martedì 29 aprile 2008

La chiamavano la quota rosa

La cantante Mina, sul quotidiano La Stampa, ha detto la sua sulle quote rosa: «Siamo messi male, se ancora si deve parlare di pari opportunità. Riuscirò mai a vedere il giorno in cui la scelta tra un uomo e una donna venga fatta tenendo conto delle specifiche capacità, della preparazione e dell'intelligenza operativa? Cosa c'entra, nella selezione, se uno porta mutandine di pizzo rosa oppure boxer?». Infatti non c'entra niente... almeno in teoria.
Allontanandosi dall'ambito politico, che è quello al quale si riferiva direttamente la Tigre di Cremona, pure a me piacerebbe vivere in un mondo nel quale l'unico criterio per valutare qualcuno sia il merito e non certo il sesso, ma purtroppo la realtà è ben diversa. Per ogni mestiere in cui la donna viene preferita all'uomo (pensando al protagonista del film Ti presento i miei, mi viene in mente la professione infermieristica, ma non so quanto questo corrisponda alla realtà), ce ne saranno almeno dieci in cui il gentil sesso viene ingiustamente discriminato. I motivi? Beh, probabilmente molti ritengono che le donne siano prive dei necessari "attributi" non soltanto in senso fisico, ma anche metaforico. Inoltre c'è il fatto che molte, sul più bello, hanno il "viziaccio" di mettersi in maternità... e di questo finiscono per fare le spese pure quelle che sarebbero sinceramente (e tristemente) determinate a puntare tutto sulla carriera.

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