martedì 13 maggio 2008

Parlare con cognizione di causa

Nei giorni scorsi il Papa ha messo in guardia i fedeli contro il rischio che il sesso si trasformi in una droga; successivamente, come se non disponesse di argomenti ben più validi e incisivi per criticare l'aborto, si è pronunciato contro la legge 194, affermando che «non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari». Se lo dice lui...
Io non vado fiera di ammettere che il primo pensiero che mi è venuto in mente al riguardo probabilmente suona un tantino anticlericale, ma... ecco, non bisognerebbe evitare di esprimersi in maniera così categorica su questioni che non si vivono in prima persona?
Sempre a proposito di aborto, un tema riguardo al quale in fondo sono meno "radicale" che su altri (anche se non a tal punto da mettere in discussione la legge in vigore, che ha dei meriti indiscutibili)... avrete forse sentito parlare di Sandra (nome di fantasia), la ventinovenne napoletana che aveva scritto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano illustrandogli la difficile situazione economica della sua famiglia, tale da costringerla ad interrompere la gravidanza; poi evidentemente qualcosa si è mosso, dato che la donna è tornata sulla sua sofferta decisione. Quel che è certo è che il presidente le ha risposto.
Leggendo l'intervista che Sandra aveva rilasciato a La Repubblica prima di rinunciare ad abortire, sono rimasta piuttosto perplessa. Nella lettera da lei inviata al presidente c'erano scritte queste parole drammatiche e toccanti: «ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza, oppure andare su quel lettino d'ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andrà per sempre»... ma poi, quando le è stato chiesto «Non ha pensato alla possibilità di farlo nascere e poi darlo in adozione?», lei ha risposto «Non lo farei mai. Mai, per nessun motivo. Sapere che esiste da qualche parte nel mondo un mio bambino e io non mi occupo di lui sarebbe lo strazio peggiore». Cioè, Sandra, fammi capire: siccome temi che non sopporteresti di sapere il tuo bambino con un'altra famiglia che se ne prende cura e magari lo rende felice, preferisci impedirgli di venire al mondo? Sarà che non ci sono mai passata, ma secondo me, se non è egoismo questo... Avevo intuito che potesse essere per una motivazione di questo genere che la maggior parte delle donne alle prese con una gravidanza indesiderata preferisce optare per l'interruzione volontaria anziché fare la scelta (coraggiosa, non c'è dubbio) di partorire nell'anonimato e poi affidare il neonato ai servizi sociali come prevede la legge, ma adesso ne ho avuto la conferma. In conclusione, la scelta di abortire la comprendo umanamente e la rispetto, anche se in generale non la condivido.

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