sabato 15 settembre 2007

Non si finisce mai di imparare

Difficilmente mi imbatto in una parola italiana che mi sia completamente sconosciuta, a meno che non si tratti di un termine che appartiene a qualche lessico settoriale. Ma ieri ho scoperto l'esistenza di pesci commestibili chiamati busbane. Ho pure scoperto qui una ricetta in dialetto anconetano a base di busbane e guatti (e questi cosa sono?!).

Riso in brodo de busbane e guati
Cusa serve: Un chilo de busbane e un chilo de guati, na costa de sedano, na carota, na cipola, tre eti de riso.
Come se còce: Se prepara el brodo con quatro litri d'aqua, el sedano, la cipola e la carota. Se lascia bulì pe n'oreta e po' se mete drento i guati; se fa bulì pe' na decina de minuti e dopo se mete le busbane (ch'è più tenere) per n'antri set'oto minuti; se ve piace le busbane alesso, se scola el pesce e se cundisce co'n filo d'oio e prezemulo tritato. El brodo se passa ntél passì co' le maie fine fine; po' se rimete sul fogo e ce se cucina el riso; prima de servìlo se mete un fileto d'oio de quelo bono.


Sotto, per chi non avesse capito qualcosa, è riportata una "Traduzió pei stranieri, uriundi e ecstracumunitari".

Ingredienti: 1 kg di busbane, 1 kg di guatti, 1 costa di sedano, 1 carota, 1 cipolla, 300 gr di riso.
Procedimento: Preparare un brodo con circa 4 litri di acqua, il sedano, la cipolla, la carota. Lasciare bollire poi circa 1 ora; aggiungere i guatti e lasciare bollire per circa 10 minuti, infine aggiungere le busbane e lasciar cuocere per altri 7/8 minuti, scolare le busbane ed appoggiarle su di un piatto di portata e condirle con olio e prezzemolo. Passare il brodo tramite un passino a maglie molto fini aggiustare di sale; cuocerci il riso e servire una volta cotto con un filo d'olio crudo.

Questa rinfrescatina di dialetto anconetano mi ha riportato alla mente un appunto che avevo preso tempo fa. Nel dialetto romanesco, ma anche dalle mie parti, c'è la tendenza a troncare i verbi all'infinito: con le relative modificazioni ortografiche, anna', magna' e così via. Quando ho iniziato a frequentare la città dorica (è così che viene detta Ancona), ho però scoperto che nella parlata locale le parole si troncano un po' tutte. Mi è rimasta impressa la risposta di un ragazzo ad un amico che gli aveva chiesto come gli fosse andato l'esame: "Eh, è andata be', è stata una gran sodisfazio'!"

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