lunedì 15 marzo 2010

A proposito del celibato dei preti

Negli ultimi giorni il tema degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti è tornato di scottante attualità. Padre Federico Lombardi ha sottolineato che tali episodi non si verificano di certo solo nell'ambito della Chiesa: benché risulti fin troppo evidente che certi comportamenti da parte di membri del clero sono ben più gravi proprio per via dell'abito che questi indossano, la sua ammissione si può considerare un passo avanti rispetto ai tempi per nulla remoti in cui si cercava di fatto di negare il fenomeno. In un eccesso di zelo, però, il portavoce del Vaticano ha precisato che in Austria «i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti»... e basta fare due calcoli per rendersi conto delle inquietanti implicazioni di questa sua affermazione.
I recenti fatti di cronaca hanno fornito lo spunto per tornare a discutere a proposito del celibato dei sacerdoti, e papa Ratzinger ha ribadito la sacralità di tale vincolo.
Se posso esprimere il mio modestissimo parere, suppongo che possa esistere una qualche correlazione, ma non un nesso di causalità diretta, tra celibato e pedofilia, inclinazione quest'ultima che potrebbe essere motivata (ma non certo giustificata) da seri problemi individuali: non mi spiego altrimenti come un essere umano, che peraltro ha scelto un certo tipo di percorso di vita, possa cadere così in basso da sfogare i propri istinti su creature sommamente indifese e acerbe.
A proposito del celibato sacerdotale, colgo comunque l'occasione per ricopiare qui la testimonianza di don Ferdinando Sudati, letta lo scorso anno sul settimanale Vanity Fair. Il religioso in questione, viceparroco a Paullo (MI), crede nel celibato come libera scelta, e si batte per il diritto dei preti a sposarsi. Alla domanda «Se ha queste convinzioni, perché è diventato sacerdote?», l'allora sessantaduenne don Ferdinando ha risposto così:
Come molti, sono stato attratto dalla vocazione: il celibato è stata una conseguenza. All'inizio lo si accetta con l'idealismo della giovane età e la cieca fiducia nell'apparato ecclesiastico, poi si scopre che non è come sembra. Si scopre che ha pochissima o nessuna fondazione nel Nuovo Testamento, mentre ne ha molte, e alcune poco nobili, nel percorso storico della Chiesa. Come quella di garantire un servizio a tempo pieno, di essere più facilmente governabili dal potere ecclesiastico e, soprattutto in epoche antiche, di non avere eredi che rivendichino o comunque intacchino i benefici ecclesiastici.
Secondo questa interpretazione, tra le ragioni storiche alla base del vincolo del celibato non c'è solo quella di evitare al sacerdote potenziali distrazioni dalla sua missione pastorale, niente affatto... :-S

Nessun commento:

Posta un commento