mercoledì 25 novembre 2009

No alla violenza!

Ricorre oggi la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. Questa ricorrenza, come pure altre dello stesso genere, ha senso soprattutto come occasione per far emergere un argomento tanto delicato dal silenzio che troppo spesso lo avvolge, per riflettere, discuterne e sensibilizzare il più possibile le coscienze. Ecco perché, nel mio infinitamente piccolo, ho voluto dare anch'io il mio contributo scrivendo questo post.
Nel nostro Paese una donna su tre, fra i 16 e i 70 anni, nel corso della vita è stata vittima di violenza fisica o sessuale da parte di un uomo, nella maggior parte dei casi nell'ambiente domestico: per la serie... quando il classico consiglio di diffidare dagli sconosciuti non serve a nulla. :-( Mi sembra opportuno aggiungere alla casistica censita dal sondaggio citato da Repubblica il fenomeno delle violenze psicologiche, più sottili e nascoste, ma non meno capaci di prostrare profondamente e condurre alla disperazione più assoluta chi ne è vittima.
Io ho la fortuna di non aver mai vissuto in prima persona esperienze così devastanti, anche se in quanto donna queste problematiche mi toccano molto da vicino. Per quanto mi riguarda, mi è più familiare un'altra forma di violenza, sia pure in senso lato, ovvero la diffusa abitudine a discriminare il cosiddetto "sesso debole" nel mondo del lavoro, con la tanto decantata parità dei sessi che è ancora ben lungi dall'essere una realtà: ne ha parlato Stered nel post che ha scritto per il blog di Donna Moderna.
Se la condizione femminile nel mondo occidentale ha ampi margini di miglioramento, è bene sottolineare che, come ha ricordato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in altre zone del pianeta le donne se la passano decisamente peggio: obbligate fin dalla più tenera età a sposarsi contro il loro volere, sottoposte a crudeli mutilazioni genitali, in balìa dei peggiori istinti maschili... (mal)trattate come un oggetto, insomma. Esistono retaggi assai duri a morire secondo cui le donne sopportano ogni sopruso subìto in silenzio e senza reagire in alcun modo, nemmeno quando ne avrebbero la possibilità... e non bisogna mica andare fuori dall'Italia per riscontrarlo. :-(
Per porre fine a tutto questo, è necessario un profondo cambiamento culturale, in particolare educando le nuove generazioni al rispetto della dignità di qualunque essere umano; ovviamente senza distinzione non soltanto di sesso, ma anche di etnia, religione, orientamento sessuale, idee politiche...

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