venerdì 4 gennaio 2008

I diritti della persona

Devo ammettere che ultimamente le dichiarazioni degli uomini di Chiesa mi lasciano spesso interdetta. A Capodanno il Papa ha affermato che «negare la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna minaccia la pace mondiale»: quasi come se tutte le guerre che funestano il mondo dipendessero dalle coppie di persone (eventualmente dello stesso sesso) che si amano ed aspirano al riconoscimento di semplici diritti civili!
Riguardo all'aborto, al centro del dibattito politico di questi giorni dopo la proposta di moratoria avanzata da Giuliano Ferrara, il mio punto di vista è però più distante da quello dei radicali di quanto non lo sia a proposito di altre questioni, come la procreazione medicalmente assistita ed il riconoscimento delle coppie di fatto. Trovo che il diritto di interrompere una gravidanza c'entri con la laicità dello Stato e con la possibilità di autodeterminazione della donna solamente fino a un certo punto: si tratta pur sempre di togliere la vita ad una creatura che, sebbene non sia ancora in grado di sopravvivere al di fuori del grembo materno, ha già delle sembianze innegabilmente umane. Alla dodicesima settimana di gestazione, termine ultimo entro cui la legge italiana consente di interrompere la gravidanza, il feto è completamente formato!
Con questo non intendo dire che auspico l'abrogazione della legge 194, perché, come giustamente hanno fatto notare in molti, ciò significherebbe ripristinare la piaga degli aborti clandestini. La normativa in vigore permette di portare a termine la gravidanza e di affidare il neonato ai servizi sociali dopo aver partorito in ospedale anonimamente, ma questa opportunità non sembra aver preso piede più di tanto: evidentemente le donne pensano che ci voglia più coraggio ad abbandonare la propria creatura dopo averla portata in grembo per nove mesi, piuttosto che ad impedirle di nascere. Io penso che un mondo in cui nessuna donna arrivasse a scegliere di abortire (tralasciando i casi in cui la sua salute è in pericolo e/o quella del feto è compromessa) sarebbe meraviglioso. Ma sarebbe ancor più bello se tutti i bambini che vengono alla luce fossero realmente desiderati dai loro genitori. Apprezzerei moltissimo che i religiosi non equiparassero più o meno la contraccezione all'aborto, e che si mostrassero disposti ad educare la popolazione a procreare responsabilmente... e con l'espressione procreazione responsabile non mi riferisco al ricorso all'astinenza periodica basata sulla fiducia nei signori Ogino e Knaus o chi per loro: metodi che hanno una percentuale di insuccesso tutt'altro che trascurabile, anche se applicati scrupolosamente (il che non è certo alla portata di tutti).
Vorrei soltanto sapere come fa il ministro della Salute Livia Turco a dichiarare che la legge 194 non si tocca perché «dal 1982 ad oggi ha permesso il dimezzamento degli aborti». A parte il fatto che non mi è chiaro il rapporto causa-effetto, mi chiedo su quali dati si basi un'affermazione del genere, visto che presumibilmente mancano statistiche attendibili sul ricorso all'aborto prima dell'entrata in vigore della legge. Ma siccome un'obiezione del genere è fin troppo scontata, presumo che la Turco sappia quello che dice... E comunque, anche ammesso che il numero degli aborti sia rimasto pressoché inalterato anziché dimezzarsi, il fatto che oggi le donne possano contare su strutture sanitarie attrezzate e sull'assistenza di personale competente e non improvvisato mi pare un progresso importantissimo.

2 commenti:

  1. La legalizzazione dell'aborto ha ridato dignità alle donne che desideravano interrompere la gravidanza, dando loro la possibilità di rivolgersi a strutture dove fossero accettate e dove trovare sostegno psicologico. L'illegalità invece isolava le donne che di certo non vedevano al di fuori dell'aborto altre soluzioni. Ora, invece, grazie ai consultori hanno la possibilità di confrontarsi con psicologi, di decidere con calma, di venire a conoscenza dei loro diritti e delle possibili alternative. Tutto questo credo abbia aiutato a ridurre i casi di aborti. Vedi cosa fa l'ignoranza e l'isolamento a quelle donne che partoriscono e buttano il neonato in un cassonetto. Non è forse peggio?

    Certo, comunque, che certe persone trattano l'aborto con un'eccessiva superficialità. Non è una scelta che le persone fanno alla leggera. Lo fanno con la consapevolezza che lascerà strascichi notevoli dentro di loro. Tra l'altro proprio chi è più contrario all'aborto, una volta convinto le donne a partorire, sono i primi ad abbandonarle. Basta vedere le polemiche ogni volta che si cerca di aiutare le ragazze madri, alle queli i religiosi vorrebbero negare qualunque sostegno economico o agevolazione. Senza pensare che indicano pure nella famiglia senza matrimonio come uno dei peggiori mali per la società. .. Insomma ti condannano se abortisci... ma se non lo fai ti condannano comunque... per loro la donna che ha un figlio fuori dal matrimonio in fondo è ancora una strega. Non la possono più mettere al rogo o internare in un manicomio (pratica perpetrata fino a non molto tempo fa con le ragazze madri) ma lasciano belli contenti che muoiano di fame (assieme ai loro piccoli per i quali nutrivano certamente molta più pietà da embrioni che non da nati).

    Se è questa la loro giustizia... e tutela della vita...

    RispondiElimina
  2. Per BlueSky80: il tuo commento mi ha dato un altro po' da pensare, e mi ha offerto lo spunto per apportare qualche piccola modifica al post in modo da chiarire meglio la mia opinione...

    RispondiElimina