaggio informa che «Hotspot Wi-Fi portatile può condividere la connessione 3G Internet di questo telefono con un PC tramite Wi-Fi. Una volta avviato Hotspot Wi-Fi portatile sul telefono, il PC può connettersi e iniziare ad utilizzare Internet».
L'articolo pubblicato su Digital.it mette in guardia sul fatto che «molti operatori telefonici italiani non includono il traffico generato via tethering nei loro piani internet mobile tutto incluso», invitando gli utenti a «informarsi adeguatamente, prima di iniziare a utilizzare il servizio onde evitare spiacevoli sorprese nella bolletta». Nella stanza FriendFeed che "ospita" noi android(i) mi è stato spiegato che l'hotspot Wi-Fi non è propriamente tethering, e che in teoria gli operatori non dovrebbero avere la possibilità di risalire al modo in cui è stato generato il traffico... comunque direi che è sempre bene andarci cauti.
Ad esempio, nelle note relative all'opzione Super Internet di 3, la più conveniente sul mercato con i suoi 100 MB di traffico internet giornalieri al costo di 5 euro al mese, si specifica chiaramente che la soglia «è valida esclusivamente per il traffico dati effettuato direttamente dal display del videofonino» (il che sembra proprio escludere l'impiego come hotspot Wi-Fi) e che «l'opzione tariffaria non è valida per l'utilizzo del videofonino come modem», avvisando che «3 si riserva la facoltà di disattivare l'opzione in caso di utilizzo non conforme a quanto previsto dalle condizioni dell'offerta».
Per quanto riguarda l'opzione che utilizzo attualmente, Internet No Stop di Wind, del costo di 9 euro mensili più 5 euro una tantum per l'attivazione, la situazione sembra ancor meno chiara (eufemismo per dire che mi sono arresa subito dopo aver cominciato ad esaminare le condizioni contrattuali )... comunque al momento escludo senz'altro di liberarmi della mia chiavetta internet. Salvo casi eccezionali in cui mi si presenti l'esigenza di connettermi a internet con il computer senza avere con me la chiavetta né un accesso Wi-Fi alternativo a disposizione, preferisco evitare di fare ricorso a Hotspot Wi-Fi, semplicemente perché non mi conviene: la navigazione tramite computer comporta infatti un traffico dati sensibilmente maggiore rispetto a quello di norma richiesto dalle app e dai siti ottimizzati per smartphone, e quindi non ci metterei molto a raggiungere la soglia mensile di 1 GB prevista dalla mia opzione tariffaria; superata tale soglia non vengono applicati costi aggiuntivi, ma fino al successivo rinnovo dell'opzione la velocità di connessione viene ridotta dai 14,4 Mbps teorici (valore reso possibile dalla tecnologia HSDPA in condizioni ottimali) fino a un massimo di 32 kbps (a meno di non ricorrere a Wind Restart).
Per tenere sotto controllo la soglia ho installato l'app 3G Watchdog, grazie alla quale mi sono resa conto che il mio traffico dati risultava più consistente di quanto immaginassi: anche se non faccio un utilizzo propriamente intensivo della connessione dati, l'app mi informa che al momento ho utilizzato 461,06 MB, pari al 45% della mia quota mensile di 1 GB, e stima che, se mantengo costante l'utilizzo, al momento della scadenza, prevista per la mezzanotte del 26 marzo, avrò consumato 770,15 MB, pari al 75,2% della quota. E meno male che quando sono a casa cerco sempre di sfruttare la rete Wi-Fi domestica!
A questo punto, sebbene l'utilizzo di Hotspot Wi-Fi sia abbastanza semplice, provo a buttar giù un breve tutorial (uh, che parolone! ).
Per prima cosa devi attivare il Wi-Fi sullo smartphone: dalla schermata Home seleziona MENUImpostazioniWireless e reti, e metti un segno di spunta nella checkbox accanto alla voce Wi-Fi.
Dopodiché puoi aprire l'applicazione Hotspot Wi-Fi, dove troverai alcune cosette da impostare:
  1. il nome del router (SSID): quello di default è HTC Portable Hotspot;
  2. la protezione: l'opzione selezionata per default è WPA (TKIP), ma sono disponibili anche WEP (128), WPA2 (AES) e Nessuno (caldamente sconsigliabile, ché non si sa mai);
  3. una password composta da un minimo di 8 a un massimo di 63 caratteri ASCII: quella di default è 1234567890.
Dopo aver messo un segno di spunta nella checkbox accanto alla voce Hotspot Wi-Fi portatile per attivare la relativa funzionalità, puoi passare al PC, sul quale effettuerai le seguenti operazioni:
  1. attiva il Wi-Fi;
  2. nell'elenco delle reti Wi-Fi disponibili trova quella il cui nome hai stabilito al punto 1 dell'elenco precedente;
  3. selezionala ed inserisci nel campo chiave di protezione la password impostata al punto 3 dell'elenco precedente (le volte successive il sistema si connetterà direttamente senza chiedere di nuovo la password, a meno che questa non sia stata modificata nel frattempo).
A questo punto il tuo PC è pronto per navigare in Internet!
Per concludere, ho pensato di mettere a confronto alcune stime delle velocità di connessione ottenute tramite Speedtest.net accedendo alla Rete con il mio netbook basato su Ubuntu.
Questi sono i dati relativi alla connessione con Hotspot Wi-Fi.
Non proprio un granché... ma nel download se la cava sicuramente molto meglio della chiavetta 3!
Non c'è da stupirsi, comunque, se dalle prove che ho fatto è Alice ADSL ad uscire vincitrice...
 Per quanto riguarda le prestazioni della navigazione tramite smartphone, l'app Speedtest.net ha stimato i seguenti valori (in questo caso niente immagine, perché a quanto pare è possibile acquisire le screenshot sotto Android solamente se si è effettuato il rooting del telefono, e per il momento ho ritenuto che il gioco non valesse la candela):
  • Server: Ancona (?!)
  • Hosted by: FASTnet S.p.A.
  • Download: 137 kbps
  • Upload: 379 kbps
  • Ping: 178 ms
[L'immagine che apre il post è tratta da MySecuritySign.com]

sabato 12 marzo 2011

Let the odds be with you

Poco più di un mese fa ho segnalato nel mio tumblelog un post de ilmioinglese.com che mostrava come il detto secondo cui «il pane cade sempre dal lato imburrato», che per quanto mi riguarda conoscevo semplicemente come legge di Murphy, fosse diventato un modo di dire comune nell'idioma britannico. Per la serie Murphologia applicata, oggi scelgo il blog per occuparmi di un'altra legge di Murphy, nota come Osservazione di Zenone: «L'altra coda va più veloce».
Nel video seguente la questione viene affrontata da Bill Hammack, the Engineer Guy (è bastato questo semplice appellativo a rendermelo simpatico, chissà perché! ;-)).


Ecco la traduzione in italiano della trascrizione (si ringrazia Google Translate per l'aiuto, anche se a dire il vero avrebbe potuto impegnarsi un pochino di più... ;-)).
Sono sicuro che questa settimana sei rimasto bloccato in una coda che si muoveva lentamente. In questa scatola ho un regalo che mostra come scegliere i negozi con i minori tempi di attesa in fila... un telefono vecchio stile!
Naturalmente non è il telefono ad essere importante, bensì lo studio dei primi sistemi telefonici. È iniziato nel 1909 presso la compagnia telefonica di Copenaghen, quando un ingegnere lì
[toh, un altro tizio gagliardo! ;-) Tra l'altro ha dato il nome all'unità di misura dell'intensità di traffico nell'ambito delle telecomunicazioni, NdG], Agner Krarup Erlang, ha posto la questione di quante linee telefoniche principali siano necessarie per servire in modo adeguato una città.
Ora, se ne potrebbe mettere una sola: ciò significherebbe enormi ritardi a causa delle chiamate bloccate. Se ne potrebbe installare una per ciascun telefono: questo è costoso e dispendioso, poiché non tutti chiamano nello stesso momento. La compagnia telefonica aveva bisogno di un compromesso tra questi due estremi.
Per vedere cos'ha fatto Erlang, diamo un'occhiata a una città dove c'è una media di due chiamate all'ora. Si potrebbe pensare che due linee bastino, ma Erlang ha mostrato che, sebbene il tasso medio sia di due all'ora, le chiamate si accumuleranno.
Per buona parte del tempo ci saranno soltanto due chiamate, ma a volte potrebbe anche non verificarsene nessuna, oppure tre o quattro o cinque. Erlang ha mostrato che, dato il numero medio di chiamate e la loro lunghezza media, si può stimare il numero di linee necessarie.
Per semplificare il calcolo, supponiamo che ai danesi piaccia parlare a lungo: un'ora in media! Erlang ha mostrato che, affinché solo l'1% delle persone abbia una chiamata bloccata, ci sarebbe bisogno di installare sette linee.
Che cosa c'entra questo con lo shopping? Un acquirente che si avvicina a un registratore di cassa è come una telefonata in arrivo, e una cassa aperta è come una linea disponibile.
Per mantenere le file in movimento, sembrerebbe che il negozio debba solamente misurare il numero di persone che arrivano in un'ora tipica e quindi assegnare cassieri a sufficienza affinché tutti i clienti siano serviti rapidamente... ma, come Erlang ha mostrato, questo non eviterà affatto che si verifichino ingorghi. La gente arriverà a gruppi, non scaglionata in modo uniforme. Quindi, se i negozi hanno solo il giusto numero di casse per il numero medio di acquirenti in un'ora, ci saranno talvolta troppo pochi cassieri, causando lunghe attese.
Si dovrebbe invece creare un'unica fila che "alimenti" più casse. Con tre casse questa soluzione è circa tre volte più veloce rispetto ad avere una fila per ogni cassa. Ecco perché: nella situazione fila unica/cassa unica qualunque ritardo, come un controllo del prezzo, blocca la fila completamente. Al contrario, quando una fila alimenta più casse, è probabile che solo uno dei tre clienti davanti a te avrà un ritardo – perché va ricordato che nel modello di Erlang i ritardi e gli eventi sono distribuiti in modo casuale – e ciò significa che probabilmente una cassa sarà aperta.
La maggior parte dei negozi però non fa questo, perché dà fastidio ai clienti psicologicamente: la gente preferisce insensatamente lottare per raggiungere un piazzamento migliore.
Questo spiega anche perché le altre file si muovono sempre più velocemente della tua, o almeno il motivo per cui sembrano muoversi più velocemente. Immaginati in coda, con una fila da ciascun lato.
Etichettiamo le file come A, B e C, e supponiamo che tu sia nella fila B. Ora, se il fatto che una qualunque di queste file abbia un ritardo è casuale, ci sono sei possibili combinazioni dalla fila più veloce alla più lenta, in ciascun particolare istante. Potrebbe essere che A si muova più velocemente, o B si muova più velocemente, oppure C prenda il comando. Adesso guarda la tua fila: soltanto due volte su sei permutazioni è arrivata in testa. Così c'è solo un caso su tre nel quale si muove più velocemente, e una probabilità maggiore – due su tre – che una delle altre file ti superi.
Così, ecco cos'è che vuole dirti Erlang. Certo, oggi l'altra fila si muove più velocemente, ma qualche giorno ci sarai tu nella corsia più veloce. In altre parole, rilassati e lascia che le probabilità siano con te.
Che la frase conclusiva sia per caso un omaggio alla saga di Guerre Stellari? :-)

mercoledì 9 marzo 2011

My Personal Digital Assistant

Prima ancora di fare il mio ingresso nel magico mondo di Android, sapevo già che, non appena fossi entrata in possesso di uno smartphone, tra le prime applicazioni da installare avrei dovuto scovarne una per gestire le to-do list e un'altra per le liste della spesa. E così e stato: fatto ciò, il mio HTC Wildfire si è trasformato in un vero e proprio assistente digitale personale, discreto ma molto efficiente! :-)
Per quanto riguarda le to-do list, dopo aver chiesto consiglio nella stanza FriendFeed dedicata agli Android(i), ho optato per l'app Astrid Elenco Attività, sviluppata da Todoroo Inc. e giunta attualmente alla versione 3.7.2, e devo dire che ne sono rimasta davvero soddisfatta. Oltretutto mi sono resa conto che il fatto stesso di gestire una to-do list può risultare di per sé motivante: mi basta aggiungere un'attività alla lista per sentirmi più stimolata a portarla a termine in breve tempo. L'app in questione permette di gestire i propri impegni disponendoli in ordine decrescente di importanza ed associando eventualmente a ciascuno di essi una scadenza con tanto di promemoria e delle etichette, utili per filtrare la lista secondo determinati criteri. L'applicazione è gratuita, ma sono disponibili due add-on a pagamento:
  • l'Astrid Power Pack (€ 2,87), che implementa alcune comode funzionalità aggiuntive;
  • l'Astrid Locale Add-on (€ 1,07), che da quel che ho capito interagisce con Locale, l'app che gestisce dinamicamente le impostazioni del telefono in base a condizioni come posizione e orario, ricordandoti di fare una determinata cosa quando ti trovi in un certo posto: praticamente, l'unica idea che mi era venuta finora per un'app da sviluppare per Android non ha più ragione di esistere! A proposito, sono da pochi giorni alle prese con questo corso e, anche se al momento devo ancora prendere confidenza con l'ambiente di sviluppo, spero che andando avanti mi verranno in mente spunti più originali... ;-)
Per trovare l'app da usare per le liste della spesa, invece, mi sono affidata alla funzione di ricerca dell'Android Market. Dapprima ho provato La mia lista della spesa di kamax_android: graficamente accattivante (il font utilizzato l'ho trovato carino), ma non troppo funzionale e tradotta dal francese in maniera un tantino approssimativa. Perciò l'ho disinstallata e sono passata a un'altra app anch'essa gratuita: OI Shopping List di OpenIntents, versione 1.2.6. Essa permette di gestire comodamente più liste, personalizzando gli elenchi dei possibili oggetti da inserire all'occorrenza. Per annotare l'avvenuto ottenimento di un determinato articolo, è sufficiente toccare la casella accanto ad esso per apporvi un segno di spunta; fatto ciò, con l'opzione Svuota elenco la lista verrà ripulita delle voci non più necessarie. Ho scoperto che il semplice fatto di stilare liste della spesa è un valido supporto per la mia memoria: quando lo faccio, è altamente probabile che dopo ricorderò tutto a mente senza bisogno di consultare la lista, a meno che essa non sia particolarmente lunga. (E se invece non annoto nulla e mi affido unicamente ai "byte" in dotazione al mio cervello? Beh, allora sono guai...)

lunedì 7 marzo 2011

Benvenuto LibreOffice!

Il passaggio a Ubuntu come distribuzione Linux utilizzata sul mio netbook (quella preinstallata era la Xandros, ma lasciava un tantino a desiderare) mi ha dato modo di imparare a conoscere il software di produttività personale OpenOffice.org: gli ultimi rilasci di Ubuntu includono infatti tra i pacchetti preinstallati quelli relativi all'ormai nota suite per ufficio targata Oracle. L'esperienza di utilizzo di OOo (per gli amici ) è stata talmente positiva che ho deciso di installarlo anche sul notebook provvisto di Windows (si tratta infatti di un software multipiattaforma) e lo uso sempre più spesso al posto di Microsoft Office, di cui avevo acquistato una licenza per la versione Home and Student 2007 prima di (ri)scoprire Linux. Trovo che OpenOffice abbia tutte le carte in regola per dare del filo da torcere a Microsoft Office; sul piano delle funzionalità offerte, i due software mi sembrano grosso modo allo stesso livello... ma OpenOffice ha dalla sua dei vantaggi non da poco: esso infatti è gratuito, libero e open source. Però non è mica detto che rimanga tale per sempre: a causa della non chiara posizione di Oracle circa il suo futuro, i principali sviluppatori hanno deciso di dare vita a un fork del progetto, costituendo la Document Foundation e rilasciando il prodotto sotto il nome di LibreOffice (libre, in francese e spagnolo, vuol dire libero). Per chi volesse chiarirsi le idee su quale dei due software liberi scegliere, Programmazione.it ha pubblicato una guida apposita.
LibreOffice l'ho provato di recente, senza notare differenze sostanziali rispetto a OpenOffice; all'epoca utilizzavo ancora l'edizione Desktop di Ubuntu. Quando ho fatto piazza pulita per passare alla Netbook Edition, mi sono detta: quasi quasi mi tengo OpenOffice e aspetto che il 28 aprile venga rilasciata la versione 11.04, nome in codice Natty Narwhal, la quale dovrebbe avere LibreOffice tra i pacchetti preinstallati al posto di OpenOffice... ma dopo aver assistito alla scorsa lezione del corso di Linux organizzato dal PescaraLUG, lezione dedicata appunto a LibreOffice oltre che all'editor di grafica vettoriale Inkscape e al multimediale, ho deciso di anticipare la transizione. Ho rimosso quindi OpenOffice rimpiazzandolo con LibreOffice 3.3.1 mediante la procedura di installazione tramite repository illustrata nelle relative slide. Da terminale (Ctrl+Alt+T) bisogna immettere uno dopo l'altro i seguenti comandi, passando al successivo solamente dopo la comparsa del simbolo del dollaro ($) che segnala la conclusione del processo in corso.
sudo apt-get remove --purge openoffice*.*

sudo add-apt-repository ppa:libreoffice/ppa && sudo apt-get update

sudo apt-get install libreoffice libreoffice-l10n-it libreoffice-help-it

sudo apt-get install libreoffice-gnome

sudo apt-get install libreoffice-pdfimport

sudo apt-get install language-support-writing-it

La procedura di installazione alternativa avviene tramite file .deb, e richiede di digitare i comandi seguenti:
sudo apt-get remove --purge openoffice*.*

sudo dpkg -i LibO_3.3.0rc4_Linux_x86_install-deb_en-US/DEBS/*.deb

sudo dpkg -i LibO_3.3.0rc4_Linux_x86_install-deb_en-US/DEBS/desktop-integration/*.deb

sudo dpkg -i LibO_3.3.0rc4_Linux_x86_langpack-deb_it/DEBS/*.deb

sudo dpkg -i LibO_3.3.0rc4_Linux_x86_helppack-deb_it/DEBS/*.deb
Come dicevo, per chi è abituato a usare OpenOffice le differenze riscontrate nel passaggio a LibreOffice potrebbero apparire trascurabili, se si eccettua la maggiore velocità riscontrata da alcuni utenti. Personalmente, però, utilizzando LibreOffice Writer, l'omologo libre di Microsoft Word, mi sono accorta di un difettuccio tutt'altro che trascurabile: infatti, nonostante avessi impostato la sillabazione automatica nella scheda Flusso di testo relativa allo stile Corpo testo, i miei documenti non venivano sillabati. Questo può comprometterne l'aspetto estetico, specialmente se le parole lunghe abbondano e la larghezza del testo è limitata. Ho effettuato una rapida ricerca in Rete, scoprendo che a quanto pare questo problema è dovuto a un bug. In teoria sarebbe disponibile un pacchetto di sillabazione (hyphenation) apposito per LibreOffice, ma dando da terminale il comando sudo apt-get install libreoffice-hyphenation-it è comparso l'avviso che «Il pacchetto libreoffice-hyphenation-it non ha versioni disponibili, ma è nominato da un altro pacchetto. Questo può significare che il pacchetto è mancante, è obsoleto oppure è disponibile solo all'interno di un'altra sorgente».
Per il momento, in attesa che la comunità degli sviluppatori ponga rimedio a questo inconveniente, il che avverrà senz'altro entro breve tempo, "ci ho messo una pezza" installando il corrispondente modulo di OpenOffice con il comando sudo apt-get install openoffice.org-hyphenation-it. A questo punto, selezionando il menu StrumentiOpzioniImpostazioni della linguaLinguistica, tra i moduli linguistici disponibili compare, e risulta attivo, Libhyphen Hyphenator. Ora in effetti la sillabazione mi funziona, ma non proprio come dovrebbe: ad esempio, se decido di disattivarla, i caratteri di andata a capo inseriti automaticamente in precedenza rimangono dove sono. Per questo, in attesa di una soluzione ottimale, forse è meglio sillabare i documenti solamente dopo averne terminato la stesura...

venerdì 4 marzo 2011

L'anatra perspicace

Questa sera ti propongo un quesito tratto dal blog di Saurabh Joshi. Poiché la soluzione mi sembra relativamente più contorta rispetto a quella di altri enigmi da me segnalati, mi sono ripromessa di condividerla qui, magari in forma "criptata"... non subito, però: prima voglio lasciarti qualche giorno per sbizzarrirti con il problema. ;-) Eccone di seguito la traduzione...
C'è un lago circolare di raggio r. Un'anatra sta al centro del lago, mentre un cane si trova lungo il perimetro. Il cane è intelligente, come pure l'anatra (in realtà non lo è nessuno dei due [mi dissocio da questa precisazione: gli animali sono intelligenti! ;-) NdG], ma questa aggiunta serve per assicurarsi che il lettore sia abbastanza intelligente da non dare risposte stupide). Il cane vuole disperatamente mangiarsi l'anatra. Ora che l'anatra ha terminato di pescare, essa vorrebbe scappar via. Il solo modo che ha per farlo è raggiungere il perimetro del lago e volare via. (Per qualche misteriosa ragione, quest'anatra sa volare benissimo, ma quando è in acqua non ne è capace.) La velocità con cui nuota l'anatra è s, mentre il cane può correre a una velocità pari a 4s. Quale strategia/percorso dovrebbe seguire l'anatra per garantirsi una sicura via di fuga?
[Se proprio non riesci a venirne a capo e non ce la fai ad aspettare che io pubblichi la soluzione, conoscendo l'inglese potrai ricavarla dal post originario]

Update dell'8/3: come promesso, eccoti la soluzione! Non si legge un accidente, dici? Beh, per "decifrare" il tutto non devi far altro che selezionare le righe che seguono, e "come per magia" il testo apparirà! :-) (La figura è visibile comunque... prendilo come un "aiutino"! ;-))
Una prima ipotesi potrebbe essere: e se l'anatra tentasse di scappare nuotando diagonalmente in direzione opposta rispetto a dove si trova il cane? Purtroppo per l'anatra, così non funziona: infatti π (pi greco) è minore di 4 e quindi, nel tempo in cui l'anatra percorre a nuoto una distanza r, il cane avrà coperto senza problemi una distanza πr.
Ad ogni modo, supponiamo d'ora in poi che
r = 1 senza perdita di generalità. Osserva la figura qui sotto.


Ecco quanto misurano le distanze: AB = 1/4, AD = AC = 1, BC = 3/4. Che cosa succede se l'anatra riesce ad essere in B quando il cane si trova in D? A questo punto l'anatra può subito raggiungere C in modo sicuro. Perché? Beh, pensaci un attimo. BC = 3/4, così il cane può coprire al massimo tre unità di distanza in quel lasso di tempo. Ma per catturare l'anatra, il cane deve coprire una distanza π > 3. Povero cane!
Il passo successivo è fare in modo che questa situazione si verifichi. Si noti, che quando l'anatra descrive nel lago un cerchio di raggio
1/4, il cane può correre lungo il perimetro con la stessa velocità angolare. Per tutti i cerchi di raggio inferiore a 1/4, la velocità angolare dell'anatra è maggiore di quella del cane. Quindi l'anatra sceglie di descrivere un cerchio di raggio 1/4 – ε, dove ε (epsilon) è molto ma molto piccolo. L'anatra continua a girare in tondo, il che le dà una differenza di fase positiva rispetto al cane. Quando la differenza di fase diviene pari a un angolo piatto, a quel punto l'anatra può andare subito diagonalmente in direzione opposta rispetto al cane e darsi alla fuga. Qui ε è sufficientemente piccolo da sfruttare la differenza π – 3.

mercoledì 2 marzo 2011

About intelligence

L'altro giorno ho cominciato a leggere un articolo scritto da Yingxu Wang e pubblicato sul PALADYN Journal of Behavioral Robotics, dal titolo Abstract intelligence and cognitive robots. L'introduzione l'ho trovata talmente degna di nota, soprattutto per gli interessanti spunti di approfondimento che offre, da decidere di pubblicarne qui di seguito la traduzione corredata degli opportuni link a Wikipedia (quella italiana ove possibile, quella inglese in mancanza di una voce nella nostra lingua), fermo restando che le References dell'articolo rimandano a fonti sicuramente più autorevoli. A dire il vero le sezioni che seguono quella introduttiva non le ho ancora affrontate, perché l'autore si immerge fin da subito in una notazione un tantino ostica e a me poco familiare... ma l'introduzione mi sembra abbastanza discorsiva ed accessibile pure a chi sa poco o nulla di robotica [a proposito, lo sapevi che il termine robot, usato per denotare una qualsiasi macchina in grado di svolgere più o meno indipendentemente un lavoro al posto dell'uomo, deriva dal ceco robota, da tradurre come lavoro pesante, ed è stato usato per la prima volta nel 1920 dallo scrittore ceco Karel Čapek nel 1920 nel suo dramma teatrale R.U.R. (Rossum's Universal Robots)?] e di discipline come l'intelligenza artificiale. Ed ecco qua...
Le macchine tradizionali sono concepite per estendere le capacità fisiche umane, mentre le moderne macchine per l'elaborazione delle informazioni, come i computer, le reti di comunicazione e i robot, sono state sviluppate per estendere l'intelligenza, la memoria e la capacità di trattare le informazioni che caratterizzano l'uomo. Pertanto, qualunque macchina che possa attuare anche solo parzialmente comportamenti ed azioni umane nell'elaborazione delle informazioni possiede un certo grado di intelligenza. Ne deriva che uno degli obiettivi fondamentali nell'ambito dell'informatica cognitiva e dell'intelligenza computazionale è quello di cercare una teoria coerente per spiegare la natura e i meccanismi sia dell'intelligenza naturale sia di quella artificiale.
La storia delle indagini sul cervello e sull'intelligenza naturale è lunga tanto quanto la storia dell'umanità, e può essere fatta risalire all'epoca di Aristotele e anche prima. I primi studi sull'intelligenza sono rappresentati dai lavori di Vygotskij, Spearman e Thurstone. Vygotskij (1896–1934) presenta una visione della comunicazione che percepisce l'intelligenza come la comunicazione inter- e intra-personale in un contesto sociale. Spearman (1863–1945) e Thurstone (1887–1955) hanno proposto la teoria dei fattori, nella quale vengono individuati sette fattori di intelligenza: comprensione verbale, fluidità di parola, abilità coi numeri, visualizzazione spaziale, memoria associativa, rapidità percettiva e ragionamento.
La teoria delle intelligenze multiple di Gardner ha identificato otto forme di intelligenza: linguistica, logico-matematica, musicale, spaziale, corporeo-cinestetica, naturalistica, interpersonale e intrapersonale. Gardner ha intuito che l'intelligenza è la capacità di risolvere un problema o di creare un prodotto all'interno di uno specifico contesto culturale. La teoria di Sternberg modella l'intelligenza in tre dimensioni, note come intelligenza analitica, pratica e creativa. Lefton e i suoi colleghi hanno definito l'intelligenza come la capacità generale dell'individuo di agire intenzionalmente, di pensare razionalmente e di avere efficacemente a che fare con l'ambiente sociale e culturale. Essi hanno intuito che l'intelligenza non è una cosa, bensì un processo che è influenzato dalle esperienze di una persona nell'ambiente.
McCarthy, Minsky, Rochester e Shannon hanno proposto il termine Intelligenza Artificiale (AI) nel 1955. Kleene ha analizzato le relazioni di automi e reti nervose, e negli anni '50 Widrow ha introdotto la tecnologia delle Reti Neurali Artificiali (Artificial Neural Networks, ANN) basata su reti non lineari multilivello, distribuite, dinamiche, interattive ed auto-organizzanti. I concetti di robotica sono stati sviluppati negli anni '70 sulla base di studi di intelligenza artificiale. Quindi i sistemi esperti, i sistemi intelligenti, l'intelligenza computazionale e gli agenti software sono emersi negli anni '80 e '90. Wang
[suppongo che si tratti di un'auto-citazione da parte dell'autore, NdG ;-)] e i suoi colleghi hanno sviluppato un modello di riferimento a più livelli del cervello (Layered Reference Model of the Brain, LRMB) il quale rivela che l'intelligenza naturale racchiude 43 processi cognitivi su sette livelli noti come livelli di sensazione, memoria, percezione, azione, meta-cognitivo, meta-inferenza, e livelli cognitivi superiori, dal basso verso l'alto.
Questa visione olistica ha condotto alla teoria dell'intelligenza astratta allo scopo di unificare tutti i paradigmi di intelligenza, come l'intelligenza naturale, artificiale, "machinable" (ossia realizzabile da una macchina) e computazionale.
Definizione 1. L'intelligenza astratta, αI, è una forma di forza motrice che trasferisce le informazioni in comportamenti o azioni.
αI è una ricerca umana sia dell'intelligenza naturale sia di quella artificiale a livello della sua manifestazione neurale, cognitiva, funzionale e logica, dal basso verso l'alto. Pertanto un robot cognitivo è l'incarnazione fisica o entità derivata dell'intelligenza astratta.
Definizione 2. Un robot cognitivo è un robot autonomo che è capace di pensare, percepire ed apprendere basandosi sull'intelligenza computazionale a livello imperativo, autonomo e cognitivo.
P.S.: Su questo blog non ho praticamente mai dato spazio alle nozioni che rappresentano una parte fondamentale del mio bagaglio formativo... ma quest'oggi ho voluto fare un'eccezione, e chissà, magari questo è solo l'inizio! :-)