domenica 2 dicembre 2007

Come si sceglie un testimonial?

Avevo sentito dire che per Marco Ahmetovic, il giovane rom condannato a sei anni e mezzo di reclusione per aver investito e ucciso quattro ragazzi guidando in stato di ubriachezza ed ora inspiegabilmente agli arresti domiciliari, si profilava una carriera di testimonial per una linea di abbigliamento. Il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha già disposto un'indagine in proposito. Pare comunque che Ahmetovic fosse all'oscuro di certe iniziative, e che ne attribuisca tutta la responsabilità al suo agente Alessio Sundas, il quale ha venduto su eBay degli orologi firmati "Linearom" e dichiara «è colpa dei giornalisti se Ahmetovic è diventato una star. La mia è una scommessa. Quella di fare di un assassino, di cui comunque non sono stato il complice, una star. Non me ne vergogno, è il mio lavoro». Poiché penso (spero) che commentare una tale presa di posizione sia superfluo, mi limito ad esprimere alcune perplessità.

  • Come si spiega che il giovane abbia l'agente?
  • Ma in che Paese viviamo, se un pregiudicato omicida viene considerato un testimonial potenzialmente di successo? Personalmente mi rifiuto addirittura di acquistare una borsa Fergi, anche perché non posso soffrire i testimonial di quell'azienda... e non mi risulta che loro abbiano commesso alcun reato!

Ho trovato qui una riflessione molto interessante e profonda, che inizia così: «Non sappiamo se Marco Ahmetovic, che ubriaco alla guida di un'automobile uccise quattro suoi coetanei, riuscirà a diventare testimonial pubblicitario di una linea di abbigliamento, ma il solo fatto che una società discuta della possibilità che possa o meno diventarlo, indica una regressione verso l'animalità».

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