giovedì 13 marzo 2008

Diritti e libertà

Intervistato dal settimanale Diva e donna, l'attore Claudio Amendola ha dichiarato, a proposito della sua relazione con la collega Francesca Neri:
«Forse ci sposeremo o forse no, chissà. Ne parliamo ogni tanto, poi ce lo dimentichiamo, in definitiva penso che non ce ne importi troppo. II matrimonio nel nostro caso cambierebbe solo i nostri reciproci diritti. Se vivessimo in un Paese più civile, in grado di tutelare chi fa scelte diverse, non staremmo qui a discuterne. Ma siccome una legge a questo scopo non esiste da noi, penso che alla fine dovremo deciderci a questa cerimonia. A rigor di logica, infatti, se domani m'accadesse un incidente, Francesca, che non è mia moglie, non potrebbe nemmeno assistermi in ospedale. Se, facendo le corna, morissi all'improvviso e tra i miei parenti non regnasse l'armonia che c'è, Francesca, che significa la parte più bella della mia vita, non avrebbe alcun diritto. Le pare giusto?».
Per quello che conta, a me no! Sono d'accordo con Claudio, e lo ringrazio per aver riassunto quella che è anche la mia opinione sui Dico o Pacs che dir si voglia.
Già che siamo in argomento... devo ammettere che non sono molto informata sulle vicende politiche locali: soltanto per caso ho scoperto che, dopo un iter piuttosto travagliato, il consiglio comunale di Pescara aveva approvato l'istituzione del registro delle unioni civili. Un passo simbolico, ma importante lungo il cammino verso il riconoscimento di diritti civili alle coppie di fatto.
Si dà il caso che il candidato sindaco dell'Udc abbia dichiarato che il primo provvedimento che prenderà qualora venga eletto sarà la cancellazione di questo registro. Come se fosse qualcosa di prioritario per il bene della nostra città, e come se l'esistenza di questo registro (il cui valore, ripeto, al momento è solo simbolico) togliesse qualcosa a qualcuno. Evidentemente quest'uomo fa parte di quella categoria di persone con il chiodo fisso di negare qualsivoglia diritto alle coppie di fatto... a parte quello di campare, forse! Quando afferma che con l'istituzione del registro «si riconosce uno speciale status giuridico di famiglia a persone che per loro scelta questo status lo hanno rifiutato e lo rifiutano con tutti i relativi diritti e doveri», si capisce che non è per nulla disposto a capire le ragioni di chi ha fatto una scelta di vita diversa dalla sua. Ha pure ricordato «il peso sociale che il modello di famiglia fondata sul matrimonio ha nel riguardo di alcuni valori fondamentali per la convivenza: la vita, l'educazione, la stabilità dei rapporti affettivi». Già, come se il divorzio fosse una tendenza marginale!
Il candidato sindaco del Pdl, dal canto suo, ha dichiarato «Siamo a favore del riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini, ma [...] il nostro programma di governo prevederà l'abolizione di tale registro», e poi ha concluso affermando che «riteniamo il registro delle coppie di fatto un albo inutile in cui al massimo si iscriveranno dieci coppie». Se la pensi così, allora chettefrega?! Lascia che quelle venti persone (che secondo me saranno molte di più, invece) facciano come meglio credono! In casi come questo mi viene sempre da chiedermi quale sia questa famosa libertà della quale i berlusconiani non fanno che riempirsi la bocca; potrebbe essere interessante leggere qui, al riguardo...

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